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Autore: Chains_    23/02/2014    39 recensioni

N= {a, i, l, n} A= {a, i, l, n}
Allin guardò il pezzo di carta passatole dal suo compagno di banco e si accigliò, non capendo subito le sue intenzioni.
“A meno N...” Sussurrò Niall scrivendo l'operazione d'insiemistica.
“Uguale insieme vuoto.”
“I nostri nomi!” Esclamò sorpresa la ragazza.
“Sì, sono composti dalle stesse lettere.”
“E se uno viene sottratto all'altro...”
“L'altro si annulla.” Concluse Niall sorridendo.

Quando Allin ebbe la possibilità di frequentare il liceo di Mullingar, non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata sconvolta dalla presenza di un ragazzo. Per sfortuna gitana, acrobata nel circo di famiglia, non avrebbe voluto né potuto innamorarsi di un irlandese. Eppure fu grazie a Niall che Allin iniziò a credere in un futuro in cui essere zingara sarebbe stato solo un ricordo. Ma il peggio doveva ancora venire. I due dovevano ancora esser separati.

"Sai cosa c'è, cugina? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Ora lui sta ad XFactor ed io qui, distante chissà quanto!"

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t652GzFXWqc
La Fanfiction prende ispirazione dal vero.
[Personaggisecondari: LittleMix, 5Sos...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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"One day, we'll stay together."

 
Dunque, buonasera! Si ritorna ad A-N. Il concorso è andato, la One Shot scritta... Aspetto il riscontro! Vi avviso: da questo capitolo Liam, Louis, Harry e Zayn entrano finalmente in scena. Inoltre, come forse capirete, molte delle battute riguardanti l'audizione di Niall e il suo percorso ai bootcamp le ho prese e tradotte dalla realtà.
Vi invito come al solito alla lettura delle note finali, buona lettura
.

 

"Tu non sei..."

"Tu non sei autorizzata a parlare!" Tuonò Gonzalo ad Allin, strappandole di mano il cellulare. Le avrebbe disattivato il numero, non appena sarebbero arrivati in Portogallo.

"Posso farti una domanda? Solo una." La gitana si alzò in piedi, in segno di sfida. Incrociò le mani al petto e aspettò la risposta di suo padre. La regola del 'non piangere' era tornata in vigore: la bionda sentiva di essere tornata quella di un tempo, l'insensibile, gelida ragazza che nessuna cattiveria, nessuna violenza avrebbe mai potuto scalfire.

"Tu prova."

"Sei dispiaciuto che sia morta la mamma?"

"Secondo te?"

L'uomo e la ragazza si guardarono dritto negli occhi, solo odio riuscivano a provare l'uno nei confronti dell'altra, nulla più.

* * *

Erano passati nove giorni da quando Allin se ne era andata, da quando il mondo, agli occhi di Niall, si era ridotto alla sua stanza buia. Il biondo, dopo esservi entrato una prima volta, la mattina successiva al terribile accaduto, non ne era infatti più uscito, fatta eccezione per mangiare o andare in bagno. “Tanto, cosa m'importa se mi lascio andare?” Si chiedeva spesso ridendo amaramente davanti ad uno specchio, prendendosi in giro da solo, rileggendo poi inevitabilmente le parole della lettera lasciatagli da Allin. E, se durante il giorno il ragazzo si comportava da vegetale, lasciando che il mondo scorresse davanti ai suoi occhi, che la vita degli altri andasse avanti, la notte la passava piangendo. Piangendo fino al vomito, fino a sentire la testa esplodere a causa di un dolore lancinante alle tempie. Niall piangeva, e sperava che quella piccola, minuscola, parte di lui avesse ragione, che Allin fosse stata davvero costretta a lasciargli quella lettera, che il suo dolore fosse solo frutto di un equivoco. Era così confuso che avrebbe preferito addormentarsi per cent'anni, e svegliarsi solo quando avrebbe sentito la verità fuoriuscire dalle labbra di Allin. Inoltre, la sera prima aveva contribuito al suo devasto più completo una triste scoperta.

Elizabeth e Mark, essendosi preoccupati del non rispondere dell'irlandese a qualunque chiamata, messaggio, dm su Twitter, si erano recati a casa sua. Quando lo videro, con due occhiaie scure a solcargli il volto, corsero ad abbracciarlo, con la triste sensazione che Allin fosse stata la causa del suo male. Le loro teorie ricevettero conferma: Niall raccontò ai suoi amici che la bionda se ne era andata circa una settimana prima. Ovvio che mentì, dicendo che la sua ragazza era dovuta tornare in Spagna per riunirsi con la sua famiglia dopo la morte della madre e che, per non soffrire, aveva scelto di tagliare tutti i ponti con l'Irlanda.

“Quindi il mio cellulare non dava di matto quando provavo a chiamarla e la segreteria m'informava che stavo contattando un numero inesistente!” Fu frase di Elizabeth a cambiare tutto.

Il cuore del biondo, che sembrava essersi definitivamente distrutto, si sgretolò ancora mentre nella sua testa incominciò a farsi sempre più convincente l'ipotesi che Allin fosse la vittima, non il carnefice.

* * *

La mattina del ventotto Giugno duemiladieci, Niall stava ancora dormendo, quando nella sua camera entrarono Maura, Greg e Robert.

“Si va ad X-Factor!” Esclamò la donna aprendo la finestra della camera del figlio, facendolo svegliare di colpo.

“Che cazzo state facendo? Voglio dormire!” Niall spalancò gli occhi. Una lacrima cadde sul suo viso, rimanenza del pianto notturno.

“Nialler, oggi è il giorno, capisci? Devi continuare a vivere.” Greg abbracciò a sé il fratello, stendendosi sul suo letto come faceva sempre quando erano più piccoli.

Robert, in quel contesto si sentì incredibilmente fuori posto. Da quando aveva divorziato con Maura non poteva certo vantarsi di avere un bel rapporto con i figli, soprattutto con Greg che non perdeva occasione per metterlo a tacere.

“Sono le cinque del mattino, dobbiamo arrivare a Dublino per le sette, Nì.” Intervenne poi, quasi con paura.

Per sua sorpresa non ricevette nessuna occhiataccia. Greg si contenne, pur di non rovinare il giorno di Niall.

“Potete lasciarmi solo con Greg?” Chiese poi il minore e, alla sua richiesta, i due adulti se ne andarono.

* * *

"Devo diventare famoso! Devo!" Affermò Niall, non appena la porta della sua camera venne chiusa.

"Devi?" Gli rispose Greg accigliandosi, non capendo cosa intendesse l'aspirante cantante.

Allora lui gli raccontò ciò che aveva scoperto la sera prima, grazie alla chiacchierata con i suoi due amici.

“Pensi che il padre l'abbia voluta isolare?”

“Sì.”

“Ma perché? A che pro?” Il maggiore dei due Horan non capiva. Non immaginava nemmeno cosa ci fosse dietro al comportamento di quell'uomo.

“Secondo me Gonzalo non ha rapito solo a casa nostra... Forse ha voluto evitare di esser cercato in tutti i modi...” Azzardò Niall gesticolando animatamente, mentre tentava di infilarsi una maglia blu che aveva già sfilato due volte, essendosela messa alla rovescia.

“I gitani sono assolutamente troppo impulsivi e vendicativi, anche con quelli degli altri clan."

“Ecco, forse era entrato in contrasto con un'altra famiglia importante, oppure voleva semplicemente andarsene da qui. Marie era dell'Irlanda, lui no." Ragionò il ragazzo, stringendo le stringhe delle sue Nike bianche.

"Non lo so... Mancano tasselli in questo puzzle e sai come si chiama l'unica persona che potrebbe sistemarne almeno un paio ma che adesso è irraggiungibile?”

“Allin.”

“Greg, io devo trovarla. Non mi interessa il modo. Per cellulare mi è impossibile, per detective privato credo sia assurdo ed inutile, visto che i gitani non sono segnati all'anagrafe. Ha ancora l'account Twitter attivo, ma penso che non ci rientrerà mai...”

“L'unica cosa che posso dirti è 'Prova'. Non posso vederti più così, capisci? E' corrosivo. E penso che sì, diventando famoso quantomeno avresti più contatti e, se le mai vorrà spiegarsi, beh, ti troverà facilmente... Ho anche un'altra idea pero'.” Affermò Greg, passando il giubbotto a Niall.

“Dimmi. Ti prego.”

“Usa Twitter. Okay, tu pensi che lei non entrerà mai, e se invece dovesse farlo?”

“Se registrassi dei piccoli resoconti della mia giornata e li caricassi in un diario online? Se poi le lasciassi il link e la password... Potrebbe vederli e io la sentirei più..." Il biondo sbuffò, non trovando la parola adatta.

"Vicina." Aggiunse poi, chiudendo un attimo gli occhi.

“Fallo. Tanto qual è l'alternativa? Lasciarti andare così? No.” I due ragazzi scesero le scale, arrivando in strada.

"Ehm Niall, una cosa importante: tieni la testa sulle spalle. Pensa sempre alla minima possibilità che Allin abbia scritto di sua volontà quella lettera. Pensa a cosa le dirai quando e se la troverai, a come ci resterai."

"Greg. Io la amo! Non passa giorno in cui non penso a lei. Io la voglio trovare e non mi interessa né quando, né come e neanche cosa mi dirà.” Sibilò Niall infastidito, infilandosi le cuffiette nelle orecchie, per tranquillizzarsi.

* * *

Il viaggio da Mullingar a Dublino fu alquanto silenzioso ed imbarazzante. In quella macchina, si stava troppo stretti. La nonna, i genitori, il fratello... Niall sentiva di soffocare sotto i loro sguardi apprensivi mentre ascoltava a ripetizione “So sick”, canzone che avrebbe cantato davanti ai quattro giudici e che, dannazione, gli ricordava fin troppo Allin.

"Forse sarebbe meglio se ce ne tornass-" Azzardò Maura, mordendosi le unghie agitata, seduta nel sedile anteriore, accanto a Robert.

"No, mamma. Noi restiamo. Niall è bravo, ama cantare, ce la farà.”

E così la famiglia arrivò a Dublino, dove si sarebbero tenuti i primi provini dal vivo. Passarono le ore, letterali e intere ore di attesa. Il biondino non aveva smesso dolcemente inquieto. Se ne era stato seduto in una poltroncina strimpellando qualche canzone smielata, come quella del suo cantante preferito, Justin Bieber, per poi passare a qualche motivetto più movimentato. Aveva paura e l'unico modo per non averne era cantare, suonare. Come un autolesionista vede il sangue uscire dalle ferite che si è procurato lui stesso e sente il dolore andarsene via con quel liquido rossastro, Niall cantava e con la sua voce liberava anche tutte le sue preoccupazioni, paure e tristezze. Ed si era ancor di più deciso: avrebbe reagito anziché aspettare passivamente che il dolore se ne andasse. “Quantomeno”, pensò il ragazzo, “Cercarla mi farà vivere.” Sarebbe stato così, esattamente così. Una cospicua parte del cuore di Niall se l'era portata via Allin. Il biondino aveva capito che dimenticandosi di lei, si sarebbe anche dimenticato di se stesso.

* * *

“Sono Niall Horan, ho sedici anni e vengo da Mullingar, Irlanda.” Si presentò l'irlandese alle telecamere televisive, scoprendosi un grande attore. Infatti sorrise, così tanto che sembrò che le sue risa fossero vere.

“Voglio diventare come alcuni grandi nomi del mondo, tipo Beyoncè...”

“...Justin Bieber è un esempio perfetto!” Esclamò fiero, improvvisamente di buon umore.

“Sono stato... Sono stato paragonato a lui un paio di volte, e non è un paragone niente male!” Aggiunse poi, vantandosi un po', ma con ironia, in modo che nessuno lo potesse ritenere un montato.

“Voglio fare il "tutto esaurito" ai concerti, fare un album e lavorare con alcuni dei migliori artisti del mondo.”

“Se oggi passo il turno... Il gioco comincia, la vita ricomincia... Più o meno.” La breve intervista si concluse così, con un sorriso amaro ad incurvare le sue labbra e uno sguardo accigliato del cameraman alla sua ultima frase.

* * *

“Avanti il prossimo!” Esordì con tono autorevole uno dei quattro giudici, Louis Walsh.

Era il momento. Si era fatto il turno di Niall, dopo ore snervanti di attesa. Il biondino, camicia a scacchi rossi, blu e bianchi, jeans fin troppo lenti, sneackers chiare ai piedi, uscì dalle quinte, dove aveva tanto atteso il suo momento.

“Ciao ragazzi.” Niall raggiunse il centro del palco. Le gambe gli tremavano terribilmente, le sue labbra erano curvate da un sorriso agitato e soprattutto imbarazzato.

Indescrivibile è l'insieme di emozioni che provò in soli pochi secondi. La gente che gli applaudiva, che gli sorrideva, la telecamera che lo riprendeva. Istintivamente Niall guardò sotto al palco. Allin non c'era eppure a lui sembrava di vederla sorridergli dolcemente, incoraggiandolo. E se allora bastava salire su un palco per immaginarsela, per sentirla vicino, Niall lo avrebbe fatto anche per tutta la vita, continuando la sua ricerca. Prima o poi l'avrebbe stretta a sé.

“Come ti chiami?” Chiese il primo giudice al microfono.

"Niall."

"Niall... Niall come?"

"Horan."

"Perché sei qui oggi?"

"Sono qui per diventare il miglior artista del mondo." Ammise allora Niall, mordendosi le unghie imbarazzato e arrossendo visibilmente.

"Quanti anni hai?"

"Sedici."

"Sei un Justin Bieber irlandese?" Gli domandò divertito il signor Walsh.

"Credo di sì."

"Sei molto popolare a scuola?" Gli chiese la famosa Katy Perry, ospite e giudice per quella manche di audizioni.

"Sì, sì potrebbe dire di sì." Sorrise ridacchiando il giovane irlandese.

"Dai allora, canta." Lo invitarono i giudici.

E così Niall fece. Non aveva molta paura di cantare, infondo era abituato. Gli bastò concentrarsi e non guardare nessuno in particolare per calmarsi. Aveva finito la prima strofa e stava iniziando la seconda, quando Katy lo interruppe.

"Penso che tu sia adorabile e che abbia carisma, ma credo che tu debba lavorare di più... Hai solo sedici anni." Spiegò la giovane cantante pop.

"Io ho iniziato la mia carriera quando avevo quindici anni e non ho avuto successo fino a ventitré." Continuò poi.

"Io credo che tu non sia preparato, penso che tu sia venuto con la canzone sbagliata." Affermò Simon Cowell impassibile.

"Tu non sei bravo come pensavi di esssere... Ma mi piaci ancora." Aggiunse infine, facendo rabbrividire Niall con il suo complimento.

"Sì, tu sei adorabile, hai molto fascino per avere solo sedici anni." Commentò Cheryl Cole.

"Niall, credo che tu abbia qualcosa che piace alla gente, sei simpatico!" Intervenne Louis, che sin da subito era stato colpito dal biondino.

"Che cosa?" Simon si accigliò, squadrando il collega.

"Credo che alla gente piaccia, perché è simpatico, non perché è irlandese."

"In che modo può piacere alla gente perché è 'simpatico?'" "Simon, sì o no?"

"Dico di sì." Rispose incredibilmente il giudice, facendo sorridere Niall in modo quasi indecente.

"Cheryl, sì o no?" Continuò Walsh.

"Dico no."

"Io dico di sì!" Affermò quindi l'uomo, al dissenso della Cole.

"Oh, Louis!" Katy si portò una mano a coprirsi la bocca spalancata. Stava a lei scegliere sul futuro di un ragazzo.

"Katy, ha bisogno di tre sì, dagli un'opportunità!" Forzò Louis.

"Posso dire di essere d'accordo con Cheryl, deve lavorare di più..." Ragionò la mora, guardandosi attorno.

"In ogni caso, l'essere simpatico non ti farà vendere più dischi, il talento lo farà... E tu hai un poco dei due... " La cantante fermò il suo flusso di pensieri pubblico, tacendo per un secondo. Inutile raccontare le emozioni provate Niall. Felicità, timore, sconfitta, vittoria. Lui stesso non capiva cosa gli stesse accadendo.

"Naturalmente, rimani in gara." Concluse Katy.

Niall aveva superato il provino. Niall aveva ricominciato a vivere. Lacrime di gioia gli rigarono il volto, quando tornò dalla sua famiglia per festeggiare. Maura, eccitata, chiamò un albergo di basso rango a Londra, prenotando per i giorni in cui Niall sarebbe dovuto andare ai bootcamp negli studi veri e propri di X-Factor. Preso dalla felicità Robert cinse in un grande abbraccio la sua famiglia, dimenticandosi di ogni vecchio rancore, così come fece ogni suo membro, ricambiando la stretta.

* * *

"E' il vostro momento: ragazzi, salite sul palco!" Era il tardo pomeriggio del ventitré luglio, quando un assistente richiamò l'attenzione della cinquantina di giovani che si erano sparsi un po' ovunque tutto lo studio, nell'attesa dell'importante verdetto.

Un coach li aveva seguiti per vari giorni, per poi lasciarli esibire quella mattina con una canzone di Michael Jackson, molto rinomata: “Man in the mirror”.

"Come sapete si doveva fare un'ulteriore scrematura, quindi adesso chiamerò solo alcuni di voi. Questi proseguiranno la loro corsa al successo, gli altri dovranno, ovviamente, lasciare lo studio." Con queste parole li accolse Cheryl, dando due colpi di tosse al microfono.

Nome dopo nome chiamò tutti i vincitori. Niall non era in quella cerchia. Aveva perso, tutto. Prima la ragazza, la fiducia in se stesso, il suo perenne sorriso sul volto, poi anche le audizioni, una delle sue poche certezze, una delle sue più grandi speranze.

Il suo cuore smise di battere per un solo secondo, poi rincominciò a farlo quasi furiosamente, pompando sangue a velocità fuori dalla norma. Il biondino lanciò uno sguardo ai ragazzi con cui aveva passato quell'ultimo periodo in un hotel periferico agli studi, poi corse dietro le quinte. Ad aspettarlo c'erano sua madre, suo padre e suo fratello. Lo videro con gli occhi colmi di lacrime, occhi vitrei, spenti.

“Una delle cose più brutte capitate nella mia vita.” Mormorò poi, concedendo uno sguardo alla telecamera, ingorda di pianti e qualunque cosa avesse potuto fare audience.

“E... 'Dio santo.” Farfugliò il ragazzo, vergognandosi per essersi incappato nelle sue stesse parole, coprendosi poi il volto con il maglioncino marrone scuro che indossava quel giorno. Greg allora gli corse incontro. I due si stavano ancora abbracciando, quando fu richiamata nuovamente l'attenzione del minore.

“I ragazzi scartati possono gentilmente raggiungermi?” Un addetto all'organizzazione dello show si apprestò ad urlare, pur di riunire tutti.

“I giudici devono parlare con qualcuno di voi.” Spiegò quando un gruppo numeroso di ragazzi lo raggiunse.

“Ma cosa vogliono ancora da noi?” Sbuffò scocciato un ragazzo dall'aria avvilita.

Niall lo squadrò per bene. Riccio, occhi verdi, due fosse innocenti visibili ad ogni sua singola smorfia. Sembrava simpatico e amichevole.

"Zayn Malik." Un ragazzo dalla carnagione ambrata, capelli corvini quasi rasati, occhi color caramello velati da uno strato di paura, si fece avanti.

"Liam Payne.” Ad affiancarlo fu lui. Capelli lisci ,castano chiaro, ad incorniciargli il volto, occhi marroni. Un sedicenne che sarebbe passato inosservato, se non avesse avuto un sorriso caloroso capace di ammaliare chiunque.

“Harry Styles.” Niall spalancò la bocca quando vide il riccio che poco prima si era mostrato esausto seguire Zayn e Liam. In quel momento, il biondo sperò con tutto se stesso che sarebbe stato fatto anche il suo nome.

“Niall Horan." Così fu.

Il cuore gli sembrò esplodere nella gabbia toracica, il suo battere rimbombò forte fino al cervello. Non si illuse, non volle pensare subito al meglio, si limitò a lanciare un'occhiata a mo' di saluto a quelli che neanche sapeva sarebbero stati non solo suoi compagni di viaggio, ma anche suoi nuovi amici, fratelli.

"Louis Tomlinson." Un ragazzo dall'aspetto più maturo di loro fu chiamato per ultimo. I capelli castano scuro gli coprivano la frangia, i suoi occhi blu sembravano perennemente sorridere. Niall guardò il ragazzo salutare Harry, il riccio.

"Ci siamo incontrati nei bagni, poco fa e gli ho chiesto un autografo." Spiegò Louis, il maggiore, agli altri ragazzi che si erano accigliati.

"Secondo voi... Festeggeremo?" Chiese con un po' di timidezza Zayn, il moro.

"Sono già stato ad X-Factor, ho già provato ad entrare... Spero che questa volta sia quella giusta." Spiegò Liam, il saggio.

Così, in quattro battute, Niall aveva già classificato quei ragazzi.

"Io ho paura." Confessò poi, evitando di incrociare gli sguardi degli altri ragazzi.

"Niall, sorridi ché andrà bene! Ci vorranno dare sicuro una notizia bomba!" Louis rise, ricevendo occhiatacce dai quattro ragazzi intorno a lui.

"Vivi la vita al momento, perché tutto il resto è incerto!" Quasi recitò questa frase, mettendoci effettivamente parecchia passione.

"Dai, andate!" Li incitò lo stesso ragazzotto che li aveva chiamati, quando li vide esitare dietro alle quinte.

I cinque sognatori si guardarono con decisione, si lanciarono uno sguardo di intesa, poi si ritrovarono sul palco, faccia a faccia con i tre giudici.

"Per voi c'è un'altra possibilità. Troppo è il vostro talento. Non possiamo lasciarvi andare." Così Cheryl salutò i Zayn, Liam, Harry, Niall e Louis, che condividevano la scena con altre quattro ragazze.

"Bene, siete ufficialmente sotto il mio controllo da... Adesso!" Simon sorrise, entusiasta e curioso di scoprire come si sarebbero rilevati quegli aspiranti cantanti una volta uniti in gruppo.

Gli occhi di Niall si riempirono di lacrime di gioia. Il ragazzo saltò dalla felicità strattonando Harry, rimasto incredulo.

"Tu lo sapevi!" Tuonò quindi il riccio riprendendosi, colpendo con uno schiaffetto Louis.

Questo incominciò a ridere a crepapelle, sotto lo sguardo divertito di Liam e Zayn.

"Ce l'abbiamo fatta..." Mormorò il castano, guardando quelli che in un minuto erano diventati i suoi compagni di band. Liam non sapeva come sarebbe stato lavorare fianco a fianco con loro, non immaginava neanche il successo che avrebbero avuto.

"Hai detto 'abbiamo'." Soffiò Zayn, portandosi una mano sul cuore.

"Eh sì." Fu questa la prima volta in cui i ragazzi si abbracciarono, sentendosi già parte di un gruppo che non aveva neppure un nome.

"Alt! Ragazzi, ragazze, sappiate che dovrete lavorare dieci, undici, dodici ore al giorno, ogni giorno, per restare in gara. Mi avete ascoltato?" Chiese Simon causando pesanti sospiri di Cheryl e Louis. I nove giovani cantanti sorrisero ed annuirono, i cinque nuovi amici si guardarono sorridendosi, portandosi le mani al viso, troppo eccitati dalla notizia per contenersi. Niall volse lo sguardo al soffitto.

"Dammi dell'illuso, ma, Allin, io non smetterò di credere che tu sia solo vittima delle assurdità di tuo padre. Ti prometto che un giorno ci rivedremo, che staremo insieme. Per sempre."

Spazio autrice
 
Bene, bene... Torno dopo quattordici giorni e vi faccio leggere un capitolo pietoso. L'ho riletto centinaia di volte e cambiato più parti. Non sono pienamente soddisfatta, ma tanto penso che non lo sarò mai! Okay, mi scuso anche per la noiosità del tutto, ma mi son rifiutata di accorciare tutta questa parte in cui i ragazzi si conosceranno, in cui Allin ritornerà ad essere chiusa e insensibile, anche perché poi alcune vicende verrano citate o comunque prese in considerazione poi. Ho tantissimi progetti per questa storia. Ah, una cosa... Gonzalo, secondo voi, voleva davvero dire ciò che ha detto ad Allin oppure aveva in mente altro? Amo il suo personaggio, fangirlo troppo per lui. ^-^
Vi rubo altri due secondi per ringraziarvi. A-N ha raggiunto le 251 recensioni. Diamine, è così fantastico! In soli sette capitoli. Grazie, grazie, grazie. Solo questo perché non so proprio come farvi capire quanto vi sia riconoscente. Vi prego, continuate a farlo, continuate ad essere presenti perché è per voi che mi impegno, oltre che per me stessa. Io sto cercando di fare del mio meglio, voi usate un po' del vostro tempo per lasciarmi un parere, anche breve, non importa.
Detto questo, possa colpirmi un fulmine, ci becchiamo domenica prossima! Aspettatevi tanto fluff e malinconia,
Giorgia.
   
 
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