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Autore: KikiShadow93    21/02/2014    8 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Piccolo avvertimento: questo capitolo sarà diviso tra il comico e il macabro. O meglio, diciamo che proverò a renderlo sia comico (ebbene si, si torna a scrivere in toni un po' più leggeri) che macabro (non so quanto ci posso riuscire però... non sono bravissima! Diciamo che è una sfida personale).
Inoltre, dal momento che lo scorso special è piaciuto, lo metterò anche alla fine di questo capitolo. Stavolta verranno presentati tre nuovi personaggi. Non avranno un grandissimo peso in realtà, forse solo uno, ma in questo special servono per capire un pezzo del capitolo in sé. Ho pensato che fare un po' di chiarezza di tanto in tanto è meglio ;)
Beh, detto questo, non posso far altro che augurarvi buona lettura! :D Ci sentiamo alla fine del capitolo ;)

 

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Ora ha pure il potere di farmi addormentare quando più lo aggrada? Cazzo, sono messa davvero male a questo punto. Davvero può fare di me quello che vuole? Dio... speriamo di no!
In questo momento se ne sta di fronte a me, calmo e sorridente. Dov'è finita la sua arroganza? Dov'è finito il suo dolore di oggi pomeriggio? Possibile che cambi umore così facilmente?!
Il suo abbigliamento è cambiato, sorprendentemente: ora, infatti, indossa una maglietta senza maniche bianca e un paio di pantaloni molto aderenti di cuoio nero. Non mi ero mai accorta, in tutto questo tempo, quanto il suo corpo fosse così... perfetto?
Mi sembra assurdo però: come si può essere così dannatamente belli? È innaturale.
«Un tempo collezionavo farfalle.» sbotta di punto in bianco, inclinando un poco la testa di lato e sorridendomi con aria incredibilmente allegra. Non lo avevo mai visto così.
«Cosa?»
«Si! La cosa che amavo di più era soffocarle e infilare tante spille nei loro corpicini inerti.» insiste, esaltandosi ad ogni parola. Possibile che sia davvero così sadico?
«Oh mio Dio...» mormoro in risposta, guardandolo con aria piuttosto disgustata.
Insomma, come si può essere così felici di una cosa simile? Come può esaltarsi tanto all'idea di infilzare con degli spilli degli esserini tanto indifesi?
«Sapevi che alcune farfalle hanno l'abitudine di passare la notte in gruppi che arrivano fino a quarantamila esemplari?» domanda dopo un brevissimo istante di silenzio, guardandomi stavolta con aria perplessa, non dandomi però il tempo di rispondere «Ecco: perché cazzo lo fanno?»
Non riesco a trattenermi dal sorridergli, divertita da questo suo strano atteggiamento. È piacevole, tutto sommato.
«Tutto questo cosa c'entra?»
«Non ne ho assolutamente idea.» ammette sorridendo di rimando, facendo spallucce «Mi andava semplicemente di fare conversazione.»
«Strano modo di fare conversazione.» mi avvicino cautamente a lui, senza però avere il coraggio -inspiegabilmente- di guardarlo negli occhi «Comunque grazie per avermi fatta addormentare. Stavo impazzendo.»
Non so neanche descrivere a parole quanto la cosa m'imbarazzi. Piegarmi a ringraziarlo per avermi fatta addormentare. Insomma, sono impazzita di colpo? Cioè, mi tratta da schifo continuamente, si prende costantemente gioco di me, e io lo ringrazio?
«Lo so. Credimi, ci sono passato anche io da ragazzetto...» ammette con una certa indifferenza, cominciando a camminare nel vuoto. Non riesco ancora a capire, ma pare quasi che riesca a vedere qualcosa in tutta questa oscurità.
«Quanti anni hai?» domando dopo qualche istante, guardandolo speranzosa, ricevendo in risposta uno sguardo altamente scocciato.
«Dai, ti prego, rispondi a qualche domanda...» lo sto pregando. Oh porca puttana!
Mi guarda per una manciata di secondi con un'espressione indecifrabile, per poi sciogliersi in un sorriso divertito «Quanti me ne dai? Guarda che mi offendo se esageri!»
Sorrido come un'ebete per il semplice fatto che mi sta accontentando e senza esitazioni rispondo «Non arrivi ai trenta.»
«Numero preciso, carina.» mi sorride con aria divertita, senza però avvicinarsi di un millimetro a me. Mi guarda e basta, con un'espressione incredibilmente diversa dal solito. Pare estremamente tranquillo, in pace con tutto.
«Venti... quattro? Cinque?» azzardo, mordicchiandomi il labbro inferiore per paura di irritarlo e riportarlo al solito stato di strafottenza.
«Ne stavo per compiere ventiquattro, in effetti.» sorride soddisfatto, guardandomi con allegria crescente «Brava!» inclina un poco la testa di lato, facendo cambiare la sua espressione da allegra ad una piena curiosità «Ora rispondi tu a una mia domanda: cosa sei disposta a fare per averlo?»
«No, ascolta: non ci provare nemmeno. Non voglio nessuna lezione di seduzione o altro.» ok, non volevo farlo innervosire, ma questo argomento è totalmente da evitare.
«Perché?» domanda semplicemente, realmente sorpreso dalla mia risposta.
«Perché tutti sulla nave, lui incluso, mi vedono solo come una sorella, come è giusto che sia. Devo solo riuscire ad entrare in quest'ottica e sono a posto.»
«Ne sei sicura?» mi guarda con aria scettica, inarcando un sopracciglio e sorridendo con l'aria di chi la sa lunga «Beh, contenta tu...»
Rimaniamo in silenzio per un po', pensando ognuno ai fatti propri, finché poi si rigira verso di me e guardarmi seriamente domanda «Posso chiederti un favore personale?»
«CON CHE CORAGGIO?!» non riesco a trattenermi dall'alzare la voce, facendolo ridere.
Credo che non esista nessuno al mondo in grado di farmi cambiare umore in questo modo.
«Non so se l'hai notato, ragazzina, ma ho la faccia come il culo.» afferma con un'ovvietà disarmante e io non riesco a trattenere una grossa risata, a cui si aggrega anche lui.
Lo devo ammettere: in questo momento un pochettino, in fondo, mi piace.
«Questa risposta non me l'aspettavo!»
«Ho alcuni sbalzi di pura sincerità, di tanto in tanto.» borbotta tra una risata e l'altra, per poi ricomporsi e tornare a guardarmi allegro e vagamente speranzoso «Allora, me lo fai questo favore?»
«Sentiamo.» cedo immediatamente, dandomi ulteriormente dell'idiota. Da quando non riesco a tener testa a qualcuno?
«Puoi vestirti meglio? Ti prego, sembri una stracciona!»
Questa sua richiesta mi spiazza completamente. Come si permette?! Piccolo bastardo schizofrenico!
«Forse non l'hai notato, ma sono su una nave pirata! Non c'è un centro commerciale a bordo, quindi devo adattarmi.» controbatto offesa, incrociando le braccia al petto e voltandomi dall'altra parte, trovandomi così inspiegabilmente a pochi centimetri dal suo viso.
«Adattarti un cazzo!» sbotta sbracciando come impazzito, mettendomi poi le mani sulle spalle per tenermi ferma e costringermi a guardarlo negli occhi «Non so se l'hai notato, ma su dieci piratesse, sette sono delle fighe mozzafiato. Non vorrai mica rientrare tra le tre sfigate di turno?»
«Co-»
«Andiamo, hai un bel faccino e un corpo niente male: valorizzati!» odio quando m'interrompe, sul serio. La cosa più odiosa è che pare goderci proprio nel farlo, quasi amasse il suono della sua stessa voce.
«Convinci il tuo adorato paparino a farti sbarcare anche solo per un giorno su un'isola e comprati della roba decente!» insiste, lasciandomi finalmente andare e ricominciando a camminare senza meta. Il modo il cui ha marcato quelle due semplici parole, però, non mi è piaciuto. Erano cariche di disprezzo e sarcasmo, tanto che per un breve istante ho creduto che mi avrebbe vomitato addosso.
«Come mai ci tieni tanto?» domando dopo qualche secondo di silenzio, massaggiandomi le tempie esasperata.
«Perché sono un'esteta, seppur a modo mio.»
Lo guardo come se avesse appena detto la più grande delle eresie della storia dell'umanità, ma lui pare non badarci minimamente. Suppongo sia abituato...
«E cosa c'entra con me?» domando acidamente, fregandomene tutto in un colpo delle sue possibili reazioni.
«Devo vederti ogni giorno e mi urta moltissimo vederti sempre coperta con degli stracci. Guarda che non lo trovi mica un uomo se continui così!» eccolo che lo riconosco di nuovo: egocentrico, arrogante e maleducato. Mi sembrava troppo bello per poter durare a lungo.
«E chi dice che lo voglio trovare?» domando con il suo stesso tono insolente, guardandolo con aria di superiorità. Superiorità che poi non esiste neanche per sbaglio, ma non voglio che sappia che me ne sono perfettamente resa conto. Voglio assolutamente che creda che io sia convinta di potergli tener testa quanto voglio!
«Ecco un'altra cosa che non sai di me: sono un abile lettore di anime.» afferma con una certa indifferenza, leggendo velocemente nei miei occhi il mio più completo smarrimento. È capace di sostenere una conversazione normale?!
«Non leggo nel pensiero o stronzate simili, tranquilla, però riesco a scovare i desideri più remoti di una persona osservandola attentamente.» si affretta a puntualizzare, sorridendo sornione e avvicinandosi di nuovo a me con passo lento ed incredibilmente silenzioso.
«Allora mi hai osservata male.»
«Proprio no! Guarda come hai reagito con Killian! Lui, esattamente come te e come me, ha un animo lussurioso-»
«Conosci Killian?!» perché mi sorprendo tanto, in realtà? Conosce pure i due bastardi che mi hanno attaccata tempo addietro! Già... ma come fa a conoscerli? Che siano stati loro ad ucciderlo?
«E chi non conosce il Titano?» Titano? Ma che diavolo dice? Da quel che sono riuscita a scoprire non aveva neanche una taglia sulla testa!
Però, a giudicare dal suo sguardo e dal suo tono di voce incredibilmente serio, temo che non stia scherzando. Che fosse realmente così forte da guadagnarsi un simile appellativo?
«Beh, direi che il nostro tempo per adesso è finito.» mi tira un lieve buffetto sul naso, cosa che onestamente mi manda notevolmente in bestia, e subito dopo si allontana di qualche passo, salutandomi con una mano in un gesto profondamente derisorio «Alla prossima, cara rompipalle.» detto questo, batte semplicemente le mani due volte, e tutto sparisce.


Apre di scatto gli occhi, trovandosi in una stanza che non le appartiene avvolta nel buio.
Fatica per qualche istante a capire dove si trovi, ancora vagamente intontita dal sonno, realizzando tutto in un colpo che il vago calore che sente al proprio fianco è quello del corpo di Marco che sta ancora dormendo.
Si alza in piedi di scatto, mettendosi le mani tra i capelli e respirando a fondo.
'È mio fratello. È solo mio fratello.' si ripete all'impazzata, cercando di non guardare il torace nudo dell'uomo, di non notare gli addominali definiti e i fianchi stretti.
'FRA-TEL-LO!'
Stressata dalla strana conversazione precedentemente avuta con l'uomo dei sogni e messa in crisi profonda dalla visione della Fenice, comincia -stupidamente- a tirare delle forti testate contro la parete. Non sa neanche lei perché lo sta facendo; forse per riaddormentarsi -o entrare in coma, non le importa-, forse perché è stupida, o forse la sua è una decisione presa inconsciamente con il preciso scopo di svegliare il comandante.
«Cosa stai facendo?» borbotta infatti Marco aprendo lentamente gli occhi, infastidito dal rumore sordo dei colpi che la ragazza continua ad infliggere alla povera ed innocente parete.
Akemi non si ferma neanche un secondo, adesso ancora più in imbarazzo.
'Devo trovare una risposta plausibile... alla svelta!'
«Voglio aprire un buco in questa parete a testate!» sbotta tra un colpo e l'altro, notando con la coda dell'occhio che Marco si è tirato su a sedere.
«E perché?» biascica intontito dal sonno, passandosi entrambe le mani sul volto.
'Trattieniti, Marco. Sii superiore e trattieniti.'
«Beh, forse per la frustrazione dovuta alla misera futilità della vita, o forse perché desidero una sorta di veranda con vista attraverso la parete!» risponde sempre più agitata Akemi, senza interrompersi. 'Stupida! Cretina! Deficiente!'
«Allora ti dispiace farlo nella tua stanza?»
Si blocca di colpo, voltando un poco la testa e guardandolo con aria spersa «Già, questa è camera tua...» si massaggia la fronte con entrambe le mani, barcollando con passo incerto fino al letto, dove si mette in ginocchio. Dopo una manciata di secondi alza lo sguardo su Marco, trovandolo leggermente confuso. Non riesce a trattenere un sorriso nel vederlo così intontito e poco dopo cinguetta «Buon giorno!»
«Sei allegra oggi...» biascica con tono basso, consapevole che le sue preziosissime ore di sonno se ne sono andate. 'Prima ed ultima volta che dorme con me.'
«Non ho avuto un riposo poi tanto orrendo.» ammette giocherellando con la punta dei propri capelli Akemi, tornando poi ad osservarlo con una certa serietà «Posso farti una domanda?»
«Così appena sveglio?» le domanda a sua volta con un tenue sorriso, cominciando poi ad annuire lievemente «Spara...»
«Secondo te io come sono? Diciamo... spiritualmente.»
Marco rimane in silenzio per qualche istante, guardandola con aria incerta. 'Una pazza psicolabile con dei seri problemi di autocontrollo?'
«Ma ti sembra il caso di farmi domande del genere proprio adesso? Cos'è, cerchi un pretesto per litigare di nuovo?» le domanda divertito, tirandole una pacca leggera sulla spalla, facendola inevitabilmente accigliare.
«La tua risposta ci porterebbe a litigare?» sibila assottigliando gli occhi con aria di sfida.
«Chissà...» afferma vago il maggiore, inarcando un sopracciglio, sostenendo senza problemi il suo sguardo.
«Brutto bastardo!» Akemi scatta in avanti come una molla, afferrandolo per le spalle e sbattendolo sul materasso, mettendosi poi a cavalcioni su di lui. Riesce a bloccargli entrambi i polsi con una mano sola e subito comincia a fargli il solletico, stando più che attenta a non graffiarlo. Da quello che ha capito, in fondo, quelle sono delle vere e proprie armi quasi letali.
«No, ferma! No!» si dimena sotto di lei Marco, riuscendo a ribaltare la posizione e bloccandola a sua volta, torturandola nell'unico modo che ha capito essere fastidioso per lei: scalda la punta delle dita a tal punto da renderle quasi roventi e le passa su ogni centimetro di pelle scoperta che trova.
«Non vale! Stai barando!» ora a dimenarsi è lei, mentre a stento trattiene le risate.
Le era mancato averlo vicino e si sente incredibilmente importante in quel momento. In fondo è l'unica ad avere un'influenza tale su di lui da renderlo così infantile. Con gli altri scherza, è vero, ma con nessun altro l'ha mai visto comportarsi in modo così spontaneo e sciocco.
Marco le blocca i polsi sopra la testa e avvicina il viso al suo, vittorioso «Sono semplicemente superiore!» afferma convinto con un sorriso a distendergli le labbra, divertito di fronte alla sua espressione vagamente accigliata.
«E spostati, uomo superiore! Voglio farmi la doccia.» riesce a togliersi da quella scomoda posizione, Akemi, scattando in piedi velocemente e dirigendosi verso il bagno privato del comandante «Ti dispiace se uso la tua?» domanda ormai già dentro la stanza mentre apre il getto dell'acqua calda, facendo sbuffare la Fenice.
«Prego...» risponde infatti con tono alterato, sdraiandosi di nuovo e sistemandosi i cuscini dietro la testa.
'Se sapevo che andava a finire così non la facevo dormire qui.' pensa scocciato dall'idea di essere stato svegliato prima del solito e anche per quell'eccessiva invasione di spazio.
Ma questo suo stato alterato svanisce in pochi istanti quando nella sua testa rivive gli eventi di pochi minuti prima, in cui si è sentito incredibilmente in pace.
Non sa spiegarsi perché, ma riaverla vicina, sapere che è di nuovo sua amica, sapere che gli vuole bene come agli altri, lo fa star bene, come un senso di completezza interiore.
Durante la notte si era svegliato per bere un sorso d'acqua e si era soffermato per qualche istante ad osservarla mentre dormiva: sembrava così in pace col mondo, tanto da fargli pensare per una frazione di secondo che si stava sentendo sicura e protetta grazie alla sua vicinanza, memore sicuramente da quella brutta esperienza da cui l'ha tirata fuori. Ha cacciato velocemente quel pensiero però, sostituendolo con l'idea che quel suo apparente stato di tranquillità era dovuto solo al sonno. Però, in quel breve istante in cui c'era stata quell'idea, si era sentito potentissimo ed incredibilmente indispensabile per qualcuno.
Preso dai suoi pensieri non si accorge neanche che il getto dell'acqua è stato chiuso e se ne rende conto solo nel momento esatto in cui la ragazza apre la porta del bagno avvolta solo da uno dei suoi asciugamani, con i lunghi capelli corvini sciolti e gocciolanti.
«Tutto bene?» gli domanda Akemi notando la sua espressione pietrificata.
«Mh? Si, certo.» afferma rimanendo impassibile Marco, lanciandole contro la sua camicia in modo sbrigativo. In realtà è in imbarazzo da morire. Già, perché il sogno -o nel suo caso incubo persecutore- in cui sono insieme sotto la doccia si è ripetuto negli ultimi tempi, subendo solo una variazione di tanto in tanto. Quella variazione, purtroppo per lui, è proprio vederla uscire dalla doccia avvolta da un asciugamano. Il seguito, però, è sempre il solito.
'Non credevo di poter raggiungere livelli di perversione così alti, cazzo... è mia sorella!'
Akemi lo guarda poco convinta, voltandosi di spalle e mettendosi l'indumento sopra l'asciugamano, che poi lascia scivolare a terra, non rendendosi conto che stavolta è proprio lei a mandare in tilt Marco.
Perché nessuno lo sa, neanche i suoi amici più stretti, ma vedere una donna che indossa una sua camicia e basta lo ha sempre eccitato sopra ogni cosa.
'Ma un po' di pudore no eh?!'
Si passa le mani sul volto, sospirando forte e cercando di mantenere una certa fermezza. Certo, non alzerebbe mai un dito su di lei, ma vederla così non riesce a lasciarlo indifferente.
«Allora io vado.» afferma tranquilla la ragazza, raccattando i propri vestiti e dirigendosi svogliatamente verso la porta, pronta a tornarsene nella sua cabina, dove sicuramente troverà il simpaticissimo corvo spione «Ci vediamo dopo.»
Marco rimane in silenzio, guardandola con aria scocciata fino all'ultimo istante, sbattendosi subito dopo il cuscino in faccia per la frustrazione.
'Che diavolo mi è saltato in mente?! Darle la mia camicia... ma allora sono stupido!' quasi si soffoca con il morbido guanciale ancora premuto contro il viso, finché una scomoda domanda gli folgora il cervello 'Perché mi fa tutto questo effetto? È solo Akemi!'
Si alza dal letto svogliatamente, pronto a farsi una doccia gelata per riprendersi.
'Dovevo approfittare di Bay finché era qui, lo sapevo!'

Il cielo è coperto da leggere nuvole grigie, l'aria è fresca, il mare comunque calmo. Sulla Moby Dick ognuno svolge i propri compiti chiacchierando del più e del meno.
Barbabianca si ostina a dar contro alle infermiere, rifiutandosi categoricamente di fare quanto gli viene detto. Da pure addosso ai propri figli quando questi provano a dar man forte alle povere donne.
Marco se ne sta al suo fianco tranquillo, non esternando alcun tipo di emozione. Osserva quanto lo circonda con aria calma e basta, ascoltando involontariamente le varie conversazioni disinteressatamente, finché una frase in particolare attira inspiegabilmente la sua attenzione.
«Ma guarda lì che civetta!»
Si volta piano verso Satch, notando la sua espressione accigliata. Izo, al suo fianco, se la ride di gusto. Nessuno eccetto lui pare aver fatto caso a quel commento.
«Sta solo crescendo, è normale.»
'Ancora Akemi? Ma è mai possibile che non abbiano altro di cui parlare?'
Sbuffa infastidito, passandosi una mano dietro al collo e decidendo solo dopo qualche istante di capire il perché Satch sia così infastidito. In fondo cosa può mai aver combinato di male per farlo accigliare così?
Gli ci vogliono giusto un paio di secondi prima di individuarla sulla polena insieme ad Ace, abbracciati, intenti a parlottare di Dio solo sa cosa. Anche a quella distanza nota distintamente il sorrisetto malizioso del fratello, che tante volte gli ha visto quando sbarcavano su qualche isola, e per la prima volta assiste a quello civettuolo della ragazza.
La vede abbassare gli occhi con un più che evidente falso pudore, per poi scivolargli dalle braccia con grazia e camminargli attorno, come un predatore che gira attorno alla preda. Ace la riafferra prontamente per un polso e l'avvicina nuovamente, sorridendole sornione.
«Ho capito che sta crescendo, ma occorre fare la stupida così con suo fratello?» borbotta piccato il quarto comandante, incrociando le braccia al petto e fulminando la sorellina con lo sguardo non appena i loro occhi s'incrociano.
«Sta solo giocando, Satch.» afferma un più che sicuro Izo, roteando gli occhi al cielo «Ultimamente lo fa spesso, lo sai.»
'Mi sono perso un bel po' di cambiamenti a quanto pare.' pensa indifferente Marco, osservandola mentre trotterella allegra e spensierata tra le braccia di Satch, abbracciandolo e facendogli gli occhi dolci per intenerirlo.
«Ma quanto siamo allegre oggi!» afferma avvicinandosi Halta, guardandola con l'aria di chi la sa lunga.
Akemi le fa semplicemente l'occhiolino, senza staccare neanche per un istante le braccia dal collo di Satch.
«Ho dormito bene.» risponde con semplicità, sorridendo con aria innocente.
«Ah si, eh?»
Le due si guardano con aria d'intesa per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere di gusto. Nessuno dei presenti capisce il perché, ma alla fine decidono semplicemente di lasciar stare. Tanto è inutile provare a capire una donna, figuriamoci due!
Dopo qualche secondo, però, la cristallina risata di Akemi si ferma di colpo. Un odore dolce ed invitante le è arrivato nitidamente alle narici, attirando completamente la sua attenzione.
Satch, ancora abbracciato a lei, nota il suo sguardo incredibilmente concentrato e non gli sfugge neanche il fatto che stia continuando ad annusare l'aria con insistenza «Che ti prende?»
«Non lo senti?» domanda staccandosi velocemente da lui e guardandosi freneticamente intorno. Per un breve istante incrocia gli occhi incuriositi di Marco e il suo cuore fa una capriola nel petto, ma non vuole badarci, per ben due ragioni: primo deve farsi passare quell'ossessione nei suoi confronti, secondo poi deve individuare il punto esatto da cui arriva l'odore.
«Concentrati...» 'Cazzo, di nuovo, no!' «Di nuovo si!»
Sbuffa esasperata, cercando di non dare a vedere il suo profondo disagio per non destare sospetti, ricominciando a guardarsi intorno.
«Concentrati su quell'odore, solo su quello.»
Chiude gli occhi e inspira profondamente, analizzando tutti gli odori che riesce a catturare: salsedine, l'odore della pioggia che presto arriverà, quello dei suoi compagni, quello di Marco. Per ultimo, poi, riesce ad identificare anche quello, capendo anche da dove arrivi.
Scatta di lato correndo verso il parapetto, scrutando il mare con incredibile attenzione, non vedendo niente di anomalo.
«Usali come si deve quei fottuti occhi, dannazione!» 'Cosa devo fare, scusa?!' «Concentrati solo ed esclusivamente sulla vista. Cancella tutto quello che ti circonda, pensa a quell'odore e identifica la fonte. Coraggio, ce la puoi fare.»
Guarda con più attenzione, non riuscendo però a scorgere assolutamente niente come prima.
'Non ne sono capace...'
«Sai chi pagherà per questa tua negligenza? Il tuo adorato paparino! Proprio così! Perché lo troveranno e gli strapperanno le budella come ad una bestia, non prima di averlo fatto soffrire come un dannato.»
'Smettila...' sente una profonda rabbia invaderle ogni cellula, la mente annebbiarsi e il corpo tremare leggermente. L'idea che qualcuno osi anche per sbaglio fargli del male la manda semplicemente in bestia.
«Oh, si. Credimi. Lo troveranno e lo faranno a pezzi. E lo stesso faranno con i tuoi compagni. Solo dopo passeranno a te, infliggendoti una punizione ben peggiore della morte.»
Un ringhio gutturale le risale per la gola, furioso; l'odore che tanto ha attirato la sua attenzione diventa sempre più dolce ed invitante, e di scatto apre gli occhi. Per un breve istante vede qualcosa, una specie di punto nero all'orizzonte, ma non appena una mano le si poggia sulla spalla tutto sparisce. Volta di scatto la testa, frastornata, incrociando così lo sguardo incerto di Satch.
«Tutto ok?»
«C'è qualcosa laggiù. L'ho visto e lo sento chiaramente.» risponde quasi ringhiando, ancora infuriata con l'uomo dei sogni.
'Se avesse ragione e il babbo fosse realmente in pericolo non me lo perdonerei mai... devo controllare cosa è successo, anche se dovessi andarci a nuoto!'
«BABBO!» urla scattando nella sua direzione, ricevendo in risposta uno sguardo sospettoso «Devo andare laggiù! Ti prego, c'è qualcosa! L'ho visto!»
L'Imperatore la guarda dubbioso, vedendo con estrema chiarezza qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che mai prima di allora ci aveva visto. Una determinazione nuova, una scintilla che non le appartiene. Uno strano e brutto presentimento si fa largo nel suo cuore, facendogli capire velocemente che questa insolita richiesta non è dettata solo dal suo volere.
«Babbo, con il tuo permesso l'accompagno io.» si fa avanti Satch, che come il capitano ha visto quella strana luce nel suo sguardo. Non ne ha la completa certezza, ma l'idea che abbia sviluppato una doppia personalità si fa sempre più reale.
In realtà hanno entrambi ragione: quella scintilla, quel qualcosa di diverso nei suoi occhi di ghiaccio, appartiene a qualcosa che vive dentro di lei, qualcosa che se ne avesse la possibilità si libererebbe violentemente, distruggendo ogni cosa, ma che rimane ancora bloccato in una salda prigione.
«Prendi degli uomini e una scialuppa. Vi do al massimo tre ore.» esordisce il capitano, sorprendendo i più.
'Se questo può aiutarti, figlia mia, te lo concederò. Ho promesso di renderti felice e non infrango mai la mia parola.'

Continuano a remare in silenzio con quanta più forza hanno, dirigendosi sempre più velocemente verso un qualcosa che nessuno di loro ha ancora visto.
Akemi resta di prua, lo sguardo fermo in un determinato punto, la curiosità che le sta corrodendo il fegato, il profumo dolce che diventa ad ogni vogata più forte e nitido.
I vari uomini continuano a fare varie supposizioni su cosa troveranno, talvolta mormorando che la loro sorellina stia cominciando realmente a perdere il lume della ragione, inconsapevoli che lei li sente benissimo.
Satch, al suo fianco, si tiene pronto al peggio, la mano ferma sul manico della spada, i nervi a fior di pelle, gli occhi fissi sulla macchia nera che lentamente s'ingrandisce davanti a loro. Quella macchia, poi, prende lentamente forma, stagliandosi macabramente di fronte ai loro sguardi : una nave dalle dimensioni notevoli è ancorata a diversi metri di distanza, degli uomini sono impiccati ai lati e dai loro corpi sgorga lento il sangue denso, indice che il massacro non è stato compiuto da molto.
Con fatica riescono a salire a bordo, trovandosi così di fronte allo spettacolo più macabro della loro vita: corpi smembrati ovunque, svariate teste impalate su qualsiasi superficie sufficientemente acuminata, il sangue di quei poveri uomini che cola ovunque, rendendo disgustoso il passaggio; ammassati in un angolo della nave, sopra ad uno straccio che già precedentemente doveva essere lurido sono stati adagiati alcuni organi interni, in particolar modo i cuori e i fegati.
Sulla superficie legnosa del ponte imbrattato di rosso si riescono a scorgere delle strane incisioni, alcune ripetute anche sulle pareti. Scritte di sangue, simboli lugubri, disegni di morte.
«Stai dietro di me, intesi?» cammina piano, Satch, attendo a tutto quello che li circonda.
«Tranquillo, qua sono tutti morti.» afferma con tono piatto la minore, guardandosi in giro con curiosità. Osserva il sangue denso che imbratta un po' tutte le superfici, i corpi ammassati, mutilati e irriconoscibili, e lo trova oltremodo affascinante. 'Chiunque sia stato ha una bella fantasia...'
«Non puoi dirlo con sicurezza.» controbatte prontamente il comandante, avvicinandosi con cautela alla porta che conduce sottocoperta. Per quanto lo riguarda eviterebbe assai volentieri, ma sa bene quanto sia profonda la sete di conoscenza e la curiosità della ragazza, quindi si costringe ad andare fino in fondo alla questione, per quanto gli è possibile.
«Si invece. Non sento nessun altro battito cardiaco eccetto il nostro.» lo contraddice Akemi, superandolo e provando ad andare nella sala comandi, venendo però bloccata per un braccio.
«Tu senti cosa?!» le domanda realmente incuriosito il maggiore, lasciando che i propri uomini esplorino in tutta tranquillità. Sanno difendersi, lo sa, quindi non ha motivo per stare col fiato sul collo pure a loro.
«Secondo te come faccio a sapere quando qualcuno mente?» domanda sarcastica Akemi, guardandolo come se fosse scemo. Sospira rassegnata di fronte alla sua espressione confusa, contraria all'idea di dover vuotare del tutto il sacco su quella sua strana dote «Senti, non mi sembra il momento adatto per parlarne.»
«Allora fammi un riassunto veloce e stasera approfondiamo la cosa.» controbatte prontamente Satch, senza mai interrompere il contatto visivo. 'Possibile che tu abbia così tanti segreti?!'
«Non so come faccio, ok? So solo che sento il battito del cuore delle persone e quando mentono ha delle variazioni precise. È un po' come se leggessi un libro: è tutto chiaro, limpido. Tramite quello riesco a capire se una persona è arrabbiata, felice... quello, mischiato all'odore che emana.» spiega leggermente infastidita, liberandosi dalla sua presa e dirigendosi spedita verso la sala comando per provare a capire qualcosa.
«Certe volte mi fai davvero paura.» borbotta seguendola Satch, riponendo la spada nel fodero e guardandosi attorno disgustato. Sui muri, infatti, ci sono diverse scie di sangue ancora colante e degli strani disegni dall'aspetto sinistro. Non ne è sicuro, ma ha la fortissima impressione che appartengano al mistico mondo dell'occulto.
«Io mi faccio paura da sola.» afferma sovrappensiero Akemi, senza però guardarlo.
'Non c'è niente qua dentro...' pensa delusa, vedendo che la cabina è stata completamente distrutta. Se poteva esserci una qualsiasi traccia che potesse indicare chi ha fatto tutto quello, è stata perfettamente cancellata.
«Comandante, non c'è nessuno vivo a bordo.» afferma uno degli uomini, facendo sogghignare la ragazza.
Satch sbuffa sonoramente, infastidito dallo sguardo saccente e strafottente che la sorella gli rivolge, per poi girare sui tacchi e raggiungere gli uomini.
«Allora and-»
«Aspetta!» lo interrompe maleducatamente Akemi, afferrandolo per un braccio e guardandolo con due grandi occhioni da cucciolo «Ti dispiace se do un'occhiata in giro?»
Sospira di nuovo, Satch, esasperato. La detesta profondamente quando usa quella vile tattica, e detesta ancora di più sé stesso perché non riesce a dirle di no!
L'afferra con decisione per un polso e la trascina velocemente verso quella che doveva essere la cabina del comandante «Aspettate qui e state pronti a ripartire, torniamo entro cinque minuti
«Grazie.» mormora sorridendogli Akemi, cominciando ad armeggiare con la serratura della porta, bloccata in modo strano.
«Solo perché sono curioso anche io, non farti illusioni.» controbatte Satch, mentendo. Non può certo ammettere che si fa mettere in ginocchio quando lo guarda in quel modo! Ne va della sua reputazione dopotutto.
«Allora ringrazio la tua curiosità.» ridacchia la minore, guardandolo di sfuggita, riuscendo nella sua impresa e spalancando la porta, trovando l'interno incredibilmente intatto.
«Stammi comunque vicina, non si sa mai.» sbotta Satch, portando involontariamente la mano al manico della spada e affiancandola.

«Ma che diavolo...?» non lo ascolta neanche Akemi, girando per quella stanza ordinata con sguardo attento «Guarda qua!» trilla sempre più sorpresa, mostrandogli un sacco di fotografie scattate di sfuggita abbandonate su di un tavolino.
«Cacciatori di taglie?» gli domanda subito dopo, notando il suo sguardo farsi sempre più sorpreso ed incerto.
«È possibile...» afferma guardando il tutto con attenzione, notando però la mancanza di una cosa fondamentale «C'è solo una cosa che non mi torna: perché non ci sono le nostre taglie?»
I due osservano tutti i fogli sparsi, notando subito dopo che ce ne sono altri appesi sulle pareti.
«La domanda è diversa: perché non ci sono taglie? Neanche una, Satch. Solo foto e qualche strana scritta.» controbatte la minore, avvicinandosi e osservando tutto con attenzione, non riuscendo a trovare nessuna risposta alla sua stessa domanda.
«Non riesci a tradurle?» le domanda incuriosito il maggiore, toccando con la punta delle dita una scritta sotto ad una fotografia di una donna con dei folti e mossi capelli rossi.
«No, non conosco questa lingua...» ammette la corvina, imprimendosi a fuoco nel cervello tutto quello che la circonda, cercando di ignorare il formicolio emanato dalla runa sbiadita che ha sotto al seno.
«Ehi!» sbotta Satch, facendola sobbalzare, indicando con stupore una fotografia «Questo non è Killian?!»
Akemi si avvicina velocemente e, non appena i suoi occhi si posano sull'immagine nitida del ragazzo che ha baciato, sente lo stomaco annodarsi. Sfiora i lineamenti immortalati con la punta delle dita, quasi avesse paura di rovinarlo, mormorando in modo appena udibile «Lo stavano cercando?»
«Sembrerebbe...» afferma l'uomo, facendo vagare lo sguardo intorno a sé, notando qualcosa di incredibile. Si avvicina piano, togliendo con delicatezza la puntina che tiene ferma la fotografia alla parete, guardandola quasi con timore.
«Questo non è il tizio che sogni sempre?» domanda con un filo di voce, vedendo l'estrema somiglianza con il disegno che la sorella ha appeso in camera.
Akemi lo raggiunge al volo, strappandogliela di mano e guardandola quasi con timore.
'Com'è possibile?'
«Direi che adesso sai chi è stato ad eliminarlo.» afferma con voce incerta Satch, provando a cacciare la sua più che evidente preoccupazione.
«Allora perché continuo a sognarlo?»
«Non ne ho idea.» le risponde dispiaciuto, mettendole una mano attorno alle spalle e tornando a guardare le varie fotografie con una certa preoccupazione.
«Magari lo conoscevi in una vita precedente.» afferma subito dopo facendole un sorriso tirato, cercando così di tirarle su il morale.
«O magari l'ho visto prima di essere abbandonata...» mormora distrattamente Akemi, riflettendoci attentamente «Magari stavano provando a difendermi proprio da lui...»
«Non lo escluderei.» alza di nuovo lo sguardo, Satch, notando qualcosa di incredibilmente familiare in una fotografia, prima nascosta da quella che Akemi tiene stretta tra le mani.
«Guarda qui...» la toglie dal muro e gliela porge, puntando il dito su due ragazzi in un angolo «Li conosci?»
Akemi rabbrividisce nel vederli e con mano tremante li indica, fornendogli spiegazioni «Questo è il tizio contro cui si è battuto Marco, mentre l'altro è il fratello...»
«Vi stavano braccando, vedi? Quelli li davanti siete chiaramente te ed Ace.» guarda quella fotografia quasi con astio, notando distintamente lo sguardo duro e minaccioso che l'alto ragazzo con i capelli scuri rivolge ai due compagni.
«Dobbiamo tornare subito alla nave.» afferma con voce dura, afferrandola per un braccio e trascinandola via frettolosamente.
«Perché?!» anche se vorrebbe restare ancora a cercare risposte, non oppone alcuna resistenza. L'unica cosa che vuole davvero fare in quel momento è ripararsi tra le forti braccia del padre e lì rimanere finché l'angoscia che le attanaglia il cuore non sarà svanita.
«Perché evidentemente questa gente è morta per poterti salvare da questi tizi. Se arriveranno alla nave, voglio essere lì per difenderla.» risponde con tono duro Satch, aiutandola a calarsi sulla scialuppa dove già si trovano il resto dei loro compagni.
Si sistemano velocemente, preparandosi per poter tornare indietro il più velocemente possibile, parlottando tra di loro su quanto hanno appena visto.
Satch e Akemi, invece, rimangono in silenzio, contemplando la nave con mille domande per la testa.
«C'è una cosa che non capisco però...» afferma dopo qualche istante la ragazza, voltandosi verso il fratello e guardandolo con aria incerta.
«Cioè?»
«Se quelli ritratti nelle fotografie mi danno la caccia come dici tu, se questi poveri uomini sono morti per difendere me... perché Killian non ha provato a farmi del male?»
«Avrà capito che contro di noi non poteva niente, no?» risponde con ovvietà il maggiore, passandole una mano attorno alle spalle e stringendola a sé per infonderle un po' di sicurezza.
«Hai ragione.» ridacchia in risposta, poggiando la testa sulla sua spalla e lasciandosi coccolare.
«Comandante!» urla uno dei pirati con voce spaventata, tendendo il braccio verso qualcosa che prima sicuramente non c'era.
Tutti si voltano verso quella direzione, vedendo sulla fiancata della nave una scritta di cui non riescono a capire il significato, fatta con del denso sangue ancora colante:“You better run”*.
Satch stringe appena la presa attorno al corpo della minore, indurendo lo sguardo. Prima non c'era, ne è assolutamente sicuro, e questo fatto non può far altro che metterlo in allarme.
«Andiamo via.» ordina semplicemente, nascondendo così la sua più che giustificata preoccupazione. 'Devo portarti al sicuro.'

La Moby Dick è sempre più vicina e Satch fa un gesto vago con la mano ai compagni che si sono affacciati al parapetto per indicargli che è andato tutto bene.
'Come lo spiego al babbo?' continua a domandarsi, passandosi una mano sul volto con aria stanca, rimuginando sui vari dettagli che tanto l'hanno preoccupato.
Questo suo stato angosciato non sfugge allo sguardo attento della sorella, che gli si siede vicino e gli prende una grande mano tra le sue, cercando i suoi occhi.
«A cosa pensi?»
«Quella scritta... le teste impalate...» borbotta, fissando lo sguardo nel suo «È una firma. Chiunque sia stato voleva farsi riconoscere.» afferma sicuro, decidendo di vuotare completamente il sacco e di rivelarle la sua più grande preoccupazione. Certo, non le dirà apertamente che la cosa lo sta turbando incredibilmente e che sta provando anche una non indifferente paura, ma vuole che sia al corrente di tutto e pronta al peggio.
«La cosa veramente strana sta nel fatto che l'ancora è stata calata. Volevano che fosse trovata in quel preciso punto. Penso che sia una specie di avvertimento, ecco. Un modo per dire che sono vicini.»
Akemi ci riflette con attenzione, stringendosi poi a lui.
«La cosa ti preoccupa?» domanda semplicemente, alzando lo sguardo sui vari uomini che stanno attaccando le funi alla scialuppa per issarla di nuovo a bordo. 'Babbo non ne sarà per niente felice...'
«Non lo so, Akemi.» risponde vago il comandante, alzandosi e porgendole una mano per aiutarla a fare altrettanto, pronto a risalire a bordo e a parlare col capitano e gli altri comandanti «Tu sei preoccupata?»
«Non ancora.» ammette con tono piatto, puntando gli occhi nei suoi con fermezza «Ma scoprirò presto se devo esserlo o meno.»

Akemi attende nella cabina di Satch con impazienza, consapevole che in quel momento lui e gli altri stanno parlando di quanto hanno precedentemente scoperto. Per un verso avrebbe voluto assistere alla conversazione e dire anche la sua, ma il suo comandante è stato piuttosto categorico al riguardo.
'Come mai adesso non mi rispondi? So che mi senti. So che senti e vedi tutto, inspiegabilmente.' pensa rivolgendosi all'uomo misterioso, sempre di almeno un centinaio di passi avanti a lei 'Dimmelo adesso, per favore. Cosa voleva dire tutto quello? So che ha un significato.'
«Le risposte arriveranno stanotte. Tu, nel frattempo, fammi quel piccolo favore...»
'Bastardo!!'
«Ehi...»
Alza la testa di scatto, incontrando così lo sguardo perplesso del comandante.
«A che stavi pensando?» le domanda incuriosito, andandosi a sedere al suo fianco sul proprio letto. Era sicuro che l'avrebbe trovata lì, è abbastanza prevedibile su certe cose.
«A niente di speciale...» mente la minore, sorridendogli con finta spensieratezza «Che ha detto il babbo?»
«Che dobbiamo tenere gli occhi aperti e sperare che i giornali rivelino cosa è successo e chi c'è dietro.» le risponde con tono piatto, passandosi le mani tra i capelli «Ha detto che quella metodologia non gli è nuova. A quanto pare tempo fa erano successe le stesse cose in un paio di isole nella Rotta Maggiore e i colpevoli non sono mai stati presi.»
Rimangono in silenzio per qualche interminabile minuto, finché la ragazza, stufa di quell'aria tesa e pesante, prova a fare conversazione, toccando un argomento non troppo delicato «Secondo te c'è vita dopo la morte?»
Satch la guarda con aria perplessa per qualche istante, per poi abbandonarsi ad uno sbuffo divertito «No. Perché se ci fosse vita dopo la morte non la chiameremmo morte, perché continueremmo a vivere. Quindi quello che mi stai chiedendo è se c'è vita dopo la vita. È una domanda veramente stupida...»
«Quindi non lo sai, vero?»
«È ovvio che non lo so, cretinetta! Non sono ancora morto, se non sbaglio. Tu semmai dovresti saperlo, no?!»
Ridacchiano entrambi, accoccolandosi l'uno tra le braccia dell'altra.
«Certo che no! Io sono morta ma sono risorta subito. Sono intoccabile! Quindi per me questa domanda non si pone.»
«Non hai tutti i torti, in fin dei conti.» ammette sospirando Satch, sistemandosi meglio i cuscini dietro la testa e mettendosi comodo «Cambiamo argomento, per favore?»
«Ok.» risponde pacata, trovando subito un argomento che potrebbe divertirlo «Sai che ho un debito di gioco?»
«Non ci credo...» ridacchia incredulo, poggiandosi una mano sugli occhi.
«Te lo giuro! Devo seimila berry a Vista! Mi ha stracciata a poker.» ammette con noncuranza la minore, continuando a puntare l'armadio del maggiore. Si alza subito dopo di scatto, aprendo le ante e rovistando tra le sue cose in tutta tranquillità sotto il suo sguardo attento.
«Quando avevi imparato a giocare a poker, scusa?» le domanda mentre la guarda prendere una sua vecchia camicia di jeans, decisamente troppo grande per il suo esile corpo.
«Mentre giocavo con Vista, ovvio.» risponde con semplicità, poggiandosi l'indumento addosso e arrivando alla conclusione che è proprio quello che fa per lei.
«Ma allora sei veramente una deficiente!» la prende il giro Satch, tirandole un cuscino addosso, facendola ridere divertita.
«Come osi?» scherza, rilanciandogli l'arma improvvisata con forza «Questa è una dichiarazione di guerra!»
Satch afferra al volo l'oggetto e se lo rimette dietro la testa, continuando a prenderla in giro «Ti fai battere pure a cuscinate, non ci si crede...» mormora trattenendo le risate, decidendo di rigirare il coltello nella piaga «Dovrò dire a Marco di andarci molto più pesante con gli allenamenti, sennò in uno scontro vero sei spacciata.»
«Ahhh! Fanculo!» sbotta dirigendosi verso la porta «Me ne vado da qualcuno davvero simpatico adesso, tu mi hai stufata.»
«SCONFITTISSIMA!» le urla dietro quando chiude la porta, sentendo arrivare in risposta degli insulti davvero fantasiosi. 'Crescere in una ciurma pirata non le ha fatto proprio benissimo, in effetti.'

«Dove diavolo sarà finita, quella piccola calamità ambulante?» domanda ancora con la bocca piena Ace, ricevendo in risposta delle scrollate di spalle.
Infatti Akemi non si è ancora presentata a cena, cosa assai insolita. Tanto per cominciare la ragazza ha un appetito non indifferente anche per i loro standard, secondo poi generalmente è sempre dannatamente puntuale per qualsiasi cosa.
«L'ultima volta che l'ho vista stava frugando nella mia stanza.» afferma con tono disinteressato Izo, rigirandosi tra le mani un boccale di birra con aria distratta. In cuor suo spera che nessuno di loro faccia troppe domande per non dover rivelare che le ha insegnato a mettersi il rossetto, abilità non esattamente maschile.
«Se deve essere un tale problema la sua assenza, la vado a cercare eh!» sbotta vagamente infastidita Halta, posando con poca grazia le posate sul tavolo.
Vuole bene ad Akemi, è sua sorella, la sua migliore amica, ma vedere i propri compagni che vanno in tale paranoia solo perché tarda a cena la manda in bestia. 'È in grado di cavarsela da sola, per Dio!'
«Non ce n'è bisogno...» mormora Vista con aria imbambolata, continuando a fissare l'ingresso della mensa.
Tutti i comandanti si voltano, cosa che avviene assai velocemente con tutto il resto dell'equipaggio.
È arrivata, sicura e dannatamente diversa: la maglia larga e rattoppata alla meglio e i pantaloni maschili in cui navigava, sono adesso sostituiti con la camicia di jeans di Satch, che le arriva circa a metà coscia. Ancheggia in modo provocante, le gambe lunghe e snelle, bianche come il latte, lasciate in bella mostra, la vita stretta messa in evidenza da una fascia nera e bianca legata stretta, le varie collane sottili fanno inevitabilmente cadere l'occhio sulla scollatura che mette in evidenza il seno sodo, i capelli lisci come la seta, neri e brillanti come le ali di un corvo, ondeggiano ad ogni movimento.
La guardano tutti quanti, imbambolati come un branco di idioti, non capendo come abbia fatto a cambiare così, come non siano riusciti a rendersi conto di cosa hanno sempre avuto a portata di mano fino a quel momento.
Pure Marco la guarda. La guarda e vede una ragazza sexy come il diavolo con indosso una camicia maschile, con le gambe nude e una la bocca dipinta di un invitante rosso sangue. La guarda e tutti i suoi incubi -perché non possono più essere definiti in altro modo, a questo punto- si fanno di nuovo vivi nella sua mente, facendolo boccheggiare.
La guardano mentre con un'incredibile sicurezza va a sedersi assieme al capitano, sorridendogli raggiante, mettendo in mostra quella dentatura da brividi che la caratterizza.
«Ti ero mancata?» domanda in tono mellifluo, giocherellando distrattamente con un coltello.
«Come ti sei conciata?» ringhia burbero il genitore, assolutamente contrario a farla andare in giro conciata a quel modo. Perché lei è la sua bambina, non può andare in giro mezza nuda! 'Alla prima occasione la sbatto in convento!'
«Diciamo che ho avuto un'illuminazione.» risponde pacata, senza abbandonare quel sorriso beffardo «Devo ammettere in tutta onestà che mi sento incredibilmente a mio agio, adesso...» alza lo sguardo su di lui, incatenando i suoi occhi in quelli duri del padre, fissandolo con aria di sfida.
«Non cedere...»
Quella voce così calda e dannatamente invitante non vuole abbandonarla, presentandosi sempre e solo nei momenti in cui la sua forza e determinazione sembrano vacillare.
Non sa chi sia, cosa voglia, se è solo pazza o se sotto a tutta quella faccenda c'è qualcosa di più profondo, ma ha deciso di lasciarsi guidare dal suo istinto. Lo stesso folle istinto che ogni volta pare quasi ritorcersele contro, ma che tanto la fa sentire viva.
«Vedi di non compiere imprudenze, Akemi. Non ci andrò tanto leggero se verrò a sapere qualcosa di strano... intesi?» ringhia minaccioso l'Imperatore, facendola semplicemente sghignazzare mentre si alza in piedi per dirigersi dai propri fratelli.
«Non temere, padre: l'uomo che riuscirà a togliermi le mutande sarà prima approvato da te.» gli sorride furbetta, divertita dalla sua espressione di puro terrore.
«È esilarante vedere come qualsiasi padre muoia interiormente all'idea della propria bambolina che viene sbattuta da qualcuno, non trovi?» 'Per una volta, mi trovi completamente d'accordo con te.'
«Ti sta bene la mia camicia.» afferma Satch facendole posto, guardandola con aria divertita «Potevi prenderti anche un paio di pantaloni, non mi offendevo mica.»
«Non sarebbe stata la stessa cosa.» afferra con indifferenza dell'uva, mangiucchiandola giusto per bloccarsi lo stomaco.
«Scusa, ma devo dirtelo!» sbotta Speed Jill, sbattendo le mani sul tavolo «Sei uno schianto!»
Akemi gli sorride divertita, portandosi un chicco d'uva alle labbra e facendogli l'occhiolino, beandosi della breve variazione del suo battito cardiaco.
'Che avesse ragione pure su quello?' «Ho sempre ragione.»
«Adesso che è qui, possiamo mangiare tranquilli?!» sbotta Halta, addentando senza tanti complimenti un pezzo di carne.
«Ohhh, mi stavate aspettando? Ma che carini.» sfotte ridacchiando Akemi, ricevendo una lieve spallata da Jaws.
«Sta zitta e mangia, rompipalle.»

La cena trascorre tranquilla: battute di ogni genere volano nell'aria, scatenando risate a dir poco assordanti; la birra scorre come un fiume in piena e bene o male quasi tutti sono ubriachi o quasi.
«Che ne dite di andare a prendere una boccata d'aria sul ponte a poppa?» biascica Halta alzandosi di scatto, seguita velocemente da Akemi che prova a sorreggerla «Ci riesco, ci riesco...»
Pure Ace, Satch, Vista, Izo e Marco seguono le due ragazze, mentre gli altri, chi per fatica e chi per il troppo alcol ingerito, preferiscono restarsene seduti ai tavoli a ridere, scherzare e giocare a carte o freccette.
Barbabianca, incredibilmente stanco e pure vagamente in pensiero per l'ennesimo colpo di testa dell'imprevedibile e giovane figlia, ha deciso di andarsene a riposare, cercando di ricordare con più precisione gli strani eventi accaduti quasi una cinquantina d'anni prima incredibilmente simili a quelli successi quel pomeriggio. 'Che qualche pazzo fanatico abbia deciso di onorarli copiando il loro metodo di esecuzione?'
Nel frattempo, il gruppetto di pirati si è recato nel giardinetto, ovvero quella parte della nave compresa tra il traverso e la poppa, dove coltivano qualche frutto o verdura.
Si sono sdraiati lì, al fresco e lontani da occhi indiscreti, intonando canti stonati e ridendo come dei babbuini, tutto sotto lo sguardo più che divertito di una sobrissima Akemi. In fondo fa già abbastanza innervosire l'Imperatore a cose normali, non le sembra proprio il caso di mettersi a bere litrate di birra proprio sotto ai suoi occhi.
Dopo qualche minuto, passato ad osservare quell'esilarante scenetta, la ragazza afferra per un braccio il sedicesimo comandante e lo trascina di peso al suo fianco, facendolo ridacchiare.
«Adesso vuoi fare le coccole a me?» biascica scompigliandole i capelli «Non sei geloso, Ace?!» lo prende prontamente in giro, facendolo ridere forte.
«Tanto resto sempre io il suo preferito!» controbatte prontamente, buttandosi a peso morto sul soffice e corto prato «Io sono Pugno di Fuoco... io sono il migliore!»
«L'importante è che tu ne sia convinto.» lo sfotte lisciandosi i baffi Vista, ridacchiando insieme a Marco.
Akemi scuote un poco la testa, sentendo poi un odore a lei adesso familiare ed incredibilmente fastidioso. L'ultima volta che l'ha sentito, infatti, si è ritrovata a nascondersi come una scema sotto al letto del capitano per la paura.
«Tra poco verrà a piovere.» li avverte di punto in bianco, fissando con una certa insistenza la cortina di nubi che va formandosi minacciosamente sopra le loro teste.
«Come puoi esserne così sicura? Magari sono solo nuvole di passaggio.» controbatte Izo, rigirandosi tra le dita le punte dei suoi capelli con nonchalance.
«Sento odore di pioggia...» ammette storcendo il naso «Mi da molto fastidio.»
«Già, hai paura della pioggia.» la sfotte Marco, guardandola con aria derisoria «Povera piccola!»
'Da bravo Marco, tieni gli occhi alti. Non far caso alle sue gambe. Non far caso al fatto che se abbassi di mezzo centimetro lo sguardo le vedi le mutande.' si ripete per l'ennesima volta, portando le mani dietro la testa e ostentando quanta più sicurezza può, nascondendo alla perfezione il disturbo che in realtà sta provando.
«Attento, creatura indefinita, o ti affetto.» lo minaccia scherzosamente la minore, accoccolandosi maggiormente tra le braccia forti del comandante.
«Ti piacerebbe.» 'Occhi su, forza. Concentrati su qualsiasi altra cosa!'
«Vogliamo provare?» lo guarda con uno strano sguardo, Akemi, un modo che Marco non riesce a capire fino in fondo. La scintilla della sfida che spesso le illumina gli occhi è chiara, ma c'è qualcosa che brilla più forte. Un bagliore diverso, più intenso e ammaliante, che però non riesce a catalogare.
«Posso farvi una domanda?» cambia argomento, Akemi, scattando in avanti e sedendosi sui talloni, osservandoli uno per uno mentre annuiscono «Com'è fare sesso?»
I presenti si bloccano completamente, chi trattenendo addirittura il respiro.
«Co- cosa?» riesce a boccheggiare Satch, sgranando gli occhi al massimo e guardandola come se avesse appena tirato la più grande bestemmia del mondo.
«Hai capito: com'è fare sesso?» insiste sicura, lottando con tutte le sue forze per non scoppiare a ridere di fronte alle loro espressioni stralunate.
«Ti prego, ditemi che non l'ha chiesto sul serio...» borbotta sgomento Vista, le cui auto-convinzioni che ormai si è fatta grande e per lei è normale tutto questo sono andate a farsi benedire.
«Mi son dovuta sorbire non so quante volte i vostri discorsi sulle varie scopate di una notte! Voglio sapere cosa si prova!» afferma con tono fermo la minore, enfatizzando il tutto con degli ampli gesti delle braccia.
«E allora fallo.» risponde secco Marco, guardandola con aria di sfida, cosa che lascia tutti quanti di sasso.
«Marco...» lo richiama Ace con tono basso, per poi esplodere come una bomba «Ma che cazzo vai a dire?! È piccola!»
«Ace, dimostra quasi vent'anni. Tanto piccola non è.» afferma con nonchalance la Fenice, grattandosi distrattamente il mento.
«Hai detto bene: dimostra
«Quanto la fai lunga!» sbotta Akemi, alzandosi in piedi di scatto e girando sui tacchi, più che intenzionata ad andare a leggersi un bel libro prima di coricarsi «Se proprio non volete aiutarmi, penso che dovrò trovare le risposte da sola quando sbarcheremo sulla prossima isola...» afferma però per rigirare il coltello nella piaga, guardandoli con aria maliziosa e allo stesso tempo canzonatoria.
«Non ci provare neanche, cretina!» le urla dietro il quarto comandante, mentre l'idea di andare a prenderla a pugni per farle cambiare idea diventa sempre più allettante.
«Tranquillo, Satch: non se la prenderebbe nessuno.» afferma divertito Marco, dimenticandosi nuovamente -e stupidamente- del suo finissimo udito.
«Cosa hai detto?» la testa di Akemi fa di nuovo capolino da dietro la parete e i suoi occhi sono ben fermi sulla figura assai sorpresa del primo comandante «Bene: puoi pure dire addio al tuo adorato materasso.»
«Cosa?! NO!»
Scatta in piedi Marco, correndole dietro a rotta di collo per impedirle di fare una qualsiasi cosa alla sua stanza. Inoltre ci ha messo troppo tempo per trovare un materasso che gli andasse bene e non ha alcuna intenzione di rinunciarvi.
Gli altri comandanti rimangono in silenzio per qualche istante, finché Vista non riesce a trattenersi dal fare un'affermazione assai ovvia «È impressionante come Akemi riesca a far cambiare le persone.»
Vedendo però le espressioni confuse dei compagni decide di spiegare il perché delle sue parole, sorridendo appena, rigirandosi il cilindro tra le mani «Raramente Marco si comporta così con qualcuno al di fuori di noi. Con lei diventa più... infantile, ecco.»
«Questo perché lei è infantile.» osserva con aria divertita Satch, che ha momentaneamente abbandonato la collera per potersi godere quella quiete insieme ai suoi fratelli.
«Sarà pure infantile, ma non riesco più ad immaginare le nostre vite senza le sue stranezze e i suoi colpi di testa.» controbatte Halta, sorridendo dolcemente al ricordo di quando, quasi un mese prima, l'ha presa per la prima volta in braccio. Non aveva mai avuto a che fare con qualcosa di così delicato e fragile, e la sensazione che le ha scaturito dentro al cuore quel semplice contatto l'ha fatta semplicemente andare in estasi.
«Siamo in due...» ammette Ace, sorridendo a sua volta «Ora che si è data una calmata, poi, è di nuovo bello averla in torno. Prima se la prendeva troppo facilmente.»
«Ha sempre “combattuto” per avere l'approvazione di Marco. Non ne capisco il motivo in realtà, ma è così. Ora che ce l'ha si sente completa.» afferma sovrappensiero Izo, guadagnandosi un'occhiata incuriosita da parte dei fratelli, non rendendosi fortunatamente conto di quello più preoccupato di Halta. In fondo è l'unica lì in mezzo a sapere per certo della sua cotta per la bizzarra Fenice.
«Te l'ha detto lei?» gli domanda nascondendo il suo nervosismo, cominciando subito ad escogitare mille scuse per pararle le chiappe. In fondo Akemi è stata categorica a riguardo: nessuno deve sapere niente.
«No, ma lo immagino.» risponde convinto Izo, sorridendole con aria fiera «Chiamiamolo intuito maschile!»
'Il tuo intuito fa schifo...'

Nel frattempo, Akemi ha raggiunto la cabina di Marco, entrandovi dentro come un uragano, ma nel preciso istante in cui ha provato ad attentare all'integrità del soffice e comodo materasso, il proprietario l'ha placcata con quanta più forza poteva, facendola ruzzolare a terra. Inevitabilmente, però, le è andato dietro, ritrovandosi a lottare per terra come un bambino per tenerla ferma.
«Lasciami!» continua a strillare Akemi tra una risata e l'altra, provando senza convinzione a liberarsi dalla salda presa del maggiore.
«E permetterti di distruggere il mio letto? MAI!» le risponde stringendola maggiormente a sé, trattenendo le risate.
'Se quelli del Governo mi vedessero in questo istante, perderei tutta la mia credibilità!'
Rimangono fermi per qualche istante aggrovigliati al suolo, finché la ragazza si calma, abbandonandosi completamente tra le sue braccia, godendosi il calore della pelle nuda del petto del pirata contro la propria schiena, rendendosi però conto di un dettaglino che pensa bene di rigirare contro “l'avversario”.
«Ti rendi conto, vero, che mi stai stringendo una tetta?» il suo tono è strafottente oltre ogni limite e anche adesso deve lottare contro se stessa per non scoppiare a ridere nel sentire l'evidente variazione del battito cardiaco di Marco, imbarazzato a morte.
Se la scrolla infatti di dosso con estrema velocità, scivolando all'indietro e guardandola come se fosse una creatura aliena.
«Non l'ho fatto apposta, giuro!» si difende prontamente, facendola ridere forte.
«Mi vendicherò anche di questo, non temere.» storce un poco le labbra in un'espressione divertita, facendo poi spallucce e dirigendosi con passo calmo verso la porta «Per oggi ti lascerò riposare in pace, te ne ho fatte già troppe. Ma domani subirai la mia vendetta, Fenice!»
Marco la guarda uscire con aria sbigottita, cercando di metabolizzare quanto appena accaduto. Non l'ha fatto di proposito, ovviamente, però le ha comunque toccato un seno... e la cosa non riesce a dispiacergli!
'Oh Cristo... non me ne pento! Perché?! Anzi, la cosa peggiore non è neanche questa, quanto il fatto che in quella breve frazione di secondo in cui me ne sono reso conto ho pure stretto la mano!'
Si passa le mani tra i capelli, imbarazzato come mai in vita sua, ma in poco arriva a classificare la cosa in modo più razionale possibile.
'È successo per sbaglio e qualsiasi uomo avrebbe agito esattamente come me. Non c'è assolutamente niente di strano in quanto accaduto, anche se non dovrà mai più ripetersi. Farò finta di niente, fine. Anche per lei non è stato niente di che alla fine, quindi non c'è nessun problema.'
Si butta a letto, stanco e vagamente confuso, prendendo sonno più velocemente delle altre volte, non riuscendo però a lasciarsi sfuggire un ultimo e assai poco fraterno pensiero prima di cadere nel sonno.
'Avevo ragione... ha davvero delle tette perfette.'


«Avevo ragione, hai visto?»
«Già...» mormoro semplicemente, aggirandomi in quest'oscurità con agitazione.
«Non ti vedono molto come una sorella.» rigira pure il coltello nella piaga, il bastardo?!
Mi guarda con aria di estrema superiorità, ghignando vittorioso.
«Potrai avere ogni cosa...» mormora con tono mellifluo, avvicinandosi a me fino a potermi sfiorare uno zigomo con la punta delle dita «Comincerai a darmi retta?»
Ho altra scelta, in fondo? Ha sempre ragione alla fine. Per quanto mi disgusti ammetterlo, è così.
«Va bene...»
«Perfetto.» sorride soddisfatto, saltellando sul posto come un bambino che ha appena ottenuto un giocattolo che tanto bramava «Senti, so che non ti fidi di me, lo comprendo benissimo e non te ne faccio una colpa, ma devi provarci. Ti sembrerà assurdo, ma voglio aiutarti, anche a difenderti da loro.»
Alzo di scatto lo sguardo su di lui, sperando di potergli estorcere informazioni «Cosa mi faranno?»
«Cose brutte.» grazie, Capitan Ovvio, fin qui ci arrivavo pure io! Non puoi scendere nel dettaglio, eh?
Non provo neanche ad arrabbiarmi a questo punto. Tanto è semplicemente inutile con lui.
«Posso aiutarti anche per quanto riguarda la malattia del vecchio.» afferma con sicurezza, ricominciando a gironzolare senza meta, guardandosi le unghie con attenzione.
«Sul serio?!»
«Si.» risponde secco, tornando a guardarmi con un'aria che non mi piace per niente «Domani dovrai convincerlo a farti sbarcare il giorno seguente, quando sarai al pieno delle tue forse. C'è un'isoletta non molto lontano da qui e con quell'aggeggio con cui si muove Pugno di Fuoco la raggiungeresti in breve.» come fa a sapere dove si trovano le isole? Come fa a sapere dove siamo ora?!
«Non sarà facile convincerlo ad assecondare un altro mio capriccio. Sto esagerando.» rispondo semplicemente, cercando di sopprimere la mia curiosità.
«So anche questo, cosa credi?» mi guarda come se fossi scema, per poi ricomporsi e provando ad esprimersi nel modo più pacato possibile «Allora, ti espongo il mio piano e dovrai ascoltarmi con attenzione, seguendolo poi alla lettera anche se molte cose non ti piaceranno.»
«Ok...» mi arrendo semplicemente, massaggiandomi le tempie. Come sto cadendo in basso...
«Tu domani andrai da lui quando sarà da solo e gli dirai che hai bisogno di vestiti e cose tue, che ci tieni molto, il tutto accompagnato con dei grandi occhi dolci. Dirà di no e tu lo corromperai promettendogli in cambio del sakè di ottima annata, che io so dove trovare. Ti dirà ancora di no, e li interverrò io.» mi mette una mano davanti al viso per interrompere la mia protesta, guardandomi con aria vagamente scocciata «Non temere, non gli farò niente di male, ma dovrai fidarti di me e avrai il via libera.»
Sospiro ancora più rassegnata, ormai disposta un po' a tutto pur di ottenere risposte «Voglio fidarmi...»
Sorride soddisfatto, avvicinandomi «Quando sarai sull'isola con Ace, andrai per negozi e comprerai ogni abito che ti piace. Accessori, scarpe, trucchi, gioielli... ogni cosa. Dovrai apparire come la nobile che sei.»
«Sono nobile?» la domanda è sorta spontanea, senza che riuscissi a trattenermi. Stranamente, però, non sembra infastidito.
«In un certo modo si può dire di si. Ma non troverai così la tua dinastia, a questo penserò in futuro.» ammette in modo frettoloso, enfatizzando la cosa agitando le mani «Ti staccherai da Ace il tempo necessario per comprarti delle cose più provocanti e quella stessa sera proverai a sedurre un uomo.»
«COSA?»
«Ti avevo detto che non ti sarebbe piaciuto. Comunque, durante il pomeriggio, ti guiderò personalmente verso un luogo particolare. Dovrai comprare svariati libri di chimica, biochimica e farmacologia. Grazie a quelli e con una piccola spinta che ti dirò poi, placherai a lungo termine i sintomi del tuo adorato paparino.»
«Non so se sei pazzo o cosa...» affermo dopo qualche istante, guardandolo con incertezza.
«Sto dalla tua parte, non farmi cambiare idea.» risponde sbuffando, passandosi le mani tra i capelli corvini, illuminandosi dopo qualche istante «Ah! Quando sarai nei guai con la marina, o peggio, farò in modo tale di farti entrare in uno stato di trance tale che ti permetta di compiere dei veri e propri massacri senza l'effetto collaterale della perdita la ragione.» sorride soddisfatto, probabilmente trattenendosi dallo scoppiare a ridere di fronte alla mia espressione confusa «Ci stai?» mi porge la mano per sigillare il patto, che però non stringo. Voglio qualcosa in cambio della mia fiducia.
«Dimmi il tuo nome.»
Mi guarda con aria dura, studiandomi con attenzione e arrendendosi ad un sorriso quasi rassegnato, cosa che mi sorprende assai.
«Ti farò un indovinello: se rispondi giusto te lo dirò, sennò proveremo la prossima volta.»
«Ok.»
«Ci sono tre fratelli. A volte sono brutti, mentre altre volte sono belli. Il primo non c'è perché sta uscendo, il secondo non c'è perché sta venendo; c'è solo il terzo che è il più piccolo dei tre, ma quando manca lui nessuno degli altri due c'è. Chi sono?»
Posso farcela, lo so. Non è difficile, no? Allora, i tre fratelli sono una metafora per qualcosa: il primo non c'è, il secondo deve arrivare... il terzo è presente e senza di lui non ci sono gli altri. FACILE! «Passato, Futuro e Presente.»
«Ma brava, complimenti...» sorride in modo enigmatico, per poi farmi un profondo inchino, rialzandosi con aria fiera e composta «Il mio nome è Týr. Non trovi anche tu che sia un nome bellissimo? Era il Dio della guerra di un antico popolo. Alla fine, se ci pensi, fa ridere. È come se dal momento in cui sono venuto al mondo già sapessero chi sarei diventato.»
Vorrei davvero dirgli che è un nome bruttissimo, ma mi astengo. Non sia mai che si arrabbia e torna ad essere indisponente come prima!
«Sei un Dio?» domando semplicemente con una punta di sarcasmo, nascondendo la felicità che provo per aver finalmente scoperto qualcosa che lo riguarda.
«Molti mi consideravano tale.» ammette con indifferenza, facendomi incuriosire.
«Tsk, addirittura?»
«Tu non hai idea di cosa sono capace di fare, ragazzina...» mi guarda più intensamente, ipnotico e magnetico come mai aveva fatto «Più tu diventi forte, più io torno potente. Siamo legati, mia cara rompipalle complessata.» afferma subito dopo, spiazzandomi completamente.
«Tu seguimi e capirai che solo io sono capace di farti brillare.» allarga le braccia in modo teatrale, sogghignando convinto «Non c'è nessuno al mondo che può reggere un confronto con me.»
«Però ti hanno ucciso.» ora si arrabbia, per forza, è troppo permaloso... dovevo stare zitta, dannazione!
«Non ho mai detto di essere il migliore in quanto a forza fisica. Impara a leggere tra le righe, ragazzina. Impara a raggirare gli ostacoli, impara ad essere più subdola. Se seguirai i miei insegnamenti vivrai in serie A, potrai completamente dimenticarti della B.
Capirai che insieme siamo inarrestabili come nessun altro può. Gli Ammiragli? Pfh, delle pulci insignificanti! L'Imperatore? Neanche lui può nulla contro la mia astuzia. Lui è indiscutibilmente il più potente, non l'ho mai messo in dubbio e mai ho osato disobbedirgli... ma ho sempre trovato il modo per raggirare il suo volere e fare come volevo io.
»
«Non riesco a capire.» ammetto guardandolo come ipnotizzata e vagamente intimorita dal suo modo di fare, mentre una parte di me è sempre più inspiegabilmente attratta da lui.
«Ti addestrerò, ragazzina. Farò di te una creatura perfetta... il predatore supremo.»
«E perché dovresti farlo? Per te o davvero per me? Qual è il tuo vero scopo? Cosa vuoi creare?» domando a raffica, vagamente innervosita. Mi sento un oggetto in questo momento, ma c'è sempre quel qualcosa che m'impedisce di reagire come in realtà vorrei.
«Sarò sincero: quello che mai avrei pensato di poter creare l'ho già creato... ora devo solo perfezionarlo.» ammette vago, avvicinandomi fino a fronteggiarmi, serio come poche volte.
«Tu sei al mondo per mietere vite, c'è poco da girarci intorno.» afferma dopo qualche istante di silenzio, afferrandomi il mento tra le dita e costringendomi a sorreggere il suo sguardo «Tu trai piacere nel fare del male, lo so perché anche per me è così.»
«Sono davvero un mostro, allora.» mormoro sconfitta, quasi cadendo tra le sue braccia. Perché mi sento così impotente con lui? Perché sento di dovergli obbedire in qualche modo?
«Chi non lo è?» ridacchia appena, guardandomi con determinazione e anche una punta di divertimento «Tu vivi in mezzo ad assassini e ladri, non negarlo, eppure li vedi come dei santarellini. Dai retta a me, ragazzina, avrai il cuore più leggero. Sarai in pace con il tuo animo e avrai così tante gioie dalla vita che neanche puoi immaginare: fama, soldi, gloria, un potere infinito e uomini come se piovesse. Quelli come te vivono per sedurre, uccidere e arricchirsi, per crearsi un nome, avere gloria eterna.»
«Sono maledetta in realtà.» voglio scappare... e voglio restare. Che mi succede?
«Lo so. Ma è la più bella delle maledizioni.» avvicina il suo volto al mio, tanto che riesco a sentire il suo respiro tiepido sulla pelle «Vuoi darmi ascolto o vuoi continuare a soffrire, a logorarti fino ad impazzire? Vuoi la luce o l'oscurità?»
Rimango in silenzio per qualche istante, provando a ragionare, combattendo con il mio istinto. Ma, come sempre, è lui ad avere la meglio, a comandarmi e a piegarmi come un ramoscello, facendomi provare una sensazione indescrivibile nel cuore. Calore, gelo, rabbia, gioia... vita, morte.
«Brucia la mia anima. Bruciala e dammi la serenità.»




*Essendo il mondo di One Piece ho deciso per esigenze di copione che non conoscono la lingua inglese, quindi non capiscono il significato di quelle parole. Anche qui -ovviamente- c'è un perché se ho deciso di metterlo in inglese, ma lasciamo stare.


Angolo dell'autrice:
Ma buon salve! :D
Allora? Come vi è sembrato questa volta? Un pochino meglio del solito o sto cominciando a cadere nel banale/noioso/schifoso/tiammazzoperchéhairottolepalle? >.<
Comunque, venendo al capitolo: Marco comincia a farsi due domandine. No, non prova ancora un vero e proprio sentimento, però ha aperto un pochettino gli occhi e di sfuggita si è accorto che Akemi non è poi così male. Ovviamente non si è minimamente reso conto che a lei piace -anche troppo- perché è un pollo, ma prima o poi ci arriverà.
La scena della “nave fantasma” come vi è sembrata? Mi ci sono impegnata parecchio >.< devo impegnarmi di più per quel genere di scene, lo so, ma come inizio può andare?
Satch è sempre dolcissimo. Non solo vuole che la sorellina gli stia vicino per paura che le possa accadere qualcosa, ma è più che disposto a rimanerci secco pur di proteggere la nave e l'equipaggio dai pazzi omicidi che hanno compiuto quel massacro. Bellino lui <3
Adesso, poi, voglio spendere un paio di paroline per il nostro bellissimo secondo comandante. Lui gli occhi li ha aperti. Li ha aperti e, al contrario degli altri, sta cominciando ad uscire dall'ottica “è mia sorella non la posso toccare”. Non ne è innamorato, non lo sarà mai, non temete, però diciamo che notevolmente attratto da lei, questo si.
Ultimo, ma non meno importante, l'uomo dei sogni, Týr. C'è un perché se gli ho dato proprio questo nome, anche se forse avrei dovuto aspettare prima di rivelarlo... vabè.
Per caso c'è qualcuno curioso di vederlo? Beh, nel caso verrete accontentati! Oggi ho deciso di farvi vedere una volta per tutte l'aspetto dell'uomo che infesta i sogni della nostra protagonista: http://tinypic.com/r/2hwi9nn/8
Che ve ne pare? ;) ci ho messo parecchio a trovare un'immagine che potesse essere adatta ad interpretarlo e alla fine nessuno era più adatto di lui.
Ora, gli uomini sulla nave lo cercavano, come avete letto... la domanda è sempre la solita: perché? XD Purtroppo per questo dovrete aspettare, così come dovrete aspettare per molte cose (lo so, sono una ROMPICOGLIONI!), però arriverà il capitolo di svolta, non temete.
Anzi, i capitoli di svolta: il primo sarà quello dove questi due imbecilli capiranno che si piacciono (ovviamente), mentre l'altro sarà quello in cui tutto cambierà. Di quello ho già scritto il pagamento di sangue (avevo detto in precedenza che ci sarebbe stato e ci sarà... anche se non so quanto potrà farvi piacere; se volete un piccolo spoiler in privato vi dirò solo il titolo del capitolo, giusto per farvi un'idea) e un pezzo del momento in cui verranno a galla le verità fondamentali.
Ok, dopo aver sparato una marea di stronzate senza un vero e proprio filo logico, passo alla parte più importante di tutte: I RINGRAZIAMENTI! :D
Grazie mille a: Okami D Anima, Yellow Canadair, Lucyvanplet93, Monkey_D_Alyce, ankoku e iaele santin per le splendide recensioni; Aceko_san, ankoku, Dark_witch3, D_ann, erica0501, evelinstar31, giada1999, Incantatrice_Violeta, Jollyna, Monkey_D_Alyce, Okami D Anima, Portuguese D Ice, Scarlet_D_Rose, SmyleCathy, Trafalgar Revy e Yellow Canadair per averla messa tra le preferite; Azzu___, Balalaika_, evy88, girosolomina, Ikki, Kyuubi10, LallaOrlando, leonedifuoco, Lucyvanplet93, nanni 222, Portuguese D Ice, Portuguese D Rogue, Puffetta96, Redangel19, rosy03, SmyleCathy, The Green Eyed Girl, Trafalgar Revy, valepassion95, Vivi y, Yellow Canadair, Zefiria BlackIce, _K a r i n, _Bianconiglio_, _cucciolotta_, _Lawliet e _Takkun_ per averla messa tra le seguite; Hinata Uchiha Arclight e Portuguese D Ice per averla messa tra le ricordate.
Davvero gente: GRAZIE INFINITE! È solo grazie al vostro sostegno che questa storia va avanti! <3
Adesso però devo chiedervi una cosa davvero importante per me (dal momento che mi ci sto arrovellando il cervello!): pensavo di creare una fic a sé, diciamo uno spin-off a base di song-fic sui vari personaggi che incontreremo.
L'ho pensato perché sennò verrebbe troppo confusionario metterlo come special a fine capitolo. Quindi che ve ne pare? Ne ho pronti diversi a dire il vero (vedete l'insonnia a cosa porta? ç.ç)
Beh, vi prego, fatemi sapere se questa idea è buona e può interessarvi o se è meglio se l'accantono! :P
[PS: siccome alla fine diventerà una specie di serie, vi dico già che ho pronto un capitolo che è un mix tra l'hot e lo smielato per il nostro dolce Satch! :3 Anche stavolta, se pensate che sia una pessima idea, la butto nel cesso e continuo con tutta calma (calma? IO!?) la storia originale.]
VI SCONGIURO FATEMI SAPERE! >.<
Beh, adesso vi lascio sotto lo special (se non lo leggete, lo ripeto, non vi cambia la vita). Alla prossima, un bacione
Kiki

 

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Si muovono lentamente per quella stanza avvolta in una densa aria di morte.
«E questi davvero si definivano cacciatori?» una donna alta e snella, con dei corti capelli di un biondo brillante, cammina con passo felpato per il salone principale, calpestando senza riguardo alcuno i cadaveri sanguinolenti che le sbarrano la strada. Si osserva gli artigli sporchi di sangue, ripulendoli con noncuranza. Era convinta che avrebbero dovuto affrontare qualcosa di grosso ed impegnativo dal tono con cui Wulfric le si era rivolto, ma si sbagliava.
'Una quarantina di bambocci... ci crede forse degli inetti?'
«Erano solamente inesperti, Sakura.» un'avvenente donna dai lunghi e mossi capelli vermigli, che contrastano divinamente con la pelle diafana, le si avvicina seducente, ancheggiando in modo procace «Tuo fratello si sta divertendo con il loro leader.»
«Ah si?» rotea gli occhi verso l'alto, Sakura, sbuffando appena. Adora suo fratello, sul serio, ma non è adatto a certi lavori. Troppo impulsivo, sadico, violento e sanguinario.
«Già.» la rossa afferra due corpi da terra, sollevandoli sin sopra la propria testa «Vado a mettere l'avviso.»
«Sempre la solita, vero Arista?» le due si sorridono complici, incredibilmente eccitate da tutto quel sangue.
«Dobbiamo ristabilire l'ordine, no?» è stata proprio lei, Arista, a dare il via a tutto. Erano arrivati quella mattina in quella piccola isola non troppo distante dalla loro, dove sapevano che avrebbero trovato un gruppo di cacciatori. Già al primo impatto avevano capito che ci sarebbe voluto relativamente poco per farli fuori, ma non immaginavano che la faccenda fosse realmente così semplice: un paio di lenti a contatto colorate, un vestito succinto ed ecco fatto che l'avvenente rossa aveva ottenuto l'invito ad entrare nella loro grande abitazione. Sfondare il muro e rompere la barriera, poi, è stato un soffio.
Dopo la situazione si è semplicemente evoluta come doveva: i due fratelli sono entrati ed hanno compiuto il massacro, sbudellando e dissanguando con la loro leggiadra brutalità. Malgrado non combattessero fianco a fianco da molti anni, non hanno perso minimamente la loro affinità mentale, e questo si è rivelato decisamente un ottimo aiuto.
Sakura si dirige lentamente al piano superiore, da dove sente provenire la voce melliflua ed ipnotica del fratello minore.
«I don't know who you think you are, but before the night is through...»
Il cacciatore lo guarda angosciato fin dentro l'anima, non capendo una sola parola* di quello che gli ha appena detto con quel tono così caldo e profondo «Ti prego, ti dirò quello che vuoi!»
Entra nella stanza, Sakura, vedendo il fratellino alle prese con un ragazzo di neanche vent'anni. I capelli color cioccolato sono attaccati alla fronte sudata, il sangue dei suoi compagni gli imbratta i vestiti e le mani. Il terrore è limpido nei suoi occhi castani, tanto da mandarla su di giri.
«Non credi di esagerare?» gli domanda divertita, facendolo voltare di scatto.
È bello suo fratello, lo è sempre stato, con quel volto infantile dai lineamenti delicati, gli occhi chiarissimi ed ingannevoli, i capelli biondi perennemente spettinati, il corpo esile e flessuoso. Quando era a malapena un ragazzino attirava su di sé moltissimi sguardi, fino a giungere a quello che tanto bramava. Se non fosse stato per Lui, infatti, adesso non sarebbero quello che sono e la loro vita non splenderebbe come un diamante. Per questo, solo ed unicamente per questo, sono diventati dei perfetti assassini: glielo devono, come minimo.
Il cacciatore piange disperato, invocando l'aiuto della donna, ricevendo in cambio solo delle sguainate risate.
«Tesoro, sbrigati, per favore.» afferma con tono dolce, osservandolo mentre gli strappa le unghie una ad una.
Perché Kakashi è un torturatore, il migliore forse, con una vena sadica così forte che lo ha reso una delle peggiori piaghe per il Governo Mondiale. In fondo, un ragazzino sin troppo scaltro, con la sua forza e velocità, la sua crudeltà e smania di uccidere, non può essere altro che un enorme guaio, specie se si considera che più di una volta ha messo le sue affusolate e pallide mani sui Draghi Celesti.
«Tesoro?» lo richiama Sakura, sorridente.
Il minore alza gli occhi su di lei, come riportato alla realtà, e non riesce a trattenere uno sbuffo irritato.
Si porta davanti al cacciatore legato su di una sedia, mettendosi a cavalcioni su di lui e guardandolo con un luccichio perverso negli occhi di ghiaccio. Con la punta della lingua gli pulisce il sangue che cola sulla tempia, su fino alla ferita, pietrificandolo.
Gli passa le mani sul torace muscoloso, toccandolo in modo lascivo e terrificante come solo lui sa fare. Ha sempre provato un piacere perverso nel torturare anche così le sue vittime, in effetti. Anche se, in realtà, ha sempre avuto una spiccata preferenza per le donne chiuse nei conventi. Li si che si divertiva.
Si avvicina piano al suo orecchio, carezzandogli l'addome scolpito. Un sorriso sghembo gli increspa le labbra sottili e, con un filo di voce, sussurra «I wanna do bad things with you.»
Basta un secondo, poi: la mano affonda nella sua pancia, afferrandone alcuni organi interni per poterli portare alla luce, e la sua vita si spegne.
«Quanto sei teatrale, tesoro.»
Kakashi volta un poco la testa, un sorriso sbarazzino in volto e gli occhi pieni di allegria «Mi mancava farlo.» ammette alzandosi con movimenti fluidi e veloci «Su quell'isola non mi era permesso divertirmi.»
«Per questo Wulfric ti ha scelto.»
Scendono le scale fianco a fianco, felici di poter passare di nuovo quei momenti di puro divertimento insieme, giungendo velocemente fuori da quella casa adesso pregna dell'odore pungente dell'etanolo, dove trovano Arista intenta a terminare il suo simpatico operato.
«Che ve ne pare?» domanda soddisfatta, impalando la testa decapitata di uno dei due avversari.
«Delle teste impalate, sul serio? Pfh... trovo che la crocifissione a testa in giù sia più di classe.» ammette divertito Kakashi, pulendosi le mani con uno straccio «Ma tu hai sempre firmato così, d'altra parte.»
«Accendi il fuoco, va!» sibila infastidita la rossa, mentre Sakura si accende in tutta tranquillità una sigaretta.
«Zuccherina, mi dai un fiammifero?» la maggiore gli sorride, porgendogli la scatoletta e guardandolo con gioia mentre appicca l'incendio.
I tre, subito dopo, si allontanano tranquilli e completamente indifferenti all'accaduto, dirigendosi verso il porto dove hanno ormeggiato la loro piccola imbarcazione.
«Se dovessimo incontrarli?» domanda di colpo il ragazzo, senza però rivolgere neanche uno sguardo alle due donne.
«Gli ordini sono stati categorici, Kakashi: cacciatori, niente pirati.» lo riprende immediatamente Arista, incenerendolo con lo sguardo. Non l'ha mai sopportato e ora non può far altro che chiedersi perché glielo abbiano affiancato. Lavora decisamente meglio in coppia con Wulfric, o alle brutte con Freki.
«La mia domanda era diversa.» le risponde atono Kakashi, guardandola con arroganza «Se li dovessimo incontrare e la creatura capisse? Da quello che ho avuto modo di origliare non dobbiamo più intralciarla.»
«Ma come, tu che tanto ti diverti a sedurre chiunque respiri non vorresti provarci anche con lei?» le domanda realmente sorpresa la sorella, cingendogli le spalle con un braccio.
«Sai bene che ormai sono un uomo impegnato, zuccherina. La mia dolce metà non mi perdonerebbe facilmente uno sgarro del genere.»
«Certo, tutto questo è molto interessante, ma possiamo ripartire adesso? Se li dovessimo incontrare vedremo di girargli a largo. Altrimenti, se costretti, gli daremo una batosta tale da fargli passare completamente la voglia, ok?» ringhia esasperata Arista, desiderosa solamente di compiere un altro dei suoi massacri. Stare fuori dai giri per tutto quel tempo l'ha fatta semplicemente impazzire!
«Non ti è mai andato a genio Newgate, mh?» domanda ridacchiando il ragazzo, sciogliendo le cime e mettendosi velocemente al timone.
«Ho sempre considerato Roger l'unico vero pirata. Per questo mi dispiacerebbe massacrare la sua ciurma.» risponde distrattamente analizzando le carte nautiche, mentre Sakura, dietro di lei, prepara un piccolo aperitivo per tutti e tre.
«Non trovi che sia buffo che il vecchio si sia preso il figlio del suo rivale a bordo?» scoppia subito a ridere Kakashi, ignorando volutamente lo sguardo colmo di bile della rossa.
«Tutti noi siamo stati accolti come figli da un uomo che considerava mortali nemici tutti gli esseri umani che lo circondavano. Hai forse il coraggio di prendere in giro pure lui?» domanda duramente, incrociando le braccia al petto.
Kakashi si rabbuia immediatamente, abbassando la testa e stringendo i denti per il nervoso. 'Non puoi tirarlo in ballo. Non devi osare!'
«Ragazzi, andiamo, fatela finita. È stata una bella giornata, abbiamo appena avuto un'altra vittoria schiacciante. Lasciamo da parte questi futili argomenti e brindiamo a noi.»
Sakura, sorridendo raggiante, porge ai compagni due calici pieni e subito dopo alza il proprio al cielo, imitata dai due.
«A noi e al primo assaggio del nostro potere!»


*Vale lo stesso discorso di prima. Questa parte è presa dalla meravigliosa sigla di True Blood. Se non la conoscete, vi consiglio vivamente di ascoltarla... è meravigliosa!

  
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