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Autore: smarties89    22/02/2014    5 recensioni
Durante una delle solite visite in ospedale dopo i problemi al cuore, Slash incontra una donna, Lyla. Tra i due si instaurerà subito un legame forte, fatto di fisicità e disperazione.
Ma Lyla nasconde un segreto: forse non sarà fortunata come il chitarrista e non riuscirà a cambiare il suo destino.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Matt Sorum, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Lyla, amore mio, vuoi sposarmi?”
 
La mora chiuse un istante gli occhi: lo sapeva…lo aveva capito da quella mattina che quel maledetto chitarrista aveva qualcosa in mente. Aveva sperato per tutto il giorno che non fosse quello che le aveva appena domandato.
Il riccio, dal canto suo, aveva imparato a conoscere Lyla molto, forse fin troppo, bene e l’aveva capito dall’espressione sul suo viso sin da subito che quella serata non sarebbe andata bene.
A quanto pareva, entrambi avevano il dono della preveggenza…o forse erano semplicemente diventati così uniti che davvero le parole non servivano più.
Entrambi, infatti, in quel momento, sapevano di essere sul filo del rasoio: se Lyla avesse risposto di sì? Beh, allora avrebbero potuto sposarsi quella sera stessa: nella cucina del ristorante c’era un pastore che li aspettava, perché Slash era dell’idea che non si dovesse perdere un istante, dato che ormai ne avevano così pochi a loro disposizione.
E se Lyla avesse risposto di no? Quello poteva diventare un problema. Slash era davvero orgoglioso per poter accettare un due di picche così clamoroso, e Lyla…di certo se ne sarebbe andata per non farlo soffrire troppo. Ma lui, oltre orgoglioso, era anche sensibile oltre ogni dire…e avrebbe sofferto comunque
Insomma, era una situazione di merda.
 
“Perché?” gli domandò dopo che le rotelle nelle loro teste smisero di girare forsennatamente. “Perché lo fai?”
 
“Perché ti amo. E perché voglio…” Slash si bloccò: stava per dire la cosa peggiore di tutte.
 
“Perché vuoi passare il resto della tua vita con me?” Lyla concluse la frase, utilizzando un tono così sarcastico che Slash sentì il cuore sprofondargli nel petto. “Maledizione, Saul! Perché devi fare così!”
 
“Lyla, io ti amo.”
 
“Anche io ti amo. Ma vuoi sposare una morta che cammina? Vuoi restare vedovo dopo tre settimane di matrimonio? Non posso condannarti a una cosa del genere.”
 
“Ma io voglio farlo!”
 
“No! Non ti permetterò di rovinarti la vita e non ti condannerò a rimanere legato a me per sempre.”
 
“Ma accadrà comunque…anche non ci sposassimo, come potrei dimenticarti?”
 
“Colpa mia! Colpa mia che mi sono fatta trascinare dalla bella intesa sessuale che si era creata tra noi. Colpa mia che ti ho permesso di spendere quantità allucinanti di soldi…per cosa? Per un po’ di flebile speranza che, diciamocelo sinceramente, non c’è mai stata davvero! E’ bello illudersi, pensare che possiamo sposarci, avere tanti bambini, una bella casa e un cane…ma apriamo gli occhi, Saul! Non accadrà mai niente di tutto questo! Mai!”
 
Lyla smise di parlare, o meglio di urlare, e fece un profondo respiro prima di spostare lo sguardo su Slash: fino a quel momento, infatti, lo aveva tenuto incollato al meraviglioso panorama parigino che si stagliava davanti a loro, davanti a quelle due anime tormentate e sfortunate che non potevano nemmeno giurarsi amore eterno nel luogo più romantico del pianeta.
Ma Slash aveva tenuto gli occhi fissi sul pavimento della Tour Eiffel e non aveva mai avuto il coraggio di guardare Lyla in viso, quel viso in cui vedeva ogni giorno i segni della malattia, sempre di più, sempre più scavato e scuro.
 
“E’ finita, Saul. Torniamo a LA e non vediamoci più…sei libero, ora.” Concluse di nuovo, con lo stesso tono sarcastico e tagliente di prima.
 
“Va bene…forse hai ragione.” Davvero lo aveva detto? Sì, anche se avrebbe voluto dire tutt’altro. Ma tanto conosceva Lyla e sapeva che non sarebbe mai tornata sui suoi passi: non ci tornava per le piccolezze, figuriamoci per una proposta di matrimonio.
 
La mora non aggiunse altro, limitandosi a voltarsi e ad andare verso l’ascensore che l’avrebbe riportata a terra.
Le ore successive furono un susseguirsi poco chiaro di eventi, che Lyla aveva vissuto come se fosse in un sogno.
Era salita sulla limousine, che l’aveva riportata in hotel, dove due cameriere erano già disponibile per aiutarla a fare le valigie; era arrivato anche un uomo della reception, il quale le aveva comunicato che la limousine l’avrebbe riportata all’aeroporto dove il jet, quello attrezzato per i suoi problemi di salute, la stava aspettando.
Alla domanda di Lyla se ci sarebbe stato anche Slash, l’uomo rispose: “No. Il signor Hudson tornerà a Los Angeles con un volo di linea.”
 
Soltanto quando il giorno dopo era atterrata a LA e un taxi l’aveva accompagnata al suo appartamento, dove aveva trovato le sue cose che Slash le aveva già fatto recapitare dalla sua villa, si era resa conto di essere da sola. Davvero, quella volta. Dopo mesi di simbiosi con il chitarrista, lui non c’era più.
Avrebbe voluto sentirsi sollevata, per averlo liberato della zavorra che era la sua condizione di salute, ma non ci riusciva. Sapeva che lui avrebbe dovuto continuare a pagare la costosissima assicurazione medica, che sarebbe durata fino alla sua morte e non si poteva annullare…e poi sapeva che le sarebbe mancato come l’aria.
Sperava con tutto il cuore che Slash avrebbe saputo andare avanti, dimenticarla, trovare una donna che lo amava e che avrebbe potuto dargli una vita serena, una vita vera.
Non disfò nemmeno i numerosi bagagli, ma si buttò nel letto privo di lenzuola, coprendosi con un plaid impolverato dopo i mesi di assenza da quella casa.
Era distrutta: se fosse morta quella sera, da sola, non le sarebbe importato.
  
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