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Autore: Vale_DL    19/02/2014    0 recensioni
Ecco che mi ritrovo tra le Ali del destino, destino che mi appartiene, destino che ha voluto donarmi qualcosa troppo grande per me stessa.
Amore inaspettato, amore fatale, amore che era destinato ad essere tale.
Siamo come anime in cerca di qualcosa, qualcosa che non sappiamo distinguere, qualcosa che non ci appartiene, qualcosa di superiore, qualcosa che il destino ci ha voluto donare tramite l'ascesa delle sue immense ali, l'amore... e se amare significa stare tra le Ali del destino io ci sarò, sarò li per noi, sarò li per un amore che è destinato ad essere eterno, sarò Tra le Ali del destino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tra le Ali del Destino.
 

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Capitolo 3.

Sam…Sam, guarda qui!”  mio fratello attirò la mia attenzione, io corsi verso di lui facendo attenzione agli enormi massi posti sull’erba

“Oh…è una farla Jack?” dissi estasiata, i miei occhi da bambina non avevano mai visto cosa più bella

Sorrise “Si Sam, si dice farfalla però” iniziò a ridere rumorosamente

Io incrociai subito le braccia e misi il broncio “Non ridere di me, Jack. Sai benissimo che se fai il cattivo con me dico tutto alla mamma!”

“Scusami piccola Sam.” sorrise scompigliandomi i capelli con la mano destra “Non è bellissima?” vidi che pian piano i suoi occhi iniziavano a luccicare di meraviglie, probabilmente proprio come i miei.

“Si, Jack. È bellissima” sorrisi per un’istante, poi ritornai seria e alzai lo sguardo verso mio fratello “Jack…?” strinsi i pugni

“Si piccola Sam?”

“Credi che anche tu diventerai una farla?” domandai trattenendo le lacrime e mordendomi il mio piccolo labbro con tutti i dentini.

“Non lo so, Sam.” il suo sguardo tornò serio, triste, cupo.

“Jack…io non voglio che tu te ne vada, non voglio che tu muoia Jack! non voglio” l’abbracciai più che potevo, come per non farlo andare più via da me, come a tenerlo mio per sempre…mentre piccole lacrime bagnavano la sua tenuta ospedaliera, brutta, ingrigita, senza personalità, come se fosse senza vita.

“Sai Sam, prima o poi, ogni essere vivente chiuderà gli occhi per sempre, è il ciclo della vita e a prescindere se ci faccia male o no non possiamo cambiare qualcosa che non dipende da noi, ma bensì dalle stelle, dal destino. Tutti sono destinati ad addormentarsi in un sonno che ti culla per l’eternità, chi prima come me o chi dopo come gli altri ma, piccola Sam, voglio che tu sappia una cosa” disse mentre mi asciugava le lacrime che bagnavano il mio viso “Sam, voglio che tu sappia che non c’è nulla da temere nella morte, essa non è cattiva ma bensì premurosa e ti posso assicurare con tutto il cuore che non farà male come tu credi, è come addormentarsi, come fare un lungo e piacevole pisolino e , una volta svegliati, vedrai che tutte le cose più belle, che tutti i desideri saranno li, trasformatisi in un qualcosa di puro e perfetto” sorrise dandomi un bacio in fronte “Piccola mia, ciascuno di noi rientra nel proprio destino, inciso sul suo cuore, magari il mio è arrivato al  lieto fine ma il tuo no, non buttarti giù, ti prego fallo per me. Sam promettimi che non ti lascerai mai andare qualsiasi cosa succeda, mamma e papà hanno bisogno di te, loro hanno bisogno che tu gli stia vicino. Sam io ho bisogno che tu me lo prometta!” con gli occhi lucidi e le mani tremolanti mi afferrò per le spalle, poi mi abbracciò con foga, foga e desiderio di un amore tra fratello e sorella, tra sorella e fratello.

“Ma io non voglio che tu vada via! non voglio che tu mi lasci da sola Jack!”

“No Sam, non piangere altrimenti mi distruggi. Ehi ascoltami…” mi guardò dritto negli occhi “Piccola Sam…” mi accarezzò una guancia “ Ehi, io sarò sempre con te, anche quando non ci sarò più fisicamente. Io sarò per sempre nel tuo cuoricino e ti giuro che ogni qual volta che ne sentirai il bisogno potrai chiudere gli occhi e io ci sarò, sarò lì per te, basta solamente che tu mantenga vivi i tuoi ricordi…come farò io con il ricordo del tuo splendido sorriso, quello non lo potrò mai dimenticare” mi sorrise dolcemente, poi mi abbracciò.

“ Lo giuri Jack? Giuri che non mi lascerai mai da sola?”

“Lo giuro, Piccola Sam” mi sussurrò dolcemente.


Da quel giorno in poi ne susseguirono altri dove, giorno dopo giorno, mio fratello non faceva altro che peggiorare. Avevo solamente 5 anni, ero così piccola…giorno dopo giorno vedevo completare la trasformazione di Jack, trasformazione che di certo non lo rispecchiava, che non rispecchierebbe nessuno. Io ero lì quando pian piano gli occhi di mio fratello diventavano sempre più incavati, sempre più neri, sempre più stanchi. Io ero lì quando i capelli di Jack iniziarono a cadere, uno per uno, chiazza per chiazza. Ero lì quando iniziarono a spuntargli delle macchie violacee/rossastre sul viso, sul collo, sul corpo. Ero lì quando iniziò a ingiallirgli i denti, a schiarirli la bocca, quando iniziò a diventare sempre più pallido, quando iniziò a muoversi a fatica, a parlare per miracolo, a non ridere più, a stare addormentato tutto il tempo, quasi tutto…io ero lì, ero lì in tutto. 
Poco dopo mio fratello morì, non fu una morte dolorosa, proprio come mi aveva assicurato mesi prima, non fu una morte atroce per lui…semplicemente mi guardò, mi sorrise e smise di respirare, per sempre. Il suo organismo non aveva retto più, era stanco, debole ma lui aveva lottato fino alla fine, il suo lieto fine era arrivato e aveva chiuso gli occhi, per sempre. Io mi limitavo solamente a guardare, guardare come il cuore di mia madre si frantumava minuto dopo minuto, ascoltare le urla disperate di mio padre, guardare le lacrime che scorrevano sul viso di tutti tranne che sul mio. Io ero rimasta forte, proprio come gli avevo promesso, stringendo i pugni, mordendomi il labbro, chiudendo gli occhi lucidi…non potevo piangere ma avevo così tanta voglia di farlo, solo per lui. Avevo solamente 5 anni quando morì Jack, lui solamente 14. Quel giorno mi ripromisi che non mi sarei mai dimenticata di mio fratello e in tutta la mia vita non l’avevo mai fatto, neanche per un minuto, neanche per un secondo e, anche se era doloroso, Jack era rimasto sempre lì, nel mio cuore. Mi ricordo che molte volte da bambina chiudevo gli occhi e gli parlavo, come mi disse lui, la cosa strana era che pensavo che Jack, in un modo o nell’altro, mi ascoltava, mi rispondeva, mi consolava e semplicemente mi amava. Giorno dopo giorno gli raccontavo tutto ma con il passare del tempo iniziai a crescere e con me anche le mie razionalità. Oggi non parlavo più con Jack ma lo pensavo costantemente, lo amavo in ogni attimo della mia esistenza, lo ricordavo ancora e semplicemente mantenevo vivi i ricordi di lui, ricordi che sicuramente manteneva vivi anche Jack, ovunque esso si trovava, ovunque Dio avesse deciso di trasformarlo in un angelo.

La leucemia era riuscita a portare via mio fratello, essa però non era riuscita a portare via l’amore che provavamo l’uno per l’altro, uno di quelli che non dimentichi, uno di quelli che ti salva la vita come mio fratello l’aveva salvata a me durante la sua breve ma fondamentale esistenza.

“Ehi Sam, come va?” Mi chiese Elizabeth.

“Tutto bene” risposti distrattamente giocherellando con la penna, in realtà non andava bene per niente.

“Sai, stavo pensando che…”

“No, Ely. Risparmiami, almeno per oggi “ posai la penna e la guardai negli occhi “ Sai perfettamente che oggi non mi si deve chiedere niente…”

“Scusami Sam, davvero” abbassò lo sguardo.

Per tutta la giornata universitaria non proferii parola con Elizabeth. Non avevo assolutamente voglia di parlare con nessuno, né di ascoltare niente, volevo solamente chiudere gli occhi e sentirmi in pace con me stessa

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“Vedo che intendi finire quel libro per la quarta volta eh!” una risata mi fece alzare lo sguardo “Ciao!” sorrise dolcemente.

“Ehi, no…veramente non ci capivo più niente da un pezzo ormai” sorrisi immergendomi nell’azzurro dei suoi occhi

“Come fai a non capirci niente? Lo sai a memoria quel libro” mi guardò piuttosto confuso

“Anche tu, dalle frasi con cui entri in scena ogni volta”

“Mi hai proprio beccato eh?” si passò una mano sulla nuca “come mai non prestavi attenzione alla lettura?” i miei occhi si inumidirono all’istante e abbassai immediatamente lo sguardo “Ehi stai bene?” si sedette difronte a me e mi scrutò in volto

“Ehm...sì, diciamo che oggi è una giornata un po’ triste per me...” abbassai lo sguardo, dio da vicino era ancora più bello

“Ti ha lasciato il fidanzato?” scoppiò in una fragorosa risata

“No, oggi è il giorno in cui morì mio fratello” strinsi i pugni, morsi il labbro e cercai di mantenere dentro me le lacrime mentre lui si ammutolì all’istante.

“Sai, non so neanche come ti chiami” mi sorrise, voleva cambiare argomento e io gliene fui grata.

“Beh, neanche io so il tuo nome” gli sorrisi grata, sperando che capisse.

“Beh tu puoi chiamarmi Will” mi sorrise “Io ti chiamerò Ronnie” rise, io sentii le guance andarmi a fuoco, si era bevuto il cervello, questo era completamente pazzo.

“Non vedo il motivo per cui dovremmo chiamarci con nomi non nostri” abbassai immediatamente lo sguardo, sperando non notasse il mio rossore sulle guance

“Andiamo, Ronnie. Credevo ti piacessero i personaggi del tuo prezioso libro no?”

“Will e Ronnie sono una coppia, noi neanche ci conosciamo” tenevo lo sguardo basso, ero sicura che se lo avrei alzato sarei diventata ancora più rossa in viso. Maledetto cuore che palpitava.

“Io ti conosco, Sei la mia Ronnie. La ragazza dei mille libri, delle felpe enormi e dai continui arrossamenti facciali” rise sfacciatamente per poi avvicinarsi al mio orecchio “Mi piace quando arrossisci” sussurrò per poi mordersi il labbro e io seguii quel gesto dannatamente sexy con la punta degli occhi, successivamente iniziò a ridere. Sicuramente aveva notato che mi ero fatta, fin troppo, coinvolgere da quel suo gesto, maledetto!  “Ciao piccola Ronnie” disse alzandosi ed andandosene.

Non so per cosa il mio cuore adesso stava battendo a mille, se per il suo modo sfrontato nel darmi dei nomignoli o solamente perché ci aveva immaginato come una coppia, stava di fatto che mi sembrava che il cuore mi era scoppiato in petto. Un’altra volta mi ritrovavo persa nei suoi occhi, occhi che annebbiavano costantemente la mia mente, occhi che mi coinvolgevano in un modo che mai avevo provato prima. Adesso sentivo solamente il battito del mio cuore nel sussurro delle sue parole, un colpo alla mia anima nel sentire la sua risata, una strana sensazione che mi creava dei piccoli brividi percorrenti tutta la schiena, brividi bestiali. Era strano e alquanto illogico che una persona mi trasmettesse ciò, non mi ero mai sentita in questo modo, credevo che la sensazione da innamorati era tutto un farfalle nello stomaco e un tremolio alle gambe, invece quello che provavo io era ben diverso, qualcosa che andava ben oltre l’amore, completamente.
Avevo sempre sostenuto che l’amore fosse il sentimento per eccellenza, quello che ti faceva provare felicità ma nello stesso tempo dolore e tristezza ma, in verità, mi sbagliavo di grosso. L’amore, quello vero, faceva provare solamente felicità, escludendo completamente il dolore, sentimento che non apparteneva veramente alle definizione amore. Il sentimento per eccellenza non era l’amore, non era nessun sentimento in verità, Il sentimento per eccellenza era l’anima, anima che univa due persone in un qualcosa di puro. 

Rimasi lì, seduta a gambe incrociate, ancora per un po’, forse ancora scioccata, forse ancora con qualche battito accelerato di troppo. Pian piano iniziai a rilassarmi sempre di più, dimenticando così ciò che non riusciva a darmi pace, dimenticando ciò che mi rendeva talmente nervosa e strana da essere schifosamente felice. Era incredibile come, ciò che si mostrava ai miei occhi, mi lasciava letteralmente senza fiato, tutto ciò che caratterizzava quel piccolo parco era così pacifico e naturale da essere semplicemente perfetto, perfetto quanto puro. Cumoli di foglie secche si schiantavano contro le suole di scarpe dei passanti, foglie che ricordavano la fine dell’inverno, foglie che lasciavano posto ad altre piccole foglioline sbocciate dagli alberi come a segnalare la nascita di una nuova vita, piccola e insignificante come vitale ed essenziale. Pensavo vivamente che tutto fosse perfetto, puro come una rosa bianca, agitato come una tempesta, semplice come la vita in un ricordo, magnifico come un amore che non sapeva di essere tale.

“Sam, mi dispiace, volevo solamente chiederti scusa. Sono stata una stupida a chiederti di uscire proprio oggi” La voce di Elizabeth si fece spazio tra quelle sensazioni di libertà, alzai lo sguardo.

“No, scusami tu. Sono stata una stupida, perdonami” mi alzai e l’abbracciai “Sai che ti voglio un bene dell’anima, davvero, sei la persona migliore che io conosca, perdonami” l’abbracciai ancora più forte, sussurrando le ultime parole.

“Sei una persona fantastica, davvero” ricambiò l’abbraccio assaporando ogni singolo momento.

“Ehm…posso farti una domanda?” mi distaccai chiedendo insicura, volevo sapere a tutti i costi, possibile che la sua frase fosse solamente sarcastica?

“Io ti conosco, Sei la mia Ronnie. La ragazza dei mille libri, delle felpe enormi e dai continui arrossamenti facciali”
Questa frase tormentava la mia mente, esattamente come il cuore.

“Dimmi pure Sam” sorrise

“Trovi che io arrossisca facilmente?” abbassai immediatamente lo sguardo, imbarazzata

“No, non ti ho mai vista arrossire” mi disse curiosa

“E…ecco, le felpe…trovi che mi stiano male?” la guardai fissa negli occhi

“Non capisco il motivo di queste domande, Sam” mi guardò seria “ è successo qualcosa?”

Abbassai immediatamente lo sguardo “No, niente…pura curiosità. Andiamo a casa”.

Elizabeth si limitò soltanto ad annuire, più confusa di quanto non lo fossi io. Sinceramente? Non capivo neanche io il motivo del mio comportamento, da un giorno all’altro era passata da uno stato d’animo a quello successivo come fosse un gioco, gioco che costava battiti di cuore assurdi, illogici, magnifici. Non era amore, figuriamoci, semplicemente non credevo potessi provare un qualcosa per uno sconosciuto. Personalmente credevo fosse illogico parlare di un sentimento così prematuro e considerarlo amore, come credevo fosse illogico l’amore a prima vista, come credevo fosse illogico amare un qualcosa che non si conosceva affondo. La parola amore indicava tutti i sentimenti spigionati in te ogni qual volta penavi ad un dettaglio di una persona, ai brividi che essa ti trasmetteva con un solo tocco, al cuore impazzito ad ogni suo sussurro, ad amare ogni suo difettoche lo rendeva tremendamente perfetto. Come? Come, però, si poteva chiamare un sentimento verso qualcosa come l’ignoto? Semplicemente era qualcosa di tremendamente illogico, talmente tanto da essere una cruda verità, una verità talmente reale quanto perfetta.
 
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S
alve a tutti!

Rieccomi qui ^_^
spero vivamente que questo capitolo vi piaccia, ho cercato di trattatare con il massimo equilibrio la situazione di Jack, quindi spero che vi piaccia davvero.
Aspetto una vostra recensione <3

 
P.s ho dovuto creare questo profilo ed eliminare "Be_strong_ Girl" perché mi dava problemi grafici <3

 
GRAZIE MILLE!


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