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Autore: TheRebelInk    18/02/2014    2 recensioni
-Fermati! – urlai correndogli incontro – No! Fermo! Non lo fare! Aspetta!
Tremava come una foglia. – Lasciami in pace!
-No! Scendi per favore! Non sai quello che stai facendo!
- TU non sai quello che stai facendo! – e si alzò in piedi. Ero nel panico, disperata. Non sapevo come fermarlo e lui sembrava sempre più deciso.
- Come ti chiami? – gli chiesi.
Lui esitò poi, tra le lacrime, rispose:- Ettore.
Due vite.
Le stesse scelte.
La storia di come ognuno di noi può rialzarsi anche nei momenti più difficili.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 6
 
Mio padre passò in ospedale qualche ora dopo, prima di andare a lavoro e a metà mattina iniziarono i pellegrinaggi di tutti quei presunti amici di Ettore. Lui li salutava ma non rispondeva a nessuna delle loro domande, oppure faceva finta di addormentarsi e a quel punto ero io a mandarli via.
- Saltano fuori come funghi – fu l’unico commento di Ettore.
Io gli sorrisi e gli porsi il vassoio del pranzo.
- Dovresti tornare a casa, Bet.
- Anche tu.
- Ma io non posso.
- E allora nemmeno io.
- No, è diverso. Tu non vuoi dare spiegazioni ai tuoi o che gli altri scoprano quello che hai fatto. Io se torno posso solo aspettarmi una gamba o un’altra costola spezzata come minimo.
Mi ammutolì e allora mangiammo in silenzio, lui con la schiena appoggiata ai cuscini ed io sulla mia sedia. Dopo pranzo si addormentò immediatamente, forse per via di tutti gli antidolorifici che gli avevano iniettato. Finii le mie patate lesse e tolsi il vassoio dalle ginocchia di Ettore. Sistemai i cuscini e uscii in corridoio in cerca di un’infermiera che potesse dargli un’occhiata mentre tornavo in mensa. Non appena chiusi la porta della camera mi venne incontro un ragazzo biondo: Christian. Affrettai il passo mentre i bicchieri sui vassoi minacciavano di rotolare per terra.
- Dai qua, ci penso io – mi disse un’infermiera completamente vestita di azzurro.
- Bet, ti devo parlare. – Christian mi afferrò per il polso da dietro ed io ne approfittai per girarmi verso di lui e dargli uno schiaffo con l’altra mano.
- Non abbiamo niente da dirci – risposi freddamente, e mi incamminai lungo il corridoio.
- Spiegami almeno che ci facevi da sola, di notte, su un viadotto!
Mi fermai. Decisi di affrontarlo e lo raggiunsi di nuovo.
- È vero, io sono stata una cretina. Volevo buttarmi e sai perché? Per colpa tua e di quegli altri leccapiedi che ti stanno dietro – sibilai puntandogli l’indice contro il petto – Ma questo non ti deve far star male. Sentiti un verme per cosa hai fatto a quel ragazzo! Buttati tu da più di ottanta metri, perché oltre che un vigliacco, sei anche invidioso di Ettore! E non dire di no, ti conosco.
Mi allontanai da quella faccia ripugnante. I suoi occhi riflettevano tutta la sua paura.
- Se ti azzardi a toccarlo di nuovo, giuro su Dio che ti spacco quel bel visino.
 
  
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