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Autore: ChiaraBaroons    22/02/2014    2 recensioni
Maya, fotografa emergente, non ne vuole più sapere del mondo a cui, suo padre, ha sempre cercato di incatenarla: il nuoto. Le piacerebbe viaggiare, vedere il mondo, e invece, per uno scherzo del destino, dopo la laurea si ritrova costretta a convivere con quell'ambiente che poco sopporta, solo per ottenere un lavoro degno di essere chiamato tale.
Ed è qui che spunta fuori Travis, nuova stella del nuoto italiano, bello da far male, ma con un ego talmente grande capace di far concorrenza a quello di Sua Maestà, la Regina Elisabetta II; ed è proprio lui il soggetto che Maya dovrà immortalare per ottenere quel fantomatico lavoro, ma non tutto risulterà semplice quanto sembra. Non sarebbe divertente, almeno per noi lettori.
Due caratteri predominati messi a confronto, due prime donne che, purtroppo oppure per fortuna, non riusciranno a restare nella stessa stanza a causa del loro orgoglio, troppo grande per rendere le cose semplici sin dall'inizio.
Sono solamente esseri umani e, complicarsi la vita nel peggior modo possibile, sembra proprio la loro linea guida.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Maya2




*****



Lo vidi strabuzzare leggermente gli occhi. Non ci poteva credere nemmeno lui.
Se non fosse stata attaccata al cranio, di sicuro mi sarebbe caduta la mascella per la sorpresa, così serrai i denti prima che mio padre potesse accorgersene.

“Piccola, lui è Travis”, mio padre sembrava al settimo cielo con quel sorriso sognante che si ritrovava sul viso. “Travis, lei è mia figlia Maya”.
Lo vidi ancora più sorpreso o spaventato, Travis, e in parte poteva anche piacermi quella sua reazione, ma non potei fare a meno di sentirmi davvero contrariata.
Cercai di mostrarmi il più tranquilla possibile, mentre le mani ricominciavano a prudermi.
In quel momento realizzai che non poteva andare peggio di così: avrei dovuto fotografare Mr. Egocentrico per poter ottenere un lavoro. Fantastico!
Tesi la mano verso di lui, mostrandomi diplomatica, senza rancori, anche se dentro di me in quel momento, di diplomatico, c’era davvero poco.

“Piacere”, dissi con tono più glaciale del previsto. Lui mi prese la mano e me la strinse leggermente. Aumentai la stretta.
“Piacere mio”. Il suo stupore aumentò.
Mio padre continuò a parlare, con i suoi occhi azzurri che brillavano, anche se mi sembrava più un giudice di pace in quel momento. Maledissi mentalmente il giorno in cui avevo accettato l’aiuto di mio padre.

“Travis devi sapere che Maya si è laureata in fotografia e ha trovato lavoro, per una rivista sportiva…”
“Non ancora, papà”
, mormorai mentre ancora ribollivo di rabbia, sempre con lo sguardo puntato su quello di Travis.
Lui, invece, sembrava molto interessato alle parole di mio padre: porgeva tutta la sua attenzione a lui, anche se sulle labbra c’era l’ombra di un sorriso divertito.

“Si, hai ragione. Per il lavoro le hanno commissionato un servizio su uno sport a sua scelta, così le ho consigliato di venire qui ed ho pensato a te come soggetto ideale”, continuò a blaterare.
“Uno sport a mia scelta, già…”, sussurrai talmente piano che mio padre non mi sentì.
Travis, per un momento, sembrava aver perso ogni sicurezza, quando sul suo viso comparve un’espressione smarrita, pareva senza parole, ma poi tornò ad aleggiare sul suo viso quel suo sorrisetto divertito. E dentro di me si mosse la paura di quel suo ipotetico gioco, come lo aveva chiamato poco prima, a mio discapito, ma ero decisissima a non dargliela vinta così facilmente. Ero decisa ad ottenere quel posto ad ogni costo, anche sopportare un megalomane di quel calibro.

“Oh capisco. Qual è la rivista in questione?”
“Non sono tenuta a dirtelo!”
, esclamai brusca, forse un po’ troppo di quanto avrei dovuto.
“Maya, tranquilla”, mi calmò mio padre poggiandomi una mano sulla spalla. Mi voltai verso di lui e mi guardò ancora sorridente. Cominciava ad essere irritante. “Travis, spero accetterai senza problemi”.
Travis mi guardò dubbioso, forse per soppesare la sua prossima azione, ma poi tornò a sorridere a mio padre. “Si… penso che non avrò nessun problema nell’aiutare tua figlia, Claudio”.
Soffocai una risata per il patetico tentativo di quel ragazzo di dimostrarsi gentile verso mio padre, quando con me si era dimostrato tutt’altro.

“Hai sentito Maya? Ho la netta sensazione che lavorerete benissimo, insieme”, esclamò felice, con ancora quel sorriso speranzoso che mi face quasi venire il volta stomaco.
Sospirai. “Si, certo papà”, posai lo sguardo su Travis e una fitta mi colpì lo stomaco quando vidi il suo sorriso, ancora tra il divertito e il malefico. Pensai a come gli sarebbero calzate a pennello corna, forcone e coda da diavolo.

“Certo, Claudio, sarà un piacere lavorare con lei”.
Giuro che adesso vomito
, pensai.
”Mi fa piacere sentirtelo dire, Travis”, disse mio padre dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. Oddio.
Mi chiesi come mai avrei potuto lavorare con un soggetto del genere, così pieno di se e strafottente. E pensare che mio padre sembrava approvarlo, sembrava che gli stesse addirittura simpatico.

Che cosa rivoltante!
Pensai a, il mio possibile lavoro, potesse dipendere da quel ragazzo e a come avrei fatto a fotografarlo e parlargli dopo che si era dimostrato così terribilmente arrogante con me. Ma ne avevo davvero bisogno, dovevo farlo. Dovevo avere quel lavoro!
Travis interruppe l’argomento e cominciò a parlare di vasche, allenamenti ed io, lì, smisi di ascoltare.
Nella mia mente, nel frattempo, si diffuse il suono tranquillo e beato delle onde che si infrangevano sugli scogli.
L’ultima cosa che avrei voluto, in quel momento, sarebbe stata ascoltare qualsiasi cosa sarebbe uscita dalla bocca di quel cafone. Continuai a guardarmi in giro, a notare immagini che avrei potuto fotografare, così presi tra le mani la mia macchina fotografica, la mia bambina.
Riuscii anche a fare alcuni scatti, prima che mio padre mi richiamasse sull’attenti.
Maya, ora vi lascio parlare un secondo, così riuscirete ad accordarvi e a conoscervi meglio. Io ho altri atleti di cui occuparmi”, sorrise benevolo.

Ah, papà… se solo sapessi.
Annuii leggermente e lui sparì, lasciandomi sola. Con lui.
E andiamo!
“Non sapevo fossi la figlia di Claudio”
, sul suo volto lessi un briciolo di confusione.
“Nessuno qui dentro lo sa”, ribattei scorbutica, sostenendo il suo sguardo leggermente smarrito.
“Mi dispiace per poco fa, per esserti arrivato addosso come un treno in corsa”.
Non ci potevo credere.
Dopo aver scoperto chi fossi, dopo aver scoperto che il suo allenatore era in realtà mio padre, cominciò a comportarsi come un cucciolo ammaestrato, mentre neanche dieci minuti prima mi aveva trattata come una pezza da piedi, scaraventandomi a terra per la furia con cui aveva varcato la soglia del palazzetto.
Mi sentivo dannatamente presa in giro, come se potessi abboccare all’amo e come se credessi alla sceneggiata che stava cominciando davanti ai miei occhi.

“Oh no, non provarci neanche! Ora stai cercando di comportarti da bravo ragazzo solo perché hai scoperto che sono la figlia del capo, qui dentro”. Mi fissò a bocca aperta, ancora più confuso di prima. “Non ti ho scelto io per il mio lavoro, quindi cercherò di essere il più professionale possibile e, inoltre, cercherò di parlarti il meno possibile e so già che non avrò problemi, con questo”. Strinsi i pugni talmente tanto da far diventare le nocche bianche e conficcandomi le unghie nei palmi. Avevo un diavolo per capello. “Quindi, tu ora allenati e fai quello che devi fare ed io proverò a farti alcune fotografie decenti, senza il bisogno di interromperci a vicenda”, finii il mio monologo e presi un grande respiro.
Travis mi fissava con uno sguardo tra il confuso e il divertito, ma ancora non si era azzardato a ribattere. Solamente in quel momento mi resi conto di come, anche un pallone gonfiato come lui, fosse… terribilmente affascinante in costume da bagno, pronto per l’allenamento. Mi diedi mentalmente uno schiaffo in faccia: mi disse che, abbassare la guardia in quel modo, sarebbe stata solamente una catastrofe.
Dopo alcuni secondi, finalmente, si decise a parlare.
La gattina ha le unghie!”, esclamò strafottente.
Lo guardai esterrefatta con la mascella che mi cadde per la sorpresa.
Cercai di frenare l’istinto pulsante di prenderlo volentieri a schiaffi. Per quanto sarebbe stata una scena epica, divertente, l’immagine del segno rosso su una guancia di Travis venne sostituita da un cipiglio di disapprovazione e delusione di mio padre.

“Come, prego?! Sarai anche il nuotatore migliore qui dentro, ma a quanto vedo l’educazione non ti è stata insegnata. E pensare che, per mio padre, è la cosa più importante”, aggiunsi a denti stretti. “Mi chiedo come puoi ancora essere uno dei suoi atleti con questa dannata arroganza che ti ritrovi!”. Stavo ridendo, ma di una risata nervosa, arrabbiata, offesa. “Prima mi hai detto che avevo cominciato un gioco avrei potuto solamente perdere. Vedremo chi l’avrà vinta”, sibilai imbestialita, rendendomi conto che le parole che uscirono dalla mia bocca non avevano un briciolo di filo logico, ma mandai al diavolo la mia pignoleria e la lingua italiana, concentrandomi ancora sul tizio che avevo davanti.
Lui non era ancora riuscito più a ribattere e ancora mi fissava sorpreso, con le labbra leggermente socchiuse.

“Ricorda che questa gattina non ha le unghie, ma gli artigli”. Detto quello che mi sembrava il tipico copione da film, mi defilai, facendo la mia uscita trionfale, come avevo immaginato, e andai verso la vasca principale, dove c’era mio padre.
Uno a zero per Maya!
 

Molto lentamente, la mattinata passò.
Travis ed io non ci rivolgemmo parola, infatti vagai tranquillamente a bordo della piscina, scattando miriadi di fotografie, lasciandolo indisturbato al suo allenamento.
Girovagai in cerca di ispirazione per alcuni scatti, ma davvero pochi mi sembravano soddisfacenti: avrei dovuto presentarmi il giorno dopo che fare altre fotografie.

Fantastico, pensai.
Quella che era partita come una normalissima giornata di lavoro, che poi era diventata davvero una brutta giornata, in quel momento, mi resi conto, era addirittura peggiorata.
Era ormai ora di pranzo quando decisi di tornarmene a casa.
Trovai mio padre, fortunatamente con Travis. Quando mi avvicinai a loro, smisero di parlare.

“Ciao papà, ora devo andare”.
“Di già, tesoro?”
. Vidi un lampo, negli occhi del nuotatore, che mi sembrò simile al sollievo. Lo fulminai con lo sguardo, cercando di non farmi notare da mio padre, mentre annotava qualcosa su un foglio.
“Si, devo proprio tornare a casa per controllare bene le foto di oggi: non mi sembrano gran ché”, aggiunsi amareggiata. In quel modo, però, ottenni l’attenzione di mio padre in baleno.
“Non sono venute bene?”.
“Non so, ma in ogni caso tornerò domani”.

Il sollievo, negli occhi di Travis, si trasformò in divertimento. E non si curò minimamente di celarlo ai miei occhi. Quanto odiavo l’evidente strafottenza di quel ragazzo.

“Oh bene, Maya! Allora a domani, piccola”, disse, guardandomi con quegli oceani azzurri pieni d’affetto. Mi domandai come non si potesse amare mio padre e il suo viso sempre sereno.“Vi lascio, così potrete mettervi d’accordo per domani”, aggiunse dileguandosi e lasciandomi un bacio sulla guancia, poi sola con la Diva. Sorrisi a mio padre, ma il sorriso svanì all’instante quando mi voltai verso Travis, con lo sguardo più glaciale che riuscii a sfoderare.
L’egocentrico era lì, a sorridermi sardonico ed era… praticamente mezzo nudo.

Accidenti, che fisico!
Poteva anche essere la persona meno sopportabile sulla faccia della terra, per quel che ne sapevo io, ma quelle spalle larghe, quegli addominali scolpiti ad arte non passavano di certo inosservati.
Accidenti!
“Bene… domani avrei gli allenamenti allo stesso orario di oggi”,
disse lui.
Dopo essersi lasciata abbindolare dai suoi addominali, la mia anima glaciale tornò all’attacco. “Perfetto! Allora a domani, allo stesso orario”.
Lui restò lì, impalato, a fissarmi negli occhi con le braccia incrociate al petto, prima di far ricomparire quello stupido sorriso sulle labbra.

Perché?!
“Ti diverto molto, a quanto vedo”.

Lui scoppiò in una risata sincera, probabilmente senza rendersi conto del mio sguardo inferocito. “Si, cioè, no… è solo il tuo essere scostante che mi diverte… non mi sembra di averti fatto alcun torto”.
Alcun torto?!”, esclamai sorpresa.

Gia, il tuo restare impalato davanti a me è un torto!
Scossi la testa contrariata prima di voltarmi verso l’uscita e salutare con una mano sollevata sopra la testa. “Basta, ci vediamo domani”.
Non vedo l’ora!”, disse Travis in tono mieloso.
Me ne andai, sperando che tutto quello che avrei dovuto sopportare sarebbe poi servito a qualcosa.
Tornai a casa ancora inviperita. Controllai le fotografie al computer ed imprecai esasperata: nessuno dei miei scatti era soddisfacente. Aveva avuto la conferma che, il giorno dopo, sarei dovuta tornare in quella piscina, che era diventata il mio inferno personale.
Anche se avevo fatto relativamente poco, era stata una giornata estenuante e mi sentivo veramente stanca. Per il resto della giornata restai in casa, cercando di far passare il tempo in qualche modo e di migliorare, come potevo, le fotografie che avevo scattato. In realtà cercavo ogni scusa plausibile per non dover tornare in piscina il giorno dopo, ma niente.
Il risultato era ancora scadente.
Mandai al diavolo tutto, sperando che una doccia avrebbe lavato via il nervoso.
Come potevo, dopo solamente mezza giornata, provare tanto odio per uno sconosciuto? Come ero riuscita ad innervosirmi in quel modo, solamente per colpa di una rovinosa caduta? In fin dei conti non era stata così grave.
Doveva esserci qualcosa di sbagliato il lui, perché io ero sempre riuscita ad accettare e ad andare d’accordo con tutti, ma quel Travis non riuscivo davvero a farmelo piacere. Tutta quell’arroganza mi faceva veri l’orticaria.
Come biasimarlo, poi? Viso e fisico praticamente perfetti, sicuramente una vita agiata alle spalle: tutti fattori che farebbero salire autostima e strafottenza a livelli spropositati a chiunque. Ma lui era diverso. Era davvero odioso!
Cenai e decisi di andare a letto senza pensarci due volte, pregando per una manciata di ore di sonno ristoratore.

Quella notte sognai piscine chilometriche e flash accecanti.

*
Ehi bella gente!
Non so come ringraziare voi, persone adorabili, che avete recensito il mio primo capitolo! Sono contenta che vi sia piaciuto! poi ringrazio voi, che in silenzio avete cominciato a seguire questa storia... Spero di non deludere le aspettative di nessuno!
E come sempre grazie a chi continua a sostenere me e la pazza idea di questa storia <3
Basta con gli sproloqui... Spero di poter leggere altri commenti e pensieri! ditemi tutto quello che pensate!
Alla prossima, un abbraccio a tutti,
Chiara :)
  
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