Serie TV > The Mentalist
Segui la storia  |       
Autore: _diana87    23/02/2014    5 recensioni
"Ecco cosa succede quando Patrick Jane si allontana da Teresa Lisbon. Cade dal Paradiso e finisce all'Inferno."
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Cap. 13

 

“Ma tu... come...” ripete più volte, lentamente, restando con la pistola puntata verso di lei. Guarda la figura davanti a sé, scuotendo la testa, assicurandosi che sia davvero quella persona che pensava di conoscere così bene.
Cercando di capire ciò che sta succedendo, getta uno sguardo al mentalista, per nullo scosso, anzi. Appare rilassato, come tranquillo che le cose si risolveranno nel migliore dei modi. I suoi occhi sembrano dire, Tranquilla, Lisbon. Abbiamo affrontato di peggio. Poi alza le spalle e gli fa segno di guardare dietro di lui. È lì che lei la vede.
La culla.
Una culla che non conosce, certo, ma... quando vede una figurina mettersi in piedi e sorriderle, non curandosi minimamente di ciò che succede intorno a lei – lo stesso caratterino del padre, tanto per intenderci – … quando sente gemere e chiamare il suo nome, Teresa non ha più dubbi. Il nome le esce come un sospiro.
“Hope.”
La donna pare impaziente. Si sente solo il ticchettio dei suoi tacchi per terra, come se aspettasse la sentenza di morte.
“Polizia! Mani in alto!” dietro Teresa spunta il suo collega, che le si posiziona accanto.
L’impazienza della rapinatrice si trasforma in stupore, rappresentato da un grande punto interrogativo sul volto, appena incrocia lo sguardo dell’altro agente.
“Parker?”
Improvvisamente la cantina sembra riscaldarsi. La situazione assume quasi il tono del comico. Hope se ne accorge e inizia a saltellare dalla culla, come se volesse partecipare anche lei al divertente teatrino. Teresa torna a respirare quando vede che la sua bambina sta bene.
Patrick rotea gli occhi, forse infastidito dalla presenza di Daniel.
“Grandioso, c’è anche Parker con te!”
Lui però ignora completamente la frecciatina, tornando a fissare la rapinatrice. Lentamente sente le braccia abbassarsi, al contrario di Teresa che continua a puntare la sua fidata arma.
“Capo... cosa...”
“E’ il vostro capo?” chiede Patrick completamente spaesato.
“Samantha Dougherty.” Aggiunge Teresa. Quando pronuncia il suo nome, c’è uno scambio di sguardi tra lei e il suo superiore. L’agente mora pare quasi delusa, l’altra donna invece resta fredda, come per trasmetterle che quello è il suo lavoro, e ha dovuto farlo.
“Io non capisco.” Dice Teresa scuotendo la testa. Si massaggia la tempia, cercando di trovare una spiegazione plausibile, ma al momento non sembra tirar fuori nessuna idea.
“A proposito, Parker grazie per il messaggio e per avermi avvisato che Patrick Jane era tornato.”
Meccanicamente Teresa ruota la testa verso il suo collega, chiedendogli scioccata “Sei suo complice?!”, per poi essere bruscamente interrotta dalla Dougherty.
“Non accusarlo, Teresa. Lui pensava solo di fare una buona azione avvisando il suo superiore.”
A Patrick scappa una risatina, mentre si sistema accanto alla culla di Hope.
“Io pensavo ci fosse Parker dietro a tutto questo... ma non poteva essere dato che è innamorato di Lisbon...”
“Quindi sei stata tu a volermi sul caso di Jane... perché ti eri informata su di me e sapevi che prima o poi ti avrei condotta da lui...” le dice Teresa, ignorando completamente il suo consulente.
È ancora scioccata dalla notizia, ma ciò non le impedisce di continuare ad avanzare verso il suo capo... se è davvero giusto definirla ancora il suo capo. Inutilmente, Daniel le sfiora appena il braccio per impedirle di fermarla.
Teresa è a pochi passi da Samantha. Tiene l’arma stretta tra la mano, sempre nella sua direzione, ma ora anche il suo boss reagisce tirando fuori dalla tasca la pistola e puntandola contro di lei.
“E se non l’avessi fatto tu, ci avrebbe pensato Parker, visto che è così preso da te e dal suo senso di giustizia, e questo l’avrebbe portato a compiere la cosa giusta. Ovvero, avvisare me sul tuo piano segreto, Teresa.” Samantha inclina la testa e le fa un sorriso sornione. “Patrick Jane doveva pagarla. Per anni sono stata al servizio dell’FBI. Ero un’agente rispettata da tutti, vigile e brava nel suo lavoro. Poi è arrivato lui che ha voluto strafare con i suoi metodi, prendendosi il caso su Red John, che faceva gola a tutti, fino a catturarlo e ucciderlo. Capite che per un’organizzazione forte come l’FBI, questo era un oltraggio. Un civile che riesce a prendere un serial killer... cose dell’altro mondo! Quando poi ho saputo che lui era partito, mi sono organizzata per trovarlo e incastrarlo in qualche modo... e il resto della storia, beh, penso la conosciate...” Sembra quasi sincera quando parla. “Credimi mi dispiace per come siano andate le cose, perché in fondo sei una brava poliziotta, ma ammettiamolo. Non avresti mai avuto un futuro con uno come Patrick Jane.”
Quell’ultima frase la ferisce e la costringe ad abbassare le braccia, tenendo l’arma lunga le gambe. Il gelo s’impossessa di nuovo della cantina. Un attimo scandito solo dagli sguardi tra l’agente mora e il suo superiore. Teresa sente le gambe tremolanti; barcolla in preda al nervoso. E poi scoppia.
“Tu non lo conosci. E comunque perché prendertela con mia figlia?”
“Era l’unico modo per tenere una trappola al tuo fidanzato.”
La parola ‘fidanzato’ le provoca un imprevisto ticchio all’occhio che sparisce subito, sostituito da un battito irritante di ciglia appena sente il suo consulente fare del sarcasmo.
“Posso parlare anche io visto che sono l’unico qui non armato?”
“Jane, sta’ zitto.” La risposta arriva secca, ma non senza un pizzico di divertimento nel ritrovarsi a dargli ordini.
Posa gli occhi su di lui che con la mano le fa segno di chiudersi la bocca con la zip. Daniel si passa una mano sulla fronte, che non è per nulla sudata, in segno di lieve imbarazzo.
Nessuno si accorge che nel frattempo due piccole manine si sono fatte strada da sole, scendendo dalla culla lungo la lunga copertina rosa che arriva a terra. È uno spasso per lei scendere attraverso quel lembo soffice, che le pare quasi uno scivolo. Si tiene in piedi con forza, anche se barcolla, ma è ai suoi primi passi. Divertita, riesce a sfuggire allo sguardo del padre, probabilmente troppo occupata a guardare, con occhi sognanti, sua madre dall’altra parte della stanza.
Samantha, invece, prende un gran respiro e prepara la pistola, assicurandosi che sia carica. Con un rapido gesto della mano, arretra e manda avanti la molla della rivoltella.
“Comunque, basta chiacchierare. Ora temo di dovervi far fuori tutti.”
Velocemente, si avvicina al mentalista, lo afferra per il braccio e lo costringe a mettersi davanti a lei, così che Samantha possa puntargli la pistola contro la tempia. Porta quindi l’altro braccio avanti al suo collo così da stringerlo a sé. Gli occhi di Teresa si riempiono di terrore.
“Jane!”
“Lascialo stare, non c’entra niente!” urla Parker, prendendo le difese di Patrick.
“Devo eliminarvi uno ad uno, non capite? Nessuno deve dire quello che ho fatto!”
“Tu sei malata.” Dice Teresa scuotendo la testa.
Entrambi gli agenti puntano la pistola contro di lei, ma la mora guarda il suo ex consulente trattenuto a forza. Sente le mani sudare quasi come avesse paura di perdere l’arma dalle mani da un momento all’altro. Sembra che Samantha stia stringendo ancora più forte il braccio contro il suo collo.
Daniel fa un passo in avanti come se cercasse di raggiungerla.
“Cerchiamo di ragionare...”
Patrick e Teresa si scambiano degli sguardi d’intesa, nella speranza di riuscire ad avere una qualche connessione mentale.
E poi quella piccola figura appare così vicina al suo ex consulente e al suo ex capo. Teresa spalanca gli occhi e inclina la testa. Sta forse sognando. Patrick segue il suo sguardo, o almeno ci prova, perché muovere la testa mentre qualcuno ti sta tenendo fermo è abbastanza complicato.
Samantha blatera qualcosa di incomprensibile alle sue orecchie, perché Teresa nota le braccine di sua figlia avvolgere la gamba del padre e improvvisamente si dimentica del tempo e dello spazio intorno a lei. Lui ha un sussulto appena riconosce il tocco soffice di quelle manine sulla stoffa dei suoi pantaloni. La Dougherty smette di parlare e guarda le espressioni assenti sui volti di Teresa e di Daniel.
“Ma che diavolo...”
Poi accade tutto in un attimo. Come Samantha sposta lo sguardo in basso per vedere la piccola Hope abbracciare suo padre, lui sfugge alla presa della donna e con un rapido gesto afferra sua figlia e la protegge buttandosi a terra su di lei.
La notte s’illumina quando le luci dei fanali di auto delle forze dell’ordine irrompono sulla scena con prepotenza.
Si sentono varie voci, tra cui un “FBI, armi a terra!” e “Non muovetevi!”
Samantha molla la presa e cerca di fuggire da un’uscita posteriore, ma Teresa e Daniel fanno a gara a chi riesce a raggiungerla per prima e metterle le manette, quindi bloccarla.
“E’ finita, boss. Adesso confesserai tutto all’FBI che ti è tanto caro.” Fa Teresa con una smorfia. Soddisfatta e sollevata che l’incubo sia finito.
Daniel le sorride con un cenno della testa e conduce fuori l’ex capo in manette.
I primi ad entrare in cantina sono Kimball, Grace e Wayne. Si fanno avanti impugnando le pistole, che prontamente nascondono quando notano che la situazione è sotto controllo.
Teresa aiuta Patrick e Hope a rialzarsi. Dà una pacca sulla sua camicia, aiutandolo a togliersi la polvere di dosso. Si morde il labbro perché sembra che ci stia quasi prendendo gusto ad accarezzare il suo petto. Lui la guarda sorridendo e le afferra le mani, portandole intorno al collo; fa quel gesto nel modo più normale possibile e a lei sembra piacere. Poi le cinge la vita con le braccia. Non si dicono niente, ma preferiscono guardarsi e godersi il momento.
Hope gironzola intorno a loro due, quasi creando una sorta di cerchio per isolarli dal resto del mondo. Poi corre in braccio da Grace.
La rossa sorride accogliendola e le sussurra “E’ tutto finito, piccola”, mentre Wayne si avvicina per toccarle le manine. Si gira verso Kim, rimasto con un piede dentro e uno fuori la cantina; il coreano è indeciso se seguire l’arresto o restare con la bimba. Hope pare suggerirgli la risposta quando lo guarda e gli sorride.
 
L’agente mora si avvicina al finestrino dell’auto dell’FBI per guardarla un’ultima volta.
Il suo ex capo. Trasformata in un mostro, a quale scopo? Solo per cercare una vendetta personale e professionale, e passare la vita a rovinarsi la carriera.
Samantha Dougherty è passata dall’essere una persona che lei rispettava a una criminale e un mostro. Non riesce a mostrare disgusto per essersela presa con una bambina. Non prova neanche rabbia per aver quasi ucciso il suo ‘fidanzato’. Forse l’unico sentimento restante è la pietà... pietà per quella donna che tanto aveva stimato.
“Non preoccuparti Teresa, qui me ne occupo io.” Daniel appare come un fantasma sbucando dal nulla. Si contrappone tra lei e la Dougherty come volesse chiudere letteralmente una porta sul passato.
Ha capito tutto. Il suo posto non è lì ad occuparsi di giustizia; adesso ha i suoi affari famigliari da risolvere.
Le sorride per lasciarla andare.
“Sicuro?”
“Sì, posso cavarmela con l’arresto e l’interrogatorio. Ti prometto che non sarà più a piede libero per almeno una ventina d’anni.”
Teresa ricambia il sorride. Ha capito anche lei. Quindi si allunga per abbracciarlo brevemente. “Grazie.”
Subito dopo però si morde la lingua tornando a maledire il suo istinto materno che la lascia abbracciare chiunque. Cammina verso Grace che sta compilando dei moduli per la sua agenzia investigativa.
“Van Pelt, hai visto Jane?”
La rossa alza la testa. “Laggiù.”
Teresa raggiunge quell’uomo di spalle, che riconosce dai ricci biondi, appoggiato ad una volante della polizia. Con una coperta addosso, ogni tanto lo vede alzare di poco lo sguardo per salutare con un cenno di capo gli agenti che l’hanno salvato. La distanza tra lei e lui le appare così irraggiungibile da avere l’impressione che stia scappando.
“Jane! Jane! Dove stai andando?”
Pensavi di fuggire di nuovo da me? Vorrebbe aggiungere, invece si ferma e sorride quasi commossa quando lui si volta tenendo Hope in braccio. La piccola agita le mani per salutarla.
“Mamma mamma!” cerca di mugolare la piccola.
“Pensavi me ne stessi andando via?”
Teresa dilata le pupille, stupita, chiedendosi come faccia sempre a leggerle nel pensiero.
“No!” si affretta a dire, ma il tono troppo acuto della voce la tradisce.
“Non me ne vado più, che ti piaccia oppure no.”
Teresa resta impallidita, non aspettandosi una risposta del genere. Il tono della sua voce è calmo e deciso. Hope interrompe il momento toccandosi il pancino che sente brontolare.
“Mamma... fameee!”
“Hai ragione, tesoro, è stata una giornata lunga...”
Hope allunga le braccia e si lascia andare poggiando la testa sull’incavo del collo della mamma. Con una mano, si mette a giocherellare con la collanina della croce.
Teresa sente il cuore batterle forte e si chiede se non stia avendo un attacco di panico. Probabilmente si risponde che la sua è soltanto paura di affrontare l’argomento che più le sta a cuore. Alza lo sguardo verso il suo interlocutore.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
Patrick si stringe la coperta a sé, guadagnando tempo. Apre la bocca pronto per parlare, invece emette un suono indistinto.
“Ho pensato a fuggire, ancora una volta. Avevo perfino chiesto a Parker di prendersi cura di te e di Hope, ma dopo stasera… Poteva finire male, Teresa. Potevamo perdere Hope.”
Oh, Jane... Ma non è successo. Le parole che pensa alla fine non riesce a buttarle fuori. Fa la sua espressione imbronciata, invece.
“Tu cosa?! Ti sei bevuto il cervello? Io non voglio nessun altro vicino a me, voglio solo...” e poi lo guarda, non completando la frase.
“Quello che voglio dire è che...” che cosa le prende? Non riesce neanche a parlare come dovrebbe!
D’un tratto le pare tutto più chiaro. Guarda se stessa, Hope e lui.
È questa la famiglia che voglio?
Sorride a malapena, ma è quel poco che basta per convincerlo a restare. Ci pensa il suo contatto a fargli venire le farfalle nello stomaco. Gli poggia una mano sul braccio e si avvicina a lui ancora di più. “Tu non hai idea di ciò che significhi per me.”
In quel momento vorrebbe fregarsene della gente che li circonda per attirarla a sé, baciarla, ma anche solo stringerla... eppure sente che non è giusto farlo. Non ancora. Quelle parole, invece, sono uscire fuori proprio al momento giusto. La guarda chiedendosi se le abbia dette veramente, e se lui se le merita dopo tutto quello che è successo. Preferisce fare un semplice gesto. Senza staccarle gli occhi di dosso, posa saldamente la mano sulla sua.
“Vogliamo ricominciare da capo? Andarci piano?”
Teresa sente la stretta sulla mano farsi più intensa, come se lui volesse suggellare un patto.
“Facciamo che vengo a stare da te per qualche giorno, almeno finché non trovo una sistemazione, e poi vediamo come va.”
“Siiiiiiiiii!” Hope grida, alternando le vocali con gli sbadigli. È su di giri.
Teresa trattiene una risata. “Qualche giorno?”
“Poi magari mi piacerà stare così tanto sul tuo divano che dovrò prenderci fissa dimora. Forse mi stancherò pure di passare le nottate lì sopra e dovrò scegliere un altro posto più caldo.” Lascia cadere la frase lì, senza andare oltre, anche perché la mora gli ha appena pestato il piede, tanto per ricordargli che c’è una bimba con loro.
“Certo... dopo tutto potrebbe servirmi anche un cuoco per casa.”
“Allora abbiamo un accordo!”
“Grandioso!”
Decidono di voltare le spalle all’ingorgo di volanti e auto della polizia e dell’FBI. Lui abbandona la coperta a terra, non sentendo più il freddo addosso. Una sensazione di caldo lo avvolge e capisce che può tornare a sorridere di nuovo, lasciandosi alle spalle quella sensazione di congelamento e abbracciando questo nuovo calore che percepisce accanto alla sua agente preferita, che lui tanto ama, augurandosi un giorno di trovare le parole per dirglielo.
Posa il braccio intorno alle spalle minute di Teresa, la quale sorride felice, dopo aver trovato la risposta alla sua tormentata domanda. Patrick si avvicina al suo orecchio.
“Sai, pensavo che Hope Jane suonerebbe bene all’anagrafe. Che ne dici?”
Non sarà la famiglia perfetta, quella che lei ha sempre sognato. Ma è pur sempre un inizio.
Anche prendersi per mano in quel momento, e camminare lentamente verso caso. Dopo tutto, avevano promesso di andarci piano in tutte le piccole cose.
 
 

Angoletto dell’autrice (poco) sana di mente:
Lo so, lo so, lo so... scusate terribilmente per il ritardo ma avevo il blocco dello scrittore! T__T
Finale un po’ così, niente lieti fine eccessivi, ma neanche è andata a finire male... ricordiamoci che è un angst :p
La cattiva è stata arrestata, e tutto è bene quel che finisce bene, no? :p
Jane e Lisbon non li vedo farsi troppe romanticherie, quindi niente baci o carezze eccessive. Diciamo che per ora i due tontoloni si prenderanno del tempo per recuperare quello che hanno perso in due anni. Qualcuno vuole suggerir loro da dove devono iniziare?
Hope non ha ‘parlato’ molto nella storia, ma ho lasciato sempre sottintendere che sotto i versetti e i gemiti stesse in realtà pronunciando delle parole. Qui, non solo ha imparato a camminare da sola, ma l’ho lasciata anche ‘parlare’  e salvare la situazione... piccole Jane crescono :p
Grazie a tutti quelli che hanno letto\recensito\preferito la fanfic, è stata una sorpresa ogni volta leggere persone nuove che seguivano la storia *-*
Detto ciò, alla prossima fanfic, e dai che lo hiatus è quasi finito e The Mentalist si avvicina *-*
D. <3

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Mentalist / Vai alla pagina dell'autore: _diana87