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Autore: Clina to the power    17/02/2014    12 recensioni
"Restare: permanere in un determinato stato, fermarsi in un luogo." Questo è ciò che dice il vocabolario. Io aggiungo questo: esserci ancora, nonostante ostacoli e difficoltà e essere ancora disponibile per ciò che si ama. Perciò te lo chiedo: resti?
Genere: Azione, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Caroline

Rimasi in apnea per cinque secondi dopo il tuffo, poi risalii a galla. Liam, quando risalì a galla, scosse la testa per alzarsi i capelli e sbatté velocemente gli occhi.

“Tutto ok?” ansimò con voce bassa.

“Sì, tu?” dissi. Tossii un paio di volte per poi far tornare il respiro un po' più regolare. Sentimmo una sgommata e ci guardammo.

“Sarà Logan.” ipotizzai. Liam nuotò per arrivare sotto al ponte e lo imitai. Restammo in silenzio per capire se quel pazzo avrebbe fatto o detto qualcosa. Scese dalla macchina e sbatté la portiera. Liam ed io ci facemmo un po' più indietro.

Restammo ancora in silenzio e fissavo l'acqua. Liam mi prese la mano e cominciò a massaggiarmela con il pollice.

“Andrà tutto bene. Tanto è scemo!” sussurrò lui. Mi scappò un sorriso e gli lanciai un'occhiata d'intesa. All'improvviso, uno sparo. Mi aggrappai a Liam per lo spavento e iniziai a tremare dalla paura.

Logan aveva capito che c'eravamo tuffati e stava sparando in acqua.

“Meno male che è scemo...” commentai tremolante.

“Caroline, ora calmati e staccati altrimenti non riesco a farci restare a galla!” mi rimproverò Liam. Mi staccai da Liam e lui riprese a muoversi.

“Ora nuota fino a raggiungere la sponda.” mi ordinò. Annuii e iniziai a muovermi lentamente, quando partì un altro sparo. Mi fermai per un secondo e poi ripresi a nuotare. Quando raggiungemmo la sponda, ci sedemmo e aspettammo che Logan smettesse di sparare e se ne andasse.

Passarono cinque minuti prima che Logan si rimise in macchina e partì a tutta velocità. Tirai un grande respiro di sollievo.

“Ce l'abbiamo fatta.” sussurrò Liam calmo.

“No, Liam. Non ce l'abbiamo fatta.” dissi prima di scoppiare in una crisi di pianto.

“Ehi, che c'è?” domandò Liam mentre mi asciugava le lacrime con le mani.

“Che c'è? Sei bagnato fradicio, hai rischiato di morire e anche un infarto, sei anche tu una vittima di quell'essere rivoltante e tutto questo a causa mia. Io...” iniziai a dire nervosa e arrabbiata. Mi bloccai per fare un lungo respiro e calmarmi.

“Io...No, tu non te lo meriti.” conclusi. Ero arrabbiatissima, sia con Logan sia con me stessa, ma di più con me stessa. Logan aveva deciso che mi doveva rovinare l'esistenza delle persone che amavo e la mia e ciò mi faceva davvero andare in bestia.

Ero arrabbiata con me stessa perché sono sempre stata debole. Non volevo essere debole. Volevo essere in grado di salvare chi mi stava a cuore.

Sapevo di non essere in un fumetto, in cui esistono supereroi che salvano il mondo uccidendo i cattivi più spietati con i loro superpoteri. Per me, i supereroi esistevano anche nella vita reale: i supereroi sono quelli che si mettono in prima fila in qualsiasi occasione e fanno il possibile per aiutare o, addirittura, salvare le persone e arrivano anche al punto di rischiare sé stessi.

Beh, volevo essere uno di loro per le persone che volevo bene, come Liam, Niall, Claudia, mia madre e tutti gli altri miei amici.

Invece, Niall era in ospedale, Liam aveva rischiato di avvicinarsi alla morte e di sicuro mia madre era entrata in panico perché non sapeva che fine avevano fatto i suoi figli.

Sbuffai. Liam capì tutto e mi strinse forte tra le sue braccia. Ricambiai l'abbraccio e lo abbracciai ancora più forte.

“Caroline, siamo vivi. Non importa che farà Logan ora, l'importante è che siamo sani e salvi. Niall è in ospedale, quindi si starà rimettendo. E poi, sei tu quella che ci ha guidato per portare a buon termine l'impresa e che si è sacrificata per noi.” Mentre pronunciava quelle parole, Liam mi accarezzava i capelli e continuava ad abbracciarmi.

“Chissà cosa sarebbe successo se quella sera in discoteca non fosse successo nulla...” mormorò fissando l'acqua.

“La mia vita sarebbe stata meno pericolosa e più tranquilla...” continuò Liam. Risi per quella risposta e lo fissai facendo la finta arrabbiata.

“...Ma il mio cuore sarebbe stato vuoto e non avrei avuto un vero obbiettivo morale nella vita.” pronunciò lentamente.

Mi voltai verso di lui senza parole. Le sue ultime parole mi spiazzarono. Che significava l'ultima parte?

“Ti starai chiedendo che significa l'ultima parte, vero?” affermò malizioso.

“Ma la smetti di leggermi nel pensiero, stronzo?” esclamai senza riuscire a trattenere una risata.

“Beh, ho lo stesso sogno di tuo fratello: cantare in un gruppo e lasciare il segno, però, prima d'incontrarti, non pensavo che un giorno avrei voluto lottare nel vero senso della parola per una persona entrata nella mia vita grazie ad un simpatico scherzo del destino...” spiegò lui. Non parlavo, avevo capito abbastanza bene cosa voleva dire, ma volevo sentire la spiegazione completa.

“Insomma, Caroline, lotterei con te giorno dopo giorno. Resterei al tuo fianco sempre. Questo è il mio obbiettivo morale: restare accanto a te e non abbandonarti.”

Restai senza parole. Non sapevo che dire. La mia reazione fu abbracciarlo ancora più forte. Lo amavo, con tutto il cuore e con tutta l'anima.

“Sai cosa sarebbe la mia vita senza di te?” dissi a bassa voce. Lui non rispose.

“Come la tua testa.” risposi cercando di trattenere la risata. Liam mi guardò storto.

“Vuota!” aggiunsi. Lui mi diede una piccola spintarella e scoppiai a ridere.

“Sei la mia stronza preferita.” disse con un sorriso.

“Sarò seria: ho bisogno di te come una casalinga ha bisogno di una pezza per lavare a terra.” Cadde il silenzio. In quel momento, ci demmo un'occhiata veloce e scoppiammo di nuovo a ridere.

“Ma come devo fare con te?” esclamò lui.

“Liam, ti amo. Non sono una tipa che riesce ad esprimere a parole i propri sentimenti e cerco sempre allora di dimostrare quello che provo attraverso i gesti o anche con le cose più banali. Voglio provare a dimostrarti che ti amerò ogni giorno.” dissi guardandolo negli occhi.

“Non ti preoccupare, già lo fai.” replicò. Stavamo sul punto di baciarci, quando una luce si rifletté nell'acqua.

“George, noti qualcosa?” chiese una voce maschile.

“Paul, credo che sia tutto tranquillo...Secondo me, siamo arrivati tardi.”

“Saranno dei poliziotti!” dedusse Liam. Ci alzammo e risalimmo la sponda fino a raggiungere la strada e poi l'auto della polizia.

Mi schiarii la voce.

“Buonasera, siete stati segnalati per degli spari nel quartiere?” chiesi con voce ferma. I poliziotti si voltarono, ci riconobbero e si presentarono.

“Che sorpresa! È bello rivedervi sani come dei pesci.” affermò Paul. Starnutii.

“Quasi sani come dei pesci...” corresse George.

“Scommetto che sia stato Mraz la causa del vostro esservi tuffati nel fiume...” commentò George.

“Da che cosa lo deduce?” disse Liam. Lo guardammo storto tutti e tre.

“Scusate, non ho seguito tutta la conversazione!” si giustificò il ragazzo.

“Vi posso fare una specie di ricatto?” domandai con voce dolce. I poliziotti mi guardarono sorpresi.

“Spara.” dissero in coro.

“Se ci accompagnate all'ospedale, vi racconto ogni singola cosa accaduta.”

Esitarono prima di darmi una risposta.

“Ci stiamo, salite in macchina. Qual'è l'ospedale?” disse Paul.

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Raccontai per filo e per segno ogni cosa ai poliziotti. I due uomini restarono in silenzio, ascoltando attentamente ogni mia parola. Finii di raccontare qualche minuto prima di parcheggiare nel parcheggio dell'ospedale.

“C'è poco da fare: Logan è un osso duro e la sua cattiveria è smisurata.” commentò Paul che spezzò il silenzio posatosi per qualche secondo non appena avevo finito di parlare.

“È il figlio del diavolo...” sussurrai. Liam, vedendomi turbata, mi strinse la mano per pochi secondi, poi la lasciò, dato che dovevamo scendere dall'auto.

“Grazie ancora per il passaggio!” dissi.

“Figuratevi, anzi, ci avete anche aiutato. Ah, una cosa: se incontrate l'amico vostro, Handy, ditegli che ha coraggio da vendere!” fece George.

“Harry...” lo corressi divertita.

“Fa nulla. Ci si vede.” ci salutò George. Con un cenno, ci salutò anche Paul e ripartirono. Liam, che già conosceva l'ospedale, mi guidò fino alla hall ampia e luminosissima grazie alle potenti luce al neon e le pareti in un azzurrino leggerissimo. C'era un'infermiera dietro al bancone e a passo veloce le andai incontro.

“Buonasera, mi scusi, le devo chiedere assolutamente una cosa urgentemente.” dissi in preda dall'agitazione. L'infermiera alzò lo sguardo e mi squadrò da capo a piedi con un'aria superiore. Beh, non ero conciata nel migliore dei modi, però sarebbe stato meglio, se l'avesse risparmiato.

“Allora?” feci ad alta voce fremendo dalla rabbia e dal panico.

“E si calmi! Stavo semplicemente ammirando il bocconcino dietro di te.” disse con una calma fastidiosa. Indicò con la penna il ragazzo dietro di me, cioè Liam, che le lanciò un'occhiata abbastanza strana. La ragazza le fece l'occhiolino e stava per uscire dal bancone, quando mi misi davanti all'uscita per bloccarla.

“Senti, prima di tutto, non fare la puttana con il mio ragazzo. Secondo punto, o mi dici in quale stanza sta Niall James Horan o ti raso a zero.” ringhiai senza riuscire a controllare la rabbia, il panico e la paura che avevo dentro. La ragazza, impaurita, ritornò dietro al bancone e mi diede la scheda con i dati di mio fratello e altre informazioni. Presi per mano Liam e lo trascinai via senza neanche ringraziare la tipa.

“Non pensi di essere stata un po' dura con quella?” chiese Liam. Feci finta di non ascoltarlo e iniziai a salire le scale velocemente.

“Caroline? Dai, non fare la bambina!” mi supplicò Liam con la sua voce che era dolce anche con il fiatone. Mi fermai, mi girai e mi sedetti sulle scale. Mi diedi il tempo di far tornare il respiro regolare. Nel frattempo, iniziarono a rigarmi il viso le prime lacrime di un piagnisteo che avrei voluto evitare. Liam si sedette accanto a me e mi asciugò le lacrime con il pollice.

“S, scusa...” balbettai. Lui mi fissava mentre mi accarezzava la guancia. Tenevo lo sguardo basso perché avevo vergogna di guardarlo negli occhi.

“Io ti perdono. Ora Caroline deve perdonare Caroline...” rispose. Iniziai a calmarmi, anche se continuavano a scendere le lacrime dai miei occhi.

“Non lo so fare.”

“Forse, perché non l'hai mai fatto...”

“Beh, è vero.”

“Non è difficile.”

“Liam, io”

“Aspetta, pensi di aver sbagliato?” m'interruppe.

“Beh, sì...Però, poteva evitare di fare l'altezzosa e di fare la cretina con te!” ribattei. Liam rise e risi anch'io.

“Per il resto, avrei potuto avere dei modi meno aggressivi e più delicati.” continuai.

“Brava. Credo che hai imparato la lezione.” annunciò Liam il verdetto.

“È che voglio vedere Niall.”

“Ci credo! Dai, andiamo a cercarlo.” concluse Liam con tono comprensivo. Salimmo al secondo piano e poi al terzo. Arrivati al quarto piano, ci avviammo alla porta numero 20. Facemmo un respiro profondo e bussai. Mi aprii l'ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.

“Caroline!” esclamò mia madre.

“Mamma?” esclamai abbracciandola forte. Lei ricambiò l'abbraccio con la mia stessa forza. Sciogliemmo l'abbraccio per toccarmi capelli, ferite, graffi e vestiti umidi.

“Ma guarda come ti ha combinato quello!” esclamò con rabbia. Mi fece spazio per entrare nella stanza. Mia madre salutò anche Liam e fece le stesse identiche cose che aveva fatto con me. Chiuse la porta e si risedette dove stava seduta prima.

Salutai e abbracciai calorosamente Claudia, Harry, Zayn e Louis che erano preoccupatissimi. Alla fine, mi sedetti ai piedi del letto di Niall. Stava dormendo tranquillamente e fuoriusciva dal lenzuolo la gamba ingessata che era posta sopra ad altri cuscini. Gli accarezzai la gamba non ferita, tenendo lo sguardo fisso sul suo viso.

“Allora? Perché siete tutti bagnati?” domandò Zayn. Sospirai. Non mi andava di raccontare di nuovo tutto il casino. Liam capì il mio stato d'animo e parlò al posto mio. Quando finì di raccontare tutto, gli rivolsi un sorriso come segno di ringraziamento. Cadde il silenzio e, dato che mi dava fastidio, tossii, giusto per spezzarlo un po' e invogliare gli altri a dire qualcosa.

“Non ci posso credere.” intervenne mia madre. Ok, monologo tra tre, due, uno...

“C'è davvero gente così rivoltante? Non me lo so spiegare. E poi, perché? Soddisfare stupidi piaceri adolescenziali da bimbi viziati e finti trasgressivi e ovviamente chi deve passare per sotto? Mia figlia che non ha quasi mai fatto nulla di male o gravissimo.”

A quel “quasi” mi girai di scatto verso mia madre. La reazione di Liam, Harry, Louis, Zayn a quel “quasi” è stato spostare lo sguardo da mia madre a me.

“Non ci posso credere, che abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo? Non me lo so proprio spiegare...” continuò lei, sperando che avesse finito.

Aveva ragione, per carità, ma su un determinato argomento non doveva proprio fiatare.

“Mamma, hai ragione. Non possiamo fare nulla, purtroppo, esistono queste persone e bisogna combattere contro queste persone e”

“Eh, già! Continuiamo a giocare a fare gli eroi, facendo morire altre persone come quella sera di tre anni fa. Caroline, siamo nel mondo reale. Se si gioca con queste persone, non si esce mai vivi.” urlò interrompendomi. Rimasi senza parole. In quel momento, la mia voglia di aprire la finestra e buttarmi giù era la stessa di mettere le mani addosso a Logan.

“Complimenti...” sussurrai.

“Caroline, scusa, però, tesoro, cerca di capire! Secondo me, i troppi fumetti e film ti hanno rovinato...” replicò.

“Ma che è successo tre anni fa?” domandò Liam.

“Niente!” ribattemmo in coro mia madre ed io.

“Ma che succede?” domandò una voce maschile assonnata. Mi girai di scatto e li vidi mentre sbadigliava e stropicciava gli occhi con le mani. Tirai un sospiro di sollievo e non riuscii a trattenere la mia voglia di abbracciarlo. Mio fratello mi accolse tra le sue braccia e in quel momento la mia felicità era alle stelle. Non riuscivo a smettere di sorridere.

“Mi sei mancata!” sussurrò.

“Anche tu! Come ti senti?” gli domandai.

“Come se avessi del gesso sulla gamba!” rispose.

“Ma quanto sei idiota?!” ribattei sorridente.

“Liam!” esclamò Niall. Lasciai spazio ai miei uomini di abbracciarsi e salutare.

“Allora? Siete riusciti a dargli una bella lezione?” chiese speranzoso in una risposta positiva. Entrambi facemmo cenni di no.

“Perché vi siete buttati nel Tamigi?” domandò vedendoci tutti fradici.

“Per evitare Logan.” risposi.

“Ah! Più passa il tempo, più lo odio! Non vedo l'ora di rimettermi per dargli una bella lezione.” affermò Niall.

“Tu, invece? La cosa è seria?” gli domandai per cambiare argomento.

“La cosa è meno seria di quanto pensi. Un mese e sarò senza gesso.” rispose con il suo sorriso a trentadue denti. Passammo un paio d'ore con Niall, poi fu l'ora di tornare a casa. E

Quando mia madre ed io fummo in macchina, iniziai a starnutire.

“Con tutta quest'umidità, una bella febbre non te la toglie nessuno.” commentò mia madre.

“Ma dai!” esclamai e poi starnutii ancora.

“Forse, hai ragione...” aggiunsi.

Mi addormentai per tutto il tempo in macchina. Mia madre mi svegliò qualche secondo dopo aver spento l'auto. In casa, mi lavai, mi feci un bello shampoo e mi asciugai velocemente. Misi un bel pigiama pesante e, quando andai in camera, vidi mia madre che mi aveva fatto il letto.

“Grazie mamma!” esclamai abbracciandola dolcemente. Sciolto l'abbraccio, m'infilai nel letto e mamma m'imboccò le coperte.

“Grazie ancora.” dissi facendo una voce da bambina. Mia madre sorrise e mi diede un bacio sulla fronte.

“Caroline, mi fai una promessa?” domandò con voce premurosa. Sapevo dove voleva andare a parare.

“Per favore, mi prometti che lasci perdere?”

“Ma mamma, non posso.” sussurrai.

“Aspetta, lascia che ti spieghi: oggi il Signore fortunatamente ci ha graziati salvando Niall e te, ma tu che ne sai se la prossima volta sarà lo stesso? Non m'importa se devo rischiare la vita, cambiare casa o, addirittura, Nazione. Voglio che noi stiamo bene e che facciamo una vita normale. Quel ragazzo ti dà corda perché ha capito che sei un soggetto particolare. Lascialo perdere e vedrai che lui si allontanerà!” disse mamma con la speranza di avermi convinto. Cercavo di lottare contro i suoi occhi che m'imploravano.

“Vedrò di fare il possibile per mantenere la promessa.” risposi.

“Va bene, ora dormi bene che hai passato una brutta giornata. Buonanotte!” disse dandomi un altro bacio sulla fronte.

“Buonanotte!” replicai. Mia madre si alzò, andò a spegnere le luci e se ne andò. Sospirai. La stanchezza, il sonno e le emozioni vissute mi spingevano ad addormentarsi e, mentre cercavo di cadere in un sonno profondo, pregavo Dio per darmi tutta la forza del mondo necessaria per combattere tutto quello che mi stava capitando.

Spazio autrice:
Buonasera a tutti! 
Vi siamo mancate io e la storia? Lo so che avrei dovuto aggiornarla prima, ma ho avuto un periodo davvero incasinato e, purtroppo, non è ancora finito. Solo recentemente ho trovato il tempo di scrivere e di continuare la storia. Credetemi: mi è mancata tantissimo continuarla. 
Bene, spero di non avervi deluso e che questo capitolo vi sia piaciuto. 
Scusatemi, ma non sono in vena di domande. lol Le rifarò prossimamente, dai.
Ci si vede nel prossimo capitolo!
xoxo, C.

  
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