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Autore: angelo_nero    20/02/2014    4 recensioni
Family Brief: Vegeta, Bulma, Trunks e Bra. Momenti della vita di tutti i giorni come una comune famiglia.
dal primo capitolo:
Dopo una buona ora e mezza finalmente l'intera tavolata aveva finito di mangiare, c'era ancora chi restava seduto a bersi un bicchiere di vino, mentre altri si intrattenevano chiacchierando o, come i piccoli Saiyan mezzo sangue, si sgranchiva i muscoli tirando quattro pugni. Vegeta era rimasto seduto a tavola ad osservarsi intorno, il suo sguardo passava dalla moglie che chiacchierava con C-18 e la moglie dell'eroe, al figlio che giocava con Goten. Come lui, seduto ancora al tavolo, c'era il suo amico/nemico, forse l'unico, che sorseggiava un bicchiere d'acqua a pasto ormai ultimato. Goku si sentiva troppo spossato per alzarsi da quella sedia diventata improvvisamente troppo comoda: anche l'eroe teneva d'occhio la propria famiglia per assicurasi che nessuno si facesse male o che il Genio non si avvicinasse eccessivamente alla moglie.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il telefono dell' ufficio squillò destando gli occupanti dai loro impegni.

-Pronto?-

-Mrs. Prince?- disse la voce dall'altra parte della cornetta.

-Si.- rispose l'azzurra. Non sapeva perché ma quella voce femminile aveva un non so che di familiare

-Sono la segretaria della scuola, Suo figlio non si è sentito molto bene Le dispiacerebbe venirlo a prendere? Non ha una bella cera.-

Diede una veloce occhiata ai fogli sulla scrivania, storse il naso. Poi alzò lo sguardo sul marito seduto affianco a lei.

-Io sono molto impegnata con il lavoro in questo momento, verrà mio marito.-

L'uomo la guardò alzando leggermente un sopracciglio, leggermente infastidito dal fatto che la compagna non gli avesse chiesto cosa ne pensasse. Afferrò le chiavi della macchina poste lì di fianco e si alzò mentre la moglie concludeva la conversazione con la segreteria.

***

Era seduto di fianco al gabbiotto con le gambe ciondolanti sulla sedia troppo grande per lui. Guardava il pavimento, lo stomaco ancora gli doleva parecchio e la testa non aveva smesso un attimo di girare da quando era uscito dal bagno, ogni piccolo movimento gli dava una sensazione di fastidio allo stomaco come se fosse dieci volte più veloce.

Un paio di scarpe eleganti entrarono nel suo campo visivo ma non ebbe la forza di alzare lo sguardo pur sapendo che il proprietario preferisse essere guardato negli occhi.

Fissò il bambino seduto con lo sguardo basso.

-Trunks?- lo chiamò ma lui non accennava a muoversi.

Dato che il bambino non voleva sollevare la testa si abbassò lui alla sua altezza piegandosi sulle ginocchia, cercando di capire cosa lo affliggesse: era pallido e con la faccia di chi ha passato una giornataccia. Non disse una parola continuando solo a guardarlo.

-Mr. Prince?- lo chiamò una voce femminile.

L'uomo alzò lo sguardo per poi sollevarsi in piedi.

-Come vede è molto pallido, ha dato di stomaco due volte e dice che gli gira la testa. Forse ha preso l'influenza...-

Vegeta annuì semplicemente continuando a fissare il figlio che ancora non aveva accennato a dare segni di vita.

-Venga, mi deve firmare l'autorizzazione per l'uscita.- disse la segretaria distogliendolo dai propri pensieri.

Seguì la donna in segreteria dove compilò il modulo di autorizzazione con nome e cognome del figlio, classe, data e la propria firma. Rimase ad osservare per qualche secondo in più il nome scritto sul foglio:Trunks Vegeta Prince. Da quando aveva scoperto che anche lui aveva un cognome, la compagna aveva cambiato tutti i moduli su cui compariva il proprio nome e quello del figlio. Si accigliò impercettibilmente constatando quanto fosse sentimentale.

Trunks continuava a guardarsi i piedi cercando di reprimere quel senso di nausea, chiuse gli occhi dato che il pavimento aveva cominciato a girare e l'acidità stava tornando a galla.

-Andiamo-

Il bambino alzò appena la testa per incrociare lo sguardo del padre che, dopo aver preso il suo zaino accanto alla sedia, lo attendeva. Scese dalla sedia con lentezza cercando di non cadere rovinosamente a terra quando, appena appoggiati i piedi sul pavimento, essa aveva cominciato a girare.

L'uomo sostava in piedi nell'atrio di fianco al bambino che a mala pena si reggeva in piedi, non si sarebbe stupito se fosse inciampato o svenuto durante il tragitto. Quando aveva incrociato i propri occhi scuri in quelli limpidi del bambino aveva notato un leggere offuscamento in quelle iridi che aveva distrutto le sue barriere.

Nonostante fosse visibilmente provato e malato, Trunks non aveva ancora mai chiesto aiuto preferendo cavarsela con le poche forze rimastagli, era stata l'insegnate a far chiamare a casa vedendo il bambino pallido, lui non aveva mai detto di voler tornare a casa. Se quel maledetto rigurgito acido non lo avesse accompagnato per la maggior parte della giornata lui non si sarebbe di certo fatto venire a prendere dal padre, non voleva dimostrarsi debole ai suoi occhi, anche adesso, che non riusciva più a capire qual'era la terra e quale il cielo, non aveva chiesto l'aiuto di nessuno.

Si diressero con calma all'auto parcheggiata lì davanti, aveva immaginato che il bambino non si sarebbe retto in piedi perciò aveva deciso di parcheggiare il più possibile vicino alla scuola.

Aprì lo sportello posteriore e invitò il ragazzino ad entrare.

-Sdraiati se ne hai bisogno.- disse.

Il glicine alzò la testa e guardò la figura del padre leggermente sfuocata, dovette sbattere più volte le palpebre per metterla a fuoco completamente, ed annuì leggermente infilandosi nello sportello aperto per poi sdraiarsi sul sedile. Avere dieci anni aveva i suoi pro, occupava solo la metà del sedile posteriore della lussuosa macchina sportiva. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi mentre il padre lanciava il suo zaino nel portabagagli. Si addormentò quasi subito, l'ultima cosa che sentì fu lo sbattere della porta del portabagagli.

***

Guardava dritto davanti a sé stando attento alla strada, era ormai mezzogiorno e la gente tornava a casa per il pranzo o si fermava in qualche fast food vicino al posto di lavoro. Il sole splendeva alto nel cielo in quella calda mattinata d'inizio Dicembre.

Ogni tanto buttava uno sguardo allo specchietto retrovisore controllando non tanto la strada o le macchine dietro di lui ma il bambino che riposava sul sedile posteriore dell'auto: aveva il volto leggermente arrossato dalla temperatura più alta del normale. Beh almeno non era più pallido e sembrava stesse meglio mentre dormiva.

Riportò l'attenzione sulla strada davanti a sé, per quanto potesse negarlo lui quel bambino lo amava. Insomma era sempre il proprio figlio, frutto di un amore a quel tempo ancora acerbo ma sempre dal proprio seme era stato concepito e la coda che ciondolava di fianco al ragazzino ne era la testimonianza.

Cominciava a riconoscere le case e i dettagli di quello che oramai era diventato il suo quartiere. Tempo due minuti e parcheggiò nel garage situato di fianco la casa tondeggiante. Spense il motore e, prima di uscire, si voltò verso il sedile posteriore controllando che il figlio non stesse ancora male: il bambino continuava a dormire placidamente sul sedile mentre la sua coda si muoveva ogni tanto irrequieta, forse nell'incoscienza. Sbuffò slacciandosi la cintura, non aveva il coraggio di svegliare il bambino dato la faccia con cui l'aveva visto quando era arrivato nell'atrio dell'edificio scolastico. Scese dall'auto e, dopo aver raccattato dal portabagagli lo zaino pieno di libri, fece il giro dell'auto e prese in braccio il figlio addormentato.

Appena in braccio al padre il bambino appoggiò la testa sulla spalla del genitore mentre egli chiudeva l'auto e si dirigeva all'interno.

***

-Oh kami, Trunks!- esclamò Bulma all'entrata di marito e figlio.

Si stupì leggermente del fatto che il compagno portasse in braccio il bambino, neanche dopo un allenamento sfrenato all'interno della camera gravitazionale era mai crollato così nè tanto meno si era mai fatto portare in braccio dal padre.

Osservò il volto arrossato del bambino e gli passò istintivamente la mano sulla fronte come farebbe ogni madre.

-Sembra che stia bruciando... la sua temperatura sarà sicuramente più alta di quaranta gradi.-

L'uomo sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Non sarebbe stato strano che il termometro avesse segnato quarantacinque gradi dato che la temperatura normale del bambino era di trentotto gradi, come quella del padre. Era ovvio che sarebbe salita oltre i quaranta essendo per metà alieno.

Fece scivolare dalla spalla lo zaino che cadde a terra pesantemente.

-Lo porto a letto.- disse solamente dirigendosi verso le scale che portavano alle camere da letto.

Quella casa era enorme, per fortuna le loro stanze erano tutte piuttosto vicine l'una all'altra quindi non dovette andare troppo lontano. Aprì la porta con un calcio -avendo le braccia occupate- e posò il figlio sul letto ancora disfatto dalla mattina. Quando però lasciò la presa sul bambino notò che la sua coda gli si era attorcigliata attorno al polso, come quando era ancora un bebè. Si stupì un po' di quel singolare gesto, aveva preso in braccio Trunks si e no una decina di volte da quando era nato, solo quando era costretto perché la madre glielo piazzava in braccio per farlo smettere di piangere o quando sveniva durante gli allenamenti.

Il bambino si girò dall'altra parte e la coda lo seguì andandosi ad arrotolare intorno alla propria vita. Guardò ancora un attimo il figlio per assicurarsi che non stesse male ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

***

Quaranta e sette. Sospirò e poggiò il termometro sul tavolo. Credeva peggio. Non che una temperatura corporea superiore a quaranta fosse normale ovviamente. Doveva però ricordarsi che suo figlio non era un bambino comune: era figlio suo, comune terrestre, dalla mente geniale ma sempre un comune mortale, e di Vegeta, Principe dei Saiyan ex assassino intergalattico dalla forza sovrumana, perciò era più che normale che la temperatura corporea del bambino superasse i quaranta gradi quando aveva la febbre.

E lei che aveva sempre sognato il principe azzurro con cui avrebbe avuto una famiglia normale e avrebbe vissuto nella noiosa routine comune a tutti. Beh il principe lo aveva trovato ma di azzurro non aveva assolutamente nulla (tranne forse la battle suite) era piuttosto un principe nero, un dark prince.

I suoi pensieri venne interrotti dal protagonista di essi che, silenzioso come sempre, le si era avvicinato abbracciandola da dietro e sbirciando il termometro appoggiato sulla superficie di legno. Sapeva che era preoccupato per la salute del figlio.

-Da cosa pensi sia dovuto?- gli chiese.

Lui distolse lo sguardo dall'oggetto e ci mise un attimo prima di risponderle.

-La coda.- disse solamente.

L'azzurra si girò fra le sue braccia quel tanto che bastava per poterlo guardare in faccia.

-La coda? Cosa c'entra la coda?-

-Spesso capita che si accusino malori quando la coda decide di ricrescere, è sempre un assestamento del fisico che si sta abituando alla nuova disposizione.- spiegò.

Anche a lui un paio di volte era successo da ragazzo, solo che al contrario del bambino non aveva avuto dei genitori affianco ma solo una fottutissima viscida lucertola con le labbra violacee che, nonostante fosse consapevole del suo stato fisico, lo aveva spedito su qualche pianeta ad eseguire qualche missione nella quale sperava si sarebbe ammazzato.

La donna si girò tra le sue braccia ed appoggiò la testa sul suo petto, negli anni quel contatto era diventato oltre che familiare anche piacevole, tanto che a volte osava anche posarle un bacio sulla chioma dal singolare colore.

Il rombo di un tuono la fece sobbalzare mentre lui ridacchiava.

-Non mi dire che hai paura di uno stupido temporale?- la provocò.

Sapeva benissimo che aveva il terrore di quei rumori così forti tanto che si era andata a rifugiare tra le sue braccia più e più volte. Lei borbotto qualcosa di offensivo nella sua direzione ma lui non ci fece caso, piuttosto si abbassò e catturò le sue labbra con le proprie.



Angolo dell'autrice:
Ed ecco il terzo capitolo della mia storia :3 Povero Trunks gli inconvenienti succedono a tutti e siccome IO ho passato 2 giorni senza quasi respire a causa del raffreddore non vedo perchè LUI non possa avere qualche linea di febbre u_u
Beh spero sia chiaro altrimenti chiedete chiarimenti e recensite, recensite, recensite :D

Un saluto da me e da Veggy (non mi chiamo veggyyyyyyy!!! nd Vegeta) ^-^

P.s. non chiedetemi il motivo per il quale io abbia scelto il rosa come colore dato che dire che io lo detesti sarebbe un eufemismo. 

  
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