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Autore: Lovelyguns    23/02/2014    2 recensioni
Non posso crederci, non so minimamente dove cazzo sono e l’unica cosa a cui penso è a dove sia finito il telefono.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                      Capitolo uno.


- Prometti che ci chiamerai appena avrai finito l’esame, okay tesoro? -
Ormai era la decima volta che mia madre ripeteva quella cavolo di frase.
Era una donna molto strana, non come tutte le altre che sembravano fotocopiate; adoravo quel suo lato un po’ sbarazzino, tenendosi comunque in tiro dato il lavoro che faceva, ovvero l’avvocato.
Io annuii soltanto, vedendo arrivare mio padre Ray con almeno due valige per mano, tutte di mia madre ovviamente, dato che non penso che a lui piacesse il rosa, altrimenti sarebbe stato un fottuto gay, non che io avessi qualcosa contro gay.
Si tolse gli occhiali da sole, eravamo in casa, specifico, con un gesto da bad boy un po’ antiquato e li appese a quella sua camicetta hawaiana che odiavo tantissimo… era orribile.
- Sierra, dobbiamo andare, penso che Justin abbia capito a questo punto, ormai ha quasi vent’anni, vero figliolo? - chiese mio padre con un sorriso inquietante stampato in faccia.
Che poi il bello era che io non avevo ancora detto una frase di senso compiuto da quando mi ero svegliato, primo perché dopo due giorni avrei avuto l’ultimo esame del primo anno del college che frequentavo, e secondo perché non avevo né la voglia, né la forza di parlare con quei due pazzi. E ricordiamoci che ero figlio unico, quindi potevano importunare solo me.
-Okay Ray… solo che mi mancherà così tanto…- disse lei con un filo di voce, tirando su col naso.
Stava forse per piangere? Oddio, che spettacolo raccapricciante.
Guardai mio padre e, senza farmi vedere da mia madre, unii le mani in una specie di preghiera e gli indicai la porta con un cenno del capo, come per dire: “Portala subito via da qui, ti prego.”
 
 
Avevo appena finito di fare la doccia, mentre ripetevo a me stesso di stare calmo, d'altronde avevo studiato come un dannato per questo esame, anche se il mio migliore amico Andrew mi aveva chiamato minimo quaranta volte la settimana prima, il tutto perché non l’avevo considerato di striscio, dato che dovevo studiare. Poverino, si sentiva escluso. Fregan’cazzo.
Ecco, Andrew era quel tipo di persona che arrivava a livelli di deficienza sovrumani, non gliene fregava nulla della scuola, infatti l’anno prima non aveva passato neanche un esame, sennò in quel momento anche lui avrebbe studiato per questo cazzo di esame.
Un attimo, ma che dico… lui non avrebbe studiato neanche dopo cent’anni, considerando l’elemento che era.
Pensava solo all’estetica, sembrava tipo Randy della serie televisiva sui matrimoni, sul serio. La differenza stava nel fatto che Andrew era muscoloso.
Sospirai, scacciando i pensieri che ritraevano il mio migliore amico a torso nudo, insomma, non volevo rimettere tutta la colazione, e aprii l’armadio.
Come mi sarei dovuto vestire? Non fraintendetemi, non ero un ragazzo fissato sul proprio aspetto esteriore, ma quella mattina ero particolarmente agitato, stavo per affrontare uno degli esami più importanti della mia carriera scolastica.
Mi soffermai su una camicia bianca e un paio di jeans blu scuro.
Sì, sarebbero andati benissimo, non volevo fare come certi individui che si mettevano in tiro, con giacca e cravatta, tanto per arruffianarsi i professori, ma non volevo neanche vestirmi come uno straccione dei quartieri malfamati del Bronx.
Mi vestii in fretta e mi guardai allo specchio, occupandomi degli ultimi ritocchi, e ripetendo mentalmente la mia tesina, presi le chiavi della macchina, il cellulare e l’occorrente per l’esposizione del mio esame e mi lanciai, letteralmente, visto che mentre correvo ero inciampato, sul sedile del guidatore, mettendo in moto la macchina.
In pochi minuti arrivai davanti al college e presi un respiro profondo prima di entrare, pensando “Okay ragazzi, tutti attenti che lo spettacolo di Justin Drew Bieber sta per iniziare.”
Entrai spalancando letteralmente la porta d’ingresso e lanciando qualche sguardo ammiccante intorno a me, mentre camminavo a rallentatore nel mezzo del corridoio.
Forse però non ottenni la reazione da telefilm che mi aspettavo, visto che invece di sorridere e battere le mani, le persone mi guardarono alquanto sconcertate.
Bene, almeno una figura di merda dovevo farla.
Sorrisi imbarazzato e scappai verso un distributore automatico, prendendo un caffè per evitare che la stanchezza mi giocasse altri brutti scherzi, poi raggiunsi l’aula dove si sarebbe tenuto il mio esame, aspettando con ansia che mi chiamassero.
La porta si spalancò e i miei occhi incrociarono quelli professor Jonhson, che mi stava squadrando con un sorrisetto da nano malefico.
Inclinai il capo, in effetti era uguale ai nani da giardino che avevano i miei nonni nella casa in campagna dove andavo sempre nelle vacanze natalizie, ah… mi mancavano quei tempi, era così bello stare in fam- il professore mi schioccò le dita davanti al naso e mi guardò furioso, mentre scuotevo la testa per riprendermi.
-Allora? Ti decidi o no ad entrare?-
Ricambiai la sua occhiata e lo seguii all’interno della stanza, fingendo un sorriso davanti agli altri professori, mi sedetti di fronte a loro e mi preparai per il colloquio.
Se non si fosse capito, tra me e quel professore non c’erano bei rapporti, anzi, lui faceva di tutto per distruggermi e farmi bocciare qualsiasi esame, mentre io facevo di tutto per provocarlo.
-Innanzitutto, - disse Jonhson con un sorrisetto - volevo congratularmi con te per il tuo spettacolino di poco fa nel corridoio di ingresso.- concluse con un ghigno.
Sentivo che sarebbe stato un lungo, lunghissimo esame.
 
 
Infilai l’ultimo paio di jeans nella valigia, la chiusi e mi precipitai al piano di sotto.
Controllai mentalmente di aver preso tutto l’occorrente per le vacanze e, preso il cellulare, il portafogli e le chiavi dell’auto, salii in macchina e mi recai all’aereoporto per jet privati.
Sì, avevo un jet privato, ma solo perché i miei erano uno avvocato e l’altro giudice di una delle imprese più importanti di New York, e visto che potevano permetterselo, avevano comprato un jet, ovviamente molto piccolo, apposta per un pilota e un massimo di quattro passeggeri, ma non ci lamentavamo.
Poteva sembrare un acquisto superfluo da ricconi, ma era estremamente comodo per situazioni tipo quella.
Una volta arrivato, salutai Steve, il pilota, che ricambiò e mi aiutò a salire a bordo, sistemando la mia valigia nell’apposito stanzino.
-Allora, pronto per questa stupenda vacanza?- mi chiese sorridendo.
Steve era un tipo davvero simpatico, un amico di famiglia stretto, che aveva un figlio della mia età, con il quale tra l’altro avevo un legame molto speciale, visto che ci conoscevamo da quando facevamo l’asilo.
-Molto, non vedevo l’ora di staccare un po’ dagli studi.- risposi sistemandomi sul sedile e allacciando la cintura.
-Bravo ragazzo, spero davvero che il tuo esame sia andato bene.-
-Grazie Steve, mi daranno i risultati fra un mese.-
E l’esame era andato strabene, a parte il fatto che Jonhson aveva fatto di tutto per mettermi in ridicolo e alla fine aveva raccontato a tutta la commissione di esame del mio spettacolino di quella mattina, scatenando le risate di tutti, tranne la mia, ovviamente.
Comunque fortunatamente per me, ma sfortunatamente per il professore, quella figuraccia mi aveva reso simpatico agli occhi degli altri professori, e non stupido come credeva lui.
Il jet decollò ed io mi inserii gli auricolari nelle orecchie, cadendo in un sonno profondo.
 
 
Mi svegliai di soprassalto con una mano sul cuore.
Avevo chiaramente sentito dei rumori, e li sentivo tutt’ora, c’era qualcosa di strano.
Mi slacciai la cintura e mi avvicinai a Steve, che era impegnato a parlare con un auricolare e usava dei termini specifici che non mi permettevano di capire cosa stesse succedendo.
-Steve?- chiesi piano, non so come mai, ma mi mancava il fiato.
-Steve!- chiamai più forte stavolta, facendolo voltare verso di me.
Notai subito la sua espressione spaventata, congedò con un “Ci proverò” la persona che si trovava all’altro capo dell’auricolare e mi guardò serio.
-Justin, c’è un problema con il motore.- disse continuando a manovrare.
-Cosa vorrebbe dire?- chiesi allarmato.
Prese un respiro profondo e continuò a guardare fuori, anche se non si vedeva niente, se non delle nuvole.
-Dovrò effettuare un atterraggio d’emergenza.-
-Cosa?! Perché?-
-Mentre dormivi c’è stata una tempesta che ha danneggiato il motore, l’unico presente, dato le dimensioni di questo jet, e non reggerà ancora per molto… dobbiamo atterrare.-
Mi presi il viso tra le mani.
Cosa potevo fare in questi casi? Non avevo seguito un corso di boy scout o qualcosa simile. Mi sentivo davvero inutile.
-Ehi, sta’ tranquillo, ce la faremo. Però devi sederti.-
Ascoltai il suo consiglio e mi allacciai la cintura.
Fuori non si vedeva niente, se non nuvole, e il jet faceva un rumore assordante e fastidioso, oltre al fatto che sembravamo nel pieno di una turbolenza, anche se sapevo che il tremolio era dovuto al motore e non alle nuvole.
Chiusi gli occhi e pregai con tutto me stesso che Steve riuscisse ad atterrare senza difficoltà e sulla terraferma, possibilmente.
-Maday! Maday!- urlò Steve ad un certo punto, pigiando un sacco di bottoni sul quadrante dei comandi.
Mi sentivo tanto come in un film, non mi sembrava vero che questo stesse succedendo a me.
Mentre ero immerso nei miei pensieri, Steve richiamò la mia attenzione.
-Justin! Reggiti forte!-
Prima che potessi capire se quella fosse una frase positiva, magari aveva trovato una pista per l’atterraggio, o negativa, l’aereo cominciò a girare su sé stesso e a precipitare con un rumore metallico insopportabile.
E all’improvviso, tutto divenne buio.
 
 
Angolo Autrici.
 
Salvee! Siamo sempre noi, Lovelyguns e PerfectStranger.
Questo è il primo capitolo, che introduce la vita di Justin e il resto, per farvi capire la situazione.
Fateci sapere cosa ne pensate, grazie a chi ha recensito il prologo e a chi ha aggiunto la storia tra le seguite, grazie mille del vostro supporto!
Alla prossimaa!
  
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