Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Blue Sunshine    24/02/2014    5 recensioni
Emma è rilegata nella razionalità che il padre le ha sempre costruito intorno.
Le ha cucito nel cuore quella sicurezza che la rende una forza della natura.
Lei, ha imparato da subito cosa fosse male e cosa fosse bene.
Nella compostezza del suo essere, Emma è normale.
Magari un po’ più forte, un po’ più sicura, un po’ più spavalda.
Evita ciò che cataloga come sbagliato, e abbraccia solo ciò che è sicuro, palpabile, evidente.
Emma Harrison e il suo ordinato mondo.
Ma lui è sbagliato. Eppure, Emma non lo scaccia.
-
-
IN REVISIONE
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
Cercare di andare avanti non ha senso, ma la parte più difficile del finire
E’ cercare di trovare un modo per dirtelo.

 
A Mar, l’unica nella mia vita.
 
Harry morse lentamente il cornetto ancora caldo, gustando il dolce della crema.  
-Anche se sono passati tanti anni, ricordo perfettamente i tuoi gusti.- Il ragazzo sorrise teneramente, intrecciando lo sguardo a quello della gemella.
Allison era seduta accanto a lui, i lunghi capelli ora legati alla rinfusa in una crocchia disordinata, la gamba fasciata dal jeans scuro accavallata a quella del fratello. Harry si sporse sulla sedia e le carezzò la guancia con i polpastrelli, disegnando sulla sua pelle frammenti di vita.
-Solo perché sono identici ai tuoi.- Lei alzò un sopracciglio, scettica, e lui corse ad accarezzarlo. Il viso di Allison, per lui, era sempre stato un testo conosciuto a memoria, una cantilena indimenticabile: la pelle lattea e liscia, il naso piccolo e dritto, gli occhi identici ai suoi, la fronte alta nascosta dalla frangia dei capelli. Allison era il suo specchio, l’altra metà, tutto ciò che lui non aveva il coraggio di essere.
Allison era dolce, espansiva, alcune volte timida, solare. Harry sapeva essere tagliente, chiuso in sé stesso, calcolatore e anche egoista.
-Solo perché non ho smesso di immaginarti al mio fianco, anche quando mi trovavo in Italia.- Harry sorrise, i muscoli all’improvviso tesi. Allison sospirò e lo guardò intensamente, tanto che lui dovette distogliere il proprio sguardo.
-Harry- Lui guardò fuori dalla finestra del suo ufficio, morsicandosi il labbro inferiore.
Nervosismo. E’ nervoso …
Gli strinse le mani, gelide.
Ha paura … Le mani sono gelide, e lui è spaventato da qualcosa.
-Harry- Ripeté dolcemente, il verde sfavillante dei suoi occhi a investirla in modo supplicante.
-Ti prego Allie … No.-
Poteva sembrare forte, insuperabile, inflessibile, una roccia. In realtà, Harry stava crollando dall’interno. Pezzo dopo pezzo, ricordo dopo ricordo, dolore dopo dolore. Se qualcuno poteva davvero sentirsi al sicuro sotto la sua protezione, lui non riusciva a trovare nessuno che gli facesse provare lo stesso senso di sicurezza.
-Stai male Harry, non puoi nasconderlo proprio a me.-
-Allie, mi vuoi bene?- Lei assottigliò gli occhi, il cornetto alla crema completamente dimenticato.
-Sì.-
-Allora non dire nulla e abbracciami.- Allison si sporse e lo strinse forte al suo petto, per la prima volte le lacrime del fratello a scorrerle lungo il collo, per la prima volta lui a essere consolato.
Per la prima volta, lui a non nascondere la sua debolezza.
La cenere del ricordo è qualcosa che non vola via ma che rimane incastrata fra capelli che inesorabilmente crescono e si allungano, fra ciglia scure e umide per le lacrime versate, fra una vita ricucita alla rinfusa, fra mani bianche e affusolate che picchiano, marchiano, graffiano solo per sostituire il dolore psicologico con quello fisico.
Troppa cenere chiara era rimasta incastrata nella vita di Harry, che non era riuscito a soffiarla via in tempo.
- Come fai, Harry? Come fai a non avere paura per Hollie dopo quello che è successo alla mamma?- Allison non avrebbe parlato, se non avesse percepito la necessità del gemello di esternare quel lato di lui che lo stava disintegrando.
-Sono terrorizzato da ciò che potrebbe succederle. Ma non farò lo stesso errore di nostro padre, io la proteggerò anche a costo della vita.-
-E a te? Chi ti proteggerà?-
Harry la fissò, scuotendo la testa.
-Anche tu sei in pericolo, Allie. Il passato sta tornando, lo sento sempre più vicino.-
-Ma non sono sola.- Harry osservò la notte danzare sui lineamenti della gemella, occultando quei sentimenti che fino a poco prima poteva leggere facilmente.
-No, non lo sei.-
 
 
 
Louis capì che qualcosa non andava quando trovò la porta dell’appartamento di Steve socchiuso. Arricciò il naso e aggrottò le sopracciglia, spostandosi una ciocca ribelle dagli occhi. Si guardò intorno, circospetto, mentre il silenzio del condominio gli faceva fischiare le orecchie. Troppa calma, troppa quiete, troppa immobilità. A contrasto con quell’assenza di rumori il cuore del ragazzo galoppava a briglie sciolte, stordendolo quasi. Fece un respiro profondo e scostò la porta in legno, immergendosi in quell’oscurità artificiale. Infatti sebbene quella mattina a Bradford splendesse il sole, tutte le finestre della casa erano chiuse e sprangate. Louis si richiuse la porta alle spalle, con un brivido lungo la schiena.
-Steve?- Chiamò in un sussurro, che in quella eterea immobilità squillò come un altoparlante. Una volta che i suoi occhi si furono abituati all’oscurità, riuscì a orientarsi meglio. La prima stanza che vide era spaziosa e anch’essa immersa nel buio. Un tavolo spiccava al centro, pieno di carte, e al lato vi era un piatto con residui di cibo e una tazzina vuota. Il frigorifero era socchiuso, disegnando uno spicchio di luce contro la parete di fronte. Louis deglutì a fatica, l’orrore che pian piano si faceva strada nel suo cervello. Superò la cucina di corsa, il respiro sempre più affannato.
-Steve, sono Louis? Dove sei?- Questa volta aveva davvero urlato ma la risposta fu sempre la stessa: silenzio, immobilità, terrore. Si passò una mano fra i capelli, correndo verso il salotto. Il divano era rovesciato e i cocci di un vaso antico sparpagliati sul tappeto. Ne schiacciò diversi, mentre si precipitava oltre. Lo spettacolo che gli si parò davanti gli fece girare la testa: la stanza in cui si trovava era uno studio spazioso, che ospitava una decina di piccoli monitor, tutti accesi su un’inquietante schermata blu. Erano tutti collegati a un computer dallo schermo grande, anch’esso acceso su una schermata vuota. Alla parete opposta vi era collegato un proiettore, dalla lente spaccata in mille pezzi. Al centro della stanza, su una sedia girevole, era accasciato un corpo. Louis, con gli occhi sbarrati, si avvicinò e trattenne un urlo di terrore: quel corpo abbandonato scompostamente, era di Steve. Aveva gli occhi rovesciati e una ciocca bionda che gli ricadeva sul naso tumefatto. Un bozzo violaceo gli copriva la parte destra del viso e, dal dondolio innaturale delle braccia Louis capì che doveva avere almeno un braccio fracassato. La bocca era socchiusa e un rivolo di sangue si andava ad aggiungere alla fiumana vermiglia che scendeva dal collo e che gocciolava a terra, creandone una pozza scura. Louis osservò quello scempio con le lacrime agli occhi, i ricordi di un’amicizia eterna che gli danzavano nelle pupille.
-Steve …- Sussurrò, le labbra tremanti e martoriate dai denti. Si lasciò cadere a terra, in ginocchio, stringendo i pugni contro le ginocchia piegate e il peso della colpa a gravargli sulle spalle muscolose, ma dannatamente deboli.
-Perdonami, Steve, perdonami.- Il ragazzo scivolò al fianco dell’amico, cercando il suo sguardo vuoto e perso per sempre. Si lasciò sfuggire un singhiozzo, poi  un altro e un altro ancora. Toccò con mano tremante il braccio freddo e abbandonato, scultoreo. Serrò gli occhi e si coprì il viso con le mani, piangendo senza controllo. Era stato lui a causare tutto questo, lui e la sua stupida smania di risolvere le questioni. Aveva troncato una vita, una passione, un talento. Uno dei suoi migliori amici. Steve che lo aveva perdonato quando, a quattordici anni, lo aveva perdonato anche se lui gli aveva rubato la ragazza. Steve che a diciotto anni gli aveva organizzato una festa a sorpresa, Steve che a venti anni lo aveva costretto a partire e a girare l’Europa in bicicletta. Steve che lo aveva supportato nel faticoso percorso per diventare un avvocato.
Lui non era un avvocato, lui aveva sempre giocato nell’esserlo. Altri anni gli mancavano per ritenersi tale, eppure ora quel disegno non gli importava più. Voleva solo piangere, proprio come quando era bambino. Piangere e piangere, nessuno a consolarlo con un’ abbraccio.
Lui, Louis Tomlinson, ventiquattro anni, aveva appena ucciso il suo migliore amico.

-Louis io …- Il giovane scosse la testa, le fini labbra strette in una linea rigida. Clare sospirò, accarezzandogli il braccio teso.
-Ti prego Louis … Dì qualcosa.- Ma il ragazzo non diede segno di averla ascoltata, gli occhi blu arrossati e le guance piene di taglietti rossi. Quella mattina aveva cercato di farsi la barba ma la rabbia, il dolore e la delusione avevano reso le sue mani tremanti. Le iridi di Clare vibrarono liquide, ma questa volta Louis non fece niente per arrestare quelle lacrime. La ragazza guardò fuori dal finestrino, mentre lui continuava ad osservarsi dallo specchietto della macchina. Era pallido, forse più del solito. Gli occhi di solito azzurri sembravano aver assunto una sfumatura blu notte e le labbra secche erano martoriate da tagli e morsi.
-Mi dispiace, Lou. Davvero.- Clare si asciugò gli occhi e scese dall’auto, la pioggia scrosciante a renderla invisibile agli occhi del giovane. Anche lui scese dall’auto, sistemandosi il polsino del vestito nero che indossava. Non si curò della pioggia che lo bagnò subito, incamminandosi con passo molleggiante alla piccola folla riunita di fronte a una bara che stava per essere tumulata. Rimase indietro rispetto agli altri, mentre una miriade di ombrelli neri gli nascondeva la vista della bara di Steve. Strinse forte la mano intorno al gambo della rosa che teneva fra le dita, graffiandosi a sangue. Le ultime parole del parroco coperte dalla pioggia scrosciante e le sue lacrime a mischiarsi a quelle gocce gelide.
C’erano tutti … Mark, Lisa, Emily, Lily, James e persino Bob. Vecchi amici, conoscenze, adolescenti cresciuti e formati, ma non dimentichi dei guai che li avevano accumunati. Quando la bara stava per scomparire all’interno della tomba, Louis si fece avanti. Un silenzio innaturale scese nel drappo di persone chiuse in un atroce dolore, aprendogli la strada. Silenziosamente adagiò la rosa sul legno di pregiato ciliegio, piegandosi per baciarlo appena. Si ritirò indietro, incontrando lo sguardo spaesato di molti loro amici. Ma solo uno voleva inchiodare … Lo sguardo addolorato di Clare. La raggiunse e la prese per mano, trascinandola via da quello scenario straziante. Il pianto della mamma di Steve ad accompagnarli sino alla macchina dove Louis crollò. Si lasciò andare sull’asfalto sudicio, fregandosene dello schiocco delle ginocchia contro la strada. Si portò le mani sul viso, mentre le spalle tremavano per i singhiozzi repressi. Anche Clare piangeva e velocemente, si chinò contro di lui, abbracciandolo forte.
-L’ho ucciso io, Clare. Sono stato io …- La ragazza lo zittì con un’occhiata e una carezza, lasciando che lui sprofondasse il viso straziato contro la sua spalla. L’odore di pioggia non riusciva ad occultare quello dolce di lei, che riuscì a calmare i suoi singhiozzi, ma non le sue lacrime. Louis pianse contro il corpo di Clare forse per ore intere, finché lei non gli scostò il viso e premette le labbra bagnate su quelle martoriate di Louis.

 
Zayn si lasciò trasportare, impotente, dal poliziotto che lo aveva costretto ad abbandonare il letto della sua cella. Gli rimaneva difficile camminare velocemente, soprattutto dopo l’ultima visita di Grengass. Il moro scosse il capo, cercando di allontanare quei ricordi disgustosi. Solo quando sentì una porta sbattuta forte, si rese conto di essere rimasto solo all’interno di un’angusta stanza. L’odore spiacevole e il bianco ospedaliero delle mura gli fece comprendere di trovarsi in infermeria. Un’infermeria diversa da quella dove era stato l’ultima volta. Ma non fece in tempo a formulare altri pensieri che la porta dietro di lui si spalancò, mostrando la figura possente dell’agente Styles. Ma il suo sguardo fu catturato da un’altra figura, più piccola e protetta dalla mole dell’altro. Sbarrò gli occhi quando dietro la muscolosa schiena di Harry, Zayn notò il corpicino di Emma. Lui scosse il capo, zoppicando all’indietro, incontrando lo sguardo acceso di Harry. Quello asserì con la testa, lasciando entrare Emma e chiudendosi la porta alle spalle. Il silenzio uccise ogni respiro del moro e ogni lacrima di Emma che corse contro di lui, stringendolo forte.
E forse dopo due settimane di totale inflessione, Zayn si rese conto che per lei avrebbe potuto lottare.
 
Emily dormiva ed era bellissima. Gli accarezzava la guancia fresca e ancora arrossata deliziosamente, le ciglia a sfiorare gli zigomi.
-Se tu non fossi arrivata nella mia vita, io sarei morto.- La sua voce era un sussurro nella notte appena iniziata.
-Se tu non ci fossi, io non esisterei.- Dormiva e quelle parole lei non poteva sentirle.
-Non abbandonarmi, Emily. O non so se riuscirei a lottare ancora.- Lui chiuse gli occhi, poggiando la fronte contro la spalla nuda. Emily, nella notte, sorrise.
 
 
 
 
 Angolo autrice:
Scusate per il tremendo ritardo ... Ma la maturità mi sta succhiando via ogni tipo di energie e mi rimane quasi impossibile rilassarmi, scrivendo. Questo capitolo, in verità, l' ho scritto sabato notte dopo una serata di alti e bassi che mi ha permesso di lasciarmi andare completamente ai sentimenti. 
Harry e Allison cominciano a parlare di cose proibite per quanto dolorose. 
Louis, che è il protagonista principale di questo capitolo di passaggio, si trova di fronte a un binario: la giustizia o i sentimenti. Steve è una vittima del Sistema, e la sua morte verrà chiarita nei capitoli successivi. E poi ... C'è il primo bacio fra Louis e Clare. 
E, infine, c'è il tanto agognato incontro fra Emma e Zayn. Inutile dire che un pezzo di narrazione è stato, volutamente, saltato. Se ricordate bene, Emma l'avevamo lasciata con il nostro bel biondino ... Cosa sarà accaduto? Si scoprirà più avanti. E vediamo che proprio quando Emma sembra aver conquistato il nostro Niall, Zayn device che forse per lei potrebbe combattere. 
Nel corso della storia, da questo momento, ci saranno molti ricordi di Zayn che riguardano Emily che, sinceramente, sento presente più che mai anche se non è un reale personaggio. 
Detto ciò, vorrei ringraziarvi per il sostegno che mi date sempre. E vorrei anche dirvi che sto preparando un Missing Moment di Liam che si intitolerà 'Quando il sole tramonta per sempre.' e la pubblicazione avverrà in concomitanza con uno dei prossimi capitoli.
Ora vi lascio davvero. Grazie ancora per le tante recensioni che hanno fatto crescere questa storia.
Un bacio a tutte e a presto,
Sonia. 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Blue Sunshine