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Autore: misScarlett    23/02/2014    0 recensioni
Jane è Jane. Will è Will. Jane è stronza, ma è debole. Will è accondiscendente, ma è forte. Jane non sa cosa vuole. Will invece lo sa benissimo. Jane e Will erano due strade parallele, che non si erano mai accorti della leggerissima inclinazione che li avrebbe portati a incrociarsi. Inevitabilmente.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO III.

Febbraio 2012. Lunedì. Jane aveva imparato che nella vita niente ti viene dato per niente. Aveva una visione pessimistica di tutto, e non c'era niente che le facesse cambiare idea al proposito. Homo homini lupus. Era questo che credeva fermamente: la sua era una perenne guerra con chiunque volesse ostacolarla, ma poi si era evoluta in una guerra con chiunque senza distinzioni. Ecco perché, nel cuore di Jane, quel cuore che lei riteneva di non avere, non c'era più spazio per l'amore. Era un cuore avvizzito, un muscolo come un altro, del tutto indebolito dalla ragione che doveva avere sempre la meglio. Nessuna debolezza. Così Jane evitava di accorgersi di ogni cosa che potesse portarla verso quella direzione: la direzione dell'anti-egoismo, la strada del "noi". Per lei non c'era e non dovevano esserci "noi". Doveva esserci solo il suo io, brillante sopra qualsiasi cosa.
Era un peccato che proprio questo la stesse facendo diventare opaca. Come un trofeo messo in vetrina che nessuno può toccare, un metallo prezioso ossidato, così era la sua anima, che non risplendeva più. Continuando a negare l'evidenza, però, Jane puntava sul fatto di essere esattamente come aveva sempre voluto essere: indipendente. Era difficile da capire se utilizzasse quel termine per seppellire la solitudine, ma ci aveva fatto una tale abitudine da sentirsi bene con sé. Così com'era. Non si sentiva sola, perché non lo era effettivamente. Erano solo quei momenti della notte in cui tutti i suoi fantasmi le comparivano di fronte combattendo contro di lei con le spade del rimorso e le frecce degli sbagli. Armi che non sbagliavano mai bersaglio. Al contrario di lei, che rimaneva disarmata. Il più grande difetto di Jane era il pensare troppo. Ma dovette interrompere quel mare di pensieri per lasciare spazio a un sorriso costruito mentre entrava al bar del campus per raggiungere Gwen e Madeline, le sue migliori amiche. Baciò entrambe nelle guance, salutandole, poi si sedette con loro. Non poté fare a meno di notare le loro espressioni, che indicavano trepidazione.
- Mi dovete dire l'ultimo gossip del campus?
- Molto meglio, Molly.
L'usanza di usare come soprannomi i nomi delle Superchicche - cartone che tutte e tre seguivano assiduamente da bambine - aveva origine da tempi lontani. Jane, da brava brontolona, era Molly; Gwen e Mad erano rispettivamente Lolly e Dolly. Non usavano sempre chiamarsi così, ma capitava. Gwen, dopo averle dato la risposta, aveva assunto la tipica espressione da esperta psicologa, nella convinzione di aver capito già tutto grazie ai suoi studi sui comportamenti umani.
- Sono tutta orecchie...
- Se ci fossi stata sabato avresti scoperto con noi la notiz-...
- Will ha la ragazza!
- MAAAD! E dai però, che palle!
- Scusa, è che non vedevo l'ora di dirglielo...
Jane guardava prima l'una e poi l'altra con un sopracciglio alzato. Non capiva se fosse uno scherzo loro o del destino, ma sicuramente era parecchio perplessa. Will e "ragazza" potevano raramente stare insieme in una frase che avesse connotati positivi. Era curiosa di saperne di più, specie interessata dal fatto di avere una potenziale nuova vittima. Non poteva di certo negare, nemmeno a se stessa, che la notizia non l'avesse infastidita almeno un po'. I perché, d'altra parte, erano variabili rispetto ai punti di vista.
- E chi è questa sfigata?
Jane chiese con sufficienza e un sorrisetto sardonico sul volto, mentre nello stesso tempo aveva alzato la mano e l'indice per attirare l'attenzione di un cameriere e ordinare il suo solito caffé macchiato. Non appena il ragazzo ebbe preso l'ordine e si fu allontanato, Gwen si sporse al centro del tavolo, come se dovesse confidare un segreto.
- Samantha Montgomery, una biondina, l'avrai vista sicuro. Ma non è che sia proprio la ragazza...
- Però sono usciti più di una volta e pare vada bene!
- Non è vero. Sono usciti una volta!
- Ah, va be'... Una volta che valeva qualcosa però!
Jane aveva ridotto gli occhi a due fessure. Aveva capito perfettamente chi era quella Samantha. Lei e la sua coinquilina la chiamavano "Barbie Magia del Fondotinta". Era sempre talmente perfetta che la infastidiva: trucco impeccabile, unghie curatissime, abbigliamento ricercato, accessori abbinatissimi. Per non parlare del modo che aveva di parlare e di sorridere. Sembrava finta, sembrava che niente potesse sconfiggere la sua bellezza Mattelliana.
- Abbiamo ufficialmente i nostri Ken e Barbie, allora. Sarà divertente sottometterli intellettualmente.
- Non credo dureranno molto, Will sembrava poco convinto.
- A me sembrava contento!
- Mad, tu sei un caso perso in quanto a empatia, lascia stare.
Le due continuavano a parlare, ma Jane ne aveva abbastanza. Avrebbe indagato personalmente non appena ne avesse avuto l'occasione.

Sabato. Il ritorno di Jane sarebbe stato in grande stile, Will ne era certo. Jane aveva la fissazione per la teatralità, ma era una teatralità piuttosto originale che non stancava, ma anzi, incuriosiva. E lui era proprio curioso di vederla dopo quel sabato di buio, che sicuramente non sarebbe stato argomento dei suoi discorsi. Jane non parlava mai di sé: Jane faceva parlare di sé. Lui, insieme a Jay e Travis, erano già al solito pub, parlando delle solite cose di cui si parla quando ci si vede tutti i giorni: cazzate.
- …senza contare che comunque c’è quella gran figa della Johansson, quindi è un film che va visto per forza.
- Vai a vedere i film per la bellezza delle attrici?
- Anche! Adesso che sei fidanzato…
- Non è più lo stesso!
I due ragazzi godevano non poco a prendersi gioco di Will, che d’altra parte non sopportava di essere definito “fidanzato” dopo due uscite con Samantha. Proprio così, l’aveva incontrata anche quel venerdì ed era di nuovo andato tutto bene. Così aveva detto a Jay e Travis: tutto bene. Aveva tralasciato la parte del bacio alla fragola – colpa di quel dannato lucidalabbra da adolescentina che iniziava a irritarlo – che era stato probabilmente il più inutile e piatto della storia. Dal suo punto di vista, ovviamente.
- Oh, guarda: maschi che confabulano tra loro. Ciao, femminucce.
Jane apparve dal nulla, come se fosse stata lì per tutto il tempo ma invisibile, come se potesse arrivare ovunque schioccando le dita. Will la guardò con la coda dell’occhio, senza girarsi. Ci avrebbe giurato: pochi minuti e la battuta di lei sarebbe arrivata su lui come un’incudine dal cielo. In piena testa.
- Ciao, Jane!
- Ciao, J!
- Ciao.
A quel saluto gelido, Jane assunse un’espressione perplessa, mentre nello stesso istante li raggiungevano Gwen e Madeline. Salutarono anche loro, e Jane sedette esattamente di fronte a Will. Voleva capire quale fosse il suo problema, a parte i soliti che ben conosceva, cioè – tutto nella sua personale ottica – una disarmante bontà assimilabile a infinità stupidità. Passare subito all’attacco fu la prima mossa da fare per ripagarsi di quel saluto così poco degno.
- Sei triste perché non c’é la tua bambolina, Will?
Sorriso falso. Jane.
Serietà offesa. Will.
- Sono triste perché non ti fai i cazzi tuoi, Jane.
- Uuuh, nervo scoperto.
- Sai cosa è un nervo scoperto? Che tu sei sola come nessuno e non accetti che gli altri non lo siano.
La frequenza del battito cardiaco di Jane si alzò, rapidamente e senza controllo. Colpita e affondata, con una calma che era peggio della frase stessa, una verità che era come una lama gelida nel petto, gelida come il saluto che le aveva riservato e come quel modo che aveva di trattarla. Per un attimo lo guardò con gli occhi di chi non aveva difese. Perché non ne aveva davvero.

Agosto 2012. E’ proprio quando cammini in silenzio che ti viene da pensare a un sacco di cose. Cammini in silenzio con qualcuno affianco, ma non ne senti il peso, è come se fossi avvolto da una calma accogliente, che ti fa riflettere.
- Perché mi trattavi come se mi odiassi?
Ti fa riflettere. Anche troppo.
  
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