Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Northern Isa    21/02/2014    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 8


Il secondo quadrimestre di studi a Hogwarts procedette senza intoppi più grandi di un candelabro per poco finito in testa al custode, Hankerton Humble, ad opera di Pix.
Roderick, Baldric, Brayden, Alef, Ruben e Lamia seguirono le loro lezioni – alcuni più diligentemente di altri – e affrontarono diverse interrogazioni e prove scritte. Roderick era ormai diventato una specie di leggenda: era l’unico studente di Hogwarts con ottimi voti alle interrogazioni e pessimi agli esami scritti. Come fosse possibile, nessuno riusciva a spiegarselo. Il ragazzo sapeva solo che quando era faccia a faccia con un insegnante si sentiva più disinvolto e alla fine qualcosa riusciva a inventarsi, aiutandosi con qualche sorriso o battuta di spirito. Un rotolo di pergamena invece mostrava solo quello che recava scritto, se chi l’aveva redatto non sapeva niente sull’argomento, non c’era modo di ingannare il lettore. La media tra voti tanto estremi raggiungeva comunque la sufficienza, perciò Roderick non doveva preoccuparsi più di tanto. I suoi amici stavano per uscire nel parco, e lui aveva appena deciso di seguirli: l’indomani mattina avrebbe improvvisato cosa raccontare a Lord Gryffindor per l’interrogazione in Difesa Contro le Arti Oscure.
«Lasciatemi posare il mantello, fuori fa già piuttosto caldo.»
Detto ciò, Roderick lo abbandonò di malagrazia su un seggio della Sala Comune, poi raggiunse gli amici nei sotterranei e da lì uscirono dal castello. Una volta nel parco, furono temporaneamente accecati da una luce solare molto intensa.
«Che facciamo adesso?» domandò Ruben, strofinando tra di loro i palmi delle mani.
«Andiamo nella Foresta Proibita!» propose Baldric con entusiasmo.
«Non lo sai che l’accesso è consentito solo agli studenti dell’ultimo anno per le battute di caccia con Lord Gryffindor?» osservò Lamia, incrociando le braccia sul petto.
Il barone sbuffò il suo disappunto, ma non insistette.
«Che ne dite del Lago Nero?» propose Brayden. «Lord Slytherin ci ha lasciato le esche per pescare.»
Roderick non era troppo entusiasta all’idea di rimanere immobile sotto il sole per un tempo indefinito, così gli amici acconsentirono a lasciare la pesca come ultima risorsa. Alla fine decisero di affrontarsi in qualche innocuo duello all’ombra di alcuni cipressi, sfoggiando gli incantesimi che avevano imparato in due anni di istruzione magica.
«Adesso tocca a me e a Lamia!» annunciò Roderick, facendo rotolare la sua bacchetta tra le dita.
La giovane strega avanzò di alcuni passi, mentre gli altri allievi di Lord Slytherin si posizionavano in cerchio intorno a loro. La giovane strega si passò le dita tra le lunghe ciocche di capelli biondi e sorrise in direzione dell’amico.
«Questa volta il tuo bel faccino non ti aiuterà. Inizia a piangere!»
Roderick rise e si preparò a sferrare il primo incantesimo.
 
Rowena giaceva sul letto della sua stanza nella torre ovest del castello. Attraverso la finestra aperta entrava un vento caldo che annunciava l’imminente arrivo dell’estate e che rendeva opprimente l’aria.
La strega espirò debolmente e si deterse la fronte con un panno umido che aveva poggiato accanto al letto. La frescura sulla pelle fu un immediato sollievo e Rowena si sentì subito meglio. Puntellandosi sui gomiti, si sollevò un po’, cercando di assumere una posizione più comoda. Nel fare ciò, diede un’occhiata alla sua figura stesa e storse il naso. Ora che era all’ottavo mese di gravidanza era poco meno grassa di una balena e il suo aspetto la disgustava.
Una volta diventata donna, aveva provato come tutte le sue coetanee un desiderio di maternità, ma aveva avuto sempre altre priorità. Innanzitutto le invasioni dei Vichinghi e dei Danesi: re Ethelred aveva capito che i suoi soldati non sarebbero bastati contro i nemici e aveva richiamato al suo castello i quattro maghi più potenti di tutta la Gran Bretagna. Era stato in quell’occasione che aveva conosciuto Helga, Salazar e Godric. Ognuno di loro si era dato da fare per difendere la propria patria o fronteggiare i nemici. Helga aveva messo a disposizione le sue conoscenze di piante e rimedi e si era adoperata come Guaritrice, a volte coadiuvata da Rowena, che si era preoccupata di preparare le scorte di pozioni. Salazar si era occupato degli Incantesimi di Protezione e Godric aveva preso piena parte ai combattimenti. Era stato bello collaborare con loro, quella compagnia l’aveva finalmente fatta sentire a casa.
Poi c’era stata la fondazione di Hogwarts, naturalmente. I due maghi e le due streghe avevano deciso di restare insieme anche dopo la guerra. Si erano resi conto di quanto molto spesso le persone dotate di poteri magici non sapessero usarli appieno, perciò avevano deciso di comune accordo di trasmettere le loro conoscenze ai loro conterranei.
Successivamente era avvenuta la tragedia della scomparsa di Rastor, e la sorella si era occupata del nipote anima e corpo. Roderick era stato il centro delle sue giornate per anni, finché anche lui non era cresciuto e, una volta pronto per studiare a Hogwarts, era stato Salazar a occuparsi di lui.
Da quel momento, Rowena si era sentita sola come mai le era accaduto prima di allora. La scuola era ben avviata e l’organizzazione collaudata aveva reso tutto più semplice e rapido, Roderick non aveva più avuto bisogno di lei e alla strega non era rimasto che occuparsi di se stessa. Aveva scoperto di non essere adatta a una cosa del genere, e aveva sentito il bisogno di trovare qualcun altro a cui dedicarsi.
Rowena si accarezzò distrattamente il ventre gonfio, fantasticando sull’aspetto che avrebbe avuto il bambino una volta nato. Magari sarebbe stata una femmina, si riscoprì a pensare.
Quello che non aveva calcolato era stato l’enorme ingombro che la gravidanza le avrebbe portato, e soprattutto quanto sarebbe stato insopportabile il caldo in quelle condizioni.
Un lieve bussare alla porta precedette la voce di Potty, uno degli Elfi Domestici stanziati al castello.
«Lady Ravenclaw! Lord Slytherin chiede di vedere voi. Potty ha risposto che la signora non può muoversi fino ai sotterranei, e Lord Slytherin ha detto che verrà lui in torre ovest!»
Rowena inspirò, socchiudendo gli occhi. Nessuno ad Hogwarts usava il suo cognome da sposata, neanche gli Elfi Domestici. Non che la cosa le dispiacesse troppo, dopotutto.
«D’accordo, Potty. Digli che può venire.»
Un tonfo fuori dalla stanza suggerì alla strega che l’Elfo doveva essersi inchinato così profondamente da picchiare la testa contro la porta, poi, con uno scalpiccio di piedi, Potty scomparve.
Rowena tentò di tirarsi su: non si sarebbe fatta vedere da Salazar in quelle condizioni. Scese dal letto con qualche difficoltà, indossò le scarpe e si lisciò le pieghe che l’abito turchese faceva sul suo ventre.
Avrei dovuto indossare qualcosa di scuro, pensò la donna, riflettendo sul fatto che il suo abito faceva sembrare la sua immagine nello specchio il tendone di un palio. Distolse nervosamente lo sguardo dal suo ventre gonfio e iniziò a pettinare i capelli scuri, la cui acconciatura si era rovinata a causa del contatto col guanciale. Fece appena in tempo a spruzzare un paio di nuvole di profumo, che udì un nuovo bussare alla porta.
«Avanti» declamò la strega, voltandosi di scatto.
L’uscio si schiuse e Salazar fece il suo ingresso nella stanza.
«Buongiorno, Rowena» la salutò semplicemente. «Non dovresti restare a casa nelle tue condizioni?»
«Devo occuparmi degli esami di Pozioni e Astronomia.»
Salazar roteò gli occhi e assunse un’espressione sarcastica.
«Hai già devoluto quelli di Volo a Helga, potresti fare lo stesso con le altre materie.»
La donna arricciò le labbra e corrugò la fronte. Si allontanò bruscamente dalla specchiera e iniziò a sprimacciare i cuscini, tanto per tenersi impegnata.
«Apprezzo la tua preoccupazione» disse seccamente, «ma mi sono già organizzata come meglio credo.»
Salazar si strinse nelle spalle e mosse qualche passo verso la finestra a sesto acuto della stanza. Fece scorrere i polpastrelli lungo la cornice di pietra, socchiudendo gli occhi per mettere a fuoco, nonostante il riverbero del sole, le figure degli studenti assiepati intorno alle sponde del Lago Nero.
«Volevi dirmi qualcosa?» domandò d’un tratto Rowena.
«Sì, in effetti…» rispose Salazar, corrugando le sopracciglia.
Senza una parola, la strega lo condusse nella stanza attigua e lo fece accomodare su un divanetto di legno con la seduta imbottita e foderata di raso blu.
Salazar incrociò le mani su un ginocchio e fissò lo sguardo su Rowena, in attesa che anche lei si sedesse. L’operazione fu piuttosto difficoltosa, ma alla fine i due si trovarono faccia a faccia.
«Dimmi pure» lo invitò Rowena, con un eloquente gesto delle mani.
Il mago parve riflettere sulle parole migliori da usare, quando alla fine parlò, sembrò che stesse evitando l’argomento.
«Ti trovo bene. La gente non mente quando dice che la gravidanza rende le donne più belle.»
Rowena sbuffò.
«È solo un mucchio di sciocchezze. Se dovessi gonfiarmi ancora un po’, leviterei. Sono una specie di Graphorn» si lamentò la strega.
«È normale per una donna incinta» convenne Salazar. «Ma guardati! Sei curata come al solito, non un capello fuori posto, e non mi è sfuggito l’odore del tuo profumo nell’aria.»
Rowena abbassò lo sguardo, sentendo improvvisamente di voler cambiare argomento.
«Posso sapere di cosa volevi parlarmi? Devo preparare gli esami di Astronomia.»
Salazar si rizzò un poco e plasmò l’espressione del volto fino a farla diventare seria.
«Certo.  Sono stato contento di essere stato alla tua festa di nozze l’anno scorso, è stata un’esperienza… illuminante, per certi versi.» Rowena lo guardava incuriosita, ma non lo interruppe. «Prima di allora, avevo trascurato la valenza di questo strumento generalmente utilizzato. Ho ascoltato re Ethelred e la sua corte parlare, e mi sono reso conto dell’importanza delle alleanze in un momento che precede tempi bui.»
La strega sollevò ancora di più le sopracciglia, senza capire.
«Tempi bui? Ma di cosa parli, Salazar? Non c’è alcuna minaccia all’orizzonte.»
Il mago congiunse le dita sotto il mento e assunse una posa più rilassata, che contrastava con l’intensità del suo sguardo.
«Non c’è alcuna minaccia, dici? Rowena, Olaf Trygvasson è morto. Avrai sicuramente capito prima degli altri che l’equilibrio che avevamo raggiunto finché lui è stato re di Norvegia non durerà ancora a lungo. Prima o poi Ethelred farà qualcosa di stupido, lo so.»
Rowena tentò di incrociare le braccia sotto il seno, ma l’ampio ventre glielo rese impossibile, così desistette. Glissò sul fatto che il mago non aveva nominato il sovrano chiamandolo con i dovuti appellativi e andò al sodo.
«Ne abbiamo già parlato, noi quattro… Non cambierà proprio niente. Quando Olaf Trygvasson si è ritirato, re Haakon ha stipulato un trattato di non aggressione…»
«Pagato da Ethelred» puntualizzò Salazar. Rowena gli lanciò un’occhiata perforante e riprese:
«Ad ogni modo, i Norvegesi non hanno il benché minimo interesse ad attaccarci.»
«Olaf è stato un uomo di pasta rara» sbottò il mago. «Non ha voluto il denaro, come il suo re. È stato re Haakon, pagato da Ethelred, a ordinare a Olaf di ritirarsi, e lui l’ha fatto, ma è tornato in patria solo per spodestarlo. La Norvegia ci ha solo guadagnato ad avere un re incorruttibile come lui; alcuni territori, tra cui quelli danesi di Sweyn Barbaforcuta, si sono sottomessi volontariamente al suo dominio. Avrà perso interesse nell’Inghilterra, ma ha comunque rispettato il patto stipulato da Haakon prima di lui. Il suo successore potrebbe pensarla diversamente.»
Rowena lo scrutò con intensità. Aveva sempre avuto l’impressione che, anche se Salazar aveva sempre combattuto lealmente per il suo paese, ammirasse quei popoli del nord e i loro comandanti. Di certo non sopportava re Ethelred, specialmente per il suo modo di affrontare i nemici pagandoli. In fondo Rowena era stata parzialmente d’accordo: i condottieri venuti dal nord avevano una dignità che non si vedeva con troppa frequenza tra le alte cariche inglesi. Ad ogni modo, la donna sapeva che non avrebbe dovuto rendere Salazar partecipe di quelle riflessioni che lei aveva formulato a suo tempo, così rispose, scettica:
«Ad oggi non c’è alcuna prova delle tue parole.»
«Questo è vero» le concesse Salazar. «Ma tu sai che non mi sono mai fidato dei Norvegesi. E del nostro re.»
«Ora basta, questo è troppo!» esclamò Rowena. «Non puoi dire certe cose!»
Il mago incrociò le braccia sul petto, come a volerla sfidare a convincerlo a fare il contrario.
«D’accordo» disse poi con tono più condiscendente. «Lasciamo stare Ethelred. Ma converrai con me che quella che ti sto descrivendo è una prospettiva possibile.»
«Possibile, ma non più probabile di un figlio di Babbani come tuo allievo» rispose sarcasticamente la donna.
Per qualche istante i due rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Rowena analizzò più volte le parole di Salazar nella sua mente, confrontandole con ciò che aveva sentito dalla bocca di suo marito o di re Ethelred, ma non riuscì a trovare nulla che confortasse le preoccupazioni del Fondatore.
La strega scosse la testa come per scacciare le illazioni che aveva appena ascoltato. La sua mente era già agli impegni con i suoi studenti, quando ricordò che Salazar era andato da lei per domandarle qualcosa.
«Va bene» gli disse, portandosi una mano alla fronte. «Lasciamo per un attimo le questioni di politica. Cosa volevi chiedermi?»
Salzar inspirò prima di rispondere:
«Vorrei stipulare con te un patto nuziale.»
Rowena sgranò gli occhi, sorpresa. Si sarebbe aspettata di tutto, meno che quella dichiarazione di intenti. Quando chiese spiegazioni, il mago gliele fornì.
«Vorrei che, quando sarà più grande, tuo nipote sposasse mia figlia. Sono venuto qui perché voglio promettere Lamia in sposa a Roderick.»
Per qualche secondo, la strega non fu in grado di rispondere per via della bocca troppo secca. Quando riuscì trovare le parole, avvertì gli occhi riempirsi inspiegabilmente di lacrime, che ricacciò immediatamente.
«Tu vuoi portarmelo via!» lo attaccò. Fu il turno di Salazar per mostrarsi sorpreso, ma Rowena lo precedette prima che questi potesse ribattere. «Anzi, me l’hai già portato via quando l’hai scelto come tuo allievo! E ora vuoi rendere definitivo il distacco.»
La strega guardò verso l’alto, fissando lo sguardo sulle volte del soffitto, per impedire alle lacrime di riformarsi.
«Non è così» tentò di spiegarsi Salazar, alzandosi in piedi e parlando con voce stranamente affannata. «Te l’ho detto, voglio rinsaldare la nostra alleanza!»
Rowena trasse una serie di brevi respiri, non sapendo se ciò che le faceva più male fosse l’idea che suo nipote si legasse alla sua futura sposa o il calcio che il bambino o la bambina dentro di lei le aveva appena sferrato.
«Perché?» domandò lei, con rabbia. «Siamo i quattro Fondatori di Hogwarts, c’è già un legame abbastanza forte tra noi.»
Salazar chinò il capo e non rispose subito. Mosse alcuni passi e risollevò la testa, osservando la donna con occhi socchiusi.
«Sai che non è vero. Negli ultimi tempi, io e Godric abbiamo discusso sempre più spesso, e tu e Helga siete dalla sua parte, non raccontiamoci menzogne.»
Rowena tacque, ripensando a quando aveva scoperto, attraverso le parole di Roderick, il contenuto della prima lezione di Storia della Magia l’anno prima. Era stata lei a riferire tutto a Godric, e l’aveva fatto proprio affinché questi affrontasse Salazar.
«E poi non è tutto» continuò Lord Slytherin. «Ci sono state delle tensioni fra noi due.»
L’ultima frase era stata pronunciata così a bassa voce da essere risultata appena percepibile.
«Questo è vero» rispose duramente Rowena, ripensando alle loro liti dell’anno precedente. «Ma è stato per colpa tua.»
Salazar distolse lo sguardo, la strega lo conosceva abbastanza da sapere che si stava trattenendo per evitare di risponderle.
«Voglio solo mettere una pietra sopra tutto questo, nient’altro.»
La strega rifletté sulla proposta di Salazar, in effetti non aveva tutti i torti.
«E poi» continuò lui, «non resterai sola. Tua figlia sta per nascere.»
Rowena si portò le mani sul ventre, trattenendo il respiro. Allora anche lui aveva la sensazione che sarebbe stata una femmina. O forse l’aveva previsto.
«Io…» balbettò la strega. «Credo che si potrebbe fare.»
Salazar si animò all’istante.
«Quindi è fatta? Sei d’accordo sul futuro matrimonio di Lamia e Roderick?»
Rowena annuì prima di rendersene conto. Il mago uscì dalla stanza, sostenendo che l’avrebbero detto ai ragazzi insieme.
Quando la strega rimase da sola, espirò come se fino a quel momento avesse trattenuto il fiato. Si alzò, appoggiandosi al bracciolo del divanetto, e si diresse verso lo scrittoio sul quale si trovava la pergamena con le domande per l’esame di Astronomia per gli studenti di tutti e sette gli anni. Srotolò la lista davanti a sé, senza vederla veramente.
La spiegazione di Salazar di appianare ogni divergenza col matrimonio dei ragazzi l’aveva convinta, ma un angolo remoto del suo essere, uno che lei era abituata ad ascoltare poco, ma che conosceva molto bene Lord Salazar Slytherin, le suggeriva che quella fosse l’ennesima piccola vendetta del mago nei suoi confronti.




NdA: Forse Roderick compare poco – anziché studiare cazzeggia, che svogliato! – ma Rowena e Salazar decidono della sua vita, perciò il capitolo è cruciale. Perché Lamia e Roderick vengono promessi sposi? Perché avevo il prompt della lunga storia d’amore, e siccome non intendo protrarre la FF fino agli ottanta anni di Rod, l’ho fatto fidanzare presto. Il che comunque non era una cosa tanto insolita per il Medioevo, a dodici anni sei già un uomo. È chiaro che lui e Lamia non si sposeranno subito, ma comunque era normale che nel Medioevo i matrimoni venissero combinati quando i due rampolli erano ancora piccoli.
Passando oltre, tutte le informazioni su re Ethelred, Sweyn barbaforcuta, Haakon e Olaf Trygvasson hanno delle basi storiche.
Il Graphorn nominato da Rowena è una Creatura Magica citata in Gli animali fantastici: dove trovarli.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Northern Isa