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Autore: King Of My World    22/02/2014    5 recensioni
Ho deciso di pubblicare un tributo ai gay, il protagonista della storia sarò io stesso. E' una storia nata per gioco, perché io e la mia migliore amica appoggiamo il mondo gay, così, mi chiese se ne potevo scrivere una storia con un personaggio famoso: la scelta è caduta così, su Robert Pattinson. Vi prego, non vi arrabbiate perché è solo un tributo e visto che alla mia amica piace molto questo personaggio, ho deciso di pubblicare qui. Spero vi piacerà, buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 6

Pensieri


La mattina seguente non fu molto semplice alzarmi dal letto. Avevo un dolore che mi rimbombava la testa, forse era per via dei troppi pensieri. Avrei dovuto prendermi qualcosa, ma non era quello il motivo. Durante la notte, non fu affatto semplice prendere sonno perché ebbi un incubo. Ma non un incubo qualunque: c’erano persone, le quali, non facevano altro che prendermi in giro, umiliandomi senza avere un minimo di considerazione del mio umore, non stavo affatto bene. Avevo gli occhi lucidi, forse era per via della futile stanchezza; odiavo qualsiasi cosa che mi si avvicinasse, persino Robert mi guardò preoccupato. Io feci finta di niente, anche se dentro di me sentivo un male indescrivibile. Sembrava che mi dovessi buttare da un precipizio, per capire se dovevo continuare a vivere oppure morire, era da stupidi pensare una cosa del genere. L’amore non dovrebbe crearmi tutti questi inutili problemi, forse perché era la prima volta che mi innamoravo; chissà, o sarà la paura, la quale affliggeva di continuo ogni mia scelta.
 
-Cos’hai stamattina? Ti vedo pallido.-. Mi chiese, con aria preoccupata.
-No, nulla. Sto bene!-. Esclamai, non volevo farlo preoccupare.
 
Quella risposta sembrava che gli avesse dato un leggere fastidio, forse capì che lo stavo mentendo. Non erano problemi suoi, più che altro, i problemi erano i miei: magari lui mi avrebbe sicuramente calmato, perché i miei problemi per lui erano soltanto stupidaggini. Ecco, per lui. Mentre per me no. Mi sentivo in colpa da un parte, Robert meritava la mia sincerità più di qualsiasi altra persona che avessi conosciuto in vita mia. A quanto pare, non ci riuscii affatto. Me ne andai in cucina per non pensare troppo, altrimenti non facevo altro che rovinarmi quel fantastico giorno che avrei passato con la famiglia del mio compagno.
Yara, per fortuna, stava ancora dormendo. In modo che, avremmo potuto fare colazione in santa pace, senza troppe interruzioni. Avevo molta fame, forse anche troppa. Infatti, avevo mangiato troppi pancake; avevo la pancia piena, stavo scoppiando e non ne potevo più. Mangiavo per non pensare ad altro, altrimenti sarei stato male.
 
-Accidenti, ne avevi di fame!-. Disse Chiara, la madre di Robert.
-Ci credo, ieri non ha toccato cibo.-. Aggiunse il mio compagno, prima che aprissi bocca.
-Be’, oggi avevo tanta fame e … e ho mangiato!-. Risposi, per non dare troppo a vedere per via del mio triste umore.
 
Dopo aver finito di mangiare, io e Alexandra sparecchiammo e tornammo tutti alle rispettive camere per prepararci perché la sera precedente il padre di Robert ci aveva assicurato di magiare fuori: voleva passare un po’ di tempo all’aria aperta e noi per accontentarlo, rispondemmo tutti di sì. Robert mi aveva spiegato che quando suo padre si metteva una cosa in testa, nessuno si doveva contrapporre a ciò che diceva, altrimenti si sarebbe arrabbiato. Da una parte, pensai che quella fosse davvero una buone idea; ci avrebbe fatto bene passare una giornata tutti assieme fuori da quella casa, altrimenti penserei troppo. Yara si svegliò, e io Robert decidemmo cosa metterle addosso: la vestimmo di rosso, in modo che, rappresentasse le festività che erano ancora in corso. In meno di dieci minuti, io, Yara e Robert, già stavamo in auto. Mentre la sua famiglia andarono nella loro auto. Avevamo prenotato a un ristorante cinese, non avrei mai messo piede in un ristorante del genere da quando mio padre mi umiliò davanti a tutte quelle persone: lo odiavo a morte quando mi faceva fare certe figuracce. Mi rimbombava sempre la mente di cose inutili, tra affari, scuola e ancora affari, e da lì, decisi di non andare mai più da solo a cena con mio padre. Oltretutto in un ristorante cinese, perché era molto amato da mio padre. Io volevo essere di diverso da lui, ecco…
 
-Stamattina, ti vedo troppo pensieroso: devi dirmi qualcosa?-. Mi domandò Robert, il quale mi squadrò come se gli avessi fatto qualcosa di male.
-Non ho nulla, sono solo un po’ in ansia per alcune cose.-. Dissi, facendo finta di nulla.
-Sei sicuro? Non mi piaci quando pensi troppo!-. Mi esclamò con un leggero fastidio del mio comportamento.
-Hai ragione.-. Cercai di non farlo preoccupare troppo.
-Se pensi troppo, rischi di rovinarti la giornata. Ad esempio: guarda Yara. E’ sempre così allegra e spensierata!-. Sorrise a quella battuta. Dovevo ammetterlo, mi scappò anche a me un leggero sorriso.
-Che c’entra! Lei è solo una bambina, io invece…-. Mi interruppe.
-Anche tu sei un bambino, anzi, il mio bambino. Sono il tuo protettore e ti proteggerò in qualunque momento, e qualsiasi cosa accadrà, io sarò al tuo fianco. Intesi?-. Mi parlò con tanta dolcezza, come non potevo dire di no?
-Mi togli sempre le parole di bocca, grazie!-. Mi tornò il buon umore, finalmente!
-Stamattina non ho ricevuto nessuno bacio!-. Si lamentò.
-Ah, scusa.-. Mi sentii vergognato, al dire il vero, me ne ero proprio dimenticato.
-Ehi, sto scherzando! Ti sarai mica offeso? Non pretendo nulla, basta che stai bene tu: sto bene anch’io.-. Mi disse, sembrava felice di quelle parole. Forse lo ero anch’io…
-No, hai ragione. Un bacio dovevo dartelo stamattina, ho sbagliato!-. Mi rimproverai, ma lui mi rassicurò.
-Non fa niente, sta tranquillo. Eccoci arrivati.-. Disse, terminando il discorso.
 
Quando parcheggiò, gli posi subito le labbra sulle mie con estrema velocità: non volevo che ci vedessero, altrimenti avremmo scandalizzato chissà quante persone. Odiavo l’Italia solo per quel motivo del cavolo.
 
-Questo è per stamattina!-. Gli sussurrai, con leggero sorriso stampato sul mio volto.
-Ti amo.-. Mi disse, per poi prendermi le mani.
-Sei speciale e ti terrò come una pietra preziosa, come se la tua vita fosse più importante della mia.-. Continuò poco dopo.
 
Gli sorrisi, non sapevo cos’altro dire. Mi tolse le parole di bocca, ogni suo detto mi lasciava sempre senza fiato. Padroneggiava la lingua molto meglio di me, neanche un gesto era sufficiente perché lui mi rendeva sempre felice parola per parola.
Subito dopo, scendemmo dalla macchina con Yara, che stava tra le mie braccia. Solo che era troppo pesante, quindi la diedi a Robert, non avevo molte forze quel giorno, mi sentivo uno straccio ma ero felice.
 
-Andiamo?-. Propose William, il padre di Robert.
-Sì!-. Esclamò il figlio, con aria al quanto contenta.
 
Passammo una giornata veramente speciale, secondo me indimenticabile. Non me ne dimenticherò facilmente. La famiglia di Robert era fantastica, peccato che se ne dovettero andare presto e… e a me i problemi cominciarono a ritornare di nuovo. Soprattutto perché, il nuovo anno mi creò un mucchio di problemi e anche il rientro a scuola non fu affatto un lato positivo della mia vita.

Robert

Salvatore

Yara



Scusate l'enorme ritardo per questa soria, ma non sapevo davvero cosa scrovere. Oggi mi è venuta un po' di ispirazione per questa storia e spero proprio che vi stia colpendo. E grazie per avermi letto, ciao!
 
   
 
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