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Autore: JulieMary    23/02/2014    8 recensioni
E se "Take me home" non fosse solo una raccolta di canzoni, ma anche di piccole storie?
Parole, sentimenti ed emozioni: in questo caso non vengono messe in musica, ma su pagine bianche riempite da lettere. Adesso tocca a voi conoscerle: non con le cuffie, ma con gli occhi. Tra trame, personaggi e rating tutti diversi fra loro, vi auguro una buona lettura.
(¯`·._.·[VI PREGO DI NON PLAGIARE]·._.·´¯)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Live while we're young
(part 1)




Rating: arancione



Non avrei mai creduto che mia madre potesse fare amicizia in ufficio, dato che il suo carattere non è mai stato uno dei migliori; la sua arroganza durante le discussioni ha sempre irritato chiunque, per non parlare di quelle numerose volte in cui lei critica le persone senza neanche conoscerle.

Eppure, nonostante i suoi innumerevoli difetti, mia mamma ha invitato a cena una sua collega di lavoro, la quale sembra aver fatto davvero amicizia con lei. A quanto pare i miracoli esistono.
È da quasi un’ora che sono chiusa in bagno per prepararmi, dato che ho saputo che verrà qui anche il figlio di questa donna. Mia mamma mi ha detto che è più grande di me di due anni e io sono curiosa di sapere che aspetto abbia. In teoria sarebbe dovuto venire anche il padre, ma ha degli impegni nell’officina in cui lavora. Forse è meglio così, non avrebbe comunque trovato alcun uomo con cui discorrere, dato che mio padre ha il turno di notte.
-Zoe, esci dal bagno!- sento mia madre urlarmi da dietro la porta mentre mi spazzolo i capelli.
-Ho quasi finito!- rispondo a voce alta, poi sbuffo guardandomi allo specchio. Quasi dimenticavo che pure lei deve farsi una doccia.
Quando apro la porta, trovo la mamma che mi guarda furiosa.
-Avevi intenzione di stare qui dentro fino a mezzanotte?- mi rimprovera come al solito.
Io non dico niente e me ne vado in camera, lasciando quella donna che mi ha creata farsi una doccia lampo, poiché la collega e suo figlio potrebbero arrivare a momenti.
Mi siedo sul mio letto aspettando l’arrivo di quei due. Qualche secondo dopo, mi arriva un messaggio sul cellulare. Prendo il telefono dal comodino e controllo: è la mia migliore amica Colette.

Ehi Zoe, per questo sabato sera ho organizzato una festa in piscina alla villa dei miei nonni, ti va di esserci? Ti prego! Ho invitato un bel po’ di gente (:

Appena leggo il messaggio spalanco gli occhi e la bocca. Mi riesce difficile credere che Colette sia riuscita a convincere i suoi nonni ad organizzare un party a casa loro, poiché sono sempre stati contrari all’idea. Mi domando soltanto se sappiano davvero di questa festa.

Sei riuscita a convincerli? Grande! (:

Come mi aspettavo, era troppo bello per essere vero. Colette ha deciso tutto da sola.

Ehm.. no! Ma partono per il fine settimana e siccome ho una copia delle chiavi di casa...

La mia migliore amica non cambierà mai, ma è per questo che l’adoro. Entrambe andiamo pazze per le feste, soprattutto quando vengono organizzate di nascosto. Sapere che potremo rischiare dei guai mi esalta perché amo l’avventura e buttarmi in tutto ciò che è proibito.
Accetto al volo l’invito e subito poco dopo aver spedito quest’ultimo messaggio, sento suonare il campanello. Bene, gli ospiti sono arrivati.
-Vai ad aprire tu, Zoe!- mi urla mia mamma dal bagno e io corro di sotto all’ingresso. Scosto leggermente la tendina della porta e oltre il vetro vedo due sagome davanti al citofono. Schiaccio il pulsantino e apro loro il cancello, poi faccio la stessa cosa con la porta.
Davanti a me si fermano una donna bionda e robusta e, dietro di lei, un ragazzo alto con un accenno di barba in viso.
-Salve, io sono Zoe, la figlia- mi presento alla signora cercando di essere educata e fare buona impressione.
-Ciao, piacere, Karen- si presenta a sua volta lei stringendomi la mano. La faccio entrare e, dopo Karen, mi stringe la mano il ragazzo.
-Liam- dice con tono calmo e sorridendomi. Ricambio il sorriso e squadro Liam dalla testa ai piedi: indossa una camicia bianca accompagnata da una giacca formale color grigio topo, un paio di jeans scuri aderenti e due scarpe lucide marroni. Sembrano tanto quelle che porta sempre mio nonno Ferdinand. Nonostante questo look triste e di pessimo gusto, il ragazzo è molto carino.
-Accomodatevi pure- invito i due a sedersi sul divano in salotto e li accompagno.
-Grazie, cara- mi dice Karen con tono gentile. –Dov’è tua mamma?- mi chiede una volta sedutasi.
-Si sta ancora preparando, arriverà tra poco- rispondo rimanendo in piedi davanti al divano, poi vado a sedermi sulla poltrona accanto.
Mi sento leggermente in imbarazzo. Che io ricordi, non mi è mai capitato di stare in salotto con due sconosciuti seduti sul mio divano. Non so cosa dire. Mamma, salvami. Ti prego.
Liam si sta girando i pollici e tiene lo sguardo incollato a terra. Che sia in imbarazzo anche lui? O forse non aveva alcuna voglia di venire qui?
-Ciao Karen, scusami per l’aspetto, ma..- dice mia madre mentre scende le scale e ci raggiunge.
-Ciao Paula, non preoccuparti- risponde la signora bionda alzandosi dal divano per salutare mia mamma che tiene un asciugamano in testa. Fossi in lei morirei dalla vergogna.Noto divertita che Liam sta cercando di trattenere delle risate tenendosi una mano davanti la bocca, poi mi guarda. Io gli sorrido capendo subito che è l’aspetto di mia madre a provocargli le risa.




La cena è andata bene e per fortuna i piatti son piaciuti sia alla signora Karen che al figlio Liam, dato che il secondo e il dolce li ho preparati io. A volte mi diverte cimentarmi in cucina e mi rende fiera sapere che alcune cose mi escono bene.
Mia mamma prima di cenare si è asciugata i capelli, menomale. Mi sarei sentita a disagio al posto suo se non l’avesse fatto, ma penso che lei se ne sarebbe fregata, conoscendola.
-Vi andrebbe un caffè?- ci propone lei dopo aver sparecchiato la tavola.
Karen accetta, io e Liam no.
-Senti Zoe, andresti a portare fuori la spazzatura?- mi chiede la mamma mentre accende la macchinetta del caffè. Sbuffo, ma per non fare la figura della figlia cattiva, obbedisco.

-Mamma, io esco a fumare una sigaretta- avverte Liam la signora Karen alzandosi dalla sedia. La donna annuisce guardando il tavolo, senza dire niente, come se disapprovasse il fatto che il figlio fumi, ma lo lascia comunque fare. Sembra come rassegnata.
Mi ritrovo ad uscire in giardino con il sacco della pattumiera in mano e Liam che mi segue. Che cosa imbarazzante, ma cerco di non starci troppo a pensare. Il fatto che io e questo ragazzo vestito da mio nonno siamo soli in giardino mi intriga. Potrebbe essere un buon pretesto per parlargli e conoscerlo.
Lascio il sacchetto dell’immondizia vicino al cancello, poi torno indietro, trovando Liam sotto il portico appoggiato alla ringhiera lignea bianca con in mano una sigaretta accesa.
Prima di rientrare in casa, mi fermo sotto il portico e mi metto accanto a Liam.
-Ti è piaciuta la cena?- gli chiedo, anche se so già la risposta, ma almeno parto con qualcosa.
-Sì, era tutto molto buono- mi risponde il ragazzo dopo aver tirato una boccata di fumo, poi si gira verso di me sorridendomi.
-Son contenta- dico col sorriso e sistemandomi una ciocca di capelli dietro un orecchio. Dopo aver esitato per una manciata di secondi, ricomincio a parlare.
-Mi fai fare un tiro?- quasi sussurro per non farmi sentire da mia madre.
-Certo- mi risponde con tranquillità Liam e mi pone la sigaretta in bocca. Mentre lui mi tiene la stizza, io aspiro un po’, poi getto via il fumo rilassandomi.
Liam rimette la sigaretta tra le sue labbra e continua a fumare pensando a chissà cosa.
-Tua mamma lo sa che fumi?- mi chiedi lui.
-Zitto!- lo rimprovero. –No, mi ucciderebbe- aggiungo e Liam mi chiede scusa per non aver bisbigliato. –E tu? Come l’hai detto a tua mamma?- gli chiedo infine con curiosità.
-Mi ha fatto cominciare mio padre, lei non voleva nemmeno- mi risponde il ragazzo con una punta di tristezza.
-Strano che sia stato tuo padre a farti cominciare- dico con perplessità mentre Liam fa cadere dalla sigaretta la cenere , la quale aleggia nell’aria non appena incontra un lieve soffio di vento serale.
-Lui dipende da queste schifezze- mi confessa Liam riferendosi alle sigarette e a chissà cos’altro. –Mi diceva sempre “fumare è come liberarsi dai problemi” e io non l’ho mai capito, finchè un giorno non mi ha incoraggiato a farlo, nonostante io sapessi che il fumo fa male- mi racconta Liam e io sono tutta orecchi. –E’ il mio unico modo di trasgredire- mi dice infine. Sembra che Liam nascondi un segreto. So che potrei essere indiscreta, ma sento di dovergli fare delle domande.
-Trasgredire?- chiedo, e Liam annuisce. –Che motivo hai per trasgredire?- continuo a domandare.
-Oh, beh..
-Okay, scusa, non dovevo farti questa domanda, perdonami- mi tiro indietro cambiando improvvisamente idea. Mi sento troppo invasiva.
-Tranquilla, non ho problemi a dirtelo, sono abituato a raccontarlo- mi dice lui come se avesse già detto a tutto il mondo i suo segreti. –Mio padre fuma, beve e ha tradito mia madre due volte- mi confessa Liam e io rimango impietrita. Mi dispiace moltissimo per lui. Nei suoi occhi si vede la sua sofferenza, eppure mi chiedo come abbia fatto a raccontarmelo senza esitazioni.
-Oh, mi spiace.
-Tranquilla, ormai è da qualche anno che convivo con l’essere contorto di mio padre, ma ciò che mi da più fastidio è che mia mamma non si decide a cacciarlo fuori di casa- mi dice Liam con un tocco di rabbia in voce. Gli porgo il portacenere che sta sempre sopra il tavolino vicino l’ingresso per spegnere la sigaretta e lui mi ringrazia.
-Mi ha rovinato la vita- continua Liam a sfogarsi con me. –Sono sempre chiuso in me stesso, mi trascuro, non riesco più a divertirmi con gli amici, non esco e rimango attaccato alle sigarette come lui, lo detesto- aggiunge infine. La luce della luna illumina il suo volto e quando lo guardo mi sembra di vedere un angelo a cui sono state deturpate le ali e tolta l’aureola.
Ora capisco perché Liam indossa questi abiti tristi e vecchi. E anche perché non si fa la barba. I suoi occhi castani sono dolci, ma opachi.
-Hai bisogno di sentirti più libero- gli consiglio con il cuore in mano.
Liam mi guarda perplesso.
-In che senso?
-Devi uscire dal tuo guscio, lasciarci dentro i tuoi problemi e saperti divertire.
-E’ facile a dirsi, Zoe- mi dice Liam rassegnato, come se per la sua situazione non esistano soluzioni, ma io voglio dimostrargli il contrario. Ce la può fare.
-Tu hai diciannove anni, giusto?- gli chiedo e lui annuisce. –Bene, allora vivi e comportati come tale! Noi siamo giovani, dobbiamo mettere da parte tutto ciò che ci preoccupa, fregarcene e divertirci.
Liam mi sorride, poi rivolge il suo sguardo alla luna.
-Mi piace la tua filosofia- dice.
-Ti andrebbe di metterla in pratica venendo con me ad una festa in piscina sabato sera?- gli propongo non appena mi viene in mente questo lampo di genio. Aiuterò Liam a sentirsi libero e ad integrarsi nel gruppo dei giovani. Lo è anche lui, insomma, non deve comportarsi come un adulto che ha appena detto addio all’adolescenza. Lui ha diciannove anni, caspita.
Prima che Liam possa rispondermi, mia madre sbuca dalla porta d’ingresso e interrompe il nostro discorso.
-Che state facendo, ragazzi?
-Niente, stiamo solo parlando- rispondo con malavoglia. Mi stava piacendo quel momento e adesso è arrivata lei a rovinare tutto.
-Mi sembrava strano che durasse così tanto portare fuori la spazzatura- commenta la donna continuando a farsi gli affari miei, come tutte le madri. E a proposito di mamme, è arrivata anche Karen.
-State facendo amicizia?- ci chiede la bionda sorridendoci. Chissà cosa si è messa in testa.
-Sì mamma, stavamo parlando- risponde Liam voltandosi verso di lei con tutto il corpo e si appoggia con la schiena alla ringhiera bianca.
-Okay, fate i bravi eh- ci raccomanda mamma e io sbuffo. Mio Dio, che vergogna.
-Sì, ciao- la liquido freddamente per non prolungare questo senso di imbarazzo che io e Liam teniamo dentro. Le due rientrano in casa e spero che non facciano più una comparsa improvvisa come questa.
Io e Liam scoppiamo a ridere.
-Allora? Verrai alla festa?- riprendo il discorso placando le mie risa.
-Okay, ci sto- accetta con mia sorpresa il ragazzo e ne sono felice. –Ma promettimi che non mi lascerai solo- giunge lui ad un compromesso.
-Tranquillo, ti starò appiccicata- gli assicuro facendogli un occhiolino e un sorriso.
Non vedo l’ora che sia sabato. Ci si divertirà da morire.







LET'S PARTY!

ciaaao a tutte!
ebbene sì, JulieMary non è morta ;)
chiedo subito perdono per essere sparita in questo periodo, ma è una storia lunga che poche di voi sanno (?)
va beh, adesso sono qui.
finalmente ho cominciato anche la raccolta di Take me Home, sento il coro dell'alleluja.
questa è la prima parte di Live While We're Young, tra pochi giorni posto la seconda!
che ne pensate? trovate interessante l'inizio? vi dico soltanto che la seconda parte lo sarà mooolto di più ;)
e poi, beh... è uscito il terzo CD, ossia Midnight Memories.
sapete cosa significa?
che JulieMary dovrà rimboccarsi le maniche e scrivere anche una terza raccolta di songfic!
quanto lavoro, OMG.
va beh, vedremo come andrà (?)
se avete qualcosa da dirmi, dovete fare solo una cosa: RECENSITE.
ci tengo mooolto.
alla prossima, ciao!

ps: EFP mi è mancaaato tanto!


   
 
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