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Autore: Julia of Elaja    23/02/2014    1 recensioni
Isola di Elaja, in un mondo parallelo; Hermione Granger ne è regina, assieme ad altri sette re, compreso suo marito.
Ma come si è ritrovata in un mondo del genere la strega più brillante che Hogwarts avesse conosciuto?
Chi incontrò sull'isola di Elaja al suo arrivo?
Come ne è diventata regina?
E perché non è moglie di Ron Weasley?
Chi altri ha preso posto nel suo cuore?
O meglio... quanti altri?
CROSSOVER: Dragon Ball
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Il trio protagonista, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Ron/Hermione
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei quattro re'
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Capitolo 1: Elaja, una realtà inaspettata

 




 
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La neve scendeva vorticosamente per posarsi su ogni cosa, quella notte, ad Elaja.
Hermione Granger, assorta nel contemplare i fiocchi che cadendo imbiancavano ogni dove là fuori, silenziosamente respirava per non far svegliare suo figlio, che in una culla lì affianco a lei dormiva tranquillo, immerso nel suo mondo dei sogni.
Kerion, così aveva deciso di chiamarlo, era nato da poco; Hermione e suo marito, Nix, re dell'isola di Elaja assieme ai suoi tre cugini, erano entusiasti del loro primogenito e dalla mattina alla sera lo ricoprivano di attenzioni, di baci, di carezze. Ogni attimo della loro giornata era dedicato a quel piccolo essere che aveva portato così tanta gioia in quel castello.
Era il primo dei nascituri dei quattro re; Kerion era stato accolto con la benevolenza della corte e del popolo intero, e dalla mattina alla sera era sempre circondato da gente che smaniava anche solo per guardarlo un attimo.
Ma essere madre era un compito davvero difficile; essendo anche regina a tempo pieno, per Hermione era davvero sfiancante conciliare gli affari di stato e le pressioni del figlio.
Avrebbe mai recuperato, prima o poi, del tempo da poter dedicare a se stessa e a suo marito?
Ma i giorni passavano, i mesi anche, e i giorni felici si trasformavano in intere giornate piene di mille problemi, da quelli più semplici come allattare Kerion al parlare di eventuali focolai di guerre sparsi per il regno.
Eppure un tempo tutto ciò non sarebbe stato nemmeno nei suoi sogni più utopici; mai Hermione si sarebbe immaginata regina di un regno in un mondo parallelo, mai avrebbe potuto pensare che, arrivata ad Elaja dopo essere stata risucchiata da un ambiguo vortice, ne sarebbe diventata regina un giorno.
Eppure qualcuno le aveva detto, tempo prima, che aveva un portamento regale; “Mio padre sarebbe stato fiero di te” le aveva sussurrato quel qualcuno un giorno, con un ghigno di scherno sul volto.
Era stato tempo prima che i quattro re giungessero ad Elaja; erano i tempi del tiranno Abu, giorni bui in cui lei, Ron e Harry si ritrovarono a vivere davvero la nuova realtà, a fronteggiare i nemici e capire come davvero funzionassero le cose in quel regno.
Ma i ricordi di Hermione tornarono ad ancora prima; ai tempi ancora più difficili in cui loro tre si nascondevano per strada, cercando rifugio in una stalla e tentando di incontrare alcuni ribelli a cui unirsi.
Fino a quando non avevano poi incontrato Silente. Vivo. In persona.
E assieme all'anziano preside, lui.
Vegeta, principe dei Saiyan; così si era presentato l'arcigno sconosciuto, stringendole la mano con fare alquanto perplesso e dubbioso, il che era anche lecito visto che i tre amici non indossavano altro che vecchi abiti lerci che avevano trovato in quella stalla in cui si erano nascosti per giorni. I loro abiti con cui erano giunti dalla “vecchia realtà” erano troppo diversi da quelli che si indossavano in giro; e se uno dei tre ogni tanto doveva uscir fuori per racimolare qualcosa da mangiare, avrebbero dovuto vestirsi in maniera diversa dalla loro solita. Le pezze furono una manna scesa dal cielo, ma Vegeta ne era alquanto disgustato.
“Il mio aspetto non le è gradito, signore?” gli aveva chiesto quindi Hermione in risposta a quello sguardo disprezzante “Vedo che mi guarda in maniera non troppo convinta”.
“Ehi tu, ragazzina, non rivolgerti a me con quel tono!” aveva sbottato lui in risposta “Solo perché Albus ti conosce, questo non ti autorizza a...”.
“Vegeta” Silente gli aveva abbassato un braccio, che prontamente era stato puntato a un palmo dal naso di Hermione “Loro sono preziosi alleati per noi. La signorina Granger, poi, possiede un acume impareggiabile, quindi temo dovrai fare a meno dei tuoi attacchi e considerarla un'amica”.
“Questa ragazzina non sarà mai mia amica, è solo una saccente!” Vegeta si era rivolto sgarbatamente a Silente “E l'unica qui con l'acume è mia moglie!”.
“Non nego che Bulma sia dotata di un impressionante intelligenza, ma non sottovalutare Hermione Granger! D'altronde, è la strega più brillante tra quelle della sua età!”.
E lui l'aveva guardata nuovamente corrucciato, sbuffando persino: “Magia. Quante sciocchezze! Combattere con dei pezzi di legno! Il combattimento è un'arte, non può essere sminuito in questa maniera!”.
“Mi permetto di dissentire, signor Vegeta” aveva risposto Hermione, schiarendosi la voce “Ma l'arte del combattimento, come lei la chiama, è altrettanto affascinante anche se praticata con questi “miseri pezzi di legno”, che tuttavia sono dotati di grande potenza e potrebbero uccidere persino una persona, se solo si volesse, in meno di un istante. E si chiamano bacchette, comunque”.
“E come vorresti uccidere il nemico? Cavandogli un occhio?”.
Silente era scoppiato a ridere: “Ah, credo proprio che questo sarà l'inizio di una frizzante collaborazione, fra voi due”.
Certo, perché Vegeta era stato incaricato da Silente in persona di prendersi cura di Hermione, ospitarla per quei primi tempi a casa sua, spiegarle di Elaja, di Abu, della resistenza e dei ribelli...
“Stammi a sentire, mocciosa” aveva esordito più tardi Vegeta, sul cammino verso casa, seguito a passo svelto da Hermione; “Non sono una mocciosa, signore” aveva sbottato lei in risposta “Ho quasi diciotto anni ed esigo che lei...”.
“Se proprio devi rivolgerti a me senza darmi del tu, allora chiamami principe Vegeta” l'aveva interrotta senza tanti complimenti “E comunque stavo parlando, non sai che è maleducazione interrompere?”.
Hermione aveva alzato gli occhi al cielo, trattenendo un verso gutturale di esasperazione; “Ora ascolta; in casa mia siamo in quattro: io, mia moglie, mio figlio Trunks e mia figlia Bra. Tu dormirai in camera sua, ma non aspettarti un comodo letto a baldacchino! Dormirai sul fieno”.
“Per me va bene anche a terra, l'importante è che riesca a stare al caldo” rispose lei “Dopo aver dormito con questi stracci in una stalla per giorni e giorni, non vedo l'ora di stare al caldo in casa”.
“Quello non ci manca” Vegeta aveva piegato le labbra in un ghigno compiaciuto “In casa abbiamo sempre il caminetto acceso”.
Viveva in una casupola quasi nel centro della cittadina di Mors; il perché di quel nome, Hermione, lo aveva intuito subito.
La morte.
La desolazione ovunque si camminasse: povertà agli angoli delle strade, negli occhi di intere famiglie che abbandonavano i loro casolari perché crollati a causa del solito tornado di passaggio. Perché sì, Mors aveva quel nome per ricordare che non era un luogo per la gente che voleva vivere. Ma, d'altronde, altrove sarebbe stato troppo costoso; era preferibile stare lì, più lontani dalla capitale e dalle grinfie dell'Impero, anche se i Consiglieri Reali passavano diverse volte al giorno anche in quella città pericolosa e desolata.
Era il Consigliere Ade che passava spesso, stava spiegando Vegeta ad Hermione: una persona meschina, il Dio degli Inferi, gente di cui non fidarsi.
“Io ci ho avuto a che fare per diverso tempo” stava raccontando, mentre la casa si faceva sempre più vicina e un gelo innaturale faceva battere i denti a Hermione “E ti assicuro che è un gran tornacontista. Oltre che una persona furba. Non lo si inganna facilmente, quello lì”.
“Il Dio degli Inferi?” Hermione strabuzzò gli occhi, interdetta.
“Sì. Proprio lui”.
“Ma è una divinità ellenistica, io non pensavo che...”.
“Senti, bella” Vegeta si era fermato bruscamente, la mano appoggiata alla porta d'ingresso di casa sua e lo sguardo fisso su Hermione “Dimentica tutto quello che pensavi di sapere. Chiaro? Qui ad Elaja la vita sarà completamente diversa. Questa è un'altra realtà, e ti conviene resettare la tua mente prima di iniziare a vivere qui”.
Hermione sospirò, osservando il suo fiato caldo vaporizzarsi nell'aria gelida; “D'accordo. Chi mi spiegherà tutto su Elaja?”.
“A questo ci penseremo noi. Io e la mia famiglia saremo i tuoi tutori. Benvenuta in casa nostra”.
E varcando la soglia di casa Brief, Hermione capì che avrebbe dovuto dire addio alla ragazza che era stata fino ad allora; colei che aveva aiutato Harry Potter a sconfiggere l'Oscuro Signore, Lord Voldemort; la strega che aveva la media di voti più alta di tutta la Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts; la ragazza che aveva mille sogni in testa sul suo futuro lavorativo nel Ministero della Magia; doveva abbandonare l'idea di vivere una normale vita con il suo futuro marito, nonché attuale fidanzato, Ron Weasley.
“E va bene” si disse “Se sono sopravvissuta a Voldemort, riuscirò a farlo anche qui”.
   
 
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