CAPITOLO VENTUNO
Per poco non mi viene un infarto quando dal mio orecchio riecheggia la voce squillante di Kelan che mi avvisa che sono quasi arrivata. Mi rendo conto solo ora di avere tutte le gambe intorpidite dalla posizione. Apro piano la cassa, mi posiziono lo zaino e l’arco in spalla, il set di coltelli legato alla coscia destra, per avere una migliore resa con i calci, che lancio principalmente con la sinistra. I capelli rossi sono comodamente legati in una coda alta, per non darmi fastidio. “ Adesso è questione di velocità Gio. Appena il treno si ferma le porte si apriranno automaticamente, hai tipo sei secondi per scendere e rifugiarti sotto, dopodiché faremo scattare il diversivo che ti permetterà di andare via dalla stazione.” La voce di Douglas è sicura. “ Ricevuto.” Rispondo io. Appena le porte si aprono faccio esattamente quello che mi è stato detto. Riuscendo a nascondermi sotto al vagone. Il diversivo consiste nel fa scattare l’allarme antincendio. Che creerà abbastanza panico da permettermi di uscire senza essere vista, ma non sospetteranno mai di un attacco dei ribelli. Appena parte l’allarme aspetto che ci sia abbastanza confusione da sgattaiolare fuori dal mio nascondiglio e seguire le indicazioni di Douglas che mi guida attraverso scale e corridoi. Fino a quando non arrivo all’ingresso delle fogne. Proprio così gente, avete capito bene, fogne. Sto per entrare nelle fogne di Capitol City. Bello schifo eh? Qui dovete ringraziare il mio caro fratellino che ha avuto questa brillante ideona di farmi puzzare di merda per un mese, in modo tale che chiunque voglia uccidermi muoia asfissiato prima ancora di aver tirato fuori il coltello.” Ricordami ancora perché non ti ho ancora strangolato per questa parte del piano Kelan?” chiedo non appena i miei piedi entrano in contatto con l’acqua verdognola e puzzolente di Capitol City. “ Perché era la cosa più veloce ed efficace. Ora preparati che il viaggio è bello lungo.” Mi mordo la lingua parecchie volte per non far uscire la sfilza di insulti che la mia mente contorta sta producendo in questo momento. Cammino tutto il resto della giornata, seguendo attentamente le indicazioni che mi danno Douglas e Kelan. Nick non l’ho ancora sentito da quando sono salita sul treno. Sarà andato a nuotare o a pesca. Riesco a trovare una piccola rientranza abbastanza larga per permettermi di sdraiarmi un minimo. Camminare con i piedi nell’acqua è molto stancante e ci si impiega quasi il doppio del tempo. Domani sarà un’altra lunga giornata di cammino. Mangio un po’ di pane che mi hanno dato e provo a prendere sonno. Dopo un paio d’ore sento la voce di Douglas che mi chiede se sono sveglia. Rispondo con un leggero si. “ Come stai?” scoppio a ridere senza riuscire a trattenermi. “ Sono nelle fogne, ho camminato con i piedi nella merda per cinque ore, e mi chiedi veramente come sto?” anche lui si mette a ridere, anche se so bene che non si riferiva a quello, vuole sapere se sono spaventata, se ho l’ansia, se voglio tornare indietro. Ma ormai, dopo tutto quello che abbiamo fatto per arrivare fin qui, non si può più tornare indietro. “ Sai, Nick prima, mentre tu eri sul treno, mi ha raccontato la storia del perché ti chiama Piccola Dea. E mi è venuto in mente, quando l’ho fatto io per sbaglio e tu mi sei saltata addosso cercando di uccidermi. Pensavi che avessimo rapito anche lui.” Non so dove voglia arrivare. “ E quindi?” chiedo io dopo un po’. “ Niente, è solo che credo di capire cosa prova, addirittura meglio di te. Sei completamente cieca lo sai? Quel ragazzo è completamente cotto di te e l’unica cosa che sei in grado di dirgli è che non vuoi che si faccia male. Quando in realtà io ho visto il terrore puro nei tuoi occhi, quando quella volta, credevi che lo avessero ucciso o torturato. Non riesci ad accettare di voler bene a una persona.” Resto in silenzio per un po’. In realtà è vero quello che ha appena detto. “Quelli a cui voglio bene io ci rimettono sempre qualcosa. Guarda mia madre, Haymitch, Austin, Katniss e Peeta o tutti quelli del giacimento. Non è sicuro voler bene a qualcuno, e manifestare quel sentimento. Loro lo individuano e lo annientano ancora prima che tu te ne sia accorto. ”
“ Gio, non devi affrontare la vita come una continua lotta contro di loro. Se fai così è ovvio che vinceranno sempre. Non fai altro che dargli motivi su cui attaccarti. Non devi aver sempre paura di manifestare qualche emozione. Se fai così, non farai altro che distruggerti da sola.” Non rispondo. Spero che la conversazione si sia chiusa qui. Non mi sono dimenticata di quello che ci siamo detti durante il mio soggiorno a Capitol City. A quando ci siamo baciati o alla notte che abbiamo passato insieme. Ma rimango convinta della mia idea. È da deboli manifestare i propri sentimenti. Non si fa altro che dare al nemico un’altra arma con la quale attaccarti. Riesco a riposare per poche ore, dopodiché mi rimetto subito in marcia. Oggi devo riuscire a raggiungere il posto stabilito. Cammino senza quasi mai fermarmi. Seguo le indicazioni che mi vengono date e vado avanti, non vedo l’ora di uscire da questo posto lercio e puzzolente. Arrivo all’obbiettivo verso il tramonto. Mangio, mi riposo e per le otto sono pronta ad uscire e ad affrontare la parte divertente del piano. “ Ok io ci sono, quando volete.” Dico tramite la radiolina. “ Ok Gio, siamo pronti. Adesso prendi la scaletta sulla destra ed esci. Ti dovresti trovare dietro ad un palazzo, confermi?” faccio quello che mi dicono. “ Confermo.” Ora mi trovo esattamente dove hanno detto, sono riusciti a farsi recapitare da non so chi l’esatta mappa delle fogne di Capitl City, e grazie alle conoscenze di Douglas della città sono riusciti a ricostruire il percorso fino a qua. “ Molto bene. Ora aspetta il nostro segnale, dopodiché entra dalla porta sulla tua destra e, facendo molta attenzione a non farti vedere, prendi il corridoio sulla sinistra. Arriverai in un piccolo soggiorno. È lì il nostro obbiettivo.” Non appena mi danno il segnale seguo le istruzioni che mi hanno dato poco prima. E, prima di entrare nel salottino, impugno l’arco con una freccia pronta a scoccare. Appena entro guardo in faccia l uomo seduto davanti a me. “ Fa solo una mossa falsa, e ti ritrovi con una freccia conficcata nel culo.” Pare essersi sorpreso e spaventato solo inizialmente, per poi ricomporsi e accennare ad un terribile sorrisino strafottente. “ Immaginavo che saresti venuta tu..” la sua voce mi riporta terribilmente al tempo trascorso nell’arena. “ Figlia mia.”
Vi prego non uccidetemi!!
So di essere in terribile ritardo, ma ho avuto molti problemi con il capitolo successivo a questo, tipo un blocco, non sapevo proprio come continuarlo. Ora che ho risolto ho postato subito, nella speranza di un vostro perdono!
Spero di non avervi deluso e che siate ancora interessati alla mia storia.
Ringrazio per le recensioni e per tutti quelli che mi seguono. Fatemi sapere cosa ne pensate ed eventuali suggerimenti, sempre ben accettati dalla sottoscritta.
Un Bacio G.