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Autore: Dian87    03/12/2004    3 recensioni
Sono passati dieci anni da quando tutto è finito, o almeno si pensava che tutto fosse finito...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1- IL RAPIMENTO
Una bimba dai capelli biondi stava giocando lungo il fiume vicino a un tempio. Sua madre le era vicino mentre il padre aveva da fare delle funzioni religiose nel tempio soprastante, un'adolescente era vicino a lei, pronta a scattare in caso di pericolo per la bimba e la madre di questa.
- Mamma! Guarda che bel pesce!- rise la bimba, prendendolo in mano, mentre questo cercava di sgusciare via.- Va bene per cena?-
- Mi sembra che la cena sia lontana, Euiko, forse per pranzo sarebbe meglio.- sorrise la madre.
Sia madre sia figlia indossavano uno yukata con motivi floreali simili, mentre l'adolescente indossava una salopette in jeans, con i pantaloni corti, e una maglietta verde a maniche corte. La ragazza era scalza, non avendo mai portato calzature di alcun tipo.
- Aya! Vieni a giocare anche tu!- rise la bimba dagli occhi d'ametista.
La ragazza sospirò. Quella bimba di dieci anni le era simpatica, ma era anche molto vivace.
- Non posso, signorina Euiko, ho promesso a vostro padre che non mi sarei lasciata distrarre da nulla.- rispose la ragazza.
- Su, Aya, puoi fare un piccolo strappo.- disse la madre.
- Mi spiace, ma non posso proprio: vostro marito è una persona molto conosciuta e potrebbero colpire voi per ferire lui.-
Dieci anni… tanto era passato dalla fine dello scontro contro Gyumao, tanto da quando Goku era sparito e lei era stata presa come guardia privata della famiglia di Genjo Sanzo Hoshi. Non poteva invecchiare e per questo era stata reputata la più idonea. Dieci anni prima, quando Goku era scomparso in una colonna di luce dopo aver sconfitto Gyumao, il "gruppo di Sanzo" si era diviso e ora erano ciascuno per la propria strada. Aya scrutò un'altra volta il paesaggio, non percependo nulla di pericoloso.
- Ah! Papà!- esclamò la bimba, correndo incontro al padre che si stava avvicinando.
La sensazione di pericolo colpì improvvisamente Aya e la guidò in direzione della bimba.
- SIGNORINA EUIKO! STIA ATTENTA!- esclamò Aya, tuffandosi verso la bimba, sottraendola alla presa di un demone uccello.
Aya si rialzò, afferrando la madre della bimba, che teneva stretta a sé, per un polso e trascinandola verso il marito.
- Tornate al tempio: lì dovreste essere al sicuro.- ordinò Aya.
Il bonzo portò moglie e figlia lungo la scalinata, mentre la ragazza copriva loro la ritirata e il bonzo, tra la presa sulla moglie e quella sulla figlia non poteva sparare con la sua pistola. Due demoni alati afferrarono Aya e un altro le lanciò una scarica elettrica con un forcone. Aya urlò, se se la prendevano con lei, non potevano inseguire la famiglia che intanto si stava mettendo al sicuro. La colpirono ancora, e ancora, e ancora, finché non fu così martoriata dai colpi che era vicino allo svenimento e la lasciarono cadere al suolo. I demoni afferrarono la donna e la bimba, volando via. Aya vide tutto, si rialzò e mosse qualche passo incerto nella direzione in cui i due demoni erano fuggiti con le due femmine, ma cadde praticamente subito svenuta al suolo.

Aya aprì gli occhi, sentendo un panno fresco sulla fonte. Non era il tempo di riposare, doveva ritrovare la famiglia di Sanzo. Si mise seduta e il panno le cadde sui pantaloni, così mise il tessuto in un mastello lì vicino, rialzandosi, doveva assolutamente ritrovare le due rapite. Vide in un angolo il suo spadone e se lo mise a armacollo, vacillando un po' sotto il peso dell'arma, ma recuperando subito l'equilibrio e si avvicinò a una finestra. Era una notte senza luna e, conoscendo bene la struttura del tempio, poteva allontanarsi indisturbata, tanto peggio per quello che avrebbe notato la sua scomparsa. Aya si issò sulla finestra e uscì, orientandosi subito grazie alle stelle, correndo in direzione dell'ultima volta in cui aveva visto i due demoni: nord-ovest. Anche se non poteva ammetterlo pubblicamente, Euiko era come una sorellina per lei e non poteva perdonarsi il fatto che fosse stata rapita per una sua distrazione. Avrebbe dovuto avvertire prima quella sensazione, avrebbe dovuto… e ora si ritrovava a inseguire demoni che probabilmente erano già giunti a destinazione, senza sapere dove questa fosse. Raggiunse la foresta e continuò nella sua corsa. Sapeva che maglietta e salopette non l'avrebbero protetta molto contro gli attacchi, ma non poteva lasciare che morissero senza che lei muovesse un dito, ma, essendo cresciuta nei boschi, sapeva bene come premunirsi in caso di scontro.

- Venerabile Genjo Sanzo Hoshi, Aya non è più nella sua stanza.- disse un adepto del tempio.
- È andata a cercare mia figlia e mia moglie.- rispose il trentaquattrenne, fumandosi una sigaretta.- La gente del villaggio la riporterà qui.-
- Sì, signore.- rispose l'adepto, allontanandosi.

Aya vide sorgere il sole e si affrettò, non poteva trovarsi nei paraggi del villaggio o l'avrebbero riportata indietro e non poteva permettersi un altro contrattempo, non le era concesso. L'essere stata una volta umana la rallentava, ma ciò che era la rendeva… diversa. I lunghi capelli castani chiari fluttuavano sciolti nell'aria mentre correva, gli occhi azzurri scrutavano qualsiasi punto della foresta, in allerta per ciascun pericolo ed era così che sarebbe dovuta essere il giorno prima. Il corpo le doleva ancora per le scariche elettriche e solo quando fu completamente sfinita si fermò a riposare, aveva percorso in tutto quel tempo qualche centinaio di chilometri. Deglutì e la saliva le sembrò gelida a contatto con l'esofago, caldo per lo sforzo della corsa.
- Buongiorno.- disse una voce.
Aya sussultò: l'avrebbe riportata al tempio. Tuttavia alzò lo sguardo.
- Buongiorno, signor Hakkai.- rispose.
- Cosa ci fa così lontana dal tempio, signorina Aya? Non lo sa che è pericoloso?-
- Me ne rendo conto, signor Hakkai, ma non posso fare a meno di allontanarmi da lì.-
- Sanzo ha raggiunto me e Gojyo e ci ha già spiegato la situazione.-
- Allora sa che non ho tempo da perdere.-
- Sì, ma lei è ancora ferita.-
- È una cosa da nulla, signor Hakkai, la prego di lasciarmi continuare verso la direzione in cui sono sparite la moglie e la figlia del sommo Genjo Sanzo Hoshi.-
- È bene non sottovalutare le ferite, per quanto insignificanti possano sembrare.-
Hakkai la prese per un braccio, iniettandole un sonnifero per via sottocutanea, e Aya cadde subito addormentata fra le sue braccia, non poteva lasciarla correre con un braccio che sanguinava ancora copiosamente. Hakkai scosse la testa, portandola dagli altri: quella ragazza sottovalutava troppo le proprie ferite.
  
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