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Autore: kuutamo    17/02/2014    2 recensioni
"Your love is the only thing I live for in this world
Oh how I wait for the day your heart burns
In these heavenly flames I have already scorched in
I just want you to know I'll always be waiting"
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo appena comprato delle tele e degli album da disegno, ormai era troppo tempo che non disegnavo, e quel periodo richiamava la mia voglia all'appello. 

Era già un mese che non vedevo Ville, e mi mancava, anche se non l'avevo ancora confessato a me stessa consciamente: in queste settimane c'erano due festival a cui gli Him avrebbero preso parte, ma la band era dovuta partire prima per affari. 

Era così impaziente di suonare di nuovo dal vivo che quando me ne parlava o rispondeva alle mie mille curiosità, gli brillavano gli occhi: mi aveva spiegato che reggere la tensione di avere una marea di gente davanti a sé era molto stressante, qualcosa che pungeva la schiena come degli aghi, un brivido che lo percorreva fino a quando le birre non facevano effetto e quindi si abituava alla folla urlante. Ma mi aveva detto che si sentiva vivo, che amava quello che faceva, così profondamente che non ne poteva fare a meno, neanche se questo voleva dire stare davanti a un mucchio d'estranei. Per questo motivo preferiva il periodo creativo e quello della produzione, durante il quale se non altro poteva stare tranquillo e perfezionare ancor di più i dettagli. 

Tutte le volte che parlavamo di musica, cioè molto ma molto spesso, la mia mente vagava sui suoi racconti, e immaginavo come sarebbe stato avere una vita così; una delle mie passioni nata durante gli anni in cui iniziavo a scoprire la musica, era diventata il canto. In genere mi fissavo su un artista e questo dipendeva da periodo a periodo, a seconda dell'umore o fattori del genere. Non avevo mai cantato in pubblico, ma se non altro i miei non si erano mai lamentati, quindi avevo sempre pensato di non essere poi così male. Ad ogni modo, in quei giorni che si susseguivano sempre uguali, mi pareva quasi di esser ritornata alla mia vecchia vita: certo, ero in un posto totalmente diverso, ma la routine senza Ville, somigliava molto al mio passato, e questo mi fece pensare, mi fece pensare parecchio. 

Non conoscevo nessuno oltre il mio capo o il tipo dell'agenzia; certo, c'erano altre ragazze che avevo incontrato durante il mio turno e che lavoravano con me, ma io non ero mai stata amichevole o socievole, e di certo non lo ero stata nemmeno stavolta. In fin dei conti se ora ero sola, era un po' anche colpa mia. Non davo la colpa a Ville, lui aveva i suoi impegni, le sue cose, e io ero già stata un peso per lui per come la pensavo. Riflettendoci lui era l'unico amico che avessi, e non mi riferisco solo in Finlandia. Nella mente rivedevo tutti i momenti che avevamo passato insieme, come un filmino di cui facevo proiezioni private tutte le volte che mi mancava. Era una sensazione strana, ma che già conoscevo in parte. Avevo sentito quella mancanza e quel senso di vuoto e incompletezza per una vita intera, e ora qualcosa nella mia mente associava tutto quel vuoto a Ville, come se ora quella sensazione avesse senso, come se stare lontana da lui e non vederlo avesse dato un nome a quello che provavo. 

Cercavo di non pensarci, di distrarmi facendo qualsiasi cosa, ma nulla attirava la mia attenzione molto a lungo, nemmeno True Blood. 

Ora che ero di nuovo da sola pensavo, ed era questo che mi faceva paura più di ogni altra cosa. 

Se fino a quel momento ero riuscita a distrarmi e in qualche modo a non pensarci, ora le attrazioni erano finite, e il momento era arrivato, e con esso anche il dolore che Ville in qualche modo con la sua compagnia, aveva anestetizzato. 

Mi aveva chiamata un paio di volte, e in entrambe le occasioni quando mi chiedeva come stessi rispondevo che era tutto apposto, impegnandomi per fare una voce convincente, sperando che non si accorgesse di niente. Per qualche assurda ragione non volevo che sapesse, non volevo parlarne e non volevo neanche pensarci, perché ero consapevole che se ci avessi pensato subito si sarebbero proiettate le immagini di un altro film, una pellicola a cui desideravo dare fuoco con una tanica di benzina e vedere bruciare. Ma in quei giorni tutto ritorno più limpido che mai, e mi resi conto che quel fuoco non stava bruciando i miei ricordi una volta per sempre, ma stava bruciando me, e le fiamme mi avrebbero avvolta e stretta come un corsetto di spine e chiodi, conficcandosi nella carne della mia anima, e nella memoria. L'unica cosa che la mia mente continuava a sbattermi in faccia era l'idea che ero..sporca. Era difficile ammetterlo, anzi no, anche solo rendersene conto, ma quello che era successo non mi avrebbe lasciata mai. Nessun acido avrebbe corroso quelle fotografie, nessuno. 

 

Come se non bastasse qualche giorno dopo la partenza di Ville, si andò ad aggiungere dell'altro schifo. 

Durante uno dei tanti giorni in cui non avevo nulla da fare mi decisi ad aprire il pc e ad oziare in rete come ormai non facevo da tanto. Ormai, non che mi importasse molto, non aggiornavo la mia pagina facebook ne quella di twitter da un bel po', anche se per dirla tutta, mi era sempre piaciuto condividere foto o pubblicarle, e al massimo scrivere qualche citazione che mi piaceva. Non li ritenevo strumenti vitali, ma se non altro twitter era ottimo per seguire eventi di cui non c'era un livestreaming o che non avevo la possibilità di vedere. 

L'attimo dopo in cui feci il log in mi ritrovai con oltre venti notifiche, il che per una che non ha amici non è normale, neanche dopo tanti mesi d'assenza dai social. Le prime erano di Elisa. All'inizio pensai che era strano perché non l'avevo mai avuta come amica, e non capivo il motivo per il quale doveva continuare a scocciarmi, visto che ormai il liceo era finito da un pezzo. Il messaggio di posta diceva :

 

' Ora capisco dove sgattaiolavi tutte le notti. Dimmi, glie l'avevi già data allora? '

 

Appena lessi quelle parole sudicie chiusi gli occhi immediatamente e respirai, respirai a pieni polmoni, gli stessi che sentivo bruciare, come arroventati dall'ira. 

Ma come si era permessa? Nei film americani quelle come lei erano le migliori, che però dopo finito il liceo si sposavano, ingrassavano e venivano dimenticate come delle fallite colossali: nella mia vita invece, quella reale, quelle come lei avevano il controllo, e soprattutto non te ne saresti mai liberata del tutto. Pensai che se mi fossi trovata ancora in Italia l'avrei presa a calci, perché l'impeto di rabbia che avevo in quel momento era davvero indescrivibile. Rileggendo le righe e fermandomi poi per darmi una calmata, notai scorrendo con la track pad che c'era un allegato. 

Era una foto di me e Ville che ridevamo spensierati, nel club che frequenta di solito : mi ci aveva portata un paio di sere prima che partisse per farmi conoscere alcuni amici e farmi uscire un po'. Non era stata scattata da qualcuno dei suoi, perché non eravamo stati ripresi frontalmente. L'unica spiegazione plausibile era che qualcuno, riconoscendo Ville, avesse scattato una foto di nascosto. 

Poi un lampo mi attraversò la mente e velocemente controllai tutte le notifiche: tutte le persone che avevo conosciuto sul web grazie agli Him avevano pubblicato post sulla mia bacheca chiamandomi in tutti i modi, chiedendomi come avevo fatto a fare quello che avevo fatto, e non volevo neanche soffermarmi su cosa alludessero. Addirittura una ragazza non più molto piccola mi minacciava, dicendomi che ero solo un'approfittatrice che l'aveva data per farsi un nome ed avere la protezione di Ville. Io? Cose da matti. Quasi sempre assieme agli insulti c'erano delle foto, tra cui la copertina di un giornale scandalistico: in quel momento capii che forse si era trattato di un fotografo vero e proprio, perché la foto era stata pubblicata tra gli annunci di prima pagina in quel giornale finlandese. Mi sentii in colpa, mi sentivo come scoperta ma poi mi fermai a riflettere e mi dissi che infondo non avevo fatto nulla di male. Era stato uno che non si sa fare gli affari propri a sbagliare, non io: stavamo solo bevendo una birra e chiacchierando, stava cercando di presentarmi ai suoi amici e non capisco quale scandalo ci trovino in questo certe persone per pubblicarlo perfino in copertina. 

Pagine e pagine di insulti per non aver fatto niente. Quando aprii twitter fu anche peggio perché una marea di persone, che non conoscevo neanche tra l'altro, aveva inondato il profilo con parole e apprezzamenti vari di qua e di là. Era tutto così sbagliato, così ingiusto, crudele. Non ero stata con lui, ne me ne ero approfittata come tutta quella massa d'idioti pensava. Eravamo solo amici, e per quanto poteva sembrare ridicolo e assurdo, era la pura verità. E non esisteva che io dovessi vergognarmi o stare male per questo.

A conti fatti però, tutta quella faccenda non mi dava solo fastidio, ma mi aveva colpito, come penso avrebbe fatto con tutti. Insomma, che diavolo, essere insultati da qualcuno che nemmeno si conosce a priori, senza neanche sapere le cose come stanno, è una bambinata. Ma il punto era che in mezzo a quella gente disgustosa non c'erano solo quattordicenni gelose del loro Valo in preda a reazioni ormonali isteriche, ma anche ragazze per lo meno trentenni, da cui ci si aspetta un certo grado di maturità e compostezza. Per curiosità, visitai il profilo di Sandra e le mie sensazioni non mi tradirono : c'era scritta una frase, qualcosa come ' Lo sapevo, non ci posso credere! ' ; non c'era un riferimento esplicito di ciò che intendesse dire o a cosa si riferisse ma la data e il confronto con i ringraziamenti ai complimenti che riceve che scrive di solito, mi fecero venire qualche dubbio. Continuavo a pregare di non incontrarla mai né di vederla perché era tutto fuorché una che mi stava simpatica, e non volevo neanche parlarne, perché Ville le era amico e l'ultima cosa che volevo era metterlo in imbarazzo.

 

Sapevo che non dovevo farlo, principalmente per non stare ancora più male, ma appena avevo tempo e tornavo dal lavoro aprivo il pc e come una stupida masochista continuavo a riempire la mia testa con tutto quello che la gente continuava a scrivere, senza pietà. A volte piangevo; altre volte ricacciavo le lacrime indietro amaramente e a dispetto di quello che Ville mi aveva raccomandato, anche se era sera, serravo i pugni e andavo a sbollire facendo una passeggiata nel quartiere, accompagnata dalla solitudine della luce dei lampioni. Ne avevo parlato a Ville di questa storia quando mi aveva chiamata, e mi aveva detto di dare tranquilla e di smettere di farmi del male da sola. E aveva ragione, dio se l'aveva, ma sapere ciò che quelle persone scrivevano su di me mi faceva uscire di testa, io dovevo sapere. 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo quasi riempito tutte le tele ma guardandole, una dopo l'altra, chiunque dopo qualche secondo si sarebbe accorto che erano orribili. Sembravano un mucchio di corvi che volavano come se fossero un'unica grande ombra che evocava il mio nome.


'Don't look don't look
the shadows breathe
Whispering me away from you 
"Don't wake at night to watch her sleep

You know that you will always lose
This trembling
Adored
Tousled bird mad girl... "

But every night I burn
But every night I call your name
Every night I burn
Every night I fall again

"Oh don't talk of love"
the shadows purr
Murmuring me away from you

"Don't talk of worlds that never were
The end is all that's ever true
There's nothing you can ever say
Nothing you can ever do... "

Still every night I burn
Every night I scream your name
Every night I burn
Every night the dream's the same
Every night I burn
Waiting for my only friend
Every night I burn
Waiting for the world to end

"Just paint your face"
the shadows smile
Slipping me away from you

"Oh it doesn't matter how you hide
Find you if we're wanting to
So slide back down and close your eyes
Sleep a while
You must be tired... "

But every night I burn
Every night I call your name
Every night I burn
Every night I fall again
Every night I burn
Scream the animal scream
Every night I burn
Dream the crow black dream
Dream the crow black dream... '




Erano un groviglio di colori scuri, non sapevo neanche io cos'erano in realtà, ma erano stati il mio chiodo fisso per un'intera settimana. Dopo quella fase avevo cambiato totalmente genere, tornando nella mia terra diciamo, e avevo disegnato solo su foglio ruvido con una semplice matita: nessun colore né grumo sulla ruvidezza del piano di lavoro, solo dei volti con ombre e parti di luce che sembravano denutriti. In effetti tutti i soggetti avevano il viso allungato, come prediligevo disegnarli,  gli zigomi alti, gli occhi sottili oppure enormi con molti particolari; non potevo negare che la parte su cui mi concentravo di più era sempre stata quella degli occhi. Lo sguardo era molto importante, bastavano anche solo una manciata di ciglia in più in determinati angoli e tutto il risultato complessivo variava completamente; forse era vero che erano lo specchio dell'anima. Modigliani diceva che il motivo per cui non disegnava i particolari all'interno dell'occhio e ne colorava solo di azzurro le sagome, era che non era capace di vedere dentro l'anima delle persone che ritraeva attraverso i loro occhi, e avevo sempre pensato che fosse vero. 

Mentre cercavo il temperino sul tavolo affollato di fogli da disegno, mi resi conto di quanto disordine ci fosse in casa; l'unica cosa che mi manteneva connessa al mondo reale e che non mi faceva perdere il conto dei giorni che passavano, era il lavoro, ma il tempo per stare a casa non mi mancava e dovevo ripulire. Quello che avrei dovuto fare era darmi una scossa, smetterla di vivere nella paura, ma non avevo le istruzioni per quel genere di cose, anche perché non era una cotta di prima media che dovevo dimenticare. Avevo bisogno di qualcuno e non sapevo neanche se poi alla fine ne sarei uscita, ma non volevo che qualcuno lo sapesse, ancor peggio Ville.

Mi ero fermata davanti alla finestra e anche se un passante in quel momento avrebbe giurato che stessi guardando la strada, in realtà ero persa nel vuoto. 

Mentre lasciavo che l'acqua della doccia m'inondasse il volto, captai un dolore allo stomaco e mi chiesi da quanto tempo era che non toccavo cibo. Spalmai il balsamo sui capelli e dopo averli massaggiati con cura li pettinai facendoci insediare le dita, sciogliendo tutti i nodi. Poi mi fermai e aprii gli occhi di scatto, lasciai andare i capelli e autonomamente le braccia scivolarono lungo il corpo, e quest'ultimo a sua volta si ripiegò su se stesso, rimanendo accovacciato sul piatto di ceramica. L'impatto brusco con il freddo della superficie mi riportò alla stessa sensazione che avevo provato quella sera, anche se credevo di non ricordare così tanti particolari. In questo caso, come diceva la mia insegnate di biologia, la parte del cervello che ricordava era la memoria a lungo termine, che si mantiene più a lungo nel tempo grazie a dei ' particolari ', in questo caso il freddo, che io associavo all'evento vero e proprio. Avrei voluto dimenticare tutto, avrei voluto essere in uno di quei film in cui un estraneo dalla pelle diafana ti prendeva il viso tra le mani e ti persuadeva a dimenticare. Avrei voluto non sapere nulla. Avrei voluto non essere io.

 

 

Dopo essermi messa il pigiama e aver tamponato i capelli distrattamente e controvoglia, mi richiusi a guscio nella metà del letto non inondata di fogli, e strinsi il cuscino tra le mani, soffocando il bruciore delle lacrime che sentivo in gola. C'era qualcosa dentro di me, una speranza forse, che però veniva uccisa sul nascere. C'era come una fenice fiammeggiante, che ardeva, bruciava, che tentava di rinascere da quelle ceneri ancora ardenti e fumanti, ma che veniva estirpata e soffocata ancor prima di rinascere e spiccare il volo.  

Ero stanca, e non solo fisicamente. Sentii lievemente il cellulare squillare dall'altro lato della parete, ma non avevo la forza di alzarmi e raggiungerlo, e prima che me ne accorgessi davvero, finalmente scivolai in un sonno profondo, ma pieno di incubi con bestie feroci. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note : 

" Burn " by The Cure . È l'atmosfera adatta per l'umore di questo capitolo, soprattutto per le tele.
 

Sorpresa!

Di questi tempi ho sentito molto parlare di cyberbullismo, e anche se tempo fa avevo visto un film sull'argomento non mi ero resa conto di quanto fosse grave la cosa. Non mi è mai capitato personalmente ma ho deciso di inserire questo tema nella ff perché è qualcosa che riguarda noi, perché è qualcosa di cui si deve parlare. Voglio dire ai diretti interessati che forse leggono questa ff che sono creature mosse dall'odio: ascoltate canzoni d'amore così appassionate come quelle degli Him e tutto quello che sapete fare è far del male e odiare gli altri. Siete fatti solo di odio.

 

Alle persone che soffrono per via di quest'idioti, dico di andare avanti e credere in se stessi.

 

Detto questo, ringrazio tutti coloro che seguono la storia e che recensiscono; vedere così tante persone interessate mi motiva ancor di più a scrivere.

Grazie.

 

  
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