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Autore: chronophoenix    02/06/2008    3 recensioni
[...] «È…» fece per esclamare James, ma prima che qualcuno potesse profferire parola, una grossa lince argentea planò verso di loro. Harry, Ron ed Hermione scattarono in piedi simultaneamente. Avevano riconosciuto il Patronus di Kingsley, Ministro della Magia. Molly ed Arthur si bloccarono nel bel mezzo di una risata, catturati dalla vista dell’animale. «Sono tornati. Chi può venire, mi raggiunga immediatamente al Ministero. Restate uniti e mantenete la calma. Nessuno di noi è più al sicuro.» Una nuova minaccia incombe sui figli di Harry, Ron ed Hermione, pronti ad affrontare un nuovo anno ad Hogwarts. Che cosa succederà?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il quarantesimo compleanno di Harry




Rose Weasley si svegliò che fuori era ancora buio pesto, eppure, guardando l’orologio, appurò che erano quasi le cinque e mezza, e presto, tempo una mezz’ora, la casa si sarebbe svegliata.

Aveva sete, ecco perché si sentiva del tutto sveglia. Scivolò con leggerezza giù dal letto, attenta a non svegliare Victoire, che dormiva profondamente, aprì con cautela la porta della loro camera e se la richiuse alle spalle.

L’oscurità non le faceva paura, anche perché dalla cucina proveniva una luce molto fioca, e, se la vista non la ingannava, vedeva una figura scura salire le scale, con passo strascicato, sicuramente dettato dal sonno.

«Rose» chiamò semplicemente, e lei riconobbe la voce di Albus.

«Al!» sussurrò a mezza voce «è così presto… come mai sei già fuori dal letto?» sorrise.

Anche nel buio riuscì a intravedere il sorrisetto di Albus. Rispose, laconico «Sono andato a fare gli auguri a papà, è un pezzo che è sveglio» sbuffò.

«E perché mai?» chiese lei, sorpresa. Non era da zio Harry essere così mattutino, anche in occasioni come il suo compleanno.

«Va’ a saperlo» rispose Albus, sorpreso quanto lei. «E tu? Perché sei sveglia a quest’ora?»

«Avevo sete» rispose lei con un mezzo sorriso «infatti progettavo di scendere in cucina, ma se è occupata…»

«Non sta mica facendo progetti, o piangendo o ingozzandosi» ridacchiò Albus «puoi sempre scendere, non è mica sua…»

E lì si interruppe, pensoso. O meglio, tentando di intravederlo nel buio, Rose vide i suoi occhi verde chiaro, molto simili a quelli della nonna mai conosciuta, leggermente velati, come se qualcosa lo tormentasse.

Stava per chiedergli, molto infantilmente, cosa gli avesse regalato, ma lui la interruppe prima che lei potesse domandargli qualsiasi cosa: «Ascolta, adesso torno a dormire» borbottò, superandola, e lei sentì qualcosa di strano irradiarsi dentro di lei, uno strano senso di calore e di fastidio al contempo.

«Al…» bisbigliò pianissimo, ma lui la sentì, e, giratosi, domandò con un sorriso «Che c’è?»

Solo adesso Rose notò che Albus indossava una cannottiera e i boxer, e subito sentì di nuovo quella sensazione strana alla bocca dello stomaco, quasi avesse inghiottito un mattone.

«No, niente» rispose allegramente «adesso scendo, così faccio anche io gli auguri a zio Harry. Ehm… allora ‘notte» sorrise.

«’Notte anche a te» ricambiò il sorriso Albus, e si allontanò sempre trascinando i piedi.

«Bah» pensò lei, scendendo con cautela le scale «maschi… valli a capire…»

Prima di entrare in cucina bisbigliò, in modo ben udibile «Ciao, zio Harry» in modo da non farlo sobbalzare qualora fosse entrata senza che lui la sentisse.

Harry Potter a quarant’anni era ancora l’uomo più affascinante che Rose conoscesse. Alto, snello, con i capelli nerissimi e ribelli e gli occhi verdi, era una persona così calma, concreta e leale che la ragazza non poteva non adorarlo.

Harry si girò e le sorrise, gli occhi ancora un po’ velati dal sonno. «Buonasera, Rose» le disse «o forse dovrei dire ‘buongiorno’, visto che ormai…» e indicò con un cenno del capo la finestra, dalla quale cominciavano a entrare i primi fasci di luce rosata.

Lei ricambiò il sorriso, senza sentirsi fuori posto o imbambolata. Con gesti meccanici, prese la brocca dell’acqua e un bicchiere e bevve avidamente. Quando ebbe svuotato il bicchiere, chiese: «Un po’ d’acqua, zio?»

Lui, che fino a quel momento aveva guardato fissamente davanti a sé fuori dalla finestra, si volse e la guardò con i suoi occhi verdi così profondi e rispose negativamente. «No, grazie, Rose, non disturbarti. Sto a posto così.»

Rose, riposto il bicchiere nel lavello e la brocca, gli si sedette accanto. «Come mai sei così pensoso oggi, zio?» mormorò, studiandosi le mani.

«Beh» rispose Harry «diciamo pure che lascio vagare la mente, direi fin troppo. Voglio dire, sono arrivato incolume al mio quarantesimo compleanno dopo aver passato guai per una vita intera… però, sai com’è, dopo tutta quella serie di peripezie» Rose annuì, conosceva ciò che avevano dovuto passare i suoi genitori e lo zio quando erano poco più grandi di lei, diciassettenni «alla fine una persona ci ritorna sopra, ci rimugina. Forse è per questo che sono sempre così silenzioso e quieto» sorrise.

«Immagino» disse Rose, rimproverandosi silenziosamente per non riuscire a dire qualcosa di più intelligente. Fece per parlare di nuovo, ma Harry la interruppe. «E tu, Rose?» chiese, guardandola «Stai per iniziare il quinto anno, se non erro. Sei contenta?»

Lei, contenta di avere un appiglio al quale aggrapparsi, rispose con foga «Oh, sì, tantissimo! Voglio dire, è l’anno più difficile, sai, con i G.U.F.O e tutto il resto, però siamo abituati agli esami alla fine di ogni anno… poi sono contenta di imparare ancora cose nuove» concluse, arrossendo lievemente.

Harry annuì, sorridendo. «Tale e quale a tua madre» disse, con un velo di ironia affettuosa nella voce «e dimmi, hai ancora passato l’anno con il massimo dei voti?»

«Sì» replicò lei nello stesso tono.

Lui sospirò. «Un gran bel cervello, Rose Weasley» sentenziò. «Proprio un gran bel… toh! Chi si vede qui? Il mio primogenito mattiniero?» domandò, rivolto alla porta, sulla quale era comparso James Potter, bruno, spettinato e in pigiama. Strofinandosi gli occhi assonnati, entrò in cucina e disse, con voce impastata: «Ciao pa’, buon compleanno… uh, ciao Rosie.»

«Ciao, Jamie» rispose lei con un cenno della mano. Si sorrisero.

«Tutto a posto?» domandò Harry, alzandosi e risistemando la sedia che aveva occupato al suo posto con un tocco di bacchetta.

James annuì, soffocando uno sbadiglio. «Ho sentito Al e Lily litigare, prima» ridacchiò, addentando una fetta di pane tostato sulla quale aveva malamente spalmato della marmellata, sporcandosi tutte le mani. Sbattè il coltello sul ripiano della cucina. «Che seccatura non poter usare la magia…»

«Fai piano, la cucina non è tua» lo redarguì severamente il padre, anche se gli occhi gli ridevano. «Mi spieghi adesso perché quei due stanno litigando?»

«Boh» replicò James con un’alzata di spalle. «Lily sostiene che lui ha nascosto il Mantello…»

«Non vi avevo detto di usarlo a turno?» chiede Harry alzando un sopracciglio, la voce meno calma di prima.

«Appunto!» e qui la voce del ragazzo fu sovrastata da dei passi che pestavano pesantemente le scale, quasi a voler sottolineare la propria presenza. Tutti ne conoscevano la fonte, e difatti, pochi secondi dopo, Lily Potter si precipitò in cucina, i capelli rossi sparsi disordinatamente sulle spalle, e il volto acceso dalla rabbia. «Papà» esclamò, ma si bloccò vedendo anche Rose e James, l’una seduta di fronte alla finestra, l’altro impegnato a divorare una fetta di pane tostato accanto alla cucina. Quest’ultimo sbottò, con la bocca piena: «Dai, sorellina, calmati…» senza convinzione, ma Harry lo interruppe. «Cos’è questa, una riunione di famiglia? Scommetto che tra breve scenderà anche tuo fratello e come minimo sveglierete l’intera Ottery St Catchpole.»

Lily alzò le spalle, con un sorrisetto: «Esagerato… comunque, papà, Al non vuole lasciarmi il Mantello. Dice che lo deve usare per altri due giorni, ma i patti erano diversi

«Sì, certo» commentò James «vai a prendere accordi con quello…»

«James, silenzio, tu non c’entri» lo rimproverò seccamente il padre «Lily, gli hai detto cosa lo aspetta se non obbedisce?»

«Sì!» replicò la ragazzina, agitata. «Gliel’ho detto chiaramente che tu non gli lasci usare la Firebolt a scuola, ma non ne ha voluto sapere!» terminò con enfasi.

Harry sbuffò. «E va bene» borbottò «andiamo da tuo fratello, così gli faccio un bel discorsetto…»

«Bene!» esclamò Lily, un po’ meno furiosa di prima, e uscirono insieme dalla cucina, ma Rose avrebbe giurato di sentire lo zio che brontolava: «Bel modo di cominciare un compleanno, ci fosse stato uno solo dei miei figli che mi ha fatto gli auguri…»

Sorridendo divertita, Rose si stiracchiò. Ormai dalla finestra entrava a fiotti la luce dorata del sole, e sentiva distintamente dietro di sé James che masticava. Si voltò per guardarlo, e gli disse: «Ma a che serve, scusa? Tra un po’ faremo colazione tutti insieme…»

«Fame nervosa» si giustificò lui, poi la squadrò per bene. «Obbiettivamente» ridacchiò, con la bocca piena, agitando un pezzo di pane nella sua direzione «dovresti essere tu quella che deve mangiare un po’ di più. Sei magra come un uccellino!»

Lei sorrise, non sapendo se sentirsi più lusingata o più irritata da quello che sembrava un complimento. Dopotutto James era così spontaneo e diretto da risultare persino impertinente, a volte. Ma Rose, che lo conosceva da anni, provava per lui un affetto così grande da considerarlo un fratello maggiore, sebbene tra loro non ci fossero legami di sangue. Nonostante fosse più grande di lei solo di un anno, sapeva un mucchio di cose interessanti e a Rose piaceva molto confidarsi con lui.

«A proposito» si sforzò di non ridere «come va con quella ragazza di Corvonero? Hallie McDonald, giusto?»

«Sì» bofonchiò James, senza guardarla, ma lei scorse un po’ di rossore sulle sue guance «quella. Oh, beh, l’ho lasciata due settimane e mezzo fa. Beh, era una cosa così, per gioco, e lei mi si è attaccata come una sanguisuga. Insopportabile. Ma ti prego» e lì sollevò lo sguardo, supplichevole «non dirlo a papà! Mi ci è voluto un secolo per farlo smettere di ridere. Credevo che fosse una cosa seria e gliel’ho detto, però non ci ha creduto e adesso che l’ho lasciata mi riderà dietro per millenni» bofonchiò contrariato. Anche se non sembrava, James teneva molto all’opinione dei suoi genitori, soprattutto riguardo le ragazze.

Rose represse un sorriso. «Non credi di starti facendo troppe nemiche a Hogwarts?» gli chiese. «Voglio dire, adesso Hallie McDonald. Tre mesi fa era Judy Flechter, che per poco non ti ha ucciso durante la partita Grifondoro-Tassorosso. All’inizio dell’anno scorso era…»

«Sì, ok, adesso basta» biascicò James, rosso come un peperone. «Lo so che mi sto facendo delle nemiche ma… uffa, non mi piace l’idea di legarmi sempre e per sempre a una sola. Capisci? Deve ancora arrivare quella che mi farà perdere la testa» dichiarò fieramente.

Lei scoppiò a ridere. «Ecco, appunto, e scommettiamo che sarà una Serpeverde?»

James la guardò, scandalizzato. «Mai sia! Papà mi diserederebbe» scherzò, con un sorrisetto.

«No» replicò lei quieta. «A differenza di te, tuo padre non ha simili pregiudizi.»

«Non più» sottolineò il ragazzo «prima però sì.»

Dopodichè gettò un’occhiata distratta all’orologio al polso e disse: «Sono quasi le sei e dieci, Rosie, meglio se ci sbrighiamo a tagliare la corda, prima che scenda Molly e ci affidi compiti ingrati» ridacchiò.

«Tipo organizzare la festa di compleanno per tuo padre, James Potter? Un compito ingrato, vero?» la voce di Molly Weasley, sarcastica ed ironica al contempo, fece sobbalzare entrambi, che si volsero di scatto verso di lei, James leggermente vergognoso.

«Ma no…» obbiettò il ragazzo, cercando di darsi un contegno «non intendevo questo…»

Molly sorrise. «E allora comincia a preparare la colazione, ragazzo, ci sono ventiquattro persone affamate di sopra.»

James sgranò gli occhi. «V… venti-quattro?» sillabò, stupefatto.

«Ventiquattro» ripetè Molly tranquillamente. «Coraggio, al lavoro.» Poi guardò Rose e bisbigliò: «Non vorrei che James pensasse che faccio favoritismi, ma defilati più cautamente che puoi fuori di qui. Anzi, già che ci sei, puoi stendere il bucato sui fili del retro?» Un tocco di bacchetta, e il cesto pieno di biancheria pulita atterrò tra le braccia della ragazza. «Grazie mille!» sorrise Molly.

«E di che?» replicò Rose, e si avviò verso lo spiazzo nel cortile dove c’erano i fili di cui la nonna le aveva parlato. Mentre stendeva il bucato, la ragazza pensò stupidamente che l’aveva voluta tenere lontano da James, ma subito si rimproverò aspramente.


*


Qualche ora più tardi, tutti lavati e vestiti, avevano sistemato nel cortile della Tana quattro tavoli e si stavano servendo dell’ottima cucina della signora Weasley, chiacchierando animatamente tra di loro.

Molly, seduta accanto ad Arthur, stava spiegando a Fleur: «Non so nemmeno io come siamo riusciti in realtà a preparare tutte le stanze, voglio dire, come casa è abbastanza spaziosa, tuttavia non riusciamo a starci in otto, figurati in ventiquattro! Però Arthur è stato proprio bravo, sai, ha chiamato un dipendente del Ministero…»

«Incantesimo Espandente» spiegò il signor Weasley, servendosi di pasticcio «Micheal Honey… brav’uomo. L’anno scorso mi ha aiutato a risolvere quell’inghippo con un frullatore impazzito…»

«Micheal Honey del Ministero?» intervenne Lily, spruzzandosi il vestito di succo di zucca, ma non ci badò. «Samantha Honey è sua figlia! È nei Grifondoro proprio con me!» esclamò.

«Sì, tesoro, lo sappiamo» mormorò Harry, poggiando la bacchetta sul vestito della figlia, e le macchie sparirono.

«Papà, perché non posso usare anche io la bacchetta quando sono in vacanza?» chiese Lily, improvvisamente rabbuiata.

«Perché nessuno al di sotto dei diciassette anni può, tesoro» intervenne Ginny, poi si rivolse ad Albus, che stava chiacchierando con Hugo «hai restituito il Mantello a tua sorella?» domandò, un po’ meno calma di prima.

Albus sbuffò. «Sì» cantilenò, poi si rituffò nella conversazione. Ginny roteò gli occhi al cielo.

Quando tutti si furono saziati, la signora Weasley agitò la bacchetta e un’enorme torta di compleanno, ricoperta di glassa dorata, comparve in mezzo al tavolo, scatenando la meraviglia di tutti.

«È…» fece per esclamare James, ma prima che qualcuno potesse profferire parola, una grossa lince argentea planò verso di loro. Harry, Ron ed Hermione scattarono in piedi simultaneamente. Avevano riconosciuto il Patronus di Kingsley, Ministro della Magia.

Molly ed Arthur si bloccarono nel bel mezzo di una risata, catturati dalla vista dell’animale.

«Sono tornati. Chi può venire, mi raggiunga immediatamente al Ministero. Restate uniti e mantenete la calma. Nessuno di noi è più al sicuro.»





E allora, eccomi qui! ^^ spero che il capitolo vi sia piaciuto, e mi scuso se ci sono delle somiglianze con il settimo libro ma è importantissimo per il resto della storia!

Fatemi sapere, sia giudizi positivi sia negativi, così posso correggermi meglio!

Baci, chronophoenix.
  
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