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Autore: Nanu_97    19/02/2014    0 recensioni
''Ciecamente sogniamo di superare la morte attraverso l'immortalità anche se da sempre l'immortalità ha rappresentato la peggiore delle condanne, il destino più terrificante.''
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo si fermò subito dopo aver attraversato la porta principale di una villetta. I miei piedi toccarono terra ma non riuscii a muovermi, i miei muscoli non rispondevano.
«Siamo arrivati», disse il vampiro mascherando una risata con un colpo di tosse.
«Solo… un attimo». Dopo qualche respiro profondo riuscii a staccarmi da lui riacquistando l’uso dei miei arti. «Dove siamo?». Mi guardai intorno. Le pareti erano di un semplice colore bianco, ai muri non vi era nulla appeso, nulla che identificasse il proprietario di quella casa. L’entrata dava su un ampio salotto dominato da un grosso divano a L, sempre bianco, e una poltrona posizionata davanti ad esso. A separarli vi era un basso tavolino color mogano. Al soffitto erano appese delle lampade nere di una forma particolare. Dietro al divano vi era un grande spazio occupato da un tavolo da pranzo di legno circondato da alcune semplici sedie bianche. Più in dentro, verso sinistra, si apriva un’altra stanza che faceva da cucina. Un grosso ripiano di marmo marrone occupava gran parte della stanza e fungeva da isola centrale. Mi domandai che se ne facesse un vampiro di una cucina e una sala da pranzo, ma non erano problemi miei, quindi continuai a osservare il resto del piano. A separare la cucina e il salotto vi era solo una scala che portava al piano superiore, non vi erano muri a dividere le varie stanze e ciò rendeva l’ambiente molto più ampio. Nel complesso era molto sobrio ma anche raffinato ma dava l’impressione che il vampiro non vi passasse molto tempo.
«È casa mia, qui sei al sicuro».
«Al sicuro, si, certo. Con un vampiro nessun luogo è sicuro».
Un suono simile ad un ringhio uscì dalla sua bocca. «Seguimi», ordinò dirigendosi verso il divano. La sua arroganza non aveva limiti. Si accomodò sul grande divano bianco incrociando le gambe e appoggiando un braccio lungo lo schienale. Dopo un attimo di esitazione in cui pensai a come poterlo uccidere, mi sedetti nella poltrona che gli stava di fronte.
«Direi che il caso che tu mi dia qualche spiegazione».
Scattai in piedi. «Sia chiaro una cosa: io non ti devo proprio niente, succhiasangue, nemmeno se mi hai “salvata”», mimai le virgolette con le dita.
«Io ti ho salvata», disse scandendo ogni parola.
«E prima mi hai rapita. Voi sanguisughe siete tutte uguali, non importa se una volta fate qualcosa di buono, rimarrete sempre dei mostri».
Il vampiro scattò in piedi prima che potessi fare anche un solo passo verso la porta. Mi afferro per un braccio e mi spinse con forza contro al muro. «Succhiasangue, sanguisuga, qualcos’altro?  Sta bene attenta a come parli, ragazzina, la mia pazienza ha un limite». Per rinforzare il concetto strinse più forte il mio braccio. Sentii le sue unghie conficcarsi nella mia pelle. «Dimostra un po’ di gratitudine, ragazza fuoco. Si vede proprio che i tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere» aggiunse non sapendo che non avrebbe mai dovuto nominare i miei genitori.
Senza averci pensato dalle mie braccia scaturirono di nuovo quelle maledette fiamme che gli lambirono le braccia. In un battito di ciglia si allontanò imprecando. Sbattei le palpebre per scacciare la foschia nera che mi aveva oscurato la vista. Provai a fare un passo avanti ma le mie gambe cedettero e caddi a terra perdendo i sensi.
  
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