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Autore: Daisy Pearl    24/02/2014    4 recensioni
Finì di parlare e ansimò brevemente, come se avesse fatto una corsa infinita, lo sentii andare avanti e indietro e in qualche modo riuscii a immaginarmelo. Aveva un lungo abito bianco che si adagiava sul pavimento in pietra. La veste ondeggiava con eleganza e sembrava brillare di luce propria. Le lunghe ali erano spalancate sulle sue spalle, candide come il vestito e, a completarne la figura c’erano i classici boccoli oro che gli ricadevano sulle spalle con gentilezza. Potevo quasi vedere gli occhi azzurri come il cielo fissarmi attendendo che fossi in grado di alzarmi, in quel modo mi avrebbe potuta portare dove dovevo stare.
Mi avrebbe portata all’inferno.
- Questa è la storia di Mar e di Dave. Una storia di magia, tradimenti, colpi di scena, pazza, lucidità, amore. Bene e male si intrecciano in continuazione fondendosi in alcuni punti per poi separarsi. Il confine tra bianco e nero non è mai stato così invisibile.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di...'
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CAPITOLO 23



“Che ci fa lui qui?” lanciai ad Alex un’occhiata assassina, che lui parve non notare. Si era appena girato di spalle per chiudere la porta che aveva spalancato entrando nella piccola stanzetta dove ci trovavamo io e Cyfer. Era un posto piuttosto anonimo, con un paio di armadi e una lunga scrivania da riunioni posta proprio nel centro. Io e Cyfer ci eravamo seduti ad un’estremità di essa e attendavamo il segugio che Dush aveva deciso di mettermi alle calcagna.
“E’ di Dave che dobbiamo parlare, voleva esserci!” Cyfer lanciò un’occhiata solidale ad Alex mentre quest’ultimo incrociava il mio sguardo e mi guardava sprezzante.
“E’ lui l’agente di fiducia di Dush?” sbottai sottovoce, in modo che solo Cyfer mi sentisse.
“No!”
“Allora ti ripeto la domanda: cosa ci fa qui?” il mio tono di voce era fermo. Volevo che Alex sparisse definitivamente dalla mia vista.
“E’ preoccupato per Dave!” lo giustificò Cyfer.
“Non basta questo a giustificare la sa presenza qui!”
Alex prese posto di fronte a me e mi squadrò con rabbia. Era come se si stesse trattenendo dal saltarmi addosso e prendermi a schiaffi.
Non potevo dargli torto, ma ciò non voleva dire che mi facesse piacere, lo volevo fuori da quella stanza.
“I patti mi sembravano chiari: tu e il segugio!” sibilai tornando a rivolgermi a Cyfer.
“Non è un segugio, è un agente!”
“Se tutti gli agenti sono sciocchi come te allora non c’è poi una grossa differenza!”
Cyfer strinse la mascella, ma non rispose. Distolse lo sguardo da me e lo puntò  sul muro, come se su di esso vi fosse qualcosa di molto interessante oltre alla vernice bianca.
Posai i miei occhi neri su Alex e rimasi un attimo bloccata quando essi incontrarono le iridi verdi così simili a quelle di Dave.
Mi mancava. Era stupido negarlo, mi mancava il suo sapermi prendere, i suoi sorrisi, il bagliore nei suoi occhi quando mi vedeva. Non avrei mai visto quella stessa luce nelle pupille di Alex, lui mi odiava e basta.
“Vattene!” sibilai socchiudendo le palpebre con fare minaccioso.
“Non dirmi cosa devo fare, ragazzina!” marcò l’ultima parola con disprezzo, puntando a ferirmi. Che sciocco.
“A quest’ora avrei già potuto raccontarti tutto Cyfer, senza impiccioni nei dintorni! Invece tu hai insistito per aspettare. La vera domanda è: aspettavamo il segugio o Alex Greenwood?” piegai la testa di lato e attesi una risposta mentre l’ultima sillaba del cognome di Alex mi usciva come se fosse stata sputata dalla mia bocca.
“Cos’è successo a Dave?” domandò Alex a denti stretti. La calma che cercava di ostentare stava via via sparendo, cedendo il posto alla rabbia.
Incurvai leggermente un angolo delle labbra.
“Aspettavamo lui!” compresi anche se nessuno mi aveva risposto.
Se quello stupido voleva rimanere in quella stanza ad ascoltare tutte le cose terribili che erano successe a Dave erano affari suoi.
Cyfer tornò a guardarmi.
“Abbiamo circa mezz’ora prima che arrivi l’agente, cerca di dirci tutto quello che sai!” prese posto accanto a me, ma continuava a far saettare gli occhi sulle pareti.
Anche Alex lo notò. “Credi che ci stiano ascoltando?” chiese guardando anche lui le pareti bianche.
“Ho disattivato tutto, fa parte del patto, loro non si devono intromettere, ma mi sembra troppo facile!” sembrava pensieroso.
“Cyfer, tu lavori per questa associazione, perché hai assecondato così in fretta le mie condizioni? Pensavo che non avresti voluto agire senza gli ordini del tuo capo!” lo canzonai un po’. Lui ignorò il mio sarcasmo.
“Non condivido i metodi usati ultimamente!”
“Prima li condividevi?”
“Sì!”
“Prima di cosa?”
Finalmente gli occhi di Cyfer si staccarono dalla parete e si posarono sui miei.
“Prima di vedere 12 dei miei uomini morti!”
“Ah! Quei 12 uomini di cui continuate a parlare tutti! Cosa vuol dire che erano ‘i tuoi uomini’?”
“Ho un grado piuttosto elevato all’interno dell’associazione, quindi  ho diritto a degli uomini!”
“E come sono morti questi uomini?”
Lui emise un profondo respiro.
“Il tempo scorre Marguerite e tu hai una storia da raccontare!” ignorò la mia domanda.
Guardai per un secondo Alex che aveva assistito con impazienza al nostro breve scambio di battute.
“Non ti piacerà quello che dirò!” dissi semplicemente.
Lui strinse la mascella, ma non distolse lo sguardo da me. lo presi come un invito a proseguire.
“Allora Jasmine è la strega, Alex, la strega del tuo racconto!” iniziai. Volevo che avessero ben in chiaro con chi avevamo a che fare. Volevano giocare con me? Perfetto, ma avrebbero dovuto fare i conti con i pericoli che correvano intromettendosi. Non avevo ancora abbandonato la speranza di riuscire a cavarmela da sola, ma d’altra parte sapevo di aver in mano ben poco e sfruttare le risorse di quell’organizzazione, seppur misera, mi conferiva un certo vantaggio: potevo accedere a montagne di informazioni e speravo in quel modo di poter localizzare Dave alla svelta.
“Di che racconto parli?” Alex sembrava non capire.
“Mesi fa tu hai raccontato a me e a Dave una storia. Questa storia narrava di una strega che aveva maledetto il volume dalla doppia copertina e con esso il suo custode. Quella stessa strega, dopo aver compiuto l’opera si è rifugiata nel libro stesso. Solo rompendo il volume lei poteva fuoriuscire ed era fiduciosa che prima o poi sarebbe successo!”
“Stai scherzando!” esclamò incredulo Alex “Smettila di giocare con delle vite umane!” era disgustato.
Piantai i miei occhi nei suoi, ero determinata.
“Questo è ciò che ho da dirti, se non credi sia vero quella è la porta!” sbottai glaciale.
“Lasciala parlare!” si intromise Cyfer che intanto aveva incrociato le braccia al petto.
Piegai leggermente la testa nella sua direzione, come a ringraziarlo, dopo di che ripresi il mio racconto.
“Io ho distrutto il libro e Jasmine è tornata in questo mondo!”
“Ma è successo mesi fa! Perché tutto ciò invece sta accadendo ora?” Alex era impaziente e da un lato potevo capirlo: voleva sapere cosa c’entrava Dave in tuta quella storia.
“Sì è presa del tempo per studiare un piano, credo. E, Cyfer, questa organizzazione non è poi così segreta, lei sapeva della vostra esistenza!”
Cyfer si accigliò.
“Com’è possibile? E’ una donna che viene da un’altra epoca. E’ come se avesse viaggiato nel tempo, come può in così poco tempo aver smascherato un’organizzazione che rimane segreta da secoli?”
“Non so come abbia fatto, ma c’è riuscita!”
“Impossibile!” continuava a ripeterselo, come se in quel modo potesse diventare vero.
“Quando era soddisfatta delle sue scoperte è entrata in azione, ha liberato Alan e ha cercato me!”
“Perché proprio voi? Eravate dei semplici esseri umani senza poteri!” Cyfer era curioso.
“Per questo ci ha ridato i poteri, prima a lui e poi a me. In questo modo abbiamo ricordato le parole del libro ‘Gioco di sguardi’ e lo abbiamo riscritto!”
“Oddio!” Alex spalancò la bocca capendo improvvisamente “Per riscrivere il libro completo avevate anche bisogno di Dave!”
Sorrisi senza allegria per confermare la sua intuizione. Il suo sguardo si riempì ancora più di odio nei miei confronti.
Mosso da una rabbia irrefrenabile si alzò di scatto, facendo stridere la sedia contro il pavimento della stanza. Un secondo dopo si era piagato sopra il tavolo, in modo da raggiungermi e mi afferrò il coletto della maglia con forza. Le sue nocche sbiancarono e capii che si stava trattenendo parecchio, tuttavia non rimasi intimidita dal suo gesto. In un’altra occasione probabilmente sarei rimasta stupita da tanta audacia, non avrei permesso a nessuno di trattarmi in quel modo, eppure quella volta sentivo quasi di meritarlo. Il senso di colpa era un macigno che ogni istante diventava sempre più pesante e insostenibile: per quello dovevo fare qualcosa, e alla svelta.
“Bastarda!” sibilò a denti stretti “Che cazzo hai fatto a Dave?”
Lo guardai con freddezza e senza timore negli occhi, rimasi immobile per qualche secondo.
“Credi che comportandoti come un pazzo te lo dirò più velocemente?” la calma studiata della mia voce parve scuoterlo, lasciò andare la presa sui miei vestiti e tornò a sedersi, senza mai distogliermi gli occhi di dosso. Solo allora vidi che Cyfer si era alzato e che aveva i lineamenti del volto tesi: era pronto ad intervenire se le cose si fossero messe male.
“Continua!” mi invitò Cyfer rilassando i muscoli.
“Nonostante tu sia così stupido da aggredirmi sei riuscito a capire il punto essenziale del mio racconto. A lei serviva anche Dave, lui era l’ultimo pezzo del puzzle, quello mancante. Il più facile da avere è stato Alan: lui avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare ad essere quello di un tempo e per allontanarsi da quella prigione dov’era considerato pazzo.
Poi ci sono stata io. Con me ha usato trucchi infimi che però mi hanno fatto cadere nella sua rete!”
“Chi ci dice che non sia stata tu a volerci finire? Chi ci dice che non menti?” fulminai Alex con lo sguardo per avermi interrotta per l’ennesima volta.
“Mi ha salvato la vita, garantisco io per lei, mi fido!” si intromise Cyfer.
Guardai stupita il mio carceriere: era lui che non mi aveva fatta fuggire da quel posto quando ne avevo l’occasione eppure era sempre lui ad appoggiare ogni mia mossa anche se non riuscivo a comprendere le sue ragioni.
“E’ la seconda volta che lo dici, ma non mi sembra di aver fatto nulla del genere. Dovreste fidarmi di me perché sono qui con voi a sostenere questa stupidissima conversazione invece di essere la fuori a conquistare il mondo!” con ironia feci riferimento alla conversazione fatta poco prima con Cyfer. “Vi ho sentiti sapete? Ho udito che dicevate che avevo una grande quantità di potere in corpo, avete parlato di 100 umm, sembrano tanti!”
“Si tratta di 100 unit of misure of the magic. 1 umm corrisponde circa al potere che hanno i sensitivi, quelli che possiedono una forma di magia molto limitata che può essere quasi confusa con un sesto senso. Al massimo avevamo riscontrato un livello di potere pari a 50 umm, ma non era contenuto in una persona, ma in un oggetto. Per questo sei stata studiata, non avevamo mai visto una cosa del genere!” spiegò Cyfer.
“E lo volevate per voi!” conclusi.
“Tutta quella quantità di potere era quasi un utopia prima che tu piombassi qui in fin di vita!”
“Così ne avete approfittato. Ero incapace di reagire, perfettamente controllabile!” lo dissi con tono accusatorio.
“In realtà non è propriamente vero. La grossa quantità di potere nel tuo corpo agiva anche contro i vari sedativi. Giorno dopo giorno abbiamo dovuto aumentare il dosaggio e il numero di somministrazioni!”
“Per questo oggi ho ripreso conoscenza! Non è stata una vostra scelta e non vi siete dimenticati una dose!”
Cyfer scosse la testa “Il tuo corpo reagisce al sedativo, era questione di tempo prima che accadesse!”
“Tutto questo è estremamente interessante, ma non capisco perché tutto il tuo potere dovrebbe spingerci a fidarci di te!” si intromise impaziente Alex.
Avevo appena scoperto che se fosse stato per quei pazzi, sarei ancora stata sotto l’effetto di qualche sedativo, incapace di ricordarmi persino cosa avevo fatto il giorno prima. Eppure Alex sembrava non comprendere la gravità e il peso di quello che avevo appena scoperto, a lui interessava  solo di Dave.
“So di avere del potere, sono ambiziosa e lo sapete bene entrambi. Potrei uccidervi mentre dormite, non mi servirebbe il potere dato che, da quello che ho capito, non mi permetterete di abbandonare l’area sorvegliata, il campo di contenimento. Eppure non ci vorrebbe molto. Avete così tante pistole in giro!” Cyfer portò istintivamente la mano sulla fondina tenuta sul suo fianco destro, i suoi occhi non mi abbandonarono neppure un istante.
“Potrei impadronirmi di una di esse, uccidere chiunque trovi sulla mia strada e scappare via, coronerei tutti i miei sogni di grandezza. Eppure sono qui, a parlare con voi di Dave!” pronunciai il suo nome come se fossi disgustata all’idea di farlo eppure non lo ero. Volevo solo sottolineare l’inutilità di quello che stavo facendo a confronto con i piani ambiziosi che avrei avuto se loro non potevano fidarsi di me.
“Ho capito!” Alex sembrò tranquillizzarsi, anche se un’ombra d scetticismo si celava dietro gli occhi di smeraldo.
“L’ultimo anello della catena di Jasmine era Dave e si è servita di me per procurarselo. Sì Cyfer, ho ridato io il potere a Dave e ancora sì, era contenuto nella scatola blu!”
Cyfer non disse nulla, come se non avesse mai dubitato della cosa. Infondo era esattamente il tipo d’uomo che avrei potuto stimare: sicuro di se e delle sue idee, capace di prendere decisioni drastiche da solo. Era l’unico, in quel gruppo di imbecilli, a non essersi fatto prendere per i fondelli da me, non si era mai bevuta nessuna delle mie storielle, a partire da quella su Alan. La sua continua diffidenza era un pregio. Eppure in quell’istante pendeva dalle mie labbra, come se credesse ad ogni sillaba che usciva fuori da esse.
Sapevo che aveva le sue ragioni, altrimenti si sarebbe comportato come Alex.
“Una volta completati i libri ha fatto in modo che fossimo tutti lì, nella casa dove Cyfer mi ha trovata. Voleva ricreare una situazione del passato per poter interagire con esso!”
“Voleva interagire col passato? È possibile?” domandò Cyfer con la fronte aggrottata.
“Suppongo di si, ma credo non avesse abbastanza potere. Per questo ha bisogno di Dave!”
“Aspetta un attimo!” mi interruppe Alex “Cosa vuol dire che aveva bisogno di Dave?”
“Quella donna era senza scrupoli. Per prima cosa ha ucciso Alan ….”
“Aspetta. Alan Black?” chiese Cyfer.
Annuii rammentando con un brivido il cadavere di Alan steso sul pavimento di pietra dello scantinato di Jasmine, mi sembrò di rivedere il letto di sangue sotto di lui. Gli occhiali erano lontani dal suo volto ed intatti, come se fossero pronti ad essere utilizzati di nuovo, ma Alan Black non avrebbe li avrebbe più presi in mano, non avrebbe più nascosto i suoi occhi neri dietro a quelle lenti. Era morto.
Per la prima volta la consapevolezza di ciò mi colpì come un pugno allo stomaco. Quando era successo ero troppo accecata dall’odio per provare sentimenti umani, eppure in quel momento non potevo far a meno di sentirmi male per lui. In qualche modo riuscivo anche a comprenderlo: come me lui aveva odiato e questo doveva aver ottenebrato il suo buon senso. In passato doveva essere stato una persona diversa, un uomo dolce, di cui la madre di Dave si era innamorata. Non meritava di morire in quel modo.
“Alan Black è morto?” gli fece eco Alex.
“Se continuate a chiedermelo per i prossimi sei mesi anche Dave lo sarà!” sbottai spazientendomi.
Alex strinse la mascella, forse fino a quel momento non aveva capito la gravità della situazione.
“Questo per farvi capire il tipo di persona che abbiamo davanti. E’ una spietata assassina. Ha trasformato Dave in un mostro perché aveva un legame di sangue con il passato che lei voleva ricreare. Ha messo dentro di lui il potere racchiuso nel libro che avevamo ricreato e dove avevamo lasciato i nostri poteri. Li ha riversati tutti dentro di lui al solo scopo di aprire il portale per un’altra epoca. Non le importava che fine potesse fare Dave, ma alla fine gli è tornato utile!”
“Cosa vuol dire? Cosa intendi per mostro?” le domande di Alex erano decisamente fastidiose.
“Vuol dire che il Dave che ami non esiste più. Al suo posto c’è un essere in grado di assorbire non solo tutti i poteri di una persona, ma anche la sua stessa essenza.”
“Oddio!” sussurrò Cyfer quasi rivolgendosi a se stesso “L’essenza è la fonte più grande di potere, non può essere sottratta! Appartiene ad una persona come le sue stesse cellule!”
“Lui può farlo! Lei si sta servendo di questa capacità per acquisire più potere, così da poter stabilire nuovamente un contatto col passato. Stava compilando una cartina dove segnava con una ‘x’ dove si trovavano alcune persone con del potere!”
“Oddio!” Cyfer era sbiancato, aveva la bocca leggermente aperta, era come se stesse cercando le parole per esprimersi senza riuscirci.
“Ma Dave si ribellerà a tutto ciò, non lo permetterà!” la voce di Alex tremava leggermente. Fissava con sguardo vacuo la parete alle mie spalle senza davvero vederla.
“Dave non può fare nulla per opporsi!”
Rammentai i suoi occhi verdi lucidi mentre mi supplicava di ucciderlo. Sapeva anche lui che non sarebbe riuscito a resistere all’impulso instauratogli da Jasmine.
“Si opporrà!” disse convinto Alex mentre gli occhi gli diventarono lucidi.
“Ucciderà!” affermai.
Cyfer sbiancò ancora di più e sbarrò gli occhi, come se una consapevolezza l’avesse appena colpito con la forza di un fulmine.
 “Mi ha uccisa!” continuai con un filo di voce.
“Tu sei viva, non può averti uccisa!” sbottò Alex con sicurezza.
“Non so nemmeno io perché sono viva, ma so per certo che tutto il mio potere è finito dentro di lui, me lo ha risucchiato via. E alla fine si è preso anche la mia essenza!”
Alex sbarrò gli occhi e trattenne il fiato mentre una goccia di acqua salata gli solcava con eleganza il volto.
“Dice la verità!” sussurrò Cyfer, più rivolto a se stesso che a noi.
Entrambi ci voltammo verso l’agente e aspettammo che proseguisse.
“Non ero sicuro che fosse vero, pensavo fosse un sogno, un incubo, ma più ne parlate più i ricordi prendo forza!”
“Cosa stai dicendo?” domandai incapace di comprendere a cosa si riferisse.
“Che so come sono morti i miei uomini!” sussurrò con lo sguardo perso a fissare la parete bianca dietro di me senza vederla. Quello che probabilmente passava dinnanzi ai suoi occhi erano i flash delle morti che diceva di ricordare. In quell’istante era completamente perso nel suo passato, stava rivivendo dei momenti che non dovevano essere stati affatto semplici.
“Come?” lo incalzò Alex sempre più preso dal panico per la forza delle rivelazioni che stava udendo.
“Mar mi ha fatto addormentare quindi lei doveva pensare che fossi morto, per questo non ha ucciso anche me!”
“Quindi è stata lei? Questa Jasmine?” domandò Alex.
“Jasmine regge i fili, ma è stata la sua marionetta ad uccidere dodici persone. E’ stato…”
“Dave!” conclusi per lui.
Seguì un breve istante di silenzio che mi parve durare un’eternità. Le labbra di Alex tremarono leggermente mentre il suo cervello recepiva quello che era appena stato detto.
“Cos’è successo?”
“Dopo che tu mi hai fatto svenire…”
“Come sai che sono stata io?” ero quasi sicura che non se ne fosse reso conto.
“Perché stavo riprendendo conoscenza sempre più velocemente e un istante dopo le palpebre erano troppo pesanti  per essere tenute aperte, in più tu stavi sorridendo e conosco quel sorriso, è quello di una persona che ha appena fatto qualcosa di cui va fiera!”
Sorrisi debolmente, quell’uomo riusciva a capire molte sfaccettature del mio carattere, tutto ciò senza neppure conoscermi realmente.
“Dicevo, dopo che mi hai fatto svenire Jasmine è arrivata, o almeno credo fosse lei. Mi ha posato due dita sulla fronte. Ricordo che avrei voluto rabbrividire, erano così gelide, ma per qualche ragione il mio corpo era ancora intorpidito, forse erano i residui della tua magia o forse era semplicemente l’adrenalina provata prima che mi stava indebolendo, fatto sta che le mie funzioni vitali dovevano essere minime. Forse ha pensato che sarei morto a breve o che forse lo ero già così è andata verso il mio collega, quello con cui ero entrato in quella casa. Ho aperto leggermente una palpebra e ho osservato una scena strana. Non ho visto un granchè, solo due paia di piedi e un corpo steso a terra, quello del collega.
Jasmine si piegò sulle ginocchia e mormorò qualcosa, vidi una striscia di luce fuoriuscire da lei per entrare nel corpo del mio uomo, lui sussultò; solo allora mi resi conto che era cosciente.
Un secondo dopo svenne. Sapevo cosa aveva fatto, ma non ne comprendevo la ragione: aveva trasferito in lui del potere, ma chi sarebbe così stolto da regalare del potere in giro?
Ma poi capii. Alzai leggermente lo sguardo e vidi a chi appartenevano gli altri due piedi. Le sue pupille erano rosse come il sangue… lui…” sembrò faticare per trovare le parole giuste ed evitò accuratamente di guardare Alex. Trattenni il fiato: sospettavo cosa sarebbe successo, ma allo stesso tempo sperai che di sbagliarmi.
“Lui aveva i tratti del viso sfigurati in un’espressione che di umano non aveva nulla! Se il mio corpo non fosse stato così debole mi sarei messo ad urlare e sarei scappato il più velocemente possibile da lì!” rabbrividii.
“Posso capirti, anche io ho visto quel volto! E’ lui che mi ha ridotta in quel modo!” non sapevo perché, ma volevo che lui sapesse che ero solidale e che comprendevo il suo turbamento. Era tutta colpa mia.
“No, non puoi capire! Sono stato addestrato per questo genere di cose. Sono un uomo d’onore. Di fronte ad un pericolo il mio primo istinto è sempre stato quello di proteggere il mio gruppo, i miei uomini, ma di fronte a quello sguardo Justin era la mia ultima preoccupazione!”
“Justin?” domandai.
“Il mio collega!”
“Justin Cott?”
“Come sai il suo cognome?” mi domandò incuriosito, dimenticandosi per un secondo dei suoi fantasmi.
Rimasi sbalordita quasi quanto lui.
“L’hai nominato!” risposi prontamente. Il mio cervello intanto aveva iniziato a riflettere. Dove avevo già sentito quel nome? Non riuscivo proprio a  ricordare.
Cyfer parve convinto della mia spiegazione e continuò.
“Dave si è piegato su di lui e io sono svenuto. Quando sono tornato in me riuscivo finalmente a muovermi. Mi alzai di scatto e andai un po’ barcollante verso di lui e lo trovai privo di vita. La sua pelle era bianca come il gesso, gli occhi erano chiusi ed era freddo come il marmo. Troppo freddo per essere un cadavere da così poco tempo, troppo rigido. Guardai l’orologio. Sapevo che eravamo giunti lì circa alle dieci e non potevano essere passate più di due ore. In quelle due ore doveva essere avvenuto il decesso quindi il cadavere non poteva essere assolutamente in quelle condizioni. Mi sono alzato e mi sono precipitato fuori. I miei uomini avevano circondato tutto il perimetro dell’abitazione. Tutti e undici erano ancora lì, ognuno al proprio posto, solo che erano tutti morti. Feci il giro della casa, vidi ognuno dei loro volti, ad ogni morte il mio cuore si faceva sempre più pesante. Erano i miei uomini e io li avevo portati al macello. Li avevo condotti in quel posto senza davvero sapere cosa stava accadendo lì dentro, quali erano i pericoli. Ad ogni passo mi sentivo sempre peggio. Poi non so perché, forse per istinto decisi di rientrare in quella casa infernale. Mi sentivo come un automa, la mia mente vagava ancora tra i corpi dei miei compagni mentre i miei piedi scendevano delle scale di pietra. Ero in quello scantinato, ma la mia mente era altrove, troppo sconvolta per reagire, ma poi qualcosa mi ha fatto tornare in me. Il sangue. Tutto quel sangue in quella stanza…”
“Il mio sangue!” conclusi per lui.
Cyfer deglutì. “Sono tornato in me e ho chiamato i miei superiori e una squadra di medici, ma non posso dimenticare!”
“Credi che Jasmine abbia messo in ognuno dei tuoi uomini un briciolo di potere in modo che Dave potesse prenderglielo loro?”
“Come hai detto tu lei voleva la loro essenza. L’essenza è la fonte più grande di potere!”
“Ma Dave non poteva prendere l’essenza di persone che non avevano poteri!” conclusi.
“Per questo lei prima li ha resi magici!”
“Per questo mi ha ridato i poteri!” esclamai “Per il rito noi abbiamo dovuto cedere i poteri che ci aveva dato eppure poi lei me li ha restituiti, anche in maggiore quantità!”
“Forse per prelevare la tua essenza serviva più potere di quello necessario a prelevarla ai miei uomini!”
“Dici che è una questione di quantità?”
“E’ sempre una questione di quantità!”
“Smettetela!” si intromise Alex “Parlate di Dave come se fosse un mostro, ma lui non lo è! E’ una vittima!”
“In parte sì e in parte no!” precisò Cyfer.
“E’ tutta colpa di questa ragazzina e tu sembra te lo stia dimenticando!” sibilò Alex guardando con risentimento anche Cyfer.
“Lei, facendomi svenire mi ha salvato la vita, decidendo di non premere quel grilletto mi ha salvato la vita e per finire sta cercando di porre rimedio al suo errore!” ribattè Cyfer.
In quel momento capii perché lui diceva che lo avevo salvato. Lo avevo fatto involontariamente, ma lui sembrava non notarlo.
“Continuare a ripetere che è colpa sua non velocizzerà il processo!” continuò l’agente.
Alex strinse la mascella contrariato.
“Non c’è un istante in cui non pensi che questo era esattamente ciò che volevo. Io volevo distruggere Dave, trasformarlo in un essere che lui stesso avrebbe odiato, perché questo è quello che lui ha fatto con me e non c’è un istante in cui il sangue di ognuna di quelle persone che ha ucciso o che ucciderà non ricada su di me!” sventolai i palmi delle mani di fronte ai suoi occhi, il mio sguardo era incredibilmente serio.
“Le mie mani sono sporche del loro sangue, ma non vi ho detto la parte peggiore. Se continuiamo a temporeggiare anche le vostre mani si copriranno di sangue perché sarà anche colpa vostra se altre persone moriranno. Compreso Dave!”
“Dave è l’assassino! Perché dovrebbe morire?” domandò Cyfer mentre Alex sbiancava.
“Per via della maledizione sul custode!”
“Ma è stata scongiurata!” la voce di Alex era più acuta di almeno un’ ottava.
“Così credevamo. In realtà la maledizione è stata fatta non sul libro, ma sul custode. Libro e maledizione sono sconnessi tra di loro, è stata la prima ad essere maledetta che ha inventato la leggenda del custode, in modo tale da proteggere il libro e far in modo che non venisse mai aperto, ma la maledizione non è legata al volume, ma al sangue che scorre nelle vene di Dave, il sangue di Grace!”
Altre lacrime solcarono i begli occhi verdi di Alex, potevo leggere nel suo sguardo il dolore. Aveva votato la sua vita ad un'unica missione: salvare il figlio della sua amata Grace, come non aveva potuto fare con lei. In quel momento probabilmente si sentiva come se il mondo stesse per cadergli addosso.
“Ma tu non sei incinta vero? Non stai per avere il bambino che spegnerà la sua vita, VERO?”
Sbarrai gli occhi di fronte alla stupidità di Alex, come se Dave fosse vincolato a fare sesso solo con me per l’eternità.
“Ascoltatemi. Jasmine sta usando Dave come serbatoio di potere. Lo sta accumulando. Dave non può usare il potere che possiede, ma se lei ne entrasse in possesso potrebbe. Ora non credo di dovervi spiegare come il potere si può trasferire da una persona ad un’altra!”
“Cessione spontanea o morte!” sussurrò Cyfer.
“Indovina? Non credo che il Dave-mostro abbia voglia di cedere il potere e Jasmine ama essere sanguinaria!”
“Vuole ucciderlo quando avrà terminato!”
“Ma come uccidere un essere così pieno di potere? Anche se non può usarlo il potere potrebbe guarirlo più in fretta se fosse ferito da una qualunque arma, lo farebbe in automatico, com’è successo con me!”
“Lei vuole mettere al mondo suo figlio!” capì Cyfer.
“Capite perché abbiamo poco tempo? Se Jasmine ha deciso di mettersi subito ‘all’opera’ allora abbiamo perso già tre mesi!”
“Dannazione!” sbottò Alex a denti stretti “Bisogna informare Dush!”
“Non è necessario! Lui sa già tutto!” disse Cyfer fissando la solita parete alla sue spalle. Mi voltai e questa scomparve lentamente, come se si stesse dissolvendo. Prese il suo posto una parete di vetro e, al di là di essa, una figura snella fasciata da una tuta ti pelle ci fissava a gambe leggermente aperte e con le braccia incrociate sotto il prosperoso seno.
“Lei è Samantha Longbom, il segugio!” la presentò Cyfer, indicandola con un cenno della mano.
Lei non si scompose, si limitò a fissare Cyfer con indifferenza.



 
Lo so. Sono in ritardo pazzesco, ma non accadrà più! Ho appena finito gli esami e ho l'intenzione di di completare la storia in queste due settimane di pausa che avrò.
Questo capitolo credo capiti a pennello. Isomma non aggiorno da un mese e in queste righe si fa il punto della situazione. Mar fa una specie di riassunto di tutto quello che è accaduto, quindi direi che può aiutarvi a riprendere il filo del discorso! :)
Ringrazio di cuore 
Cleare97 che ha gentilmente recensito lo scorso capitolo :)
Entro strasera risponderò a tutte le recensioni!
Alla prossima settimana!
Vi lascio questa piccola drabble che ho scritto:

Daisy
   
 
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