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Autore: Pleurite98    23/02/2014    6 recensioni
Cosa saresti disposto a fare pur di continuare a vivere? Pur di continuare a pensare?
Trentotto personaggi. Un' isola. Un solo sopravvissuto.
Non puoi fuggire, non puoi ribellarti, puoi solo uccidere.
Sono queste le regole del programma. Chiare ed infrangibili.
Doveva essere la sesta stagione di Total Drama, invece si è trasformata in un incubo.
Dall'ottavo capitolo:
Quando decidi di prendere parte del gioco devi calcolare di dover uccidere chiunque ti capiti a tiro.
Anche se hai un solo amico, devi renderti chiaro nella mente che potresti essere costretto a ucciderlo. Soprattutto se è lui ad aggredirti. Non puoi aspettare che sia qualcun altro a farlo. [...]
Quando decidi di giocare lo devi fare davvero. Senza rimorsi. Senza rimpianti.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Gwen, Heather, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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Colpita!
 
Courtney (ragazza numero 3) guardò la mappa dell’isola. Se ne stava rannicchiata sotto gli spalti nel campo da dodgeball. Il molo era nel settore B-6 e lei si era solo allontanata di poco.
Il piccolo palazzetto di vetro era stato costruito sulla grande spiaggia frontale dell’isola, nel settore D-6.
Da quella posizione poteva vedere discretamente quello che succedeva all’esterno.
Vide B uccidere Justin senza pietà. Ezekiel uccidere B con lo stesso sangue freddo.
Poi Zeke aveva fatto qualche passo verso di lei, fino ad arrivare nel settore C-6, con grande sollievo della ragazza si nascose in una piccola insenatura.
Courtney si ricordò di quello stupido giochetto dei produttori di far diventare lo zimbello del reality una specie di goblin.
Ma ora il vero Ezekiel era lì. E non era un mostro di finzione. Era un mostro vero.
Nel suo zaino, Courtney, aveva trovato una falce.
Se qualcuno si fosse lanciato all’attacco contro di lei, sicuramente non sarebbe stata in grado di fermarlo al meglio. Quella era un’arma da duello corpo a corpo.
Ci avrebbe sicuramente lasciato le penne.
Era in una merda di situazione.
Due spari chiamarono la sua attenzione.
Sbirciò all’esterno, ma non riuscì a vedere nessuno. Dovevano essere lontani.
Guardò verso il molo. Zoey (ragazza numero 19) era appena uscita dall’imbarcazione e si era subito lanciata verso la foresta dietro la sala comune.
Doveva essere l’ultima. Z. Prima apparizione nella quarta stagione. Sì, era l’ultima.
Quindi Scott (ragazzo numero 19) doveva essere a piede libero da soli due minuti.
Improvvisamente sentì il portone di vetro aprirsi.  Si fece la più piccola possibile.
Il parquet scricchiolava.
Il visitatore era sempre più vicino.
Afferrò la falce con tutte le sue forze.
-Courtney?-
La voce le era familiare.
-Cortney, sei tu?-
Strisciò fuori dal suo piccolo nascondiglio.
Scott le stava sorridendo.
La ragazza si alzò in piedi lentamente e si avvicinò a lui.
Si ricordò di avere ancora in mano la falce.
-Oh, scusa.-  mise l’arma nello zaino e lo richiuse –Sai, l’ansia.. allora…-
-Tranquilla- Scott la interruppe dolcemente –ci sono qui io. Andrà tutto bene. Sei al sicuro.-
L’abbracciò.
Lei appoggiò la testa sulla sua spalla.
-Quindi tu hai trovato una falce nel tuo zaino?- continuò lui.
Courtney si limitò ad annuire. Fermò un singhiozzo, poi chiese: -Tu, invece?-
Scott era stato decisamente più fortunato.
Aveva trovato un uzi.
Un uzi di grandi dimensioni.
E una busta piena di cartucce.
Alla fine nel programma andava così: potevi essere scarso fisicamente, ma se ti capitava l’arma giusta potevi riuscire a trionfare su tutti.
-Una stupida pentola.- rispose il ragazzo –Con tanto di coperchio.-
Rise.
-Direi che non siamo stati proprio fortunati.- disse la ragazza staccandosi da lui.
-Tu da quanto tempo sei qui?-le chiese.
-Da quando sono uscita.-
-Avevo visto che eri rannicchiata qui dentro, saresti dovuta stare più nascosta.-
-Allora è un bene che mi abbia trovata prima tu.-
Courtney si ricordò di essere in un palazzo di vetro.
Afferrò le mani di Scott. Lui sobbalzò.
-Dobbiamo nasconderci. Non siamo al sicuro qui- bisbigliò lei.
Si rintanarono di nuovo sotto gli spalti, ma questa volta si assicurarono di non essere visibili.
-Sai, io volevo dirti che avremmo potuto trovarci da qualche parte, però mi hanno chiamata subito.-
-Non preoccuparti.-
Non le era mai sembrato così premuroso. Doveva essere la tensione.
 
-Potremmo morire tutti.- il ragazzo parlava col viso chino –Questo stupido gioco è studiato davvero bene. Non lascia vie d’uscita se non quella di uccidere i tuoi amici.-
Quella frase la stupì.   Fino a quel momento era sempre stato lui a rassicurarla sul fatto che andasse tutto bene.
-No. Sono sicura che ci sia un modo per scappare. Noi lo troveremo. Insieme.-
Il suo subconscio era convinto che in qualunque modo quella faccenda fosse finita, lei non ne sarebbe rimasta toccata.
Non aveva ancora capito quanto quella situazione fosse inevitabile. Non bene quanto Scott.
Lo vide aprire lo zaino.
Courtney gemette.
Il ragazzo le stava puntando contro un Uzi.
Sei una stupida. Hai creduto alla storia della pentola. Ti sei lasciata abbindolare come una povera idiota. Lo hai sempre detto. “Se vuoi fare bene una cosa falla da sola”.
-Scusami. Mi hanno costretto a farlo.-
Le sembrò quasi dispiaciuto.
-Nessuno ti sta obbligando a fare niente. Sei tu che lo scegli. Non gli altri. Non il governo. Io credevo che tu mi amassi.-
-Ma io ti amo!-
-Stronzate. Mi stai puntando addosso un mitra. Sicuramente ami più te stesso.-
-Io voglio vivere.-
-Io no invece !?-
-Perdonami.-
Pronunciando queste parole, Scott si alzò in piedi. Poi le puntò l’arma alla testa.
-Non ti perdono un cazzo. Avresti potuto aspettare che venisse qualcun altro ad uccidermi, invece hai voluto farlo di persona. Allora fallo. Sparami.-
Il ragazzo sembrò esitare.
Courtney approfittò di quell’attimo per spingerlo con forza.
Lui cadde con un tonfo sulle panche di legno.
Lei raccolse di fretta il suo zaino e corse verso l’uscita.
Scott aprì il fuoco. Doveva essere ancora barcollante poiché nessuno dei colpi andò a segno.
La ragazza riuscì ad aprire la porta, era quasi uscita completamente quando un proiettile le strappò della carne dalla caviglia.
Probabilmente l’aveva solo colpita di striscio, ma faceva un male cane.
Continuò a correre con tutte le sue forze mentre la ferita le sanguinava, fino a scomparire in mezzo agli alberi.
 
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