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Autore: pickingupwords    19/02/2014    2 recensioni
Lily Evans aveva sempre odiato James Potter.
Remus Lupin aveva sempre mentito.
Sirius Black si era promesso che non si sarebbe mai innamorato.
Mary MacDonald era sempre stata invisibile.
Amelia Williams si era sempre nascosta.
Nina Clarks non aveva mai avuto paura.
"Se fossimo soltanto io e te a cercare di trovare la luce?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Tutti.





Erano le undici meno un quarto del primo settembre 1977 e il binario 9 e ¾ era affollato più che mai: ogni ragazzo salutava i propri parenti, gli amici ritrovati dopo tre mesi di forzata lontananza e di lettere scritte ogni settimana; quelli che avrebbero dovuto affrontare il primo anno salutavano i genitori continuando a sentire e risentire le stesse raccomandazioni fino allo sfinimento; i ragazzi più grandi, invece, sorridevano contenti di tornare in quella che loro chiamavano, ormai, ‘casa’: Hogwarts, era, difatti, non solo una scuola, ma una vera e propria casa, un rifugio dove non ci si poteva non sentire al sicuro. I ragazzi dell’ultimo anno, al contrario, erano elettrizzati e malinconici, timorosi degli esami finali, ma speranzosi in quell’ultimo, meraviglioso anno che quella stupenda scuola aveva in serbo per loro.
Piano a piano, tutti salirono sul treno e si riversarono negli scompartimenti, salutando con la mano i genitori ancora una volta, che continuarono ad urlare raccomandazioni all’aria.
Appena partirono, iniziò a farsi spazio un chiacchiericcio generale: aspettative e timori per l’anno che li aspettava, speranze nel trovare finalmente il mago giusto o la strega giusta, le future partite di Quidditch e le risate che ormai iniziavano a farsi spazio in quel giorno ancora soleggiato di settembre.
L’allegria generale era palpabile nell’aria, la felicità di tornare ad Hogwarts e di passare tutto il tempo possibile con i propri amici non lasciandosi perdere nessuna opportunità.
Ecco, appunto, l’allegria era dappertutto tranne che in uno scompartimento: Lily Evans, era, difatti, alle prese con uno dei suoi sproloqui su quanto fosse odioso James Potter, oltre che per le solite cose, anche perché l’aveva abbracciata appena l’aveva scorta fra la folla, facendola imbarazzare e non poco, dato che i suoi genitori erano presenti e stavano salutando la figlia; era diventata più rossa dei suoi capelli e l’aveva guardato in cagnesco, cosicché lui le aveva sorriso appena per poi filarsela a gambe, con il rischio di prendere una frattura da parte di una (leggermente alterata) Lily.
Alice osservava l’amica e resisteva dal darsi la valigia sulla testa ripetutamente, ma rifletteva allo stesso tempo sul fatto che forse sarebbe stato meglio darla in testa a Lily, così almeno non sarebbe più stata costretta a sentire le sue noiose lamentele; Mary non le prestava nemmeno attenzione, ormai abituata alle solite parole che l’amica riservava per James; Emmeline l’ascoltava comprensiva e faceva cenni d’assenso ad ogni sua affermazione. Fortunatamente, il tutto fu interrotto da una Amelia dai capelli più disordinati del solito, che entrò trafelata nello scompartimento delle amiche, facendo sospirare di sollievo Alice e Mary, che non avrebbero resistito più molto a lungo e facendo lasciare a metà l’ennesima maledizione che Lily stava rivolgendo al suo più grande nemico.
“Oh, grazie al cielo!” fu l’esordio di Alice, la quale si beccò un’occhiataccia da Lily, ma non vi fece troppo caso e andò ad abbracciare Amelia, per poi osservarla più attentamente da vicino. “Tesoro” iniziò infatti, le ciglia inarcate. “Ma come ti sei conciata?” chiese osservando i suoi capelli che erano ormai un disastro.
La ragazza scosse la testa sconsolata e salutò le altre amiche con uno dei suoi migliori sorrisi. “Ho corso, Alice cara” rispose poi sedendosi.
“Immaginavo” disse Mary, si scostò i capelli neri ricci e folti. “Non ti ho vista al binario in orario”
Amelia scosse la testa. “Esatto, non ero lì” disse in un sospiro confermando le parole dell’amica.
“Che è successo?” le chiese la dolce voce di Emmeline.
“Oh, James” scosse una mano noncurante l’altra, come se quell’affermazione potesse spiegare tutto e Lily si corrucciò in viso.
“A questo proposito, sai che cos-…” iniziò a dire, ma fu interrotta dalle lamentele delle amiche, che la costrinsero a zittirsi, sfinite da quel precedente quarto d’ora; Lily allora si sedette portandosi le braccia al petto, fingendosi profondamente offesa.
Amelia le guardò interrogativa, ma non osò dir nulla per paura di scatenare una qualche ira sconosciuta. “Comunque” riprese sicura alla fine, anche se piuttosto stupita da tutto quel trambusto. “Io e Sirius dovevamo fargli uno scherzo, niente di che, ci ha pure scoperti, quel ragazzo è davvero intelligente in materia: ha occhi ovunque; è lui il motivo del mio ritardo, mi ha tenuta per tutto il tempo in ostaggio contro il suo –e mio- migliore amico, scagliando finte e ridicole minacce all’aria, tanto che Sirius non era per nulla preoccupato per me, anzi, se la rideva beatamente, quel bastardo” sospirò sconfitta.
Alice ed Emmeline alzarono gli occhi al cielo, ormai le malandrinate di Amelia in compagnia di Sirius erano cosa risaputa; avevano iniziato al secondo anno e nulla era più riuscito a fermarli, erano come fratello e sorella, provavano un grande affetto l’uno per l’altra, ma questo non era mai sfociato in qualcosa di più: non erano mai riusciti a spiegarsi come, ma non si sarebbero mai visti come qualcosa di più di semplici amici –e questo gli altri lo sapevano bene-, nonostante il loro forte legame; un legame che si era consolidato nel tempo e che nulla avrebbe mai potuto scalfire, Sirius teneva moltissimo ad Amelia, era stata l’unica ragazza a cui aveva dato il permesso di libero accesso ai suoi fantasmi, perché sentiva che lei era diversa e che non l’avrebbe mai e poi mai tradito, per lui era un malandrino del sesso opposto, una del suo gruppo. Era naturale, per Sirius, che lei sapesse, che lei lo conoscesse, non sapeva spiegarsi come mai, data la sua infinita diffidenza verso chiunque non si chiamasse Remus o Peter o, in particolare, James, ma qualcosa l’aveva spronato a confidarsi, ad essere se stesso, a liberarsi di tutti i suoi scheletri nell’armadio con lei; lui aveva sentito sin dal primo momento che era una persona di cui fidarsi. E anche se i suoi modi a volte troppo istintivi di reagire lo spiazzavano, non riusciva a non pensare che senza di lei non sarebbe stato al punto in cui si trovava in quel momento, perché le doveva molto, senza di lei e senza James non avrebbe sicuramente superato tutto quello che gli era successo. Le era così tanto legato che l’aveva presentata a tutti gli altri con grande orgoglio e quelli, anche se stupiti, non avevano esitato a conoscerla e a diventarle, inaspettatamente, amici in modo tempestoso.
“Se ci fossimo state noi ti avremmo difeso a dovere” ridacchiò Mary scuotendo la testa.
“Oh, ne sono sicura” rise a sua volta lei.
Amelia aveva conosciuto Lily, Alice, Mary ed Emmeline grazie a James al terzo anno e gliene era assolutamente grata, visto che in loro aveva trovato molto più che delle semplici amiche, ma delle confidenti, delle sorelle, delle persone che ci sarebbero state sempre e comunque, in qualunque caso; nonostante l’affetto che queste provavano a vicenda fosse consolidato da più tempo, non avevano vacillato di fronte all’idea di una nuova amicizia: era successo un giorno di Novembre, James stava facendo i suoi soliti sproloqui ad una parecchio seccata Lily e Amelia, a vederla in quelle condizioni di assoluta impotenza, aveva deciso di aiutarla a toglierlo di mezzo, portandolo con una scusa in Dormitorio e quando Lily la rivide in Sala Comune la ringraziò infinitamente ed iniziarono a parlare spontaneamente, di tutto e di nulla, aveva trovato una migliore amica in Lily, qualcuno che la faceva sentire al sicuro sempre e comunque; era iniziata così la loro amicizia, con un salvataggio. “A questo proposito…” continuò Amelia, che sembrava la più loquace in quella soleggiata mattinata del primo giorno. “Ho detto a James di fare un giro di qui, se vuole”
Lily a quelle parole si catapultò su di lei. “Tu hai fatto cosa?” le puntò un dito contro.
La ragazza restò pietrificata dalla reazione a dir poco esagerata dell’amica e non riuscì a proferir parola.
“Lily, tesoro, calmati” la esortò Alice.
“Io? Calmarmi?” la sua voce era uno strillo. “Devo per caso ricordarti che mi ha appena fatto fare una figura orribile di fronte ai miei genitori?”
“Oh, Evans, mi piaci quando ti arrabbi” la voce sarcastica di James giunse forte e chiara alle sue orecchie, tanto che lei dovette trattenersi dallo scagliargli contro una maledizione senza perdono, si girò verso di lui con una lentezza agonizzante.
“Sono venuto qui, mia Evans” annunciò. “In compagnia dei miei compari” e fece un cenno agli amici. “Per prenderti con me e portarti nello scompartimento dei Prefetti, oh dolce e soave Evans, dato che, a meno che la memoria non m’inganni, dobbiamo filarcela e andare subito altrimenti la McGranitt ci ammazza tutti e due in un colpo solo” concluse, un tono leggermente spaventato all’idea delle malefiche potenzialità della professoressa di Trasfigurazione.
Lily si portò una mano sulla fronte con veemenza. “Come ho fatto a dimenticarmene!” quasi urlò, profondamente delusa da se stessa e corse a mettersi la divisa; tutti scoppiarono a ridere, divertiti dalla sua reazione.
“Mia dolce meraviglia che cerca di uccidermi di prima mattina!” esordì poi James rivolto ad Amelia, solito alle esagerazioni, per poi schioccarle un sonoro bacio sulla guancia, al che, lei rise. Il ragazzo salutò le altre con altrettanta enfasi, mentre Sirius si avvicinava furtivo verso Amelia.
“Sei sempre meno brava con gli scherzi, Williams, stai perdendo colpi, mi sa che è meglio se lasciamo da parte la nostra alleanza per un po’” le sussurrò all’orecchio riferendosi allo scherzo che avevano teso a James quella mattina, senza però portarlo a termine.
Lei roteò gli occhi per poi tornare a fissarlo con le sopracciglia inarcate. “E’ una minaccia, Black? Perché con me non attacca”
Lui rise di cuore e l’abbracciò. “Non potrei mai minacciarti, bambolina, lo sai” disse scompigliandole i capelli.
“Sirius, ti prego, vuoi lasciarla stare?” intervenne a quel punto Remus mentre Lily tornava di tutta fretta, riuscendo però a dare un bacio di saluto sulla guancia a quest’ultimo, suo grande amico da sempre e prendendo James per un braccio trascinandolo con sé, mentre lui esclamava un: “Evans, so che non riesci a resistermi, ma vacci piano!” causando le risate di tutti.
“Cos’è? Sei geloso, Lunastorta?” alzò un sopracciglio Sirius dopo essersi ripreso dalle risate causate da James, rivolto all’amico, stringendo –se possibile- ancora di più la presa su Amelia.
“Veramente sono preoccupato per la sua incolumità” rispose l’altro a tono, inarcando a sua volta un sopracciglio. “Amelia, stai bene?” chiese poi rivoltò alla ragazza, che annuì con un sorriso.
“Alla grande, John” e alzò un pollice rassicurante.
“Ora però lasciala, Sirius, voglio abbracciarla anche io” annunciò Remus portandosi le braccia al petto.
“Non se ne parla” ribatté l’altro protettivo.
Il ragazzo si fece scioccato e spalancò le braccia. “Cosa?” domandò scandalizzato.
“Sirius, mi stai soffocando” riuscì a dire Amelia a mezza voce, facendolo ridere.
“La prendo come un’offesa personale, Amy, sappilo” l’avvertì allontanandosi, mentre Remus la raggiungeva, finalmente, con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Ciao, Amelia” la strinse a sé delicatamente e lei sentì il cuore accelerare e il pavimento crollarle sotto i piedi; era l’unico che la chiamasse per intero: Amelia, mentre lei aveva preso l’abitudine di chiamarlo con il suo secondo nome: John.
“Ehi” riuscì a dire, pur essendo senza fiato, sciogliendo l’abbraccio. “Come va?”
Lui fece spallucce, tenendo le mani appoggiate sui suoi fianchi sorridendole e lei non poté che ricambiare. “Sto bene e tu?”
Mai stata meglio, avrebbe voluto rispondergli. “Alla grande” annuì come a confermare la sua risposta e lui le sorrise ancora per poi andare a salutare le altre, lasciandola con il respiro mozzato.
La sua cotta per Remus John Lupin andava avanti da –più a meno- il primo giorno in cui l’aveva incontrato: aveva amato il suo modo di sorridere e la sua gentilezza, il suo modo di scompigliarsi i capelli e di gesticolare; ciononostante, lui non sembrava per nulla dello stesso avviso, l’aveva sempre vista solo ed esclusivamente come un’amica fidata, su cui poter contare, anche se le nascondeva il suo più grande segreto. Era così terrorizzato all’idea di perderla svelandoglielo, che lasciava perdere e si concentrava solo ed esclusivamente su di lei, lasciando che le risate che facevano insieme gli facessero dimenticare ogni pensiero tabù, lasciandosi coinvolgere dall’innata capacità di Amelia di farlo sentire sempre a proprio agio, adeguato a tutto, gli faceva dimenticare quello che davvero era: un mostro.
Qualcuno aveva assistito alla scena avvenuta tra Remus e Amelia, con il viso corrucciato. Mary, difatti, aveva osservato attentamente il modo in cui le mani del ragazzo si posavano leggere e senza pretese sui fianchi di lei, come le sorrideva e come l’abbracciava: con lei non l’aveva mai fatto; era così concentrata sui  suoi pensieri che non si accorse nemmeno che proprio il ragazzo in questione le rivolse un saluto, molto più distaccato di quello rivolto ad Amelia. Le sorrise appena e lei ricambiò, ma lui le sfuggì subito via richiamato dall’entrata in scena di Frank Paciock e della furiosa corsa di Alice verso il suo amato.
“Oddio” disse in una smorfia disgustata Sirius.
“Già” confermò con la stessa espressione Amelia.
“Sono adorabili” commentò invece Emmeline, da sempre la ragazza più dolce del gruppo.
“Sono d’accordo” l’assecondò Remus, che si beccò occhiate di sbieco da parte di Sirius ed Amelia, che inclinarono il capo nello stesso momento per poterlo vedere meglio e trasmettergli tutta loro disapprovazione; Remus rise a causa delle simbiosi che caratterizzava i due amici.
Mary, che gli era vicino, lo osservò ammirata: adorava il modo in cui rideva.
“Siete solo invidiosi!” esclamò Alice rivolta agli altri, lanciandoli sguardi velenosi.
“Mai stata più gelosa di così in vita mia” disse con palese sarcasmo e una smorfia sul viso Amelia, che, pur essendo una ragazza ed amando l’amore come solo ogni ragazza sa fare, era sempre stata particolarmente riservata, forse era per quello che aveva legato molto a Sirius: erano davvero simili da quel punto di vista; e quest’ultimo annuì alla sua affermazione, convinto.
“Nemmeno io, piccola Alice. Frank è tutto tuo” e diede qualche pacca sulle spalle all’amico.
“Ah, vorrei ben vedere” ribatté l’altra imperterrita, lanciandogli di tanto in tanto qualche occhiataccia.
Finalmente si sedettero, Alice in braccio a Frank, al suo fianco Peter e Mary seduta affianco a quest’ultimo, di fronte a lei c’era Remus, non adagiato però sui sedili, dato che aveva ceduto il suo, da buon galantuomo, ad Emmeline, rimasta precedentemente senza posto a sedere, vicino a lei un Sirius palesemente soddisfatto di avere le gambe di Amelia stese sulle sue, la quale era sdraiata e occupava due sedili, in ordine: il suo e, appunto, quello del ragazzo.
Iniziarono a parlare e ridere fra di loro, ma quando la pace a l’equilibro sembravano essere ormai giunti nello scompartimento, la porta si aprì con uno scatto e una ragazza dalla pelle pallidissima con lunghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo, le labbra grandi rosee e gli occhi azzurro chiaro li lanciò un’occhiata annoiata, che loro ricambiarono con sguardi interrogativi.
“Tutto regolare?” chiese alla fine questa con un’aria da funerale.
“Scusa?” domandò Emmeline, gentilmente.
La ragazza si indicò la spilla da Prefetto con la bacchetta, “Nina Clarks, Prefetto dei Corvonero insieme ad un altro ragazzo di poca importanza” si annunciò sventolando una mano a mezz’aria e, dopo aver accertato che fosse tutto a posto, sotto gli sguardi abbastanza sconvolti degli altri, fece per andarsene e lasciare finalmente quell’incarico noiosissimo, quando una chioma di capelli rossi la bloccò.
“Nina!” esclamò Lily avventandosi su di lei per abbracciarla, sotto gli sguardi sempre più stupiti degli amici.
“Lily, finalmente, dov’eri?” chiese lei con la stessa enfasi l’altra, colta di sorpresa. “Pensavo avessi detto addio alla scuola e ti fossi lasciata andare ad uno spasso sfrenato di letto per procreare parecchie mini copie di te insieme a Potter”  ammise suscitando l’ilarità di Sirius, che non seppe contenersi e scoppiò in una risata a dir poco esagerata, mentre Remus e Amelia, seppur divertiti, seppero darsi un contegno e cercarono di calmare il ragazzo che ormai aveva perso il controllo.
Nina non aveva buttato la sua affermazione a caso, perché, oltre che gran sostenitrice della coppia James e Lily, non li aveva visti nello scompartimento dei Prefetti, erano gli unici a mancare e, facendo due più due, aveva applicato il suo ingegno arrivando, però, alla conclusione sbagliata.
Lily le lanciò un’occhiata mentre James le raggiungeva ignaro e tranquillo. “Nina” salutò con il suo solito grande sorriso. “Come andiamo?”
“Oh, benissimo” rispose lei guardandolo allegra. “E’ Lily che è un po’ scossa, qui” e lanciò un cenno malizioso all’amica.
“Eravamo solo in ritardo, Nina!” protestò quella esasperata.
“Chissà perché...” aggiunse la ragazza sempre con un tono carico di malizia; James si guardava attorno assolutamente sperduto, senza sapere come comportarsi in quella situazione che, a quanto pareva, era parecchio scomoda e sempre più convinto di essersi perso qualche pezzo fondamentale della conversazione.
“Ehi, Nina” qualcuno la chiamò da dietro, qualcuno che lei riconobbe immediatamente con Danny Simons, l’altro Prefetto della sua Casa.
“Danny” fece un sorriso forzato lei, girandosi.
“Ti stavo cercando”
“Io no” disse lei fra i denti, facendosi udire solo da Lily, che trattenne una risata. “Davvero?” chiese poi rivolgendosi al ragazzo fingendosi sorpresa.
“Certo, sto andando nel nostro scompartimento e ho pensato che…”
“Hai pensato male” lo interruppe Lily, cingendo Nina per le spalle. “Lei si ferma qui con noi, nulla di personale, dobbiamo fare qualche chiacchera” e sfoderò uno dei suoi più falsi sorrisi.
“Oh, capisco” disse Danny mostrandosi particolarmente confuso. “Beh, allora… Ci vediamo” sorrise appena e si allontanò, seguito da un: “A presto” di Nina, che appena lo vide ormai distante, tirò un sospiro di sollievo.
“Grazie, Rossa” le disse portandosi una mano sul cuore. “Non dimenticherò mai questo prezioso gesto che hai fatto per me, mai” si finse commossa e Lily stette al gioco, rincuorandola con un dolce sorriso pieno di pietà. “Per te tutto, amica, quello non si può proprio vedere” e l’abbracciò, per poi scoppiare a ridere seguita a ruota dall’altra.
Nel frattempo, i ragazzi nello scompartimento e James, avevano assistito al tutto come se stessero guardando uno di quei film babbani, non perdendosi nemmeno una battuta, parecchio interessati all’evolversi delle vicende. Tanto che Nina quando entrò nello scompartimento, si era quasi dimenticata della loro presenza e li guardò come se non li avesse mai visti in vita sua.
“Ragazzi, lei è Nina” la presentò Lily agli altri e le disse i nomi di tutti, rendendoli partecipi di come si fossero conosciute per caso, l’anno prima, in biblioteca, perché a tutte e due serviva lo stesso libro, di come avevano iniziato a parlare e di come fossero diventate amiche, di come gliene aveva parlato così poco perché non ce n’era mai stata occasione e di come avevano accolto con grande entusiasmo l’annuncio che lei sarebbe diventata Prefetto, entusiasmo che, purtroppo, si era spento per Nina quando aveva scoperto il suo socio: Danny, appunto. Ragazzo profondamente noioso e che le faceva la corte dal secondo anno, senza mai arrendersi, una specie di James Potter Corvonero, tanto che Lily si sentiva presa in causa quando accadevano episodi di tentato abbordaggio, perché era consapevole di come l’amica si sentisse.
Nina fermò lo sguardo in particolare su Sirius, i suoi occhi grigi l’attiravano come una calamita. “Piacere” disse infine rivolta a tutti, dopo che Lily ebbe finito le presentazioni.
“Un posto per noi lo trovate o cosa?” domandò quest’ultima imbronciata.
Amelia si diresse subito in braccio a Sirius, senza esitazioni. “Qui è libero” annunciò poi indicando il sedile su cui era sdraiata precedentemente.
“Ma è perfetto, Evans!” disse entusiasta James. “Siediti sulle mie gambe, starai comodissima, assicuro” alzò le mani all’altezza della testa.
Lei per tutta risposta fece una smorfia per poi rivolgersi all’amica. “Mi siedo in braccio a te” le disse e lei annuì, convinta, per poi prendere posto seguita da Lily.
“E io?” domandò con un finto tono risentito James.
“Per terra, Ramoso, c’è molto posto vicino al mitico Lupin” gli fece un cenno Sirius che lui ricambiò una smorfia e si sedette di fronte a Remus, notando qualcosa a cui nel corso della mattinata non aveva fatto caso: una cicatrice si estendeva sulla sua guancia, lo guardò di sottecchi e poi rivolse uno sguardo preoccupato a Sirius che ricambiò; erano sempre stati vicini al loro amico, ma il fatto di sapere che in estate avrebbe dovuto cavarsela da solo, li faceva andare in bestia. Volevano bene a Remus, era come un fratello, e vederlo ridotto in quello stato era la cosa peggiore che potessero vedere. Portava ancora qualche segno dell’ultima luna anche nei movimenti: erano estremamente deboli.
Amelia notò quell’inaspettata tensione e si rese conto anche lei della cicatrice del ragazzo, a cui prima non aveva fatto caso, probabilmente perché era spesso abituata a vederlo con qualche graffio sul viso: era maldestro, lo sapeva, gli capitava di cadere o scivolare e procurarsi qualche botta, lo conosceva, sapeva che era per quello; ma lo sguardo che Sirius e James si erano scambiati era carico di preoccupazione e lei lo captò senza comprenderne appieno il significato.
Il ragazzo intercettò gli sguardi indagatori degli amici e li rassicurò con un cenno del capo, farli preoccupare il primo giorno di scuola non era esattamente quello che aveva pensato di fare; Mary, nel frattempo osservava Remus, senza nemmeno essersi accorta del taglio sulla guancia e lanciava occhiate di sbieco ad una Amelia intenta nella sua stessa attività, ma ancora per poco, perché quest’ultima fu scossa da un colpo di tosse di Sirius, che la fece sobbalzare, lasciando a Mary l’esclusiva su Remus, con un sorriso soddisfatto.
Sirius, d’altro canto, non aveva tossito per caso, ma appunto per riscuotere l’amica da quello stato di trance.
“Tutto bene?” le sussurrò all’orecchio.
Lei annuì distrattamente, per poi incastrare gli occhi ai suoi e lanciandogli un sorriso rassicurante.
Sirius sapeva della cotta -che ormai non sembrava più una vera e propria cotta, ma, bensì, qualcosa di più- della sua migliore amica: gliel’aveva confidato, com’era naturale che fosse.
Nello stesso momento Nina era stata parecchio attenta agli atteggiamenti delle persone in quello scompartimento: lo faceva sempre, tenere sotto controllo la situazione. Era un’osservatrice, lo era sempre stata: captava ogni piccolo movimento e ogni sguardo, rendendosi pienamente conto della situazione senza chiedere e capiva i comportamenti delle persone grazie ad una parola, ad un gesto. Quando finì in Corvonero non si stupì per nulla, non aveva mai sperato in un’altra Casa, sapeva che quella sarebbe stata quella giusta. Aveva visto come James aveva passato gli ultimi minuti ad osservare Lily interrottamente senza curarsi del resto del mondo, completamente rapito dalla ragazza; aveva visto come Mary osservava Remus e lo osservava come un obbiettivo da raggiungere, ammaliata dalla sua bellezza; aveva fatto caso a come, invece, lo guardava Amelia: come se fosse la ragione di ogni suo sorriso. Aveva notato come Remus, invece, evitava accuratamente lo sguardo di chiunque e come Sirius teneva Amelia stretta a sé, come se fosse la sua isola in mezzo ad un oceano infinito, come se senza di lei sarebbe stato perso; stette attenta a come Lily parlava senza mai fermarsi per non pensare e come Alice e Frank si estraniassero dal mondo circostante; aveva visto come Peter stesse in disparte per non attirare l’attenzione: troppo timido anche solo per farsi sentire respirare.
E notò che c’erano un sacco di problemi irrisolti e che nessuno si preoccupava di sistemarli, di disfare i nodi che ormai erano lì da troppo tempo; e capì che prima o poi la bomba sarebbe scoppiata: era inevitabile.
E si ritrovò a pensare che non avrebbe voluto trovarsi coinvolta quando sarebbe successo.
 
***
 
“Se avessi mangiato ancora saresti esploso”
“Ah, piantala, Sirius Black non esplode mai”
“…purtroppo”
“Ehi, attento a come parli, Ramoso”
“Per una volta vorrei davvero vederti senza più aver le forze di mangiare”
“Questo non succederà mai, egregio Lupin e sai perché?”
“Perché, di grazia?”
“Perché amo il cibo più di qualunque cosa”
“Più della tua chitarra babbana?”
“No, quella non si supera” disse Sirius mettendo fine alla discussione e stendendosi sul letto del Dormitorio con eleganza. “Ah, finalmente a casa” sospirò in un sorriso.
Restarono in camera ancora per un bel po’ di tempo, facendo di tutto per far arrabbiare Remus e cercando l’approvazione di Frank, il quale dopo poco tempo,  era filato via da Alice, ‘per stare un po’ insieme dopo tutti quei mesi senza essersi visti’.
“Abbiamo un Frank in astinenza, qui” commentò malizioso Sirius e quello gli lanciò un’occhiataccia, mentre Remus gli scaraventò un cuscino contro.
“Guarda che non tutti prendono le relazioni in quel modo, Felpato” lo ammonì, mentre quello si metteva seduto e gli rilanciava il cuscino, che l’altro schivò senza troppi problemi, al che, Sirius fece una smorfia.
“Abbiamo quasi diciotto anni, suvvia, Frank, è inutile che menti sulla tua castità” proseguì James dando man forte all’amico, che annuì convinto.
Remus, a quelle parole, roteò gli occhi in un gesto così esasperato che gli amici pensarono potessero uscirgli dalle orbite; Frank continuò comunque ad ignorarli e dopo essere andato in bagno a darsi una sistemata, uscì con un sorriso allegro sulle labbra, salutò e non si fece più vedere per il resto della serata.
I Malandrini, restati soli, si raccontarono le vicende estive, evitando accuratamente l’argomento ‘lupo mannaro’ e scherzarono fino a mezzanotte, facendo baldoria e ridendo come solo loro insieme sapevano fare.
Erano una famiglia, una vera famiglia; si erano trovati quando rischiavano di perdersi e si erano aiutati a vicenda, avevano dato il maggiore supporto a Remus e tutti i possibili consigli a Sirius; si erano salvati a vicenda senza nemmeno rendersene conto. C’erano sempre stati l’uno per l’altro e nessuno mentiva a nessuno, non c’erano segreti, fra i Malandrini; erano quattro, ma era come se fossero una cosa sola.
Giunta mezza notte i compari si alzarono prendendo la Mappa e uscirono dai Dormitori furtivi, evitando accuratamente di farsi scoprire, ma ognuno era dove doveva essere, dopo essere andati nelle cucine a far scorta di cibo, uscirono in cortile, avvolti ognuno da una coperta e si stesero sul prato, a guardare le stelle.
Era un rituale che andava avanti dal primo giorno del secondo anno, si riunivano la prima notte del primo settembre, anche in silenzio e pensavano, stando insieme. Non sapevano come o perché avevano iniziato questa tradizione, ma li piaceva e si sentivano completi, uno vicino all’altro, anche in silenzio, con per unico suono di sottofondo i loro respiri.
Per un po’ di tempo, nessuno parlò, ma ognuno restò con i propri pensieri.
In particolare, quelli di Sirius, si concentrarono su Nina: l’aveva osservata nello scompartimento, era molto bella e intelligente, non aveva parlato molto, ma i suoi occhi avevano detto abbastanza. Lo incuriosiva il mistero, specialmente in una ragazza, l’aveva sempre fatto.
James si concentrò sul viso di Lily e sorrise spontaneamente, solo immaginarsi i suoi occhi, lo faceva star bene. Aveva iniziato a provare qualcosa di più di una semplice cotta per lei, se n’era accorto l’ultimo giorno di scuola dell’anno passato: vederla andare a casa dopo il viaggio di ritorno in treno, gli aveva stretto lo stomaco in una morsa così dolorosa, che aveva paura che quel dolore potesse mangiarlo vivo; il fatto di non vederla per tre mesi lo tormentava, il non sapere come stesse, l’idea che avesse trovato qualcun altro… Lo rendeva debole, ma incredibilmente forte allo stesso tempo e Sirius lo sapeva, Sirius sapeva sempre tutto, e gli aveva detto: ‘Amico, ti sei fottuto il cervello per quella Rossa, ah, ma io lo sapevo che sarebbe successo’ e James non aveva potuto che dargli ragione. Non si era mai sentito così al salutarla, mai, non aveva mai sentito quel dolore, non aveva mai provato nulla di simile. E il pensarla tutta l’estate non aveva fatto altro che alimentare l’idea che la sua non fosse più una semplice cotta.
Remus, invece, preferiva non pensare troppo, ma si sentiva felice: felice degli amici che aveva, felice di essere lì, con loro, a guardare le stelle e sorridere senza un perché e avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre; avrebbe voluto tanto smettere di aver paura di guardare il cielo a causa della sua maledizione, avrebbe voluto dirlo a Amelia, ma non ne aveva il coraggio: aveva troppa paura di perderla, nonostante la conoscesse, nonostante sapesse che lei non aveva pregiudizi, la sua era pur sempre una maledizione e una di quelle terribili. Si voltò verso Sirius e pensò a come il suo amico si era aperto con lei, facendola catapultare nella sua vita senza esitazioni. E allora, perché, se Sirius, così scettico, così riservato e così diffidente c’era riuscito, perché lui, Remus, socievole, gentile, fiducioso, non ce l’aveva mai fatta? Sospirò, stanco e chiuse gli occhi inalando più aria fresca possibile, respirando a fondo e sentendosi, finalmente, al posto giusto.
Al contempo, i Malandrini non erano gli unici ad essere fuggiti dai Dormitori, perché delle ragazze si aggiravano furtive verso il Lago Nero, cercando di non farsi scoprire e voltandosi preoccupate ad ogni minimo rumore.
“Forse dovremmo tornare indietro…” disse Emmeline con una voce flebile.
“No” rispose secca Lily, tenendo la bacchetta sguainata. “Abbiamo detto che l’avremmo fatto e lo faremo”
“No, senti, io me ne vado” sbuffò Mary facendo dietrofront ma venendo bloccata da Amelia, che la guardò accigliata.
“Ferma dove sei MacDonald” la rimbeccò.
“Qui se ci beccano ci espellono senza nemmeno pensarci!” esclamò a quel punto una stanca Emmeline.
“Abbassa la voce” la rimproverò in un sussurro Amelia stretta nel suo mantello. “Certo che voi e lo spirito malandrino non andate pur nulla d’accordo…” aggiunse poi, decisamente scocciata e annoiata.
“Parla per loro” fece in una smorfia Lily, toccata personalmente da quell’affermazione, visto che stava cercando di fare del suo meglio per arrivare a destinazione senza arrendersi, anche se era un po’ timorosa.
“Solo perché sei amica di quel pallone gonfiato” sbuffò alzando gli occhi al cielo Mary e Amelia non esitò ad aggredirla.
“Non parlare così di Sirius” inveì a bassa voce, puntandole un dito contro; prendeva molto sul serio i pettegolezzi e le battute sarcastiche su di lui, era come suo fratello e lei lo conosceva, sapeva perché era così, perché si comportava in quel modo e le persone che parlavano senza conoscere la facevano arrabbiare e non poco. Loro non sapevano quanto dolore si celasse dietro quegli occhi di ghiaccio, non sapevano quanti litigi, quante urla, quanti pianti si portava dietro; non sapevano che la spavalderia di Sirius fosse solo uno scudo per difendersi dalle delusioni.
“Okay, okay” sospirò Mary alzando le mani a mo’ di difesa, per poi osservarla quando si fu girata. Cosa trovava Remus che non trovava in lei? Cosa aveva di più Amelia Williams di Mary MacDonald? Era più carina, probabilmente. O forse no? Era più interessante? Perché aveva notato come si guardavano, quei due, e si guardavano come se fossero uno l’ancora dell’altra e probabilmente non se ne rendevano nemmeno conto; quello sguardo le faceva male, le lacerava il petto. Perché sapeva, in cuor suo, che Remus non l’avrebbe mai guardata così.
La linea dei suoi pensieri fu interrotta da un gridolino entusiasta di Lily. “Ci siamo, finalmente” disse e le amiche poterono percepire un sorrisetto farsi spazio sul suo viso.
“Non ricordavo che questo maledetto lago fosse così lontano” sbuffò Amelia togliendosi il mantello.
“Ma voi volete farlo davvero?” domandò scettica Emmeline, tenendosi stretta ai vestiti, seguita a ruota da uno sguardo sinceramente curioso che Mary puntò sulle altre due.
Lily e Amelia inarcarono le sopracciglia simultaneamente. “Sì” risposero in coro dopo essersi tolte la gonna e le scarpe.
Emmeline e Mary si lanciarono un’occhiata, non osando togliersi i vestiti, mentre le due erano rimaste ormai in biancheria intima.
“Okay, se non volete, problemi vostri. Io e Lily ci tuffiamo, giusto?” sorrise Amelia all’amica, tendendole una mano che l’altra afferrò saldamente dopo qualche secondo di esitazione.
“Giusto” confermò.
“Ragazze, vi prego…” cominciò Emmeline, ma fu interrotta dal rumore del tuffo delle amiche, si precipitò in riva al lago preoccupata e quando quelle riemersero, non ci pensarono due volte e la trascinarono giù con loro. Quando questa risalì, boccheggiò per qualche secondo, per poi iniziare quasi ad urlare. “I miei vestiti, maledette!” e buttò sott’acqua Amelia, che appena fu riemersa scoppiò a ridere, vedendo l’amica con i capelli attaccati al viso e la faccia infuriata, Lily fece lo stesso, dovendosi aggrappare ad Amelia per non affondare.
“Sei bellissima, Em!” disse fra le risate Amelia, mentre Mary aveva ormai deciso che non ci sarebbe stato nulla da fare se non assecondare quelle due pazze, così iniziò a spogliarsi, evitando il rischio di bagnare tutti i vestiti anche lei e si tuffò, facendo spaventare le altre.
Giocarono e si sentirono piccole anche se erano grandi, risero così tanto che pensarono di non farcela più e anche se qualcuna di loro ogni tanto si preoccupava per le creature acquatiche che stavano disturbando con tutto quel baccano, continuarono a divertirsi e lasciare le preoccupazioni alle spalle.
Era l’ultimo anno.
Era l’ultima volta.
Erano le ultime occasioni.
E avevano voluto festeggiarlo così: con una pazzia.
Dato che, avevano deciso, che di pazzie quell’anno ne avrebbero fatte tante, perché se lo meritavano, perché volevano divertirsi, perché non c’era motivo di fare marcia indietro, perché anche se quegli ultimi mesi le spaventavano a morte, volevano viverli al massimo.
Erano nel pieno delle risa, quando Emmeline le fece zittire. “C’è qualcuno” sussurrò.
“Cosa?” lanciò un gridolino Mary, preoccupata.
“Silenzio” disse secca Amelia e trasalì quando sentì che, sì, affettivamente delle voci stavano giungendo verso di loro. “Oh, mio dio” disse a mezza voce.
“Che facciamo?” chiese in preda al panico Lily e nessuno rispose. “Che facciamo?” chiese ancora, più isterica del solito.
“Sotto” disse poi Amelia, tranquilla.
“Sotto?” domandò Emmeline inarcando un sopracciglio.
“Sott’acqua, appena sono qui ci mettiamo sotto” spiegò.
“E se restano per tanto e poi soffochiamo?” chiese Mary preoccupata.
Amelia fece spallucce, ma non ebbe il tempo di ribattere, perché quelle persone erano a qualche passo da loro e tutte si guardarono ancora per un attimo, per poi immergersi in apnea.
“Vedi che non c’è nessuno?” esclamò Sirius annoiato e stanco dal viaggio a vuoto che l’amico l’aveva costretto a compiere.
“No, io ho sentito delle voci” continuò imperterrito James.
“Ramoso, l’alcool di prima ti ha fat-…” ma non finì la frase, perché notò dei vestiti a terra. “E quelli?” domandò facendo un cenno.
Remus, avvolto nella sua calda coperta, comminò come un pinguino verso gli indumenti. “Grifondoro” esordì poi dopo aver dato un’occhiata alle cravatte da più vicino illuminando la bacchetta.
“Grifondoro?” alzò un sopracciglio Peter.
Quello annuì. “E pure ragazze”
“Ragazze?” chiese Sirius come se si fosse svegliato dopo tanto tempo. “Nude? Qui? Grifondoro?”
James sbuffò. “Santo Godric, ti prego no” e lo zittì quando stava per ribattere.
“Chi potrebbero essere?” domandò Remus grattandosi appena il mento, come se stesse seguendo un caso particolarmente difficile, ma la risposta non tardò ad arrivare, dato che le ragazze in questione, riemersero tossicchiando.
“Vi prego di non espellerci” fu la prima cosa che disse Amelia non appena riacquistò la capacità di respirare ed intravide delle bacchette sguainate contro di lei.
“Amy?” Sirius abbassò subito la sua, lo sguardo curioso.
“Sirius?” chiese quest’ultima per accertarsi che fosse davvero l’amico.
Amy?
“Sirius?”
“James?”
“Eh?”
“Cosa?”
Sirius!” esclamò poi togliendosi i capelli dal viso e sentendo il respiro di sollievo che si sollevò fra le amiche.
“Ma che cosa diavolo state facendo?” chiese il ragazzo affrettandosi a raggiungere Amelia e facendola uscire dall’acqua. “Amy, per Merlino!” esclamò quando vide che non aveva i vestiti e l’avvolse senza indugi nella coperta. “Sei pazza?” chiese stringendola a sé protettivo.
“Sto bene” tossicchiò quella sentendo la risata di James farsi largo fra di loro, mentre Sirius gli lanciava un’occhiata in tralice.
“E voi?” chiese Remus che aveva distolto lo sguardo da Amelia un secondo dopo che questa era uscita dall’acqua, dato che era praticamente svestita, guardando le altre che erano rimaste nel lago.
“Sono tutte mezze nude a parte Em” spiegò Amelia, sempre strette fra le braccia dell’amico.
A James andò di traverso la saliva per l’imbarazzo e iniziò a tossire così forte che Peter dovette soccorrerlo con qualche pacca sulla schiena.
“Oh, ti prego, Potter, non dirmi che non hai mai visto una ragazza in mutande e reggiseno” disse con un velo di sarcasmo misto a disgusto Lily.
“Sì che ne ho viste, cara Evans, ma...” iniziò James con una voce un po’ roca.
“Ma non ci interessa” lo interruppe bruscamente Remus che lasciò la sua coperta per terra, per poi espropriare James e Peter della loro, poggiando anche quelle sul prato. “Voi adesso uscite” iniziò a spiegare. “E vi prendete una coperta, così potete scaldarvi” e quando vide che le ragazze stavano per replicare aggiunse: “Noi ci voltiamo”
“Parla per te” disse in un ghigno malizioso Sirius beccandosi una gomitata fra le costole da Amelia, dalla quale non si era ancora separato e non aveva intenzione di farlo, anche se gli stava bagnando completamente la camicia. La ragazza lo costrinse a voltarsi e fissarla negli occhi. “Guarda me, Sirius” gli impose tenendogli il mento fermo fra il pollice e l’indice.
Remus, vicino a loro, provò un moto di invidia vedendoli, i visi così vicini, le dita di lei che sfioravano la pelle di Sirius e per un momento, un momento solo di cui nemmeno si rese pienamente conto, desiderò con tutto se stesso di essere al posto dell’amico. Si compose immediatamente, fissando lo sguardo di fronte a sé.
“Ti guardo, Amy, ti guardo” sbuffò annoiato Sirius.
“Focalizza” continuò lei.
“Focalizzo” ripeté lui.
“Hai focalizzato?”
“Hai le sfumature verdi negli occhi” osservò cambiando drasticamente argomento e inclinando leggermente la testa.
“Vero? Non sono bellissime?”
“Molto”
“Fatti crescere la barba”
“Nah”
“Ti prego”
“Alle ragazze non piace la barba: punge”
“Invece piace eccome, è una cosa molto sexy”
“Seriamente?” inarcò le sopracciglia.
Amelia annuì. “Puoi dirlo forte, amico”
“Allora ci penso”
“Pensaci”
“Okay, abbiamo finito” esclamò Lily stringendosi nella coperta leggermente a disagio, gli occhi bassi per la vergogna, James la scrutò curioso e anche se c’era buio pesto riuscì ad intravedere le sue guance leggermente arrossate: la conosceva troppo bene.
Le si avvicinò con cautela. “Stai bene?” le sfregò una mano sulla schiena per riscaldarla.
Lei annuì impercettibilmente e si scostò, raccogliendo i suoi vestiti a terra e sorrise divertita a Remus, che dopo aver distolto lo sguardo da Sirius ed Amelia, continuò a sentire comunque quella sgradevole sensazione che gli divorava lo stomaco, ma era così bravo a mentire sui suoi sentimenti, che non si dovette nemmeno sforzare del fingere di ricambiare sinceramente il sorriso e le andò incontro stringendola in un breve abbraccio; Amelia spostò lo sguardo che aveva tenuto posato su di lui poco tempo prima e lo puntò a terra, sotto gli occhi severi di Sirius, che le diede un bacio fra i capelli e poggiò il mento sulla sua testa, in silenzio, senza dire una parola, ma i suoi pensieri erano: “Sai che non provano nulla l’uno per l’altra” ed era sicuro che lei lo sentisse, che lei lo capisse.
Lo sguardo di quest’ultimo si fece più attento quando qualcuno iniziò ad avvicinarsi a loro, strinse istintivamente Amelia più a sé e avvisò gli altri con un cenno. James, Remus e Peter sguainarono le bacchette, in attesa.
La figura avanzava sempre più velocemente e non ci impiegò molto a mostrarsi.
Nina li osserva accigliata. “Vi ho sentiti, ho il sonno leggero. Che diamine state facendo?” chiese sinceramente curiosa.
Lily le si avvicinò ridendo. “Eravamo per i fatti nostri, quando questi quattro ci hanno raggiunte senza un perché” spiegò divertita.
“Il motivo è palese, Evans: facevate così tanto baccano che se non fossimo arrivati noi Gazza vi avrebbe blindate senza pensarci due volte” la rimbeccò Sirius, separandosi, dopo quella che sembrava essere stata un’infinità, da Amelia e lanciando uno sguardo furtivo a Nina. “Bellezza, vuoi unirti anche tu al bagno notturno?” le chiese poi malizioso e Remus si passò una mano sul viso, sconvolto.
Lei fece una smorfia disgustata. “Santa Priscilla, Black, ti prego” disse infatti squadrandolo da capo a piedi, lui per tutta risposta ridacchiò.
“Ammettilo che avresti accettato senza indugi se ci fossimo stati solo noi due” si fece più vicino e lei si allontanò istintivamente, bloccandolo con una mano sul petto, posata leggera, senza imporsi troppo e fece spallucce.
“Bisogna vivere il momento, per poterlo sapere, Black” sussurrò in modo che solo lui potesse sentirla e il ragazzo scoppiò a ridere, sinceramente divertito.
“Ah, questa è pazza” disse poi rivolto a Lily indicando Nina, scuotendo la testa. La ragazza incrociò le braccia al petto.
“Ha parlato” commentò in una smorfia e Sirius stava per ribattere, quando fu interrotto da Amelia.
“Potete flirtare per conto vostro, per favore?” chiese esasperata.
I due risero e si lanciarono un’occhiata che stava a significare solo una cosa: la sfida era aperta.
Dopo altri vari scambi di battute e poco altro, i ragazzi si diressero, alla fine, tutti insieme, all’interno del castello, chi gocciolante, chi esausto.
“Ci vediamo domani” Lily salutò Nina in un abbraccio.
“Sicuro” le sorrise quest’ultima.
“Passa da noi a colazione, mora” le disse dietro Sirius, mentre quella si era ormai voltata e aveva preso a camminare.
“Contaci, Don Giovanni” gli rispose, senza voltarsi e facendo un breve gesto con la mano.
“Don chi?” alzò un sopracciglio quello, rivolto a James, che fece spallucce, del tutto spaesato.
“E’ un personaggio babbano, un uomo circondato da donne” spiegò poi Emmeline, annuendo alle sue stesse parole. “L’ho studiato a Babbanologia e poi credo che Nina sia nata babbana, giusto?” chiese poi a Lily.
“Sì, lo è” rispose l’amica e ricominciarono a camminare, in assoluto silenzio, finché non arrivarono di fronte alla Signora Grassa e pronunciarono la parola d’ordine, entrando in Sala Comune, stanchi, ma felici.
“Oh, l’abbiamo scampata” sospirò sollevata Mary, i capelli che avevano riacquistato i ricci.
“Pensavi di non farcela, McDonald?” le chiese scettico James. “Con noi? No, dico, noi? I mitici, i grandi, gli inimitabili Malandrini? Tu davvero credevi che non avremmo riportato voi giovani donzelle sane e salve alla base?”
Mary rise, sinceramente divertita. “Non mi sarei mai permessa” disse stando al gioco e James rise a sua volta, scuotendo la testa e passandosi una mano nei capelli distrattamente.
“Direi che è ora di andare a dormire, piccola Amy” le disse Sirius con un tono sinceramente troppo tenero che faceva a pugni con la sua personalità e lei annuì.
“Buonanotte, ragazzi” gli diede un bacio sulla guancia e lui gliene lasciò uno sulla fronte; scompigliò i capelli a James, fece un cenno a Peter e quando fu il turno di Remus, non seppe che fare.
Fu lui che ruppe il ghiaccio, sorridendole dolcemente. “A domani, Amelia”
“A domani, John” ricambiò il sorriso, ma non fece quasi in tempo a finire la frase, che Mary si catapultò su di lui dandogli un leggero bacio sulla guancia, al che, Remus rimase spiazzato.
“Buonanotte, Remus” disse poi abbassando lo sguardo, le guance arrossate.
“Buon-…buonanotte, Mary” ricambiò il saluto, stupito dall’azione della ragazza come lo furono tutti in quella stanza, osservarono Mary con insistenza, Amelia con un groppo in gola e mille domande per la mente.
“Meglio andare” disse infine James, leggermente sconvolto e si raddrizzò gli occhiali sul naso. “Ci vediamo, meraviglie. Evans, sei sempre la donna della mia vita” e le fece un occhiolino a cui lei rispose con una smorfia.
Si avviarono in direzioni diverse, in silenzio e pensarono che, forse, quell’anno, sarebbe stato migliore di quanto aveva dato a sembrare.




flowers's hall.
ma buongiorno!
non so perché ho voluto iniziare questa storia. è stato un flash, ma senza
@xhopefeelings non avrei fatto nulla.
allora, parliamo delle cose importanti: la storia è strutturata in stile skins, quindi, per chi non lo sapesse, la cosa consiste in un capitolo a personaggio più un epilogo, solitamente.
i pv sono: james potter/
aaron johnson; lily evans/karen gillan; nina clarks/india eisley; remus lupin/andrew garfield; sirius black/ben barnes; amelia williams/jenna louise coleman; mary macdonald/lucy hale(possibilmente riccia come in questa foto).

ho messo solo quelli dei personaggi fondamentali nella storia.
non so più che dire, visto che è un solo capitolo. ah, sì! probabilmente tutti gli altri capitoli saranno più a meno lunghi quanto questo, dato che sarà una storia abbastanza breve e, oltretutto, dato che avrà sì e no dieci capitoli, mi concentrerò specialmente sulla vita privata dei personaggi e non darò troppo peso alla guerra, se non in alcuni stralci: per trattare bene l'argomento ci vorrebbero più capitoli, ma io, le storie con troppi capitoli, non so gestirle: mi blocco. quindi se cercate cose d'azione ecc. potete anche cambiare storia, nessun problema ahahah
niente, vi lascio. spero vi sia piaciuta. non ho mai scritto sui malandrini, ma solo su james e lily, quindi è la mia prima esperienza.
a presto.
un abbraccio ed un bacio sul naso.
rose.
  
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