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Autore: Ginny McCartney    21/02/2014    1 recensioni
Andrew,Elizabeth e Harry Moore.Questi sono i nomi di tre ragazzini di Coventry che ebbero la sfortuna di virere la Seconda Guerra Mondiale.Finchè qualcosa non cambiò totalmente nelle loro vite, qualcosa di magico...
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: I tre sogni (Terza parte)

Giri e rigira, Liz non riusciva proprio a prendere sonno. Pensava troppo, era sempre stato un suo problema. Voleva smetterla, ma proprio non poteva, questa era la sua natura e non sapeva cambiarla. Così come non poteva cambiare quegli occhi castani che voleva fossero più originali, o la sua statura sotto la media, o le sue orecchie sporgenti. Non era affatto brutta, al contrario si trattava una ragazza molto carina. Ma, chiusa nei suoi mille pensieri, non amava mettersi in mostra e non attirava attenzione. Dava per questo colpa al suo aspetto, diventava insicura. Incredibile: anche la più decisa delle ragazze, ha qualche titubanza. Respirò a lungo, tentando a tutti i costi di addormentarsi, ma niente; quando lasciò perdere e smise di provarci, le tornarono a mente le canzoni che le cantava la madre, si perse nella musica e nei ricordi crollando addormentata come un sasso.
Il sogno di Elizabeth:
Eccola, persa nel vuoto. Solo una nebbiolina grigia le spaziava davanti, un posto parecchio suggestionante nel quale trovarsi. Camminava su un pavimento che non vedeva, e che non riusciva a toccare se non con i piedi. “Dove diavolo mi trovo? Dev’essere un sogno … Si, per forza ”.
-Liz!- Una voce forte, amplificata dall’eco, rimbombò nel “Luogo del nulla”. Un uomo, ma era sicura al 100% di non conoscerlo.
-Smettila!- “Di fare cosa?”Pensò la ragazzina, ma preferì non rispondere allo sconosciuto.
-Di pensare!- “Può sentire quello che penso … Ah, già, sta accadendo tutto nella mia testa!”
-E con questo? Pensi di dover ascoltare solo una parte della tua mente?-Continuava ad echeggiare la voce   -Credi che i buoni pensieri provengano solo da lì?-
-E da dove dovrebbero venire, scusi?- Stavolta Elizabeth aveva parlato ad alta voce. L’uomo rise.
-Non so… pensa!- Iniziò a ridere più forte e, per qualche ragione, il tutto rimbombava nella sua testa aumentando pian piano di volume, fino a stare male:- Smettila! Basta!- L’eco si fermò. Dopotutto era lei a controllare la sua mente, no?
-Smettila? Basta? E’ così che pensi di fermare le cose? Prova a vivere … affronta ciò che ti si presenta davanti. Allora potrai avere la mente libera!
-Che significa? Che devo affrontare?-
 
Un tuono riscosse tutti e tre i ragazzi dai loro sogni per niente tranquilli.
-E così, stiamo andando in America!?- Provò a parlare il maggiore. Degli accenni con testa bassa furono la misera risposta degli altri due. Provarono a ristendersi ma, aggiuntasi quella forte tempesta, potevano dire addio alle poche ore di sonno a cui auspicavano.

Capitolo 4: Benvenuti in America

La porta si spalancò ed un grasso marinaio li portò fuori dal barcone. Appena sbarcati, Sir. Nicholas era lì che li aspettava con un grosso cartello “Moore”.
-Ehm, scusi … siamo noi i Moore … - Introdusse timidamente Andrew, che copriva il fratello minore nascosto la sua figura.
-Davvero? Mi era stato accennato foste due, e dov’è vostra madre?- Questa domando fece venire gli occhi luci a Liz e Harry, ma non a Andrew: -E’ dovuta scendere, per farci salire tutti e tre. Evidentemente i posti erano stati calcolati male, anche se lei sembrava già saperlo … -
-Oh, questo mi rattrista… Ad ogni modo, sono pronto ad occuparmi io di voi: non potrò raggiungere i livelli di un genitore, ma in tempi bui bisogno apprezzare ogni piccolo gesto. Spero che questo lo capiate-
I tre annuirono e seguirono il signore che parla molto bene e cercava sempre di fare conversazione. Aveva massimo trent’anni, i capelli neri tirati all’indietro e gli occhi verdi sempre illuminati. Aveva un completo a quadroni marroni ed una cravatta rossa, con dei mocassini neri. A coronare il suo aspetto inglese, dei folti baffi fluenti. Raccontava aneddoti, usava modi di dire, riusciva anche a strappare qualche sorriso ai ragazzi durante il viaggio nella sua macchina nera. Poi fermò la macchina in un giardinetto, di fronte ad una magnifica villa beige. Sculture adornavano l’ingresso e tutto era maestoso, anche l’erba era tagliata come se fosse ricca. Non avevano visto molte case del genere in Inghilterra, ma sapevano che Sir. Nicholas non era di certo americano, perciò la sua successiva frase fece alzare gli angoli della bocca dei ragazzi:
-Beh,  benvenuti in America!-



Hey, lettori! Per riportare i capitoli in ordine farò questi mini testi a due... so che è brutto ma credo sia meglio così. Grazie per chi legge e chi recencisce (è sempre importante per me sentire qualche opinione) ;)
  
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