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Autore: pickingupwords    23/02/2014    3 recensioni
Lily Evans aveva sempre odiato James Potter.
Remus Lupin aveva sempre mentito.
Sirius Black si era promesso che non si sarebbe mai innamorato.
Mary MacDonald era sempre stata invisibile.
Amelia Williams si era sempre nascosta.
Nina Clarks non aveva mai avuto paura.
"Se fossimo soltanto io e te a cercare di trovare la luce?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Mary.








Mary MacDonald era sempre stata una ragazza che viveva per raggiungere un obbiettivo, non c’era momento nella sua vita nel quale non dovesse arrivare a qualcosa o a qualcuno.
In quel momento, quella meta da raggiungere aveva un nome: Remus John Lupin.
La sua cotta per il ragazzo non andava avanti da molto, ma lei, tutte le volte che gli stava affianco, percepiva un calore che le penetrava le ossa, che la faceva rilassare e che avrebbe voluto avere solo ed esclusivamente per sé a tutti i costi.
Era perfettamente a conoscenza del fatto che Amelia, una delle sue più care amiche, nutriva lo stesso sentimento per Remus da molto più tempo di lei, ma se non l’aveva notata fino a quel momento, perché avrebbe dovuto farlo in futuro?
Le tornarono in mente le immagini di loro due che si abbracciavano, che si sorridevano, che si guardavano… e come si guardavano. Avrebbe dato tutto per essere guardata da lui nello stesso modo in cui guardava Amelia. Scacciò quei brutti pensieri e si accasciò con la testa stesa sul braccio allungato sul divano della Sala Comune e pensò, pensò a come poteva far sì che lui si accorgesse di lei e che, finalmente, la vedesse e smettesse di trapassarla senza notarla con quei meravigliosi occhi scuri che la facevano sobbalzare ogni volta che li incrociava, cosa che accadeva di rado, purtroppo, perché questi erano troppo concentrati su qualcosa d’altro: i libri, gli amici e Amelia.
Perché Remus guardava Amelia e lo faceva molto spesso forse senza nemmeno rendersene  conto: la osservava in Sala Grande o in Sala Comune quando stava parlando con le amiche, la osservava a lezione, dimenticandosi totalmente degli appunti che stava prendendo per concentrarsi solo ed esclusivamente su Amelia. Eppure non aveva mai fatto un passo verso di lei, non aveva mai fatto intendere che provasse qualcosa di più di una semplice amicizia, non l’aveva mai invitata ad uscire, non le aveva mai chiesto di stare da soli… O forse era così abituata agli abbordaggi teatrali di James Potter verso Lily che nemmeno si rendeva conto di quando qualcuno provava qualcosa per qualcun altro?
Scosse la testa, mettendosi seduta e i ciuffi di capelli prima legati in uno chignon fatto alla meno peggio con la bacchetta le ricaddero sul viso, si concentrò sul fuoco, per non pensare.
La Sala Comune era completamente vuota: era l’una di notte e non riuscendo a dormire per i troppi pensieri, Mary aveva deciso di scendere per calmarsi un po’, ma purtroppo aveva sortito l’effetto contrario, visto che non faceva altro che tormentarsi con dubbi troppo complicati per risolverli da se stessa, sbuffò e sprofondò nel divano, sinceramente frustrata.
Mary non era mai stata una di quelle persone che si arrendeva facilmente, anzi, era particolarmente testarda e determinata e si era promessa che ce l’avrebbe fatta a far diventare il suo ultimo anno il migliore di sempre e, per riuscirci, ormai aveva deciso, doveva conquistare Remus Lupin a costo di litigare con un’amica che considerava quasi una sorella. Perché sì, Remus avrebbe scelto lei, ne era sicura. Lei era meglio di Amelia, lo era sempre stata: a scuola, nella bellezza, nei rapporti sociali… Amelia era timida con la gente che non conosceva, lei era più sfacciata; Amelia era riservata, lei era un libro aperto; Amelia era carina, lei era bella. Mary era bella e lo sapeva. Mary avrebbe vinto contro di lei, perché se lo meritava. Perché, infondo, Amelia le aveva rubato la sua migliore amica e ora era il suo turno a rubarle qualcosa di molto prezioso.
Prima che Amelia e Lily si conoscessero, difatti, lei era una delle amiche più strette di quest’ultima, la considerava come una sorella; ma quando l’altra era arrivata, gliel’aveva portata via senza indugi e Lily aveva iniziato a smettere di confidarsi con lei, ma a farlo con Amelia, la quale l’aveva fatta avvicinare a James così combinando solo un grande guaio, perché Mary sapeva bene che Lily per James non provava nulla se non il ribrezzo.
Odiava Amelia, nonostante le volesse molto bene: l’aveva privata di molte cose e doveva vendicarsi, giungere al suo obbiettivo, vedere Amelia distrutta perché se lo meritava.
 
***

“Mary?” una voce troppo lontana la fece tornare nel mondo reale. “Mary?” insisté.
Quella si mise seduta, stropicciandosi gli occhi. “Mh?” biascicò senza ancora capito chi fosse stato a rovinarle il sonno.
“Come mai sei qui?” le chiese qualcuno che finalmente riconobbe come Lily.
Si sistemò, alzandosi e sbadigliando. “Non riuscivo a dormire ieri e…” altro sbadiglio. “…credo di essermi addormentata” fece spallucce ancora frastornata e l’amica rise.
“Sei la solita” scosse la testa, sistemandosi la borsa sulla spalla. “Dirò io al professore che sei in ritardo, non ti preoccupare”
Mary le sorrise riconoscente e la strinse in un breve abbraccio. “Grazie” le disse.
“Nulla, MacDonald” ricambiò il sorriso Lily scompigliandole appena i capelli, arruffati da quella notte decisamente scomoda. “Fila a vestirti, che poi dobbiamo parlare” dichiarò puntandole un dito contro. Proprio in quel momento, Amelia scese dal Dormitorio di fretta come suo solito, i capelli sempre maledettamente disordinati.
“Eccomi” annunciò prendendo un profondo respiro.
“Ecco la ritardataria” le cinse le spalle Lily, con fare affettuoso e Amelia ridacchiò.
E Mary, in quel momento, si sentì tagliata fuori dal mondo, da quel mondo che aveva sempre considerato suo. “Io vado a cambiarmi” disse secca, iniziando a salire le scale.
“Ci vediamo in classe!” la inseguì la voce di Amelia, prima che si chiudesse la porta alle spalle e ci si accasciasse sopra, stanca.
Andò in bagno e si fece una doccia veloce, per poi pettinarsi i capelli e raccoglierli nuovamente in modo elegante, lasciando due ciuffi a contornarle il viso, si truccò come Alice le aveva insegnato e si mise la divisa, costringendosi a sorridere, ad essere carina, ad essere dolce e gentile con chiunque. Doveva essere quello che piaceva a Remus e avrebbe iniziato da quel due settembre.
Prese la borsa e scese le scale, per poi avviarsi in classe, la testa alta e gli occhi puntati di fronte a sé, un andamento fiero e deciso, che non si addiceva molto alla sua figura minuta e quel viso dolce. Aprì la porta dell’aula di Storia della Magia ed entrò, raggiungendo Lily che le aveva riservato il posto accanto a sé, mentre Amelia era al fianco di Emmeline, intenta a  conversare animatamente con quest’ultima. I Malandrini, invece, erano in fondo alla classe, Remus concentrato a prendere appunti, Peter scribacchiando qualche disegno su un foglio di pergamena, mentre James e Sirius seduti uno al fianco dell’altro, si cimentavano al gioco dell’impiccato, ridendo ogni tanto e scambiandosi qualche occhiata divertita.
“Per Godric, James, che cavolo di parole fai?” sentì sbuffare Sirius.
“Parole che non indovinerai, Felpato: non sono mica cretino” rispose l’altro a tono.
“Sirius Black sa tutte le parole del mondo, Ramoso” disse in tono pomposo Sirius iniziando a dondolarsi pericolosamente sulla sedia, James fece una smorfia seccata e costrinse l’amico a riprendere il gioco.
Lily richiamò Mary con una leggera gomitata, quest’ultima le lanciò un’occhiata interrogativa.
“Come mai non riuscivi a dormire?” le chiese sottovoce, sinceramente curiosa, inclinando la testa.
“Pensieri” disse semplicemente.
“Che pensieri?”
Mary restò in silenzio per qualche secondo, poi si decise a rispondere. “Ai M.A.G.O. sono parecchio in ansia” disse riuscendo a risultare convincente e tranquilla, spostandosi un ciuffo di capelli dietro un orecchio.
Lily annuì più volte, assimilando la risposta. “Sì, ti capisco, anche io sono parecchio nervosa, sai? Ci massacreranno” affermò convinta, appoggiando la testa sulle due braccia incrociate stese sul banco.
Mary le lasciò qualche pacca incoraggiante sulle spalle e mentre l’amica era –letteralmente- immersa fra il banco ed i suoi capelli, girò la testa per guardare Remus, le orecchie tese per assimilare informazioni e qualche ciuffo di capelli che gli ricadeva sul viso.
Mary si ritrovò a chiedersi se esistesse qualcosa di più bello e si rispose di no, che non poteva esistere; Remus si accorse dello sguardo della ragazza puntato su di lui e sollevò il viso, incrociando i suoi occhi e le sorrise appena, un sorriso che lei ricambiò con un moto di felicità improvvisa per poi rivederlo tornare concentrato ai suoi appunti, un po’ delusa. Sperava davvero che lui restasse ad osservarla come osservava Amelia, ma non accadde e questo la irritò parecchio, tanto che passò la lezione a sbuffare, senza nemmeno tentare di parlare con Lily, troppo intenta a prendere appunti dopo essersi ripresa da quel momento post-alzata mattutina. Ora la sua penna sfrecciava veloce sul foglio, senza perdersi una parola e Mary non aveva nulla da fare se non annoiarsi e aspettare che la lezione finisse.
Sentì Amelia ridere e avrebbe voluto strozzarla; non era giusto.
Non era giusto che lei avesse acquistato così tanto mentre a lei era rimasto così poco, non era giusto che lei le rubasse sempre ogni cosa, non era giusto che lei prendesse il suo posto.
Trattenne un urlo isterico e aspettò che l’ora scivolasse via, catapultandosi per prima fuori dall’aula non appena i sessanta minuti terminarono, si appoggiò al muro, per calmarsi e aspettò le amiche.
Alice, Emmeline, Lily e Amelia non tardarono ad arrivare, ridendo sommessamente fra di loro.
“Come mai sei schizzata fuori in quel modo?” le domandò dolcemente Emmeline non appena la intravide.
“Stavo per morire, lì dentro” rispose con tono fiacco.
“Qualcuno che mi capisce” commentò Sirius avvicinatosi per salutare Amelia, schioccandole un bacio sulla guancia.
E fu lì che Mary capì come agire, come colpita da un lampo di genio. Quella scena l’aveva fatta rinvenire, le aveva fatto finalmente capire come poter avere Remus solo per se stessa ed era un fatto così palese che si diede della stupida per non averci pensato prima.
Si staccò in modo repentino dal muro e si avvicinò al gruppetto che si era formato, molto più attiva ed allegra, mettendosi al fianco di Peter e intavolando una conversazione su quanto fosse noioso il professor Rüf sotto gli occhi sconcertati di Lily che l’avevano vista giù di morale fino a qualche secondo prima.
Mary ignorò senza indugi le occhiate curiose e sospettose che le lanciava l’amica, perché, finalmente, aveva trovato il modo per allontanare Remus da Amelia e ci sarebbe riuscita, ce l’avrebbe fatta sicuramente: quel piano era troppo realistico e perfetto per non funzionare.
Così fece scorrere la mattinata crogiolandosi nel suo ottimismo appena fiorito dentro di lei, perché finalmente il mondo le sorrideva e non si sarebbe lasciata sfuggire quell’occasione.
La giornata scolastica passò in fretta e mentre Emmeline, Lily ed Amelia erano corse in Dormitorio per iniziare a fare i compiti assegnateli dalla professoressa McGranitt, lei si era fermata per qualche minuto in più nella Serra ad osservare le piante.
Adorava i fiori e le erbe, amava il loro profumo e il loro significato; sarebbe stata ore a studiare la natura, l’affascinava come poche cose erano in grado di fare.
Stava per tornare in Sala Comune, quando qualcuno la richiamò, si voltò di scatto.
“Ehi” le fece il suo solito sorriso dolce Remus.
“Ehi” sussurrò lei senza sapere da dove le parole riuscirono ad uscire.
“Tieni” le porse la sua piuma, che lei afferrò delicatamente. “Ti è caduta poco fa” spiegò lui, per poi passarsi una mano dietro la nuca.
“Oh, grazie” gli sorrise scoprendo i denti e lui ricambiò.
“Hai… Hai per caso visto Sirius o James?” le domandò poi.
E lei trattenne a stento un sorriso malizioso, troppo contenta di poter attuare quello che la sua mente aveva meccanizzato solo qualche ora prima; senza nemmeno sentirsi pronta per mettere il piano in atto, rispose: “Sì” rimise la piuma nella borsa. “Sì, li ho visti: James stava andando alla Serra con Peter, mentre Sirius era con Amelia” si finse indifferente e osservò la reazione di Remus: la mano che prima stava accarezzando la nuca si era bloccata, il viso si era mutato in una maschera neutrale.
“Ah, okay” disse solo, pareva ancora tranquillo, così lei decise di rincarare la dose.
“Sembravano molto…” Mary finse di trovare la parola giusta picchiettandosi l’indice sul mento. “Intimi. Non che non lo siano sempre, ma era diverso… Si tenevano per mano e lui la stringeva a sé più spesso del solito” sorrise felice che il piano stesse funzionando e mascherò quell’espressione in soddisfazione, fingendo di essere contenta per l’amica. “Era ora, eh?” chiese difatti a Remus.
“Era ora per cosa?” domandò lui inarcando un sopracciglio ed affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
“Sirius e Amelia!” rispose lei come se fosse palese. “Insomma, si vede lontano un miglio che si piacciono, no? Hanno aspettato anche troppo, secondo me” continuò a spiegare.
“Han sempre detto che non avrebbe funzionato fra loro due” osservò lui secco.
“Non dirmi che ci hai creduto” lo guardò lei continuando a recitare la parte e vedendo il volto smarrito di Remus, formò una perfetta ‘o’ con la bocca. “Non puoi averci creduto!”
“Io credo a quello che mi dicono le persone a cui voglio bene” disse fra i denti, spostando lo sguardo a terra e rabbuiandosi in volto. Si sentiva uno stupido e non ne capiva né il perché e né perché quel fatto gli desse tanto fastidio.
“A volte le persone mentono, Remus” inclinò leggermente il capo lei, per guardarlo meglio, lui si ricompose e le sorrise appena tristemente.
A volte le persone mentono’ a lui, lo stava dicendo? Trattenne una risata nervosa. Sì, a volte le persone mentono: dicono bugie a qualcuno fondamentale nella loro vita per paura di perderlo, mentono a se stesse continuando a ripetersi che no, per lei non provano niente e non l’hanno mai provato. Certo che le persone mentono, le persone mentono sempre. Le persone come lui mentivano ad Amelia e si facevano schifo per quello; ecco a cosa stava pensando Remus.
“Che ne dici di accompagnarmi in biblioteca?” gli propose poi, rompendo il silenzio.
Lui annuì e le sorrise. “Sì, certo, non c’è problema. Non ho nulla di meglio da fare” lei lo guardò ammaliata ancora per qualche secondo, poi iniziò a camminare, seguita da lui, in silenzio. Gli lanciava occhiate ad intervalli regolari mentre lui aveva la testa persa da chissà quale altra parte.
Effettivamente, Remus, aveva accettato di accompagnare Mary per evitare di pensare ad Amelia, ma questa non faceva altro che tornargli in mente, riempiendolo di domande e di dubbi.
Avevano sempre detto, sia Sirius che lei, che fra loro due non ci fosse nulla se non una amicizia fraterna; e allora perché gli avevano mentito? Perché ora si frequentavano in quel modo? Perché uno dei due non gliel’aveva detto? Ma, cosa più assurda: perché a lui faceva quell’effetto tanto doloroso?
Quando Mary gli aveva confidato che i suoi amici stavano uscendo insieme aveva provato una stretta allo stomaco e il respiro gli si era mozzato per un secondo e non ne comprendeva il motivo, eppure sentiva un male lacerante nel petto, inspirava ed espirava in modo irregolare, continuava a passarsi una mano fra i capelli nervoso, mentre l’altra era stretta a pugno alla cinghia della borsa di cuoio.
Dopo qualche minuto arrivarono alla meta e Mary entrò senza esitazioni, mentre Remus rimase con i piedi piantati a terra, quando la ragazza si accorse di non averlo più affianco, si voltò.
“Remus?” lo chiamò.
Lui esitò per qualche secondo. “Io… scusa, Mary, ma… mi sono ricordato che ho… la McGranitt… devo… devo andare, scusa” biascicò velocemente, mangiandosi le parole e si voltò di scatto, per ricominciare a camminare lasciandola senza parole.
Lei chiuse gli occhi per trattenere le lacrime: era distrutto.
Distrutto per colpa sua.
Distrutto per colpa di Amelia.
Non pensava che provasse così tanto per lei, non pensava che quel sentimento fosse così forte; ma non poteva starsene con le mani in mano, riaprì gli occhi ed iniziò a correre, cercandolo, si sentiva in colpa, ma sapeva di aver fatto la cosa giusta.
Corse in Sala Comune, ma lui non c’era, al contrario, James, Peter e Sirius erano intenti in una partita a Scacchi Magici che si prospettava piuttosto violenta, con un netto vantaggio di James rispetto a Peter: Sirius faceva da supervisore.
“Avete visto Remus?” li domandò trafelata.
Loro notarono la sua presenza solo in quel momento e la scrutarono, curiosi. “No” scosse la testa James sistemandosi gli occhiali sul naso. Lei annuì impercettibilmente.
“Sapete dove possa essere?” si sistemò la borsa sulla spalla.
Quelli scossero la testa, sempre più confusi. “Mary? Va tutto bene?” le domandò Peter, inclinando la testa.
Lei annuì nuovamente e uscì di corsa, scontrandosi con qualche studente, uscì in cortile, ma non era nemmeno lì.
Dove diavolo ti sei cacciato?, si chiese mentalmente, furiosa. Rientrò nel castello e fece tutte le scale, fino ad arrivare alla Torre di Astronomia: era il posto più lontano da chiunque e non c’era mai nessuno; era il posto ideale per stare da soli, era il posto ideale per uno come Remus Lupin. Uscì sul balcone e finalmente lo trovò.
Aveva la testa fra le mani e i gomiti appoggiati al parapetto, gli si avvicinò cauta, per poi affiancarlo, il vento le si insinuava fra i capelli, prese un grande respiro per poi voltarsi verso di lui.
“Sapevo di trovarti qui” disse dopo infiniti minuti di silenzio, portandosi i ciuffi di capelli dietro le orecchie.
Lui si voltò, lentamente, si era accorto che era arrivata, ma aveva evitato di parlarle, aveva preferito starsene zitto ed aspettare che iniziasse lei un discorso.
“Perché?” le chiese, le labbra secche e la voce più roca del normale.
“Perché è dove verrei anch’io se avessi il cuore spezzato” gli rispose, semplicemente, voltandosi verso di lui per guardarlo negli occhi.
Remus restò interdetto per qualche momento di fronte a quelle parole, lui non aveva il cuore spezzato, era solo arrabbiato e triste e debole allo stesso tempo. Perché avrebbe dovuto avere il cuore spezzato? Per Sirius ed Amelia? Per loro? O, meglio, per lei? Lei che c’era sempre stata e che l’aveva fatto sempre sorridere? Lei che era diventata sua amica tempestivamente senza nemmeno chiedere il permesso di entrare nella sua vita? Lei a cui nascondeva il suo più grande segreto? Sospirò, stanco e puntò lo sguardo verso il basso.
Non aveva voglia di pensare, di scervellarsi per qualcosa alla quale non sarebbe mai venuto a capo e lo sapeva bene, aveva solo voglia di stare da solo, perché il silenzio gli impediva di dar spazio ad altro: il silenzio s’impossessava della sua persona in un modo tanto profondo da farlo sentire vuoto e pieno allo stesso tempo, prendeva il sopravvento su ogni altra cosa e lo lasciava in pace, senza pensieri, senza problemi. Chiuse gli occhi e si concentrò sul viso di Amelia che sorrideva, su quante volte gli aveva sorriso e su quante volte aveva sorriso a Sirius; su quante volte l’amico l’aveva stretta a sé, fino ad arrivare alla notte precedente: i loro visi così vicini che li separava soltanto un soffio e la rabbia iniziò a ribollirgli dentro: non era nervoso, Remus, era incazzato come non gli era mai successo in vita sua. Si sentiva preso in giro, stupido, un cretino che aveva creduto a parole buttate al vento e questo gli faceva male, gli faceva così male da non riuscire a respirare.
Mary nel frattempo osservava il suo comportamento, senza dire una parola, timorosa di scatenare in lui una reazione negativa, che le avrebbe fatto fare dieci passi indietro in confronto a quelli che aveva compiuto quello stesso pomeriggio, era sicura che al momento giusto lui avrebbe parlato, esternandole o meno quello che provava e lei ci sarebbe stata, per curare le sue ferite, per guarirlo dai suoi dolori. Lei ci sarebbe stata, perché non era come Amelia. E più i minuti passavano, più pensò di aver fatto la cosa giusta mentendo: non si era mai trovata in una situazione così intima con lui e si sentiva felice.
Felice di poter essere la ragazza con cui lui si confidasse, felice di poter essere la ragazza che l’avrebbe fatto star meglio. Per una volta, aveva vinto lei.
“Sto bene” la rassicurò alla fine lui, evitando il suo sguardo, perché era consapevole che se Mary avesse guardato nei suoi occhi, ci avrebbe letto solo delle bugie. In quel momento, Remus, si sentì smascherato: non riusciva a mentire, cosa che era sempre riuscito a fare senza problemi, cosa che era abituato a fare, che era capace a fare dopo anni ed anni di allentamento.
“Okay” gli sorrise appena lei, posandogli una mano sulla spalla e scrutandolo attentamente: aveva la mascella contratta e gli occhi fissi di fronte a sé.
“E’ solo…” iniziò, lei strinse la presa con la mano per invitarlo a continuare. “E’ solo che pensavo… io non pensavo che… loro due potessero andare insieme, capisci? Sono sempre stati Amelia e Sirius, fratello e sorella; non sono mai stati qualcosa di più” spiegò, sospirando.
“Ti fa star male il fatto che ti abbiano mentito, o il fatto che Amelia ti abbia mentito?” gli chiese poi, per vedere gli occhi di lui sgranarsi, stupiti, come se gli avesse rivelato la più grande verità sulla sua vita.
Lui non se n’era accorto, mai, lui non aveva mai capito che era Amelia, che era sempre stata lei, per tutto, per ogni cosa: lei. Solo ed esclusivamente lei. Ma quella domanda posta da Mary gli aveva aperto gli occhi e ora gli era tutto più chiaro.
Sì, era arrabbiato con Amelia perché gli aveva mentito, era arrabbiato con Amelia perché aveva scelto qualcun altro a lui, era arrabbiato con Amelia perché non riusciva ad odiarla, nonostante tutto; perché Amelia lo faceva sorridere solo come pochi sapevano fare, lo faceva andare fuori dai gangheri come nessuno e lo faceva sentire sempre al posto giusto, sempre a sua agio. Perché, ora capiva, a lui Amelia piaceva. Gli piaceva il suo modo di passarsi le mani fra i capelli sempre disordinati, il suo modo di sorridere, il suo modo di gesticolare, il suo profumo, la sua pelle morbida sfiorata dalle sue labbra e il suo modo di parlare. Amava quando rideva e odiava quando piangeva. Adorava stringerla fra le braccia e quando si arrabbiava perché perdeva una partita a Spara Schicco contro di lui e faceva quella finta espressione imbronciata.
E avrebbe voluto solo urlare e far sentire a tutti come si sentiva, avrebbe solo voluto che non ci fosse stato il bisogno di Mary per aprirgli gli occhi, avrebbe voluto averlo capito da solo e aver combattuto quel fantasma per i fatti suoi.
Perché a lui Amelia non poteva piacere, lui non ne aveva il diritto.
Avrebbe rovinato tutto: il loro rapporto, la loro amicizia, tutto quello che avevano costruito in quei cinque anni; ma soprattutto, l’avrebbe oscurata con le sue tenebre, mentre lei emanava luce, Amelia era luce pura, sorrisi sinceri e viso chiaro, limpido. E lui l’avrebbe solo distrutta.
Remus si sistemò, ritornando in posizione perfettamente eretta. “Come l’hai capito?” chiese a Mary, osservandola.
Lei arricciò leggermente le labbra in un sorriso e fece spallucce. “Perché ti conosco” rispose solamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lui annuì semplicemente e l’abbracciò, con delicatezza. “Ti ringrazio, Mary” le sussurrò all’orecchio.
“Figurati” ricambiò l’abbraccio lei, con una stretta molto più salda di quella del ragazzo, poggiando il mento sulla sua spalla e sorridendo, contenta, finalmente, come non era mai stata. E sorrise, Mary, sentendosi finalmente viva.
 
***

Remus non scese in Sala Grande per cena e Amelia non toccò cibo nemmeno sotto le esortazioni di Sirius.
“Dai, mangia qualcosa, Amy” le diceva ogni cinque minuti.
“Non ho fame” rispondeva lei.
“Amelia Williams che non ha fame!” esclamò Lily strabiliata. “Impossibile”
“Non ho fame, Rossa, fai poco la spiritosa” la zittì Amelia, corrucciata.
“Che succede?” le domandò dolcemente l’amica, facendosi seria.
“Io sento… Sento che c’è qualcosa che non va” rispose l’altra scuotendo la testa e catturando l’attenzione di tutti.
“In che senso?” le domandò James, curioso.
“C’è qualcosa che non va” ripeté e il suo tono di voce sembrava distrutto, Sirius la guardò preoccupato.
“Che cosa?” le chiese, con un tono troppo dolce per la sua persona.
“Remus… Lui non salta mai i pasti a meno che non sia in Infermeria” spiegò.
“Stava male” si affrettò a dire Mary, fingendosi indifferente.
“Non salta mai i pasti nemmeno se sta male” continuò imperterrita Amelia.
“Sì, ma stasera stava parecchio male: non l’avete visto, era davvero uno straccio” aggiunse Mary per poi mangiare una patata al forno.
“E perché tu l’hai visto?” le chiese Amelia, lo sguardo più attento.
“L’hai trovato, poi, oggi pomeriggio?” diede man forte all’amica Sirius, passandosi una mano fra i capelli lunghi.
“Lo cercavi oggi pomeriggio?” alzò un sopracciglio Lily guardandola.
“Perché?” Alice intervenne dopo tutto quel silenzio che non era assolutamente da lei.
Mary si sentì soffocata da tutte quelle domande e li guardò sbalordita. “Calmatevi” disse in una smorfia. “Lo stavo cercando perché doveva prestarmi un libro per Erbologia e l’ho trovato in giardino, non stava molto bene” spiegò semplicemente, mentendo per quella che probabilmente era la quarta se non la quinta volta in quella giornata. Gli altri si guardarono a vicenda, lanciandosi un messaggio ben chiaro: ‘Mary sta mentendo’.
Conoscevano troppo bene Remus e sapevano della sua salute cagionevole, ma mai, mai nella storia dell’umanità, aveva saltato dei pasti, anzi, continuava a ripetere che mangiare lo faceva sentir meglio e che dopo un buon pasto sarebbe guarito in men che non si dica.
“Vado a vedere come sta” fece per alzarsi Amelia, fermata però da Sirius e Mary trattenne un respiro di sollievo.
“Ci penso io” le disse, facendola risedere.
“No!” lo bloccò Mary, sotto gli sguardi stupiti di tutti.
“Scusa?” le chiese Sirius pungente: odiava quando gli si davano ordini o gli si diceva cosa fare o non fare.
“Mi ha chiesto di dirvi che preferisce stare da solo, per un po’: deve rilassarsi” e questa era una verità, finalmente, dopo tante bugie. Remus le aveva davvero chiesto di dire agli amici che preferiva stare da solo: non voleva incontrare nessuno, specialmente Sirius.
Per quanto una persona, normalmente, avrebbe potuto dimostrarsi senza speranze dopo la reazione di Remus alla notizia che Amelia stava uscendo con qualcuno, al contrario, Mary era pienamente sicura di sé e trovava che la debolezza del ragazzo fosse un punto di forza per lei: gli sarebbe stata vicina, lo avrebbe consolato e lui si sarebbe finalmente fidato al punto tale da notarla e vederla come qualcosa di più di una semplice amica.
Sapeva che avrebbe funzionato. I suoi piani funzionavano sempre.
“No, senti, io vado” continuò Sirius senza curarsi delle ultime parole di Mary, alzandosi.
James, vedendolo alterato lo rimise a sedere. “Faccio io, okay? State qui”
“Vengo con te” annunciò a quel punto Lily, mettendo il tovagliolo sul tavolo con un movimento repentino.
Lui la guardò scioccato per qualche secondo. “Non credo di aver capito bene” disse poi infatti stralunato.
Lei roteò gli occhi. “Vengo anche io, Potter, hai capito benissimo, gli porto qualcosa da mangiare” iniziò a mettere varie cibarie in un piatto sotto lo sguardo sempre più allibito di James che non poteva credere che Lily Evans avesse davvero accettato di fare anche un solo tratto di strada insieme a lui, anzi, non l’aveva accettato, aveva fatto tutto da sola.
Guardò Sirius in cerca di spiegazioni, ma lui aveva la sua stessa espressione dipinta sul viso e faceva scorrere lo sguardo dall’amico a Lily ad una velocità impressionante, mentre Amelia aveva un sorrisetto che si spense subito dopo essersi ricordata del perché i due amici se ne stavano andando.
“Ci vediamo dopo” salutò poi Lily, dando un bacio sulla guancia alle amiche e si avviò assieme a James verso la Sala Comune.
Mary nel frattempo li guardava preoccupata, terrificata all’idea di venire scoperta per le parole di troppo che sarebbero potute uscire dalla bocca di Remus e si sentiva impotente, perché non poteva fare nulla o avrebbe dato nell’occhio.
L’unica cosa che le rimaneva da fare era sperare che lui non parlasse.
Si torturava le mani, nervosa, ma fortunatamente nessuno sembrò notarlo: a volte essere invisibile aveva i suoi vantaggi.
La linea dei suoi pensieri fu interrotta dall’entrata in scena di Nina, i capelli lunghi lasciati sciolti , liberi e lucenti. “Dov’è Lily?” chiese senza preamboli, non prendendosi nemmeno il disturbo di salutare.
“Chi si vede, Clarks!” esordì Sirius, spalancando le braccia. “Come andiamo?”
“Dov’è Lily?” ripeté lei, ignorandolo completamente.
“Le buone maniere, mora” le rimbeccò Sirius.
“E’ andata in Dormitorio con James” le rispose in un sospiro Amelia, il viso appoggiato al pugno chiuso.
“Con James?” alzò un sopracciglio Nina, guardandola curiosa. Lei annuì senza rispondere. “E quando tornano?” l’altra fece spallucce. “Vuol dire che l’aspetterò con voi” annunciò sedendosi di fronte a Sirius e al fianco di Mary, piuttosto riluttante nei suoi confronti.
Non riusciva a spiegarsi cosa volesse quella ragazza da loro, come si permetteva di insinuarsi nella loro vita come se nulla fosse? La guardò in malo modo per parecchi minuti, finché il silenzio non fu rotto da Sirius.
“Dì un po’, Clarks, non hai nulla di meglio da fare che restare con noi?” le chiese sporgendosi verso di lei.
“Sinceramente?” gli domandò, avvicinandosi al ragazzo a sua volta. “No” rispose lentamente fissandolo negli occhi, i capelli che le circondavano il viso, facendo risaltare la sua pelle pallida.
Lui fece un sorrisetto e Amelia alzò gli occhi al cielo, esausta. Conosceva benissimo quel sorriso, stava a significare: ‘adesso vedi che ti combino’ o qualcosa dei genere.
“Nessuna ragazza mi ha mai risposto così tranne Amelia, ma lei è un caso a parte” ribatté puntando gli occhi fissi in quelli di lei e baccandosi una gomitata fra le costole da quella che era stata appena nominata. “Ehi!” protestò, ma lui la zittì.
“Vorrà dire che io sarò un’altra eccezione alla regola, Black” schioccò la lingua Nina, non cedendo al contatto visivo.
“Amelia è l’unica eccezione, Clarks: è l’unica che non abbia mai perso la testa per me” e si strofinò una mano sulla barba appena accennata: aveva seguito il consiglio dell’amica e stava evitando di tagliarla, nonostante fosse passata solo una sera, i risultati iniziavano a farsi vedere. Nina indugiò un attimo fissando lo sguardo sulla sua mano che si muoveva delicata, poi tornò a fissarlo negli occhi.
“Io non ho perso la testa per te e non succederà mai” constatò sicura poi.
“Questo lo dici tu” le sussurrò malizioso, in modo che solo lei potesse sentirlo e Nina inclinò la testa per osservarlo meglio.
“Come mai Lily è andata in Dormitorio con James?” gli chiese poi cambiando drasticamente argomento.
“Affari di famiglia” sventolò una mano Sirius, lasciandola senza una risposta.
Lei restò a scrutarlo attentamente -atteggiamento che non sfuggì ad Amelia-, lo guardava sinceramente interessata, si chiese perché, perché Sirius Black indossava una maschera? L’aveva capito subito, che non era il vero lui, quello che faceva vedere a tutti, era un atteggiamento, un modo per difendersi. Ma da chi? Da che cosa? Sapeva che c’era molto di più dietro quella sceneggiata dell’uomo vissuto e sciupafemmine, era sicura che qualcun altro di nascondesse dietro il sipario. Se n’era accorta, perché era lo stesso atteggiamento che usava lei: da dura, da spietata, da ragazza forte e che poteva cavarsela sempre, senza problemi, da ragazza che non aveva bisogno di nessuno; quando in realtà era estremamente fragile e si sentiva completamente sola, ma era consapevole che farsi vedere debole avrebbe solo peggiorato la situazione: se si fosse mostrata per quello che era, l’avrebbero sbranata.
“Io vado in biblioteca a studiare” annunciò Amelia rompendo il silenzio, era sicura che se si fosse concentrata su qualcos’altro sicuramente avrebbe smesso di pensare a Remus.
“Vengo anche io” si aggregò Mary, alzandosi di botto e raggiungendola, con quale faccia, si chiese, poteva anche solo guardare ancora l’amica negli occhi, con quale coraggio si permetteva ancora di rivolgerle la parola? Ma poi tutto quello che lei le aveva tolto le tornò in mente e si ricompose, convinta di aver fatto la cosa giusta.
“Ci vediamo dopo” disse Amelia a Sirius con sguardo cupo, lui la strinse in un breve abbraccio.
“A dopo, bambolina” le sorrise teneramente; il vero lato di Sirius si mostrava quando era con lei, perché con lei poteva essere solo se stesso e basta, senza finzioni.
“Ciao Nina” si costrinse a sorridere Amelia, separandosi dall’amico.
“Ciao” ricambiò l’altra, sempre più convinta che le deduzioni che aveva fatto sul treno si stessero manifestando, la tensione fra i ragazzi era palpabile nell’aria. Mary fece un cenno sia a lei che a Sirius e Peter, per poi seguire Amelia fuori dalla Sala Grande.
Quando furono abbastanza lontane, questa iniziò a parlare.
“Cosa ti ha detto?” le chiese, secca, guardando dritto di fronte a sé.
“Chi?” domandò Mary confusa puntando lo sguardo sull’amica, che non ricambiò il gesto.
“John, che ti ha detto?” precisò lei, sempre evitando di incrociare i suoi occhi.
“Nulla. Stava male, Amy” rispose, l’altra scosse la testa.
“Non ci credo” constatò schietta. “Non è cosa da lui, far sapere tutto a te e tagliare fuori noi”
Mary la fulminò con lo sguardo e l’ira che si era placata per un po’ di tempo, iniziò a ribollirle nel sangue. “Come, scusa?” chiese difatti, fra i denti.
“Hai capito benissimo” fece in una smorfia esasperata.
“Ora Remus non si può confidare con me?” le prese un braccio e la costrinse a guardarla negli occhi, vide che erano stanchi, mentre i suoi, quelli di Mary, erano arrabbiati.
“Diciamo che non sei mai stata la sua confidente preferita” osservò Amelia, liberandosi dalla presa dell’amica.
“Quella sei sempre stata te, giusto?” rise nervosa Mary, passandosi una mano fra i capelli. “Ti dirò, tesoro, a volte le cose possono cambiare” dichiarò acida e incastrando gli occhi in quelli di lei, che la guardava incredula.
“Con Remus le cose non cambiano mai”
“E tu come lo sai, Amelia? Come? Perché lo conosci?” domandò sarcastica.
“Sì” rispose sicura, anche se la voce iniziava a tremarle.
“Non conosciamo mai le persone davvero” esordì Mary, allargando le braccia. “E sai perché? Perché il loro lato più oscuro lo tengono sempre nascosto”
“Remus non ha un lato oscuro” disse Amelia, scrutando l’amica.
“Questo lo dici te” ribatté semplicemente l’altra.
Amelia non rispose, ma iniziò a sentirsi persa: perché aveva parlato con Mary e non con lei? Perché l’aveva tagliata fuori? Non aveva mai avuto un’amicizia confidenziale con Mary, non le aveva mai detto nulla, non l’aveva mai fatta entrare nella sua vita privata.
“Tu non hai mai avuto lo stesso rapporto che ho io con lui, mai!” esclamò alla fine, non era mai stata una ragazza con i peli sulla lingua, aveva sempre detto tutto quello che pensava senza farsi troppi problemi, a meno che non si trattasse dei suoi sentimenti: di quelli non riusciva a parlare, perché, spesso non li capiva nemmeno lei.
“Vuol dire che ora ce l’ho!” ribatté l’altra.
“John non è uno che cambia idea da un giorno all’altro e io lo so bene, perché lo conosco, non è una persona del genere” disse, cercando di calmarsi.
“Anche io lo conosco” continuò Mary, sempre più determinata.
“Non lo conosci come lo conosco io”
“Non hai l’esclusiva su tutto, Amelia, adesso basta!” quasi gridò, tanto che alcuni studenti che stavano passando di lì, si voltarono incuriositi e l’amica la guardò con gli occhi sgranati, stupita da quella reazione. “Sei solo gelosa” constatò e l’altra non rispose a tono, stette zitta e aspettò che Mary continuasse. “Sei solo gelosa perché per una volta il signor Lupin ti ha messa da parte e si è confidato con me. Notizia flash: non esisti solo tu nella sua vita. Forse ha deciso di cambiare confidente o forse ha deciso che di te non ci poteva fidare. E probabilmente ha ragione. La tua ossessione per lui sta diventando imbarazzante, patetica ed imbarazzante; quando capirai che non ti vede e non ti vedrà nel modo in cui tu vorresti? Quando ti renderai conto che per lui sei solo un’amica con cui sfogarsi –a volte-  per evitare di pesare sempre sugli altri Malandrini? Amelia, risvegliati dal mondo incantato che ti sei creata: lui non si accorgerà mai di te, sotto quella luce. Tu non sei una principessa e lui non è il principe che verrà a salvarti. Mi sono stancata, Amy, di tutte le tue possessioni: non hai solo tu degli affetti e non sei tu il centro del mondo di chiunque ti giri attorno. Sei una persona, una che viene usata e gettata via, perché, per Merlino, guardati, sei così insicura di te stessa che non riesci a sostenerti nemmeno tu” sussurrò, facendosi ad ogni frase sempre più vicina al suo viso e scegliendo accuratamente le parole da usare, l’aveva colpita nei suoi due punti deboli: Remus e l’insicurezza, lo sapeva, l’aveva fatto apposta. Finalmente le aveva detto tutto quello che pensava di lei, finalmente era stata sincera, liberandosi di un peso che la stava soffocando. E si sentì leggera e sicura di se stessa. Mary MacDonald si era stancata di essere invisibile.
Amelia le diede uno schiaffo, che risuonò in tutto il corridoio, le persone che stavano passando di lì si bloccarono, stupite di vedere due delle amiche storiche di Hogwarts litigare in quel modo. Aveva le guance rigate dalle lacrime e la bocca tremante. Non poteva credere che proprio lei, proprio Mary, quella ragazza che aveva sempre considerato come una sorella, l’avesse condannata in quel modo così cattivo. Cattivo e vero. Perché Amelia era sempre stata profondamente insicura di se stessa, nonostante non lo desse a vedere, non era mai a suo agio in nessun luogo, poi era arrivato Sirius che con quel sorriso l’aveva fatta sentire al sicuro e dopo erano arrivate loro: Lily, Alice, Emmeline e Mary, che, invece,  l’avevano fatta sentire a casa. E ora, sembrava che le fondamenta di quella dimora stessero per crollare, pezzo per pezzo, lasciandola senza un riparo: in balia di se stessa.
Mary incastrò i suoi occhi a quelli dell’amica, che erano distrutti. “Mi sono stancata di asciugare le tue lacrime, Amelia: tu, le mie, non le hai nemmeno mai viste” fu l’ultima cosa che le disse riprendendo a camminare come se non fosse successo nulla, dato che era vero: c’era sempre stata per consolare Amelia, ogni volta che ne aveva avuto bisogno, ma, Amy, lei non l’aveva mai consolata, anzi, non aveva nemmeno mai voluto vederla piangere e quando stava male se ne andava, lasciandola con Lily o Emmeline o Alice.
La verità era che non riusciva a vedere le persone a cui teneva di più al mondo soffrire, ecco qual era la verità, perché faceva star male anche lei e se stava male, sapeva che non sarebbe stata di nessun aiuto. L’unico e solo pianto che era riuscita a tollerare era stato uno di Sirius, evento più unico che raro: aveva iniziato a parlare della sua famiglia, di suo fratello, di come sua madre l’aveva ripudiato come figlio e di come la famiglia Potter l’avesse accolto; ad un certo punto, si era bloccato ed aveva iniziato a singhiozzare, per poi stringersi ad Amelia che l’aveva abbracciato, senza dire una parola.
Sirius Black non aveva mai pianto di fronte a nessuno.
E lei aveva mantenuto il segreto.
Mary aveva un groppo in gola, ma la soddisfazione nel petto; superò la biblioteca, sua precedente destinazione, e salì le scale, fino ad arrivare al settimo piano. Era orgogliosa di se stessa: si era comportata da persona forte e coraggiosa. Arrivò di fronte al quadro della Signora Grassa, disse la parola d’ordine e si lasciò alle spalle tutto: Amelia, i suoi precedenti dolori e rancori.
Trovò in Sala Comune Lily e James, che stavano studiando insieme, seppur a dovuta distanza, o, meglio, Lily stava studiando, James la guardava completamente perso.
Sirius stava leggendo La Gazzetta Del Profeta e quando la vide le lanciò un’occhiata interrogativa. “Dov’è Amy?” le chiese. “Non dovevate andare in biblioteca?” inarcò un sopracciglio.
“Noi… abbiamo litigato” rispose in un sospiro Mary catturando l’attenzione di tutti e tre ed incrociando lo sguardo di Lily.
“Cos’è successo?” le chiese quest’ultima, lei non rispose.
“Dov’è?” ripeté lui, alzandosi dal divano su cui era seduto poco fa.
“Ci siamo separate in corridoio, appena fuori dalla Sala Grande” rispose con voce tetra. Sirius fece un cenno a James che recepì il messaggio immediatamente e si avviarono tutti e due fuori, Lily, invece, si avvicinò a lei.
“Ehi” le disse dolcemente. “Come mai avete litigato?”
“Le ho solo detto quello che pensavo” se il tono di Lily era pacato, quello di Mary era pungente e sottile.
L’amica la scrutò sinceramente curiosa. “E cosa pensi?”
“Non mi va di parlarne, adesso, vai da lei… Ha bisogno di qualcuno” deglutì.
“Anche tu ne hai bisogno” osservò lei ovvia.
“Sì, ma sai com’è fatta: è troppo fragile, devi ricomporre i pezzi rotti, meglio che ti sbrighi” le fece un mezzo sorriso, per rassicurarla.
“Sicura?” si accertò e quando vide che Mary annuì, le sorrise incoraggiante, per poi precipitarsi fuori dalla Sala Comune.
Mary, rimasta sola, cacciò un profondo respiro e si passo una mano fra i capelli, esausta. Si lasciò andare sul divano e pensò che probabilmente avrebbe dovuto chiedere scusa ad Amy quando l’avrebbe rivista; anche se non se lo meritava, per niente. Solo perché le aveva detto quello che pensava di lei, questo non stava a significare che fosse una brutta persona, d’altronde, Amelia non lo faceva sempre? Diceva sempre quello che pensava e che le passava per la testa, senza però immaginare che le parole potessero ferire, quello che le aveva detto poco prima l’aveva turbata a tal punto che l’idea di farla sentire come lei si stava sentendo fu più forte di ogni pensiero logico. Doveva farle capire quanto male potevano fare delle semplici parole. Il fatto era che, Amelia usava le parole per dare libero sfogo a quello che pensava, ma non le aveva mai usate contro qualcuno, mentre Mary sì, l’aveva fatto e aveva fatto del male.
Mentre si massaggiava le tempie per rilassarsi, qualcuno si sedette vicino a lei, si voltò, spalancando gli occhi di scatto. Remus la osservava, le mani congiunte poggiate sotto il mento, i gomiti sulle gambe, la guardava senza dire una parola; lei lo osservava di rimando, in cerca di risposta nei suoi occhi marroni.
“Non ho detto nulla a James e Lily, mi sono limitato a dire che stavo parecchio male” esordì infine lui e Mary cacciò un sospiro di sollievo; nessuno sospettava niente, nessuno sapeva che lei aveva mentito. “Giornata piena? Che è successo?” le domandò vedendo lo stato in cui era ridotta.
“Ho litigato con Amelia” e dirlo la fece sentire uno straccio. “Mi ha dato uno schiaffo” aggiunse indicando la guancia sinistra e Remus portò una mano nel punto che lei gli aveva segnato, accarezzandolo.
“Vedrai che si risolverà tutto: vi volete troppo bene perché non accada” la rassicurò donandole un sorriso triste, senza chiedere spiegazioni. Se c’era una cosa che aveva imparato in quegli anni con i Malandrini era che quelle sarebbero venute da loro, senza bisogno di forzarle.
Il battito cardiaco le accelerò, per un momento pensò che il cuore potesse uscirle dal petto da quanto si scontrava fortemente con la gabbia toracica e, in tutta risposta alle parole del ragazzo, annuì velocemente, per poi abbracciarlo e stringerlo a sé, prendendolo alla sprovvista, ma lui ricambiò senza indugi e le cinse i fianchi con le braccia, inspirando il suo profumo: sapeva di buono; ma senza nessun motivo logico, pensò che Amelia sapeva di dolcezza, di umanità, di verità, di amore. Amelia sapeva d’amore e lui non aveva mai voluto accettarlo fino a quel momento: quando era ormai troppo tardi.
Sospirò, per poi separarsi da Mary e sorriderle appena.
“Perché non hai detto nulla a Sirius? Perché non hai voluto spiegazioni?” gli chiese poi lei.
“Perché saranno loro a dirmi tutto, quando si sentiranno pronti per farlo” fece spallucce Remus, distogliendo lo sguardo.
E in quel momento, Mary, pensò che non ci fosse persona più buona al mondo e che lui fosse un ragazzo talmente bello caratterialmente che avrebbe dato tutto per averlo per sé, pensò che Remus fosse la cosa più bella esistente sulla terra.
Non fecero in tempo a dirsi altro che Sirius, James, Lily ed Amelia entrarono. Lily aveva un braccio attorno alle spalle dell’amica e appena intercettò Mary, le riservò uno sguardo profondamente deluso, mentre James la giudicava malamente con gli occhi e Sirius la squadrava disgustato.
“Chiedile scusa” esordì senza preamboli rivolto a Mary, che distolse lo sguardo. Il cuore di Amelia fece un tuffo quando vide che lei e Remus erano insieme, ma trattenne le lacrime.
“Ho solo detto quello che pensavo” si alzò poi dal divano lei, mentre Remus non si mosse, ma osservò la scena attentamente. Gli occhi feriti di Amelia lo fecero sussultare, tanto che l’unica cosa che lo trattenne dall’andare ad abbracciarla fu il ritorno alla mente di lei e Sirius che si stavano frequentando.
“Chiedile scusa” ripeté Sirius, cercando di restare calmo. Se c’era una cosa che lo faceva andare in bestia era vedere le persone a cui più voleva bene stare male per colpa di qualcun’ altro.
“E perché? Perché sono stata sincera?” iniziò ad alterarsi Mary.
Chiedile scusa” continuò imperterrito, James iniziò a preoccuparsi e si mise all’erta, in caso di improvvise esplosioni dell’amico. Anche Remus notò il nervosismo e si alzò di scatto, mentre altri Grifondoro rientravano dopo una giornata di studio intensivo, tra questi, c’era anche Peter, che si avvicinò a James titubante. “Che sta succedendo?” domandò sottovoce, mentre la scena che si presentava davanti ai suoi occhi iniziava a catturare anche gli altri studenti, fra cui Alice, Emmeline e Frank, che si fecero vicini agli amici.
“Sirius, lascia stare” intervenne Amelia, stanca di farsi difendere e stanca di tutta quella situazione, sfiorandogli un braccio. Se non fosse stato per Lily che l’aveva trovata in bagno a piangere da sola o per Mary che aveva ormai detto tutto, probabilmente avrebbe tenuto gli amici all’oscuro dell’accaduto, specialmente Sirius.
“Non me ne vado di qui finché non ti chiede scusa, Amy” la zittì lui brusco.
“Sai quante volte lei ha detto la verità su quello che pensava a qualcuno e non ha mai chiesto scusa? Lo sai, Sirius Black?” lo sfidò Mary, che iniziava ad essere nervosa.
“Lei non ha mai offeso nessuno, mi pare” ribatté sicuro Sirius.
“Però nel frattempo tira schiaffi alla gente” scosse la testa lei.
“Le hai dato della persona inutile, MacDonald! Le hai detto che è, testuali parole: ‘ una che viene usata e gettata via’! Ora chiedile scusa, adesso!” urlò perdendo la pazienza, James gli afferrò un braccio in modo deciso come per avvertimento; tutti trattennero il fiato increduli, Remus per primo che lanciò un’occhiata a Mary.
Era il suo momento, il suo show. Tutta quella gente era lì per vedere lei e non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione. “Ero arrabbiata, quelle cose non le dicevo sul serio!” alzò la voce a sua volta.
“Allora falle le tue scuse” intervenne Lily, che non aveva fiatato fino a quel momento e Mary la guardò, sentendosi tradita: l’amica aveva scelto da che parte stare.
“Lasciate perdere, okay?” la voce di Amelia storpiata per il pianto giunse alle orecchie di tutti. “Sono stanca, non m’interessano le sue scuse, chiaro? Non me ne frega un accidente di lei o di me o di voi o di chiunque altro! Lasciatemi in pace!” la voce le tremava e sembrava che li stesse supplicando. “E voi andatevene” disse poi rivolta al pubblico poco gradito. “Lo spettacolo è finito” si avviò velocemente in Dormitorio, sotto gli sguardi stupiti di tutti, seguita dalle amiche. Odiava essere al centro dell’attenzione e quando tutti sapevano quello che le stesse succedendo, odiava che la sua privacy venisse violata, odiava essere sotto i riflettori.
Sirius la guardò finché non si chiuse la porta alle spalle poi focalizzò nuovamente la sua attenzione su Mary, iniziando a camminare verso di lei, ma Remus le si parò di fronte. “Non fare stronzate, Felpato”
“Che cazzo fai, Lunastorta? La difendi?” chiese allibito.
“Ti dico solo di fare stronzate” lo avvertì.
“Non picchio una donna, Remus, non sono coglione fino a quel punto” lo ammonì.
“Sirius, andiamo” intervenne James prendendo l’amico per un braccio. “Sei troppo alterato, lascia stare, potresti dire cose di cui in futuro di pentirai” e lanciò un’occhiata a Mary, che lei intercettò ed incassò senza problemi.
“Dì ancora qualcosa ad Amy e giuro che ti lancio una frattura, MacDonald, non osare toccarla, sono stato chiaro?” disse ignorando le parole di James.
“Limpido” scandì bene lei le parole, usando un labiale piuttosto ampio.
Sirius si scrollò di dosso la mano di James, si passò una fra i capelli nervoso, per poi guardare un’ultima volta Remus e Mary, scuotere la testa ed andarsene.
“Vado da lui” annunciò James a Remus, che annuì con un colpo secco della testa. “Mary” fece a mo’ di saluto, lei ricambiò con un cenno.
Quando tutti se ne furono andati, pronti a far circolare l’ultima notizia, Mary sospirò di sollievo e sorrise a Remus. “Grazie per avermi difesa”
“Le hai davvero detto quelle cose?” chiese lui ignorando completamente la precedente affermazione della ragazza.
“Io…” e, per una volta, Mary non seppe davvero che cosa dire. “Sì, l’ho fatto, ma… ero arrabbiata, non lo pensavo sul serio, non… non potrei mai, Amy è… è mia sorella” biascicò e lui non disse nulla.
“Chiedile scusa” le consigliò dopo qualche secondo di silenzio Remus. “Non se lo merita” e si voltò, avviandosi al Dormitorio, lasciandola completamente sola.
Ancora una volta, aveva scelto Amelia a lei, ancora una volta, aveva perso. Chiuse una mano a pugno e se la mise fra i denti per evitare di urlare.
Possibile che vincesse sempre? Possibile che fosse sempre lei dalla parte del torto? Delle lacrime amare cominciarono a rigarle il volto, si accasciò a terra, passandosi una mano fra i capelli ripetutamente e mordendosi le unghie.
Avrebbe dovuto dire tutta la verità? Avrebbe dovuto ammettere di aver detto una bugia? Cacciò un profondo sospiro cercando di calmarsi, ma più i minuti passavano, più l’irritazione si faceva sentire. Si alzò di colpo ed iniziò a camminare in cerchio, ‘mai sfidare Sirius Black o ti ritroverai contro la Casa Grifondoro’. Era questo che le aveva detto una volta James, scherzando, ma ora era vero, ora era reale. Era sola, completamente sola, per colpa di Amelia, sempre e comunque per colpa sua. Si fece forza e entrò in Dormitorio, Lily, Emmeline ed Alice stavano parlando fitto fitto, ma si interruppero non appena la videro.
“Amy?” chiese Mary senza aggiungere altro.
“E’ in doccia” ripose Lily senza sentimento alcuno e quello fu un colpo al cuore per lei, la sua amica non le aveva mai risposto così, mai in vita sua.
Entrò in bagno senza nemmeno bussare, lo scroscio dell’acqua riempiva tutta la stanza. “Mi dispiace” annunciò in un sospiro. “Non volevo, Amy, ero solo arrabbiata, okay? Tu avevi detto quelle cose, tagliandomi fuori dal mondo e io mi sono difesa, tutto qui”
Il rumore dell’acqua finì, Amelia uscì dalla doccia con già l’asciugamano addosso e i capelli gocciolanti. “Mi hai ferita, Mary”
“Lo so”
“Mi hai fatto male”
“Scusa”
“Sul serio”
“Sul serio, mi dispiace”
“Lo credi davvero?”
“Cosa?”
“Quello che hai detto”
“No” .
“Okay”
“Okay”
“Esci di qui”
“Ma…”
“Mary, vattene, ti prego” Amelia indicò la porta con un cenno del capo e quando l’amica stava per varcarla, disse: “Comunque bastava dirlo che sei cotta marcia di John: mi sarei fatta da parte”, Mary la chiuse con un tonfo. 

 

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flowers's hall.
eccomi qui, fiori! allora, vediamo, questo capitolo mi fa schifo, non so con che faccia lo stia pubblicando. comunque: sta cominciando il patatrac di cui nina si era resa conto, inizia a movimentarsi qualcosa, insomma.
come vediamo mary è piena di rancori verso amelia e remus mentirà, nuovamente, aspettando che sirius ed amy prendano l'iniziativa per dichiarare una cosa assolutamente falsa, non è come mary, cerca di vivere comunque in pace e in armonia, nonostante il dolore che prova. e finalmente s'è reso conto sei suoi sentimenti per amelia! alleluja, gente! e notiamo tantissimo il lato protettivo di sirius verso amelia, allora, chiariamo una cosa: non voglio fare la classica ff con quello che è protettivo che non sa se è innamorato o meno della ragazza, no. sirius è semplicemente così perché la considera una sorella e nient'altro.
so che ci sono stati pochissimi momenti jily o sirius/nina, ma devo attenermi a quello che scrivo: se faccio un capitolo su un personaggio, devo sempre seguirlo, senza mai perderlo di vista, altrimenti tanto vale fare capitoli normalmente e non strutturare la cosa come sto facendo io.
ringrazio con tutto il cuore le persone che hanno messo la storia nelle seguite e nelle preferite e quell'unica recensione allo scorso capitolo che è valsa parecchio, davvero, siete tutti stupendi.
un abbraccio ed un bacio sul naso.
rose.
  
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