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Autore: percabeth2000    21/02/2014    2 recensioni
Tiene una mia ciocca tra le dita rigirandosela un po’ tra l’indice e il medio, lo osservo e noto che è pensieroso e che si è imbambolato sui miei capelli.
-Will? – lo chiamo.
Sembra riprendersi ma questo non fa altro che portare la sua attenzione su di me e ciò mi rende un po’ a disagio. Perché continui a guardarmi? Cos’ho?
- Sei bellissima – mi sussurra.
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Mentre sul pavimento inizia a formarsi un mucchio di cenere penso che è questo a cui si riferiva Jason, questa è la cosa che stava degenerando, questa è la cosa per cui mia mamma voleva avere il tempo per proteggermi … Non abbiamo più tempo.
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Te ne sei andata, siamo stati sopraffatti. Già me ne sono andata come un coniglio, gli ho lasciati soli e cosa più disonorevole , per un momento ho anche pensato di non tornare.
Lucilla mi osserva e forse dalla mia espressione intuisce i miei pensieri.
- Non intendevo quello Michelle,mi sono espressa male tu non … - la blocco afferrandogli le mani.
- No Lucinda. Hai ragione, rimedierò, te lo prometto – le dico per poi entrare nella sala da pranzo lasciandola sola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL'AUTRICE: Spero che questo capitolo vi piaccia. I pesonaggi cambiano piuttosto in fretta forse ... Quindi se voleste farmi sapere che cosa ne pensate ve ne sarei molto grata. Buona lettura!




- Allora tu sei il figlio di Fermo … - dico mentre percorriamo il corridoi per la sala del trono. Ho deciso prima di mostrargli quella, poi la sala delle feste, le camere dei nostri aiutanti, la mia e infine la sua.
- E tu sei la figlia di Rebecca … - dice invece lui.
In piedi è più facile vederlo bene : ha i capelli neri e abbastanza corti, lisci ma non troppo, è abbastanza alto, circa un testa più di me ed ha un fisico ben delineato come se facesse palestra, ma non  come i ragazzi che partecipano ai concorsi, un fisico giusto.
- Non è facile essere la figlia di Rebecca. Sei la figlia della regina e in quanto tale devi partecipare anche hai discorsi e alle feste, ha volte è una vera barba … a proposito, questa è la sala del trono – dico mentre spalanco la porta. Davanti a noi si vede immediatamente il trono e tre gradini che proseguono con un lungo tappeto bianco, in fondo una porta a due battenti.
Ho sempre ammirato il trono, si dice che cambi in base alla regina o al re che vi siede sopra e penso sia vero dato che prima era oro con pietre di rubino ( così le foto lo fanno vedere) mentre ora è una specie di intreccio creato da vari steli di argento e ricoperto solo sulla schiena dal del velluto bianco, c’è anche un cuscino bianco per permettere maggiore comodità.
- Qui è dove incontrate la maggior parte della gente? – mi chiede curioso osservando la porta.
- Non esattamente  ma ci sono dei giorni in cui il popolo può venire a chiedere consulenza o anche solo a fare due chiacchere – odio quei giorni ma evito di dirglielo.
- Tutti? – mi chiede ancora più curioso ma anche con una punta di sarcasmo e scetticismo nella voce.
- Se intendi se possono venire anche i membri  del branco o del clan, sì possono venire e sia se sono guerrieri o aiutanti – rispondo seccata. – Penso tu abbia visto abbastanza, vieni, ti porto a vedere la sala delle feste. In quella incontriamo la maggior parte delle persone … - lo incito.
Non parla ma sicuramente mi ha sentito visto che mi sta seguendo.
- Quanto ci hai messo per imparare tutti i corridoi e dove arrivano? – mi chiede improvvisamente spezzando il silenzio che si era calato su di noi.
- Fino ai dieci anni ho vissuto con mio papà e quindi non avevo mai visto il castello ma poi mia mamma mi ha portato qui. Direi che ci ho messo circa un anno e non conosco ancora tutti i posti.- rispondo ripensando alla mia prima volta qui al castello. Sembrava così grande, non che ora non lo sia ovviamente.
- Non lo conosci ancora tutto? Quanti anni hai scusa? – mi chiede evidentemente sconcertato.
- La tua età da quello che dice tuo padre, ho sedici anni e comunque non si dovrebbe chiedere ad una donna la sua età .. – gli rispondo mentre cerco di aprire la porta per la sala delle feste.
- Quindi sei qui da sei anni – pensa ad alta voce per poi accorgersi della mia difficoltà ad aprire la porta.
- Ti aiuto, aspetta – dice aiutandomi a spingere.
- Grazie – rispondo appena riusciamo ad aprirla.
Non risponde, forse è stupito o forse non mi ha sentito ma comunque dopo qualche secondo si gira e sembra chiedermi qualcosa: vuole fare un giro.
- Scusa, forza dell’abitudine – mi dice girandosi verso la sala.
- Puoi andare a vederla se vuoi – dico pur non capendo la sua frase e lo invito a vedere la sala.
-Mi hai capito?- mi chiede sbalordito.
- L’espressione dei tuoi occhi era evidente quando abbiamo aperto la porta … - rispondo ovvia ed evasiva.
Con un cenno del capo fa per avviarsi ma poi si blocca all’improvviso e torna a guardarmi, serio.
- Non mi scorti per la sala?-
- Odio questa sala. C’è sempre troppa gente che ti guarda – rispondo tranquilla. Con passo lento torna ad affiancarsi a me.
- Ci sarà un altro giorno in cui la potrò osservare. Continuiamo il tour?-
Questo ragazzo è strano, molto strano, forse anche troppo però mi incuriosisce. Insomma tranne io che vivo qui e odio quella sala quale altra persona avrebbe rinunciato a farsi un giro nella sala da ballo più bella di tutto il Paese?
- Queste sono le camere degli aiutanti. Non ti conviene entrare nel corridoio, mia mamma si affida molto ai vampiri e non vorrei che battibeccaste- gli dico. Da dove mi è uscito il battibeccaste?
- Sul serio? Battibeccaste? Vocaboli da principessa? Comunque so come trattenermi non si preoccupi, mia signora- mi dice con un sorriso canzonatorio e facendo un mezzo inchino.
- Non so chi credi che io sia e non so chi ti credi di essere ma ti assicuro che se mi prendi di nuovo in giro ti immergo nell’acqua e ti lascio affogare, ricordati che so dove dormi – gli dico seria.
Mi guarda per qualche secondo perplesso e io non posso che sorridere nel vedere che almeno qualcosa hanno fatto le mie intimidazioni.
- Su , vieni- lo incito prendendo un altro corridoio.
Mentre camminiamo lascio vagare i miei pensieri fin quando, ormai quasi alle nostre stanze, non mi fa una domanda assurda.
- Dovrò indossare una divisa? –
- Hai visto delle persone in divisa qui? Sinceramente non sono una di quelle ragazze che direbbe che i tuoi abiti devono essere abbinati ai miei, quindi vestiti pure per come sei comodo. L’importante è che tu sia vestito- gli rispondo sorridendo, poi aggiungo -  eccoci qua arrivati, questa è la mia camera quella è la tua-
Gli indico la porta di fronte.
- Non ci sono delle chiavi?- mi chiede curioso.
- Sì ma prima di dartele vorrei sapere una cosa. Sulla soglia della sala delle feste ti sei scusato. Perché?- dico.
Sono curiosa per natura ma spesso evito di chiedere perché ho imparato che in molti casi è meglio così ma sui licantropi non so molto e molto probabilmente nessuno mi insegnerà niente  quindi, meglio approfittare di questa situazione.
- Storia lunga. Posso avere le chiavi? – mi dice allungando la mano per prenderle, sta per farlo ma io sposto la mano dove tengo le chiavi e me la porto dietro la schiena.
- Non sarà mica un segreto … - gli dico facendomi molto più curiosa.
-La curiosità è peccato per una principessa o sbaglio? – mi chiede sorridendo scaltro e tentando di rubarmi le chiavi.
- No, non penso proprio … -
Faccio in tempo a dirlo che lui fa un terzo tentativo per prendermi le chiavi ma i licantropi non sono gli unici a dover essere allenati e schizzo verso la mia camera tentando di aprire la porta e rinchiudermi dentro fino a quando non mi dice ciò che mi incuriosisce tanto.
E’ veloce e mi acchiappa tenendomi salda per i fianchi e schiacciandomi contro il muro.
- Le chiavi …-
-Assolutamente no- gli dico e gli do un calcio. Non è un calcio forte ma neanche uno debole e per la sorpresa e lo stupore mi lascia andare .
- Non ti costa nulla dirmelo- gli dico sorridente e quando si gira la sua espressione mi fa paura.
Non è arrabbiato ma ha quel sorriso scaltro di chi sa di avercela fatta.
- William … - ma mi incastra di nuovo contro la parete e questa volta ci mette più forza e le mani me le blocca saldamente. Si ferma per un momento come per rendersi conto di quello che è appena successo e una ciocca gli scivola davanti all’occhio destro confondendosi con il colore dell’iride.
Ha il battito del cuore veloce ma neanche il mio è quello che può definirsi regolare.
- Noi possiamo usare la telepatia con gli altri membri del branco se vogliamo e senza rendermene conto ti avevo chiesto se potevi farmi fare un giro della sala, per questo mi sono scusato – confessa lasciandomi.
Non faceva così freddo qualche secondo fa … Non mi ero accorta di essere così vicino a lui.
- Queste sono le chiavi- gli dico consegnandogliele.
- Ce ne sono tre- mi fa presente.
- Le ha fatte mia mamma, non ho idea di quale funzione abbiano le altre due. Me le puoi ridare un secondo? – gli chiedo confusa.
- Me le ridarai subito dopo?- mi chiede sorridente.
- Sì, non ti preoccupare. Allora … queste penso siano della tua camera mentre questa è del cancello perché è l’unica serratura che abbiamo fatta così mentre questa … - un pensiero inizia a insinuarsi dentro la mia testa ed una voce mi dice che lui è la mia guardia del corpo e che tutti gli altri posti che potrebbero servirgli restano aperti, per mia mamma potrebbe bussare ma non può essere che …
Mi giro dandogli le spalle e provo a vedere se ho ragione … Dannazione!
-Che c’è?- mi chiede.
- Queste sono per la mia stanza. Sono tendenzialmente testarda e di solito chiudo a chiave – rispondo scocciata.
- Non me ne ero accorto …-
Gli rispondo con una linguaccia e sto per andarmene a fare una bella doccia quando mi chiede.
- Quindi posso entrare quando voglio? –
- Sarebbe gradito se bussassi, e in ogni caso, non ti conviene scherzare con il fuoco – gli rispondo prima di sparirmene nel mio personale regno.

 
  
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