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Autore: Nidham    25/02/2014    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cosa facciamo adesso?” mormorò con voce rotta dallo sforzo Zevran, non appena si fermarono a riprendere fiato e a cercare di capire dove diavolo fossero finiti. “Come arriviamo lassù?”

Morrigan non rispose.

“Conosco le leggende” continuò l'elfo, cercando il suo sguardo sfuggente e rifiutandosi di tacere. “Ma è evidente che non raccontino tutto. Che facciamo?”

La maga lo guardò per la prima volta da quando erano sfuggiti al demone, ma i suoi occhi erano vuoti e immobili, come stelle prive di luce.

“Adesso dobbiamo svegliarci” ordinò soltanto, volgendo le spalle al compagno e svanendo con un unico passo leggero. “Adesso devi svegliarti.”

La voce risuonò acuta nel vuoto della sua assenza, provocando un brivido lungo la schiena dell'assassino, incapace di accettare la fuga quando la meta sembrava così vicina, per quanto irraggiungibile.

“Svegliati amico mio” stavolta il tono era più dolce e la voce più debole. “Vattene e non tornare.”

“Eilin” l'elfo si volse verso le mura nere della sua prigione, allungando la mano e sognando assurdamente di poter arrivare a sfiorarle. “Eilin!”

Il suo grido si spense nel pulviscolo incorporeo di quel mondo freddo e senza vita, ma Zevran era certo che lei fosse riuscita a sentirlo.

“Non ti abbandonerò” promise a se stesso, al Creatore, ai demoni e a chi, adesso, avrebbe voluto scacciarlo. “Non ti abbandonerò più.”

“No, non lo farai elfetta, ma spero proprio tu non ti stia riferendo a me.”
Quando aprì gli occhi, l'assassino si trovò a fissare il volto barbuto di Oghren a meno di un palmo di mano dal suo e la corposa zaffata di liquore nanico che gli investì le narici lo strappò definitivamente al torpore.

“Ho parlato nel sonno?” mormorò, scostandosi e massaggiandosi le tempie per calmarne il martellio ritmico, probabilmente dovuto alla sbornia indiretta provocata da quel maledetto testone più largo che lungo, adesso incomprensibilmente ghignante e soddisfatto.

“Solo un po'” lo zittì Morrigan. “Ma l'importante è che ti sia svegliato, cominciavo a credere di averti perso là dentro.”
“Quanto tempo è passato? Mi è sembrato di averti visto scomparire solo un minuto fa.”
“Quasi due ore. L'alba è vicina.”

“Due ore?” Zevran si avvicinò alla finestra, ignorando lo sguardo triste e indagatore di Alistair, restio ad affrontare qualsiasi sua domanda.

La prima luce si faceva strada a fatica nel groviglio contorto e spettrale di vegetazione che circondava la casa, inasprendo le ombre e confondendo la vista.

“L'ho sentita, in quell'incubo” disse dopo qualche attimo, incapace di decidere se dar voce o no a quella confessione. “Mi ha chiesto di non tornare.”

Per un po' nessuno rispose, finché l'ultimo richiamo della civetta segnò l'avvento improrogabile dell'alba e Oghren ruttò al mondo il suo buongiorno, dopo essersi scolato un altro paio di sorsi di mistura speciale.

“Cosa pensi di fare?” chiese il Custode, senza esprimere alcun emozione, senza neanche guardarlo.

“Le darai retta?”

“Certo che no!”

“Quindi dobbiamo solo capire come fare per disobbedirle.”

“E' un bel guaio” si stiracchiò il nano, grattandosi la barba. “Se è davvero finita nella Città Nera, come ha detto Morrigan, nessuno sarà in grado di andarla a riprendere, volente o nolente. Già l'Oblio era un bel pasticcio, ma questo è una stramaledetta gatta da pelare.”

“Abbiamo fatto molte cose che pensavamo impossibili” lo fulminò con lo sguardo Zevran. “Non sarà peggio che affrontare un drago sproporzionato.”

“Lo è, in realtà” Morrigan sembrava indifferente, come un maestro intento a spiegare una banale lezione teorica a studenti un po' tardi. “Non ci sono notizie di individui penetrati in quel luogo, maghi o meno, oltre a coloro che l'hanno corrotto. E i Magister non erano persone qualunque.”

“Nemmeno tu lo sei” provò a blandirla, con il suo più seducente sorriso. “Mi hai portato nell'Oblio con facilità, mentre quelle vecchie mummia della Torre avrebbero solo fatto in sacco di storie e poi non ci sarebbero riusciti.”

“Il fatto che i maghi... convenzionali si siano stupidamente imposti più restrizioni di me” scosse la mano quasi a voler allontanare un insetto. “Non significa che io non ne abbia.”

“Potrei mettere per scritto questa affermazione” cercò di sdrammatizzare, senza riuscire a sorridere. “Un giorno potrebbe tornarmi utile.”

La maga si limitò ad alzare un sopracciglio, guardandolo col gelo più assoluto negli occhi.

“Andiamo Morrigan, non vorrai davvero dirmi che, arrivati a questo punto, non ci sia niente da fare!”

Anche il Custode si era alzato, avvicinandosi a loro in silenzio, il volto grave, le labbra contratte in una smorfia di malcelata preoccupazione.

Il silenzio era la risposta più terribile che potessero ottenere e si protrasse per istanti che parvero interminabili, finché la donna non sospirò pesantemente e si decise a conceder loro un briciolo di speranza.

“C'è sempre qualcosa che si possa fare” sentenziò, con più convinzione di quanto ne provasse. “Devo solo aver il tempo di studiare la situazione. Quindi levatevi dai piedi e lasciatemi pensare.”

“Grazie” disse Alistair, affrettandosi a spingere un recalcitrante Oghren fuori dalla porta. “Grazie a nome di tutti noi.”

“Aspetta a ringraziarmi e lascia che gli altri parlino per sé, altezza” lo canzonò senza acrimonia. “Tu no, Zevran!”

Lo fermò prima che seguisse i compagni all'esterno.

“Devo parlarti.”

L'elfo si strinse nelle spalle e tornò sui propri passi, allungando lo zaino con le provviste al nano che stava cercando di liberarsi dalla presa ferrea del re pur raggiungere le salsicce piccanti ivi contenute.

Una volta da soli, la stanza sembrò dannatamente più cupa e spoglia, a memoria dei lunghi mesi di solitudine trascorsi.

“Non eri tornata ad abitare qui, vero?” era una domanda, ma sembrava più una semplice constatazione, tanto che la maga evitò di perdersi in una banale risposta.

“Non potevi tollerare il suo ricordo.”

“Non c'era più niente per me, in questo luogo” lo fissò, sfidandolo a contraddirla. “Non dipingermi come una stupida donnetta romantica e malinconica.”

“Io non credo di esserlo, ma so di aver provato i tuoi stessi sentimenti.”

“Perché vuoi trovarla Zevran?”

“Lo sai.”

“Forse io lo so, ma voglio essere sicura che tu lo sappia.”

L'elfo la guardò, interrogativo.

“Dici di amarla, ne sono consapevole” sbuffò, irritata da tanti discorsi sentimentali, ai quali era rifuggita sempre, anche le rare volte in cui Eilin aveva cercato di trascinarvela con l'inganno. “L'amore è uno strano sentimento, talmente ricco di definizioni che qualcuno lo chiama persino odio.”

“Non si tratta d'amore” iniziò a protestare. “Io le devo il mio aiuto.”

“Se lo fai per un assurdo senso di colpa o per quell'onore che tanto decanta lo stupido fuori dalla mia porta, ma al quale speravo tu fossi immune, ti invito ad andartene subito e a non tornare, perché non perderò il mio tempo per motivi così sciocchi.”

“Vuol dire che ritieni l'amore un motivo valido?”

“Dipende.”

“Da cosa?”

“Da come lo ritieni tu.”

“Ammetto di essermi perso.”

“Perché la stai cercando, Zevran?”

“Perché mi ha invocato” mormorò piano. “Perché vuole che vada da lei.”

“Hai ben sentito che ha cambiato idea, su questo punto. La tua teoria probabilmente è corretta e la giovane Eilin adesso è pentita di averci fatto rischiare la vita in un improbabile tentativo di salvataggio.”

“Deve essere solo spaventata e sai quanto sia generosa...”

“Infatti, ma se devo rispettare la sua volontà, non ho bisogno di mettermi a scartabellare tra vecchi libri polverosi a caccia di un incantesimo che probabilmente non esiste.”
“Ha salvato tutti noi!”

“Motivo in più per non buttare alle ortiche il suo sacrificio.”

“Ti stai burlando di me?” gli occhi dell'elfo erano due lame affilate e la mano, istintivamente, corse al pugnale, stringendone con rabbia l'impugnatura d'osso levigato.

“Perché la stai cercando, Zevran?”

“Perché l'amo, contenta?”

“No” Morrigan scosse la testa. “Per amore si può abbandonare i propri amici, tradire la moglie, uccidere la mucca del vicino. Per amore si può ridere, strapparsi i capelli, pronunciare frasi inconsulte e comportarsi da stupidi. Per amore si può anche morire, anche se io lo definisco un gesto più egoistico che romantico. Ma quello che stai per compiere tu va ben oltre qualsiasi azione l'amore possa giustificare.”

“Eilin l'ha fatto.”
“Eilin è morta perché non aveva altra possibilità, non c'era nessuna sdolcinatezza nel suo gesto.”

“Perché questo interrogatorio? Avevi già accettato di aiutarci. E io ti ho detto che sono disposto a tutto pur di salvarla, quante volte ancora dovrò ripetertelo?”

“Ti ho fatto quella domanda quando pensavo che la nostra amica fosse prigioniera in qualche buco oscuro dell'Oblio, quando ero certa di chiedere solo la tua vita, in cambio della sua anima. Ma adesso è diverso.”

“In che modo?”

La maga non rispose.

“Non è cambiato nulla, Morrigan!” la scosse, infischiandosene di invadere il suo spazio vitale, infischiandosene del rischio di trovarsi trasformato in rospo. “La mia risposta è ancora quella di prima: farò qualsiasi cosa pur di non lasciarla all'inferno.”

“Persino finirci tu stesso?”

Zevran sorrise, un sorriso amaro che conteneva solo lacrime.

“Io sono all'inferno.”
“Non hai idea di cosa sia, in realtà.”

“Allora sono disposto a scoprirlo.”
Quando Morrigan fece per protestare, l'elfo la fermò, alzando una mano a chiedere il suo silenzio.

“Non sono una brava persona, lo sai. Nella mia vita posso aver finto molte volte di essere buono, pur di raggiungere i miei scopi e forse, per qualche breve momento, lo sono anche stato, ma pochi mesi di coraggio non trasformano un vigliacco in un eroe. Se c'è un'anima che deve marcire all'inferno, è meglio che sia la mia.”

“Eilin non la penserebbe così.”

“Quando è toccato a lei scegliere, l'ho lasciata andare a morire, ma ora la scelta tocca a me e tu devi lasciarmi andare.”

 

 

Ormai siamo davvero alle battute finali (il che potrebbe voler dire che dovrete sorbirvi un'altra decina di capitoli, conoscendo la mia abilità nel fare previsioni ;-P) e questa volta la parola “fine” sarà davvero definitiva... forse per questo la sto tirando tanto per le lunghe!! Ad ogni modo, ringrazio ancora una volta chiunque stia leggendo questa ff e chi trovi un minuto di tempo per farmi sapere cosa ne pensi ^_^

  
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