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Autore: Miss_Darcy    19/02/2014    3 recensioni
#Da: Capitolo 2 - Vuoto
Intorno a Bloom c'era solo il buio, di quelli più assoluti dove non riesci a renderti conto se il respiro che avverti è tuo o di un qualche essere nascosto nelle tenebre.
« Cosa vuoi da me?! » urlò; il suo grido echeggiò numerose volte, prima di spegnersi del tutto.
« Noi, mia piccola fata, vogliamo
te ».
Il tono cui quella frase era stata pronunciata le fece venire i brividi: le ricordava troppo quello di un mostro assetato di sangue che striscia vicino alla sua preda e la circuisce con dolci moine prima di assalirla.
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Trix, Un po' tutti, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


In una delle città più rinomate dell’intera Dimensione Magica l’aria era calda e opprimente e nemmeno un alito di vento donava sollievo ai pochi abitanti di Magix City che avevano il coraggio di sfidare la calura dell’estate per una passeggiata in centro.

Il cortile della scuola per fate di Alfea era completamente deserto: i corsi non sarebbero ricominciati prima di qualche mese e le studentesse erano tornate a casa per le vacanze estive lasciando vuote le loro camere, solitamente animate dalla loro presenza; soltanto un appartamento in particolare era occupato.

Una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi ambrati era stesa sul suo morbido letto a baldacchino, coperto da un lenzuolo rosa; le coperte erano stropicciate e piene di grinze, il giaciglio sfatto rispecchiava appieno la situazione di tutta la camera: vestiti sparsi ovunque, valigie e borsette vuote accatastate in un angolo, scarpe e libri buttati a terra senza riguardo.

Stella guardava insensibile le condizioni del suo appartamento, ben sapendo che il suo aspetto era ancora peggiore: profonde occhiaie violacee facevano bella mostra di sé sul suo viso, di un pallore quasi spettrale, i capelli arruffati e pieni di nodi - da quanto non si pettinava? Non riusciva più a ricordarlo - le unghie rotte e le labbra esangui e dall’interno pieno di tagli che lei stessa si era causata mordendosi.

Le finestre erano spalancate e una lieve brezza appena sopraggiunta agitava appena le morbide tende bianche, facendone strusciare l’orlo per terra.

La principessa di Solaria si portò le mani al volto, sentendo le lacrime abbandonare per l’ennesima volta i suoi occhi spenti e trasferirsi sui polpastrelli premuti sulle palpebre calate; non sapeva da quanto tempo aspettava un segno, una speranza, qualcosa, ma doveva essere da parecchio tempo.

La doppia porta della stanza si spalancò, facendola scattare a sedere come una molla: Tecna, in condizioni non dissimili alle sue, la guardava dalla soglia con l’aria distrutta che diceva chiaramente che sarebbe cascata a terra da un momento all’altro.

« A-Avete… » Stella si interruppe per via del bruciore alla gola che le causava parlare e perché, in fondo, sperava che l’amica la interrompesse e, sorridendo, le desse finalmente la buona notizia che aspettava.

La zenitha abbassò gli occhi, sconfitta.

« Abbiamo cercato ovunque, Stella… Ormai è passato un mese, è probabile che sia-... »

Tecna venne interrotta da un urlo rabbioso; la fata del Sole e della Luna era ora in piedi di fronte a lei e la fissava con gli occhi socchiusi che emanavano una strana sensazione di gelo.

« No! » gridò di nuovo Stella, alzando le braccia come per dar forza alla sua esclamazione.  « Non dirlo nemmeno! Lei non è morta, lo so, lo sento! ».

La giovane dai capelli viola non sembrò sorpresa di quello sfogo iroso e così atipico per Stella, anzi sembrava quasi se lo aspettasse; circondò l’amica con le braccia e la strinse a sé anche mentre quella si dibatteva e urlava, finché non la sentì arrendersi al suo abbraccio e sciogliersi in singhiozzi che le scuotevano le spalle. La fata della tecnologia portò quasi di peso la principessa nel suo letto, facendola stendere e coprendola con un lenzuolo leggero e quasi impalpabile; non sarebbe servito a molto, ma doveva fare qualcosa. Strinse l’orlo della coperta nel pugno, serrando la mascella.

Quanto peso doveva aver perso Stella in quel periodo? Tanto, troppo: ogni volta le sembrava che la stringeva era sempre più magra ed esile, le scompariva tra le mani. Ormai anche il suo equilibrio interiore vacillava in maniera evidente: era impossibile portarla con loro nelle ricognizioni, ogni volta dava di matto e cercava di scappare perché era convinta di averla vista.

Fece scorrere due dita sulla palpebre parzialmente calate della fata quasi incosciente, coprendo quelle iridi che ormai faceva fatica a fissare.

« Tecna… ».

La voce di Stella era ridotta ad un sommesso mugolio che fece stringere il cuore all’altra; Tecna deglutì l’enorme groppo che le serrava la gola e si costrinse a rispondere.

« Dimmi, Stella. »

Un sorriso genuino spuntò sul viso della bionda, che aprì gli occhi per qualche secondo prima di piombare nell’incoscienza.

« Dobbiamo comprare un regalo, tra una settimana è il suo compleanno! » Sembrava una bambina, come quando un monile ne aveva alterato l’età regredendola allo stadio d’infante. « Te lo ri… cor… di… ».

Stella cadde finalmente tra le braccia di Morfeo, risparmiando alla fata il dolore di rispondere.

Tecna accarezzò i capelli posati sul guanciale che circondavano il volto cinereo dell’amica come una corona, facendo scorrere le dita in mezzo a quei fili dorati, sciogliendo con delicatezza i nodi che incontrava come una mamma farebbe con la figlia; era così che ormai la zenitha vedeva Stella: come una bambina bisognosa di rassicurazioni.

La sua mente era troppo instabile, prima o poi sarebbe collassata se non avessero fatto qualcosa, e lei si sentiva così dannatamente impotente. Odiava non poterla aiutare, odiava non poter aiutare nessuno che fosse vittima di quella situazione priva di logica.

Logica.

Era ciò a cui Tecna di aggrappava sempre nei momenti difficili, la sua fredda razionalità, e ora anche quella si sgretolava lentamente come la roccia aggredita dalle correnti marine che, beffarde dei suoi sforzi di rimanere salda, la distruggevano dalle fondamenta.

“Maledizione,” imprecò tra sé e sé la fata, alzandosi bruscamente dal letto facendo mugugnare nel sonno Stella, che si rigirò attorcigliandosi nella coperta e dandole le spalle.

La zenitha posò la mano sulla superficie rovente del vetro della finestra, riscaldata dai cocenti raggi di sole che illuminavano l’intera Dimensione Magica.

« Dove sei?»  chiese al nulla in tono basso, permettendo ad un’unica lacrima di rigarle il volto. « Dove sei? ».





Angolino dell’Illusionista

Ehm… Salve, prima di tutto. Sono nuova di EFP e questa è la prima fanfiction che scrivo, quindi sentitevi tutti liberi di bacchettarmi a dovere.

Questa storia di svolge dopo la quinta stagione e non pensò sarà troppo allegra, come questo prologo potrebbe avervi fatto intendere. In teoria ad un prologo dovrebbero seguire dei capitoli, quindi se vi interessa cercherò di scriverli. Fatemi sapere che ne pensate, magari con una recensione.

Penso di aver finito.


Miss_Darcy


  
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