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Autore: Love01    22/02/2014    0 recensioni
L'uomo,esce dalla mia cella.
Mi stendo immediatamente nel letto.
Stanca,delusa,affamata,assetata.
Decido di placare tutto ciò con del sonno,se solo me lo permettessero.
Un'altra tortura.Non ci permettono di dormire,qui.
Ad una certa ora,incominciano a fracassarci i timpani con suoni acuti,acutissimi.Ultrasuoni,forse.
Sento le mie orecchie pulsare,il sangue.Prima o poi sgorgherà via dalle mie orecchie.
Cerco di attutire il rumore con il cuscino,e ci riesco.
Lentamente distendo i muscoli rilassandomi,sono stanca.Tanto stanca.
Ho freddo.
Solo poche ore fa sono uscita dalla stanza del freddo.
Un'altra tortura che non funziona con me,a quanto pare.
Sempre lentamente incomincio a prendere sonno.
D'un tratto sento la porta della mia cella spalancarsi.
Non mi alzo.Due uomini in uniforme portano via il mio cuscino e richiudono la porta della mia cella.
Resto seduta sul letto cercando di assimilare l'accaduto.
Pochi secondi dopo,i rumori aumentano,si intensificano.
Tappo le orecchie con le mani,ma non serve a niente.
Le lacrime prendono il sopravvento ed i singhiozzi riecheggiano nella stanza buia e sudicia.
«Qualcuno mi aiuti.Per favore.»ripeto supplicando a me stessa.
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Libro O1,Parte 2.


Tom's Chapter.

Devo essere sincero.Lei e' davvero bellissima.
Non la ricordavo cosi',semplicemente attraente.
«Che male,mi spiac..»incomincia lei,ed e' in quell'occasione che ho la possibilita' di udire nuovamente la sua voce.Non la ricordavo cosi',le foto di lei non le danno giustizia,la sua voce.Ancora quel tono dolce,melodioso,capace di far cadere ai propri piedi qualsiasi uomo,senza che abbia visto la donna.La squadro dalla testa ai piedi e lei fa lo stesso con me.
«Tom.»la sua voce sussurra il mio nome.
Mi alzo e le tendo una mano in segno di aiuto,accetta titubante la mia mano e,alzandosi,inciampa tra i suoi piedi e si costringe a reggersi poggiando i palmi della mano sul mio petto.
«Helena.»ricambio anch'io in un sussurro.
Le nostre labbra sono ad una minima distanza,riesco a sentire il suo soffio sul mio viso,io suoi occhi mi guardano dal basso verso l'alto.In un minimo lasso di tempo si stacca imbarazzata da me sistemandosi una ciocca di capelli schiariti naturalmente sulle punte.I suoi capelli sono molto piu' lunghi ora,alcune ciocche raggiungono il bordo del fondo schiena.
«Accetteresti un caffe'latte?»le chiedo volgendo lo sguardo verso il basso,fissando il pavimento.Passano svariati secondi prima che io possa ricevere una risposta.
«Il mio turno sta per iniziare.»cerca di giustificarsi tenendo lo sguardo fisso su qualsiasi altra cosa che non sia io.
«Sono il tuo primario,chiudero' un occhio.»cerco di ironizzare.
«Sono nuova,non posso permettermelo scusa.»stringe forte la sua borsa e scompare tra la moltitudine di dottori e pazienti presenti nell'ospedale.
Sospiro infilandomi la mani nelle tasche ed uscendo dall'edificio.
I sensi di colpa tornano a farsi vivi dopo quasi tre anni.

Helena's Chapter.

«Come ti va la vita dolcezza?»controllo l'aflebo ed il battito del cuore.Sorrido al paziente che tengo in cura da alcuni giorni.
«Bene signor Monroe,e lei?Si sente meglio?»chiedo trascrivendo sulla sua cartella i dati.
"Da quando e' lei la mia dottoressa va molto meglio.»sorrido nuovamente.
Mi siedo sulla poltrona accanto il letto singolo.
«Qualcosa non va?»mi chiede lui studiando il mio viso.
«Oh,non si preoccupi signor Monroe.
Sto bene.»
«La stessa scusa che usava mia figlia.»
«E lei cosa faceva?»
«La torchiavo finche' non parlava.»sul volto di entrambi comparve una smorfia divertita.«Allora?Le va di parlarne?»
«Mi sono incontrata di malo modo con il mio ex.»sul volto dell'uomo cinquantenne comparve un sorriso divertito.
«Ha usato l'articolo 'il',significa che e' piu' di un ex.»su questo aveva ragione.
«Ho letto del suo matrimonio e della nascita di suo figlio.Ha un anno.»
«Mi spiace.»allunga un palmo della mano sulla mia accarezzando il dorso,sorrido.
«Io non provo piu' niente per lui,avrei solo preferito chiudere le cose in un altro modo.»dico alzandomi e congedandomi.
Percorrendo il corridoio,da una stanza,compare Cecilia.
Mi si affianca.
«Ehi miliardaria.»
«E' questo il soprannome che voi veterani avete deciso di darmi?»
«No,ma a me piace.
Helena e' un nome cosi' raffinato,di una donna seria.»puntualizza.
«Ah,e io non sarei seria quindi?»ci fermiamo di scatto nel mezzo del corridoio guardandoci negli occhi,scoppiamo entrambe a ridere.
«Ti sei risposta da sola.»accenna continuando a ridere,raggiungiamo il bancone dove risiedono Derek ed altri dottori.
«Come mai ridi tesoro?»chiede seduto sulla sedia girevole dall'altra parte del bancone.Entrambe posiamo la cartella che tenevamo in mano assieme i gomiti,la ragazza non accenna a smettere di ridere.
Derek si volta guardandomi piuttosto stranito.
«Non le ho fatto niente,giuro.»mi discolpo immediatamente,intanto Cecilia posa la testa sulla mia spalla con le lacrime agli occhi.
Passa qualche minuto nei quali scambio qualche parola con gli altri dottori,alla fine la ragazza si calma.
«Sapete che ore sono?»chiedo informandomi,ho lasciato il cellulare nell'armadietto e non vedo orologi in giro.
«Pochi minuti alle sette,mi meraviglia il fatto che tu non ti sia lamentata per il sonno.»incomincia Derek divertito,anche gli altri sorridono.
«Per me il sonno non e' un problema.Mi abituo molto facilmente alle diverse situazione che mi capitano.»
Ed era vero.Durante quei pochi anni della mia vita posso dire di aver sperimentato molte pene dell'inferno,sempre che esista.Alzo gli avambracci all'altezza delle spalle ed interpongo la testa fra le braccia lasciando credere agli altri che io sia solo un po' stanca.In realta' stavo incominciando a sentire un dolore lancinante alla testa.
Sento pronunciare il mio nome da una voce familiare ma ritengo solo che sia la mia immaginazione a farmi brutti scherzi.
«Helena.»vengo richiamata nuovamente da quella voce.Stavolta e' piu' chiara,piu' vicina.
Lui e' davanti a me.Alzo lo sguardo ed incrocio i suoi occhi color azzurro intenso.Come il nostro scontro di prima indossava una T-shirt blu notte e jeans;sopra il suo camice,ma lui lo tiene sempre sbottonato.Non e' cambiato niente in lui durante questi anni,cosa che non posso dire di me stessa.E' sempre stato uno a cui non andavano a genio i completi da lavoro,tradizione della sua famiglia invece.
«Tommy.»borbotto sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed alzandomi in posizione retta,gli altri invece restano nelle loro posizioni,molto probabilmente Tom tiene molta confidenza con i suoi colleghi di lavoro,nonostante lui sia il capo qui.
«Voi vi conoscete?»chiede un po' sbalordito Derek,gli altri drizzano le orecchie interessandosi alla conversazione.
Il dolore alla testa si intesifica,quasi ad impedirmi di rispondere ma cerco di non darlo a vedere agli altri ma lui,lui no,lui capisce cosa sta succedendo.Compie il giro del bancone trovandosi dietro di me,mi volta verso di lui e posa le mani sui miei fianchi,come faceva un tempo,dai fianchi poi le sue mani passarono al mio viso,stringendolo forte,cercando di tenermi sveglia.Tutto cio' lascio' sbalordita la gente accerchiata sul bancone ed anche i dottori che stavano casualmente attraversando il corridoio.
«Cos'avete da guardare?Tornate tutti al lavoro,voi.»ringhia ai dottori lungo il corridoio e sul bancone,tutti eseguono l'ordine ma l'uomo blocca Cecilia e Derek.
«Acqua e la sua borsa.»ordina con tono serio,eseguono gli ordini lasciandoci entrambi soli,anche se in realta' eravamo sotto occhi discreti.
«Non chiudere gli occhi,mai.Capito?»tento di parlare ma il dolore aumenta di volta in volta,mi limito a tentare con un cenno un 'si' automatico.I due tornano subito col necessario.Tom fruga nella mia borsa e trova un pacchetto di compresse,ne prende una e me la fa ingoiare bevendo dell'acqua.Aspetta alcuni minuti prima che il farmaco faccia effetto e lentamente mi fa scendere dal bancone.
«E' il mio ex.»do una risposta alla domanda di Derek,il quale assieme a Cecilia restano piuttosto confusi.
L'uomo si limita a passarsi una mano tra i capelli.In un breve lasso di tempo riprendo lucidita' ed incomincio a sentirmi meglio.I miei occhi si posano direttamente su di lui,il suo corpo e' troppo vicino a me percio' ma allontano raggiungendo una certa distanza.
«Grazie.»sussurro incominciando a fare qualche passo verso le scale d'emergenza.
«Helena,aspetta.Parliamo.»
«Non posso,ho finito il turno scusa.»dico solo per poi prendere le scale d'emergenza.
Non uso mai l'ascensore,mai da quando sono tornata.
Cio' mi ricorderebbe troppo Tom.
Ricordo ancora quell'incredibile giorno,cose che capitano poche volte nella vita.


«Prima le signore.»annuncia come un vero gentlemen indicandomi l'entrata dell'ascensore.
«Oh,grazie dottor Johnson.»dico sarcastica e facendomi strada.
Mi sento avvolgere un fianco da un suo braccio mentre entro,mi volto sorridendogli e lasciandogli un bacio fugace sulle labbra.
«No,non te la cavi cosi' dolcezza.»ammette con tono sommesso,l'ascensore dietro di noi si chiude e l'uomo preme il bottone dell'ultimo piano dell'ospedale.L'ascensore e' costituito con pareti in vetro,noi possiamo vedere le persone fuori,ma quelle fuori non possono vedere cosa facciamo noi dentro.Inoltre l'ascensore dava all'esterno,la vista della Grande Mela e' sublime.
«New York e' stupenda,non credi?»cerco di cambiare discorso.
«Si,ma un giorno lasciero' questa citta'.Los Angeles mi attira molto di piu'.Ma nulla mi attira quanto te.»mi volta nuovamente verso di lui tenendo salda la presa su di me,mi poggia delicatamente sulla parete dell'ascensore sapendo delle mie cicatrici.
Incomincia a lasciare piccoli ed avidi baci umidi lungo il mio collo mentre le sue dita giocherellano con i bottoni della mia camicetta senza maniche.
«Tommy.»lo richiamo come ero sempre solita fare con Nathan e Thea.
«Shh,non parlare dolcezza.»mi zittisco come vuole lui,e lo lascio fare ma non dura.
L'ascensore si ferma d'un certo punto in un piano intermedio,non ricordo quale;ci ricomponemmo prima che lo sportello si aprisse e lasciasse entrare una giovane donna incinta la quale ci sorrise.
«Che piano?»ci chiede gentilmente.
«L'ultimo.»rispondemmo entrambi in coro,ci guardammo negli occhi sorridendo.
Anche lei doveva raggiungere l'ultimo piano,era incinta da trentadue settimane e doveva svolgere l'ultima ecografia.Non la svolse mai.
Quella volta l'ascensore si blocco',lasciando noi bloccati in quel ristretto spazio.
Il destino ha voluto che alla donna si rompessero le acque.
Tom non era pratico per i travagli,lui si occupava di tutt'altro mentre io non svolgevo la professione di medico,anzi facevo tutt'altro che quello.
Pero',prima che conoscessi Tom,l'avevo svolta e mi era spesso capitato di far nascere bambini.Fu quel giorno che Tom seppe della mia laurea in medicina,nonostante avessi solo vent'anni e quella non fosse la mia unica laurea.Rimanemmo rinchiusi per quasi una giornata,mentre fuori tentavano di liberarci.Nel frattempo la donna entro' i travaglio per quasi diciotto ore,ma alla fine riuscimmo a far nascere i bambini.Due gemellini.Un maschio ed una femmina.Strappammo il camice di Tom ed avvolgemmo i due bambini.
«Quali nome ha scelto?»chiesi un poco curiosa mentre tenevo tra le braccia la neonata,Tommy posava il mento sulla mia spalla mentre un suo dito era stato incastrato dalle piccole manine della bambina.
«Helena e Thomas.»


Scaccio via quel ricordo ed esco velocemente dall'ospedale senza aver timbrato l'uscita.Non mi interessa.Torno a casa in tempo per prendere Thea e Nathan.
«Mamma,sei in ritardo.Tra poco ci accompagnava lo zio.»mi ammonisce il bambino,se solo sapesse.
«Mi spiace piccoli,andiamo.»non oso alzare lo sguardo verso mio fratello.
«Helena,aspetta.»mi chiama Rose prima che io vada.Mi volto verso lei sorridendo,mentre i bambini salgono in auto.
«Posso chiederti un favore?Non sarebbe necessario se non fosse importante.»mi dice preoccupata.
«Dimmi pure.»intanto sistemo le cinture ai bambini per poi chiudere lo sportello.
«Devo tornare a lavoro,riunioni importanti a cui non posso mancare.La maternita' e' quasi scaduta ed ancora non ho trovato una badante decente quindi..»incomincia a parlare a macchinetta,tra poco mi sarebbe girata nuovamente la testa.
«Si.»rispondo immediatamente zittendola,nonostante lei non abbia terminato la frase.
«Si,mi occupero' di Charlotte e Jason.Non ti preoccupare,per me e' un piacere.»
«Oh,grazie.Io devo andare,a dopo.»prende l'audi nera in garage e scappa via.
E' allora che constato la mia situazione.Devo accompagnare a scuola i bambini,tornare a casa ed affrontare Damon.
«Che stupida che sono.»dico dando voce ai miei pensieri mentre salgo nel sedile del conducente.Faccio retromarcia ed esco dal cancello prendendo la strada principale.
«Mamma,oggi vado a casa del mio migliore amico.»mi avvisa all'ultimo momento Nathan.
«Tesoro,me lo dici solo adesso?»ai problemi si aggiungono altri problemi.
«Nath,dove abita questo tuo amico?»chiedo poco dopo.
«Mamma.»mi chiama lui.
«Si?»
«Io non conosco la strada.»ammette un po' imbarazzato.Mi sbatto volontariamente la testa sul volante facendo suonare involontariamente il clackson.Rialzo la testa sbuffando.
«Chi lo sa?»
«Zio e Zia.»borbotta per farmi capire che e' una domanda stupida.
Lo guardo male dallo specchietto ma lui non lo nota.
Nathan e' l'esatto opposto di Thea.
Lui esuberante,lei un po' piu' calma.
Lui impulsivo,lei compie le sue scelte con calma.
Lei fa tutto con calma.Ad esempio ora,se ne sta zitta ed ammira il paesaggio al di fuori dell'abitacolo.
«Mamma.»ora mi chiama Thea.
«Si,Thea?»
«Domani e' la giornata Genitori-Figli.Vorresti venire?»freno di colpo.Non solo per l'inaspettata domanda di Thea,ma anche perche' abbiamo raggiunto l'edificio scolastico.
I bambini si slacciano le cinture e scendono con in spalla gli zainetti,anch'io scendo sorreggendo su una spalla la borsa.
Nathan mi saluta velocemente,mentre Thea no.
«Allora?Vieni?Se non vuoi zio Damon e' felice di venire.Di nuovo.»dalla sua voce flebile traspare molta tristezza.
Mi accuccio alla sua altezza sorridendo e spostandole una ciocca di capelli scuri dal viso a dietro l'orecchio.
«Amore,dove e quando e io ci saro'.Sempre.»sul volto della bambina compare un ghigno divertito.
Mi abbraccia lasciandomi un bacio sulla guancia.
«Grazie,mamma.»la bambina scappa via,salgo in auto.
Durante il tragitto di ritorno mi preparo psicologicamente,sapendo cio' che potrebbe succedere in quella casa.La stanchezza,in questo momento,si fa sentire piu' che mai.
Parcheggio sul vialetto ed entro in casa.Lascio la borsa sul comodino assieme le chiavi del suv e mi dirigo in cucina.Jason e' seduto sullo sgabello calmo,cosa molto rara mentre Charlotte e' tra le braccia del padre,l'uomo posa lo sguardo su di me.Mi limito a sorridere.E' tutto cio' che posso fare.
«Buongiorno.»dico con tono sommesso.
Charlotte,appena mi vede,si sbilancia verso di me.
Damon si alza e me la passa.Le lascio un bacio sulla guancia.
«Hai voglia di andare al parco tesoro?»chiedo alla bambina in braccio.
La piccola subito esulta e scalcia perche' io lasci la presa.La faccio scendere e la bambina corre in salotto per poi salire le scale diretta in camera sua per cambiarsi.Vado a prendere subito Jason e gli sfioro il naso.Lo fa sempre ridere.
«Vado a cambiarli.»dico poco dopo a Damon,ancora seduto con le braccia conserti a fissarmi.
«No,aspetta.Parliamo.»
Oggi e' il secondo uomo che mi rivolge queste parole.Dalle parole di Tom,sembrano una richiesta.Dalle parole di Damon,sembrano piu' un ordine.
«Di cosa Damon?Mi spiace per ieri,non era mia intenzione.»mi scuso immediatamente.
«Helena,dove hai imparato quella mossa?»si alza.
«Non so di cosa tu stia parlando Damon.»cerco di sviare la domanda.
«Non mentirmi Helena.Sono stato nell'esercito,ricordi?»
«Preferirei non ricordare quegli anni,Damon.»
«Non ti sto chiedendo di rivangare quel passato.Ti sto chiedendo di dirmi dove hai imparato quella mossa.E' stato lui?Lui ti ha insegnato quello?»
«Non puo' essere stato lui Damon,ragiona.Lui e' morto.Ha lasciato questo mondo quattro anni fa.»
«Stai mentendo,Lena.»mi sta provocando e ci sta riuscendo molto bene.
Non sopporto essere chiamata Lena,un ricordo in particolare riaffora nella mia mente.


«Lei crede che solo perche' e' una delle donne piu' ricche del mondo io non le faccia niente?»ringhiava l'uomo in tono minaccioso davanti a me.Si poteva sentire perfettamente il suo accento russo.
«Queste sono le sue parole.Io non ho detto niente.»rispondo acida,posando i polsi ammanettati sul tavolo.
"Ora posso tornare nella mia cella a marcire?»continuo poco dopo.
«Lei sa che e' quello che fara' per il resto dei suoi giorni?Il mondo la crede morta da otto mesi.Ma lei,ha ancora una possibilita'.Deve solo parlare Miss Caffrey.Non le chiediamo altro.»compie il giro del tavolino e mi fa alzare,lo ritrovai davanti a me.Il suo sguardo torvido si poso' sul mio corpo mentre con una mano mi alzo' il mento,l'altra la poso' su un fianco.Un sorriso malizioso comparve sul suo viso.Sorrido.
«Se io parlo,voi mi liberate quindi.E' questo l'accordo giusto?»
«Si,e' questo l'accordo.»mi attira di piu' al suo corpo,quasi ansima nonostante io non mi trovi nelle migliori delle condizioni,a quanto pare sono ancora attraente.
«Ci sono due cose che nella vita non hanno limiti.»
«Quali sono Lena,me lo dica.»lentamente la sua mano si posa sul mio fondoschiena.
«La femminilita'.»
«Si.»geme quasi.
«Ed i modi di abusarne.»dissi con tono suadente per poi prepararmi.
Tentai di tirargli una gomitata sullo stomaco ma lui mi precedette,era sempre di un passo in avanti a me.Schivo' il colpo e la sua mano si sposto' sulla mia nuca attirandomi al freddo metallo del tavolo.Mi blocco'.
«Stai mentendo,Lena.»
«Ricorda una cosa di me.»si china verso le mie labbra.
«Dimmi.»
«Nel tuo futuro ci saranno solo due possibilita'.Un giorno,potresti ritrovarti a condurre la bella vita,io saro' solo uno dei tuoi soliti prigionieri.Ma questo e' molto improbabile.»
«Allora dimmi cos'e' sicuro del mio futuro,Lena.Sono curioso.»ringhia quasi lasciando sul suo volto un sorriso inquietante,da pazzoide quasi.Ricambio.
«Morirai Claus.E stai certo di una cosa.Il tuo corpo verra' fatto in mille pezzi da me,questa e' una promessa.Lo giuro sulla sua tomba.»lo minaccio con tono sommesso,lui pero' non mi prese sul serio.Dalle sue labbra fuoriusci' solo una specie di risata isterica,da pazzoide.
«Allora e' vero.L'amore puo' portare alla pazzia.»
«Qui,l'unico pazzo sei tu.»


Torno alla realta'.Mi sento scuotere da Damon,preoccupato.Stringo forte il bambino tra le braccia.
«Posso darti un consiglio Damon?»
«Di cosa parli?»
«Non domandare Damon,se sapessi la verita' non riusciresti piu' a guardarmi in faccia.E soprattutto non chiamarmi Lena,mai.Io sono Helena.»il mio tono lo lascia un poco perplesso.
Alla fine non risponde,si limita a lasciare un bacio sulla fronte del bambino ed ad uscire di casa con il Suv.
Vado a cambiare i bambini e prendo la monovolume bianca.Tre auto.Il minimo.La giornata trascorre bene,i bambini si divertono.Riporta a casa Thea dopo scuola,mentre Nathan passa il pomeriggio dal suo amico,poi Rose lo riaccompagna a casa.
«Non hai dormito Helena.Vai a letto.»mi dice Rose con tono colpevole,lo noto immediatamente.
«Rose non e' colpa tua,non ti devi preoccupare.Non perdo tempo a tentare di dormire,non ci riesco.Ed anche se ci riuscissi,sarebbe molto sconveniente per voi.»ci trovavamo in salotto,stese a fare un po' di zapping con la televisione dopo cena.In realta' non ho nemmeno cenato.
Cerco sempre di essere vaga con Rose.
Lei e' davvero una persona stupenda,e' questo il problema.Ho paura che lei venga a sapere qualcosa su di me non conveniente.
«Non hai toccato cibo oggi,pero'.»
«Lei non tocca mai cibo,e' questo il punto.»compare Damon.
Questa convivenza incomincia a mettermi sui nervi,prima trovo una casa per me.Meglio e'.
«Non e' vero.»
«Stai mentendo di nuovo Len..Helena.»si corregge per sua fortuna.
«Per te mento sempre Damon.»
«Questo e' diverso.»rispondo a tono alzandomi.
«Perche' ti assegnano sempre i turni notturni?»Rose.
«Non me li assegnano,mi sono offerta io.Vado,augurate buonanotte ai bambini per me.»raccolgo velocemente la borsa e vado al lavoro.
Solo una volta indossato il camice ricordo gli episodi di questa mattina.
Ovviamente la gente sara' affamata di domande.Dentro la tasca metto per sicurezza cellulare ed una compressa nel caso di emergenze.
Salgo le scale e raggiungo l'atrio.
Una volta entrata,noti abbastanza occhi puntati su di me,occhi indiscreti.Nessuno osa domandarmi niente pero'.
Raggiungo il bancone,l'infermiera mi passa tre una nuova cartella.
«Ma sono gia' piena.»dico in mia difesa.
«Mi spiace,ultimamente i pazienti aumentano.»dice per poi voltarsi e passare scartoffie ad altri dottori.
  
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