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Autore: pk82    21/06/2008    2 recensioni
«Expelliarmus» La bacchetta volò lontano mentre il suo padrone si accasciò dolorante e sfinito al suolo. Alzò la testa per incrociare lo sguardo del suo nemico e sibilò: «Maledetto» «Stavolta è davvero finita… Avada Kedavra». Il settimo libro di Harry Potter secondo me. P.S. se vi avanzano cinque minuti mi farebbe piacere che recensiste, grazie. P.P.S: QUALCUNO MI HA DETTO CHE IL CAPITOLO 13 NON SI LEGGE. hO PROVATO A RIPOSTARLO. SPERO CHE ORA RIUSCIATE A LEGGERLO.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21 – Gli incubi di Draco

Capitolo 21 – Gli incubi di Draco

«Siete… due… idioti…»

«Hermione… ahia… Hermione!...»

Harry e Ron erano tornati da pochi minuti, sorreggendo Malfoy, svenuto. L’avevano portato subito nell’infermeria dove Sara se ne era occupata immediatamente. Non appena si erano chiusi la porta alle spalle videro Hermione e Ginny corrergli incontro… entrambe molto arrabbiate.

«Perché dovete essere così idioti?»

Hermione aveva cominciato a prendere a pugni Ron, mentre inveiva contro di loro. Ginny non parlava, ma aveva lo stesso sguardo duro sul volto; nonostante ciò Harry non potè evitare di fare un piccolo sorriso.

«Hermione!» Ron finalmente era riuscito a bloccare i polsi di Hermione con le proprie mani.

La rabbia sparì completamente dal volto di Hermione, lasciando spazio alle lacrime. Poggiò la fronte sul petto del ragazzo e si lasciò andare al pianto. «Eravamo preoccupate…» singhiozzò, mentre sentiva le mani di Ron lasciarle i polsi ed abbracciarla. «… avete lasciato… e non sapevamo… idioti»

A Ron scappò un sorriso. «Hai ragione, siamo due idioti… ma ora siamo qui… non potevamo rischiare di perdere il medaglione e fargli scoprire cosa stavano facendo»

Hermione scosse il capo in segno d’assenso, stringendosi al ragazzo ancora di più.

Harry sentì la piccola mano di Ginny scivolare nella sua: si voltò a guardarla, notando che anche sul suo volto era presente un piccolo sorriso. «Ciò non toglie che siete due idioti» disse Ginny, scatenando nei tre amici una piccola risata.

Harry l’abbracciò, posandole un bacio sulla fronte. Erano più vicini alla vittoria, ora che avevano distrutto anche il medaglione.

«A proposito» Ginny si allontanò appena per guardarlo negli occhi. «Cosa ci fa lui qui?» chiese facendo un cenno con la testa alla porta accanto.

Anche Hermione, finalmente più calma, osservò l’amico interessata. Harry scambiò appena uno sguardo con Ron: l’apparizione di Draco Malfoy, il suo aiuto contro quel Mangiamorte, la lotta fianco a fianco con quello che era stato il loro nemico numero uno nei sei anni di Hogwarts… era accaduto tutto in maniera talmente rapida che era stato quasi istintivo caricarselo sulle spalle e portarlo con loro.

Harry stava per rispondere quando sentì dei passi provenire dal corridoio: Max si stava avvicinando, alcuni segni di lotta visibili sul volto.

«Come state?» chiese una volta raggiunto i quattro ragazzi.

«Bene»

Max annuì… prima di guardarli con un sopracciglio inarcato. «Un giorno o l’altro dovrete dirmi cosa vi passa per la testa» Ai ragazzi scappò un sorriso.

La porta dell’infermeria si aprì facendoli voltare. Sara stava uscendo, un’espressione talmente grave sul volto da far credere ad Harry e agli amici il peggio.

«Come sta?» chiese subito il moro.

Sara scosse lo testa.

La porta scura davanti a lui sembrava almeno dieci volte più grande mentre aspettava di trovarsi davanti al suo cospetto. Sentiva il cuore battere veloce nel petto… sentiva l’adrenalina scorrere nelle vene assieme al sangue… tutto frutto dell’eccitazione – o paura – di trovarsi davanti al Signore Oscuro. Ma non avrebbe mostrato nessuna emozione davanti a lui… perché era forte… perché l’onore dei Malfoy andava riconquistato dopo che suo padre aveva fallito la missione assegnatagli… dopo che Potter aveva fatto in modo di spedire suo padre ad Azkaban…

Dietro di lui sentì un rumore di tacchi avvicinarsi: voltandosi si ritrovò ad osservare una donna dai lunghi capelli biondi, occhi chiari ed una bellezza ormai nascosta dal dolore che provato per le condizioni del marito e per quelle future del figlio.

«Madre» disse Draco avvicinandosi alla donna.

Narcissa Malfoy aveva profondi segni sotto gli occhi. «Figlio».

Nessuno dei due sembrava voler pronunciare altre parole: Draco non si sarebbe sottratto al proprio dovere… Narcissa non avrebbe mai osato contraddire il Signore Oscuro.

La grande porta scura si aprì cigolando in maniera sinistra, catturando l’attenzione di madre e figlio. Bellatrix Lestrange apparve ai due: a differenza della sorella, lei aveva sul viso un ghigno di soddisfazione, consapevole del proprio posto di comando tra le file di Voldemort.

«Vieni Draco» Bellatrix si rivolse al giovane Malfoy con uno sguardo eccitato, «non è buona educazione far aspettare il nostro Signore.

Draco non si voltò verso la madre. Si diresse a passo sicuro verso sua zia, l’espressione seria sul volto non lasciava trapelare nessuna emozione… anche se il cuore cominciò a battere più forte.

Narcissa Malfoy impiegò solo mezzo secondo per fare un passo, decisa a seguire il figlio, ma la risata della sorella fermò sia lei che Draco. «Non c’è bisogno che tu sia presente» Bellatrix lanciò uno sguardo prima alla sorella e poi al nipote. «Il nostro Draco è ormai grande per aver ancora bisogno di sua madre. Vero, Draco?» chiese infine al ragazzo.

Draco, che si era fermato ad ascoltare le parole di Bellatrix, non si voltò a vedere sua madre. Rigido, riprese a camminare, oltrepassando la soglia, evitando di pensare a quanto l’avesse colpito il leggero singhiozzo che uscì dalle labbra di sua madre.

Se non fosse stato per le fiaccole appese ai muri la sala sarebbe stata avvolta nel buio più completo. Un lungo tavolo di legno era al centro della sala, le sedie occupate da figure ammantate, tutte in religioso silenzio.

A capo tavola colui che non poteva più definirsi un uomo, il viso pallido sul quale erano visibili tratti serpenteschi, gli occhi rossi che scintillavano alla luce delle fiaccole.

«Vieni avanti»

Un brivido corse lungo la schiena di Draco al suono di quel sibilo. Lentamente attraversò la sala, senza alzare lo sguardo ne sul Signore Oscuro ne sui suoi sottoposti.

Gli unici che tenevano la testa alta e osservavano il giovane rampollo di casa Malfoy avanzare nella sala erano Voldemort e Piton, in piedi dietro al suo Signore.

Finalmente Draco arrivò vicino al Signore Oscuro. «Mio Signore» disse inchinando la testa.

Voldemort osservò con un sorriso il giovane davanti a sé. «Mi hanno riferito» cominciò piano, «che è tuo desiderio servirmi»

«Si mio Signore» Draco, ad un cenno di Voldemort, alzò la testa. «E’ mio desiderio servirvi. Mio padre vi ha servito fedelmente e mi ha tramandato i vostri insegnamenti, affinché possa servirvi al meglio»

«Lucius» Voldemort pronunciò il nome di Malfoy senior in un sussurro, ma Draco provò nuovamente quel brivido lungo la schiena. «Tuo padre mi ha seguito anni fa quando cominciammo la nostra missione di epurazione del mondo dagli esseri indegni, anche se…» il ghignò si accentuò sul suo volto, «… ultimamente i suoi risultati non sono stati molto soddisfacenti. E’ questo che Lucius ti ha insegnato? A fallire? A deludere il tuo Signore?»

Un leggero brusio, appena accennato, arrivò alle orecchie del giovane Malfoy:alcuni Mangiamorte si lasciarono andare ad una risata, subito sedata da uno sguardo di Voldemort, che aveva puntato i suoi occhi rossi sulla tavolata. Tornò a guardare il ragazzo. «So che il motivo principale che ti ha spinto qui davanti a me è il tuo tentativo di ridare onore alla casata dei Malfoy. L’insuccesso di Lucius è una macchia che porterete a lungo…» Voldemort si stava divertendo ad osservare come il giovane Malfoy si stesse controllando per non rispondergli; teneva lo sguardo basso, il suo corpo fremeva per l’umiliazione, le mani strette a pugno che tremavano.

«Tuttavia…» riprese Voldemort dopo qualche attimo, «voglio darti l’opportunità di riportare lustro al buon nome dei Malfoy. Mostra il braccio»

Draco si scoprì il braccio sinistro; Piton, ad un cenno del suo Signore, si avvicinò al suo allievo, premendo la bacchetta sulla pelle bianca del braccio. Pronunciò diverse parole in lingua antica mentre una sottile striscia di fumo saliva dal braccio del ragazzo ed un odore di bruciato arivò alle narici dei Mangiamorte più vicini.

Draco si morse le labbra per non lasciarsi scappare nessun gemito di dolore; quando Piton allonatnò la bacchetta dal suo braccio, l’immagine nera di un serpente e di un teschio risaltava sulla sua pelle.

Voldemort si alzò avvicinandosi a Draco che subito si inginocchiò «La tua vita è ora nelle mie mani».

«Si mio Signore»

«Obbedirai a qualunque mio ordine»

«Si mio Signore»

Voldemort ghignò. «Presta attenzione mio giovane amico perché ti assegnerò la tua prima missione» Aspettò che il ragazzo alzasse lo sguardo su di lui, per osservare quale sarebbe stata la sua reazione. «Dovrai uccidere Albus Silente»

«Sara non tenerci sulle spine» Harry la guardava ansioso. «Come sta?»

La ragazza sospirò. «E’ ancora privo di conoscenza, ma è un miracolo che sia ancora vivo»

Harry e Ron spalancarono gli occhi: possibile che fosse messo così male?

«Quell’incantesimo doveva essere molto potente per ridurlo in quello stato» osservò Ron.

«Oh no» rispose Sara. «La maledizione che lo ha colpito gli ha provocato solo un livido sul petto…» agli sguardi confusi dei ragazzi si spiegò, «Il suo fisico era già stato messo a dura prova in precedenza. Erano presenti diverse cicatrici su torace, braccia e schiena… senza contare le bruciature che ho trovato» Si voltò un attimo ad osservare la porta alle sue spalle, con un misto di compassione e tristezza sul volto. «Quel ragazzo è stato torturato molte volte»

Hermione si coprì la bocca con la mano mentre si stringeva a Ron. Anche Ginny, nonostante non avesse mai provato simpatia per Malfoy, provò pena per quel ragazzo.

«Credi che si riprenderà?»

«Spero di si» Sara non era affatto serena, «gli ho curato le ferite più recenti e gli ho somministrato delle pozioni che dovrebbero ridargli un po’ di energie. Ora dipende tutto da lui»

Max annuì, prima di rivolgersi ai ragazzi. «Venite con me, gli altri ci stanno aspettando»

I quattro amici seguirono Max e Sara lungo il corridoio, la mente ancora ferma sulle parole di Sara.

«CRUCIO!»

Draco si contorse sotto l’influsso della maledizione Cruciatus che Voldemort in persona gli stava infliggendo.

«CRUCIO!»

Il dolore si protrasse ancora lungo, nonostante Voldemort avesse abbassato la bacchetta. Com’era tradizione tutti i Mangiamorte erano costretti ad assistere cosa aspettava loro se fallivano la missione che gli era stata loro affidata.

«E’ questa la tua concezione di obbedienza?»

Draco respirava affannosamente, la mente poco lucida per ascoltare con attenzione le parole del suo Signore.

«Ti ho dato un ordine ben preciso: uccidere Albus Silente. Hai fallito» Voldemort mosse ancora la bacchetta e Draco si contorse ancora per il dolore. Un altro movimento e la maledizione svanì, lasciando il ragazzo ancora senza fiato. «Ho donato la lobertà a tua padre e questa è la tua riconoscenza»

Lucius, provato dall’esperienza della prigione, era accanto alla moglie, stretta a lui e con le lacrime agli occhi mentre era costretta ad osservare la punizione del figlio. Entrambi avevano troppa paura per fermare il Signore Oscuro.

Voldemort guardò con sufficenza il giovane Malfoy, ancora a terra, e si accomodò nuovamente sulla poltrona spostava. «Dovrei ucciderti, giovane Malfoy» Draco non si azzardò ad alzare lo sguardo su Voldemort. «Dovrei dimostrarti quali sono le conseguenze di un fallimento…» I suoi occhi di fuoco si posarono su Narcissa dalle cui labbra era scappato un singhiozzo. «… ma non lo farò, almeno per ora»

Un brusio di sorpresa serpeggiò tra le fila dei Mangiamorte. «Silente è morto dopotutto» Continuò Voldemort, placando il brusio. «E la nostra vittoria si fa sempre più vicina. Per questa volta sarò magnanimo ma…» si avvicinò nuovamente al giovane Malfoy, «… osa ancora deludermi e proverai cosa sia il vero dolore»

Voldemort ghignò quando si accorse dello sguardo del ragazzo viaggiare dal lui ai suoi genitori.

Aprirono la porta del salone. I membri dell’Ordine e i Weasley al completo erano presenti.

«Mamma!»

Ginny lasciò la mano di Harry e si avvicinò alla madre che la abbracciò stretta.

«State tutti bene?» chiese la signora Weasley accarezzando i capelli della figlia e posando poi lo sguardo sui Harry, Ron e Hermione.

«Si signora Weasley, stiamo bene» rispose Harry.

«Abbiamo saputo che siete stati attaccati mentre eravate in missione» Il signor Weasley si era avvicinato al gruppo.

«Si» disse Ron con un mezzo sorriso. «Ma siamo riusciti tutti a cavarcela»

Si fece nuovamente serio quando vide la madre abbassare gli occhi e il padre sospirare pesantemente. «Che c’è?» chiese il giovane Weasley. «Che ho detto?»

Harry notò Lupin avvicinarsi: aveva sul viso un’espressione stanca che, Harry ne aveva il presentimento, non aveva niente a che fare con il suo stato fisico.

«Moody è morto»

Tutti nella sala rimasero in silenzio. Harry sgranò gli occhi quando sentì quelle parole; Ron sbiancò del tutto mentre sentiva a mala pena la mano di Hermione stringergli il maglione.

«Ma… come…?»

«Ha voluto restare per ultimo per darci la possibilità di ritirarci» Max si avvicinò ai ragazzi. «Io sono stato l’ultimo a venir via. L’hanno colpito un attimo prima della mia partenza»

Harry si lasciò cadere pesantemente sul divano, la mente completamente vuota: non poteva credere che un Auror abile come Moody fosse stato ucciso. Lo stesso Moody che era venuto a prenderlo dai Dursley due anni prima, lo stesso che continuava a ripetere “Vigilanza costante”. Sentiva appena i singhiozzi di Tonks, raggiunta subito da Lupin per calmarla.

«Cosa facciamo ora?»

Harry alzò lo sguardo verso Ginny, in piedi davanti a lui; la felicità di aver distrutto un altro pezzo di anima di Voldemort era completamente scomparsa alla notizia della morte di Moody.

«E’ probabile» cominciò Max, notando che Harry non parlava, «che Voldemort sia venuto a conoscenza di quello che stiamo facendo» tutti prestavano attenzione alle sue parole, anche Harry. «Se è davvero così non abbiamo molto tempo, dobbiamo prepararci ad attaccare»

«Vuoi andare da lui? Adesso?» La signora Weasley era atterrita e spaventata.

«Non possiamo rischiare di perdere altro tempo. Se aspettiamo rischiamo di mandare in fumo tutto quello che i ragazzi hanno fatto»

«Ma non puoi andare… non ora che Alastor…»

«No, ha ragione» Harry, finalmente ripresosi, si era alzato dal divano, parlando ai presenti con voce sicura. «Abbiamo la possibilità di battere Voldemort una volta per tutte. E’ la nostra occasione, potremmo non averne altre».

Lupim si avvicinò al figlio del suo vecchio amico. «Harry, sono d’accordo con te, ma non sappiamo ancora dove Voldemort si nasconda»

«Malfoy» rispose prontamente il ragazzo.

«Come?»

«Draco Malfoy. Possiamo farci dire da lui dove si nasconde»

Ci fu ancora qualche attimo di silenzio in cui i presenti parvero riflettere sulle sue parole. Il primo a parlare fu Ron. «Sei sicuro che ci aiuterà?»

«Lo ha già fatto una volta, no?»

«E cosa ti fa credere che sia disposto ad aiutarci nuovamente?»

«Perché sono convinto che abbia avuto un motivo per aiutarci» Harry era sicuro delle sue parole, «lo stesso motivo che lo spingerà a farlo di nuovo»

Trascinava faticosamente i piedi lungo il corridoio: il dolore provocato dalle ferite e dalle bruciature, conseguenze di punizioni, non lo lasciavano neanche per un momento, tanto che doveva procedere appoggiandosi alla parete.

Aveva sopportato tutto questo e avrebbe continuato a resistere fino a quando non avrebbe trovato un modo per portare in salvo suo padre e sua madre: era questo l’unico motivo per cui non si era ancora ribellato a Voldemort. La sua minaccia di colpirlo duramente aveva fatto effetto, per questo si era costretto ad eseguire ancora gli ordini di quel folle e a subire le ingiuste punizione che quasi quotidianamente subiva.

Si fermò a riprendere fiato, lasciandosi scivolare lungo la parete. Era da diversi giorni che non aveva notizie di suo padre e di sua madre: gli avevano detto che erano stati mandati in missione e che potevano volerci diversi giorni per il loro ritorno. Gli avevano proibito di mettersi in contatto con loro, altrimenti correvano il rischio di farsi scoprire e mandare in fumo l’operazione, qualsiasi essa fosse.

Ormai non lo informavano più di tutte le missioni che gli altri Mangiamorte svolgevano per ordine di Voldemort… ormai era consapevole che i Malfoy non avevano più nessuna considerazione tra le file del Signore Oscuro.

«Hai sentito?» Draco alzò appena la testa quando sentì una voce arrivare da dietro l’angolo. Con uno sforzo che gli parve incredibile tornò in piedi e si nascose nella prima stanza vuota, lasciando appena la porta aperta per poter ascoltare.

«Pare abbiano visto Potter nella foresta di Welton» I due Mangiamorte si fermarono proprio davanti alla porta dove Draco si stava nascondendo.

«Il Signore Oscuro ha dato l’ordine di attaccarli e portargli Potter vivo»

«Sicuramente vorrà lui stesso ad ucciderlo» rispose l’altro Mangiamorte.

«E ci conviene portare a buon fine la missione… se non vogliamo fare la fine dei Malfoy»

Draco prestò ancora più attenzione.

Il Mangiamorte rise. «Penso a quell’idiota del figlio, che li crede ancora vivi e subisce tutte quelle punizioni con la speranza di salvare la vita a quei due»

«Qualcuno dovrebbe dirgli che è tutta fatica sprecata»

«E no» disse l’altro ridendo, «io non ho ancora avuto modo di divertirmi con lui. La prossima volta voglio essere io a dare una bella lezione a quello stupido»

Il suo compagno rise ancora di più. «Allora sarà meglio muoverci. Non vorremmo far aspettare il nostro giovane “eroe”»

Le risate dei due risuonò per diversi secondi nelle orecchie di Draco. “… li crede ancora vivi…” queste erano state le parole di quei due… quella era la verità… non avevano motivo di mentire…

Non si accorse delle lacrime che gli rigarono le guancie… i suoi genitori non c’erano più, lo avevano ingannato, usato, torturato, e lui glielo aveva permesso, credendo che avrebbe potuto salvarli.

Si asciugò gli occhi con rabbia e si rialzò in piedi: l’unica cosa che voleva in quel momento era vendetta. Si rendeva conto però che al momento non aveva nessuna possibilità di uccidere Voldemort e sicuramente non poteva farlo da solo.

“…Pare abbiano visto Potter nella foresta di Welton…”

Tutte quelle storie sul Bambino Sopravvissuto, tutte le volte che Potter era riuscito a salvarsi, anche quando sembrava che la sua vita fosse arrivata alla fine… forse Potter era davvero l’unico in grado di sconfiggere Voldemort una volta per tutte.

Draco si svegliò all’improvviso. Ci mise alcuni secondi per rendersi conto di non conoscere il luogo dove era e di essere sdraiato su un letto. Cercò di mettersi seduto, lottando contro il dolore e la spossatezza che sentiva su tutto il corpo.

«Salve Malfoy»

Draco spostò subito lo sguardo sul letto accanto al suo, dove arrivava la voce che aveva sentito… e che aveva riconosciuto.

«Potter»

Harry ricambiò lo sguardo. «So che non sei al pieno delle forze, ma ho bisogno di parlarti»

****************

Eccomi qui con un nuovo capitolo.

Facendo dei rapidi conti e a meno di sconvolgimenti, mancano due capitoli alla fine della storia.

Scusate se non dico altro ma sono di fretta.

Ringrazio tutti, lettori e recensori ( o come si dice )

Ciao e alla prossima.

  
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