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Autore: Placebogirl_Black Stones    23/02/2014    9 recensioni
- No, e non ne ho mai avuto bisogno-
Si stupì di quelle ultime parole.
Zoro non aveva mai parlato di un’ipotetica famiglia, ma lei aveva sempre creduto che avesse comunque ricevuto l’affetto di due genitori.
Invece, si ritrovava a scoprirlo per l’ennesima volta così simile a lei…
Forse era diventato così gelido anche per questo, perché non aveva mai conosciuto l’affetto.
Spade, sudore, fatica, sangue, sacrifici.
Questo era stato quello che aveva conosciuto e vissuto.
Ma non aveva idea di cosa fosse il calore di abbraccio, la morbidezza di un palmo che ti sfiora per una carezza, la sensazione di benessere che si prova a sentirsi amati.
Lei si era sempre sentita al sicuro quando lui l’aveva protetta, facendole scudo con le sue braccia.
E lui?
Lui quando si era sentito al sicuro?
La sicurezza se l’era sempre data da solo, imparando a difendersi con l’aiuto delle sue fedeli katane.
Disprezzava i sentimenti perché non li capiva, ecco la verità.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPECIAL NEEDS

 

Sorrideva, seduta sul divano della sala dell’acquario.

Sorrideva dolcemente, mentre accarezzava la testa del piccolo Chopper.

Era morbida, proprio come quella di un peluche.

Di sicuro la renna era quella che fra tutti loro si avvicinava meno alla figura del pirata.

Dolce, indifeso, ingenuo.

Sembrava proprio un bambino.

Gli faceva tenerezza, tanto da farla sentire un po’ mamma.

Si era addormentato accanto a lei, con la testa appoggiata sulla sua gamba, il cappello che giaceva pochi centimetri più in là.

Era in quei momenti, quando si trovava di fronte ad un bambino, che il suo lato più dolce e materno prendeva il sopravvento.

Lei non l’aveva avuta un’infanzia, non aveva potuto godere delle carezze di una calda figura materna.

Le era stato negato.

Per questo motivo desiderava che ogni piccola creatura potesse godere di questo privilegio.

Continuava a passare la mano fra il pelo della sua testa, più soffice rispetto al resto del corpo, che non era comunque da meno.

Si stava rilassando, abbandonandosi ai ricordi, quando dei passi pesanti giunsero alle sue orecchie, sempre più vicini, accompagnati da un tintinnio metallico.

Nessun dubbio su chi potesse essere, ormai il suo orecchio sapeva riconoscere quei suoni alla perfezione, anche in mezzo ad una folla.

Come pensava, ecco apparire davanti ai suoi occhi lo spadaccino, di ritorno dai suoi allenamenti serali.

Era venuto sicuramente a riposarsi, prima di andare a dormire, forse attratto dalla luce ancora accesa in sala.

 

- Ѐ il tuo turno di guardia stasera?- le chiese, senza accertarsi di abbassare i toni per non svegliare Chopper.

- Sssssh! - fece piano, accigliandosi - Non vedi che dorme?- bisbigliò.

 

Lo vide abbassare lo sguardo sulla renna, fissandola come se l’avesse notata solo in quell’istante.

In effetti, le dimensioni normali di Chopper non erano colossali, e di certo la luce soffusa della sala non era di aiuto.

Si soffermò con lo sguardo su di lui, per qualche secondo.

Se solo avesse potuto immaginare cosa stava pensando, di sicuro le sue guance si sarebbero tinte di porpora.

Già, perché il verde dal cuore freddo non lo avrebbe ammesso, ma era invidioso di quelle dolci carezze che la rossa stava riservando al piccolo animale.

Desiderava anche lui che quelle candide mani si posassero sul suo capo, stanco e affaticato dagli estenuanti allenamenti.

 

- Non dovreste sempre coccolarlo così tanto- proferì severo, distogliendo lo sguardo e sedendosi accanto a lei, a braccia conserte ed occhi chiusi.

- E perché?- chiese, guardandolo.

- Perché se continuate a trattarlo come un moccioso non diventerà mai un vero uomo, e avrà sempre paura di tutto-

- Non è vero! E poi Chopper è ancora un bambino…-

- Certo, e finché lo tratterete come tale lo resterà. Deve capire che nella vita non c’è sempre qualcuno pronto a proteggerti, e che a volte bisogna cavarsela solo con le proprie forze-

- Sei sempre così duro e scorbutico! Tutti hanno bisogno di sentirsi coccolati ogni tanto! E non dirmi che tu da bambino non hai mai ricevuto carezze!- si inacidì.

- No, e non ne ho mai avuto bisogno-

 

Si stupì di quelle ultime parole.

Zoro non aveva mai parlato di un’ipotetica famiglia, ma lei aveva sempre creduto che avesse comunque ricevuto l’affetto di due genitori.

Invece, si ritrovava a scoprirlo per l’ennesima volta così simile a lei…

Forse era diventato così gelido anche per questo, perché non aveva mai conosciuto l’affetto.

Spade, sudore, fatica, sangue, sacrifici.

Questo era stato quello che aveva conosciuto e vissuto.

Ma non aveva idea di cosa fosse il calore di abbraccio, la morbidezza di un palmo che ti sfiora per una carezza, la sensazione di benessere che si prova a sentirsi amati.

Lei si era sempre sentita al sicuro quando lui l’aveva protetta, facendole scudo con le sue braccia.

E lui?

Lui quando si era sentito al sicuro?

La sicurezza se l’era sempre data da solo, imparando a difendersi con l’aiuto delle sue fedeli katane.

Disprezzava i sentimenti perché non li capiva, ecco la verità.

Le fece tenerezza pensare a questo, a quanto forse anche lui avesse bisogno di coccole.

Lo sentì muoversi accanto a lei, mentre si sdraiava sul divano, stravaccandosi, con la testa vicino alla sua gamba, dalla parte opposta a quella di Chopper.

Era quello il suo modo di chiedere affetto.

Zoro era un lupo solitario, e non amava troppo la compagnia.

Ma nella vita, ci sono momenti in cui anche l’uomo più solitario del mondo si sente solo, e avverte la necessità di sentire una presenza a fianco.

Lui non chiedeva apertamente di fargli compagnia, ma si faceva capire a gesti e azioni.

Come adesso.

Come tante altre volte aveva fatto durante i loro turni di guardia.

Il suo era un silenzio ricco di parole.

Un silenzio che diceva “non voglio stare solo stanotte, lasciami qui con te”.

E lei era felice di averlo accanto a sé, perché ormai aveva capito di amarlo.

Un amore che non era ancora pronto per essere dichiarato, che forse non lo sarebbe mai stato.

Ma andava bene così.

Così erano fatto loro.

Due testoni orgogliosi.

Sorrise, guardando prima Chopper e poi di nuovo Zoro.

Da un lato, un bambino che doveva ancora diventare uomo; dall’altro, un uomo che non era mai stato davvero un bambino.

Sorridendo, portò l’altra mano sul capo dello spadaccino, passandogliela fra i capelli, stupendosi di quanto fossero morbidi al tatto, nonostante apparissero così scompigliati.

 

- Che stai facendo?!- l’apostrofò.

- Mi sembra ovvio. Ti faccio le coccole!- rispose con naturalezza.

- Ti ho detto che non ne ho bisogno! Non sono un moccioso, e tantomeno il tuo cane!-

- Su su, domani potrai fare il samurai freddo e scorbutico. Ma per stanotte, puoi essere solo un moccioso che si fa coccolare- gli disse dolcemente.

 

Lo sentì sbuffare, borbottando qualcosa di incomprensibile e assumendo un’espressione accigliata.

Odiava mostrare le sue emozioni.

 

- Se non ti piace, puoi sempre spostarti da qui…- gli diede un ultimatum, sperando che non lo prendesse troppo sul serio.

 

Con sua grande sorpresa, fece leva sui gomiti, portando la testa sopra la sua gamba, accomodandosi.

Per la prima volta in vita sua, si era arreso.

Si era arreso a sentimenti.

Si era arreso ad essere solo un ragazzo.

Continuò a passargli la mano fra i capelli, scendendo poi verso il contorno spigoloso del volto e ripercorrendolo, sentendo i muscoli rilassarsi al suo passaggio.

Continuò fino a quando non sentì il suo respiro farsi pesante, segno che si era addormentato.

Restò a fissarlo dolcemente per minuti interminabili, fotografando nella mente l’immagine del suo volto rilassato e, forse, felice.

Probabilmente non avrebbe mai più avuto occasione di rivederla, se non in rari casi.

Ma le bastava.

Le bastava sapere che era stata lei a regalargli quel momento di felicità.

Un ultimo pensiero le attraversò la mente, prima che il sonno cogliesse anche lei, lasciandole quel sorriso che per tutta la sera non l’aveva mai abbandonata.

Forse, un giorno, anche Zoro l’avrebbe coccolata così.

 

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTORE

No, solo il fatto di aver pubblicato due cose nello stesso giorno fa di me un essere superiore! U_U

Questa cosa mi è uscita così, perciò perdonate la poca serietà…

Volevo descrivere un momento di fluff zonami, spero di avervi lasciato almeno una piccola emozione!

Il titolo l’ho preso da una canzone dei Placebo perché mi sembrava che queste due parole descrivessero bene la trama, ma non è una song fic e non c’entra nulla con il reale testo della canzone.

Baci

Place

   
 
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