Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Sereously    25/02/2014    0 recensioni
1867. Black Hills. Battaglia del Little Bighorn. A mezzogiorno in punto il Colonnello George Armstrong Custer divide malamente il reggimento per attaccare senza basi concrete; così ha inizio un sanguinoso e violento attacco alle tribù dei Sioux, Cheyenne e Arapaho, uniti dall’intento di sgominare gli americani e cacciarli dai territori “non ceduti” nei quali era previsto che passasse una nuova ferrovia. Custer disobbedisce agli ordini e ciò comporta una grave e dolorosa sconfitta del suo squadrone. Il resto della 7° Cavalleria raggiunge il luogo del massacro: 268 morti, Custer compreso. Gli indiani si erano portati via lo scalpo e la dignità rimanente dei guerrieri, martoriandoli anche dopo la morte. Lo scempio del campo di battaglia occupa le successive tre giornate dei soldati rimasti, che devono contare ed identificare i propri compagni. In particolare il giovane Louis si vede costretto ad esaminare da vicino più di 50 corpi ammassati nella steppa finché qualcosa in lontananza non attira la sua attenzione. Un luccichio che solo un pugnale può emettere. Un pugnale come quelli che avevano i soldati morti, come quello che ha lui. E che bisogno c’era di nascondersi dietro a radi cespugli se si era un soldato della Cavalleria?
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- CHAPTER 5 -

Louis’s POV

Non avevo idea del perché avere Nina nel mio letto mi rendesse più tranquillo, ma era così e dato che le salvavo la vita tutti i giorni, mi doveva un favore. Forse anche due o tre. Certo, un modo piuttosto maschilista ed egoistico per fare colpo su.. oh, un attimo.

Stavo davvero esagerando. Fare colpo su chi? Su una selvaggia? Stavo davvero degenerando in quel modo? Cristo dovevo darmi una calmata. Sì, il fatto che lei non avesse vergogna ad andare a letto nuda se non per un velo bianco a coprirla era maledettamente eccitante. E anche il ricordo delle sue forme morbide ed eteree. E i suoi occhi neri come la notte erano stupendi, quasi a mandorla. Per non parlare dei capelli, lunghi, neri e setosi. Li avevo toccati una volta, la notte scorsa, ed erano morbidissimi. Altro che, le donne del mondo civile, quei capelli erano un sogno per chiunque. Ma Nina era una selvaggia. Non era una donna che uno come me poteva sposare. Probabilmente, nemmeno nel suo mondo sarei stato in grado di averla.

Eppure lei si coricò accanto a me, dandomi le spalle e sospirando, certo, ma era accanto a me. La osservai raggomitolarsi su sé stessa, i capelli corvini sparsi ovunque, ed ebbi l’irrefrenabile voglia di stringerla a me. Diavolo, questi pensieri erano sbagliati e fuori luogo.

Quando però lei cominciò a tremare non mi feci tanti scrupoli e allungai una mano posandola sul suo braccio tatuato. Lei sussultò e poco dopo tornò a tremare. No, non tremava. Stava singhiozzando. Stava piangendo!

«Nina..», mormorai cercando di farla girare verso di me.

«Ayusta miye.. ayusta miye, cante skuye», disse in tono supplichevole.

«Non ti capisco Nina».

Lei si girò verso di me e vidi lo spettacolo più terribile e meraviglioso della mia vita.

Il viso solitamente dolce e sereno era contratto in una smorfia di dolore e tristezza che mi fece stringere il cuore, ma quella ragazza rimaneva comunque stupenda. Gli occhi neri, lucidi e le labbra rosse e gonfie mi fecero perdere quel poco di lucidità che mi era rimasto.

L’afferrai e la strinsi al petto, cercando di consolarla in qualsiasi modo a me possibile. Lei sembrò sorpresa quanto me, ma alla fine si strinse contro il mio corpo continuando a singhiozzare come una bambina.

«Yuskapi», mormorai. Harry mi aveva detto che significava “scusami” e che mi sarebbe servito. Maledetto ragazzo, ero così facile da decifrare?

Nina tirò su con il naso e mi guardò. Aveva smesso di piangere.

«Non ti preoccupare, non ti faranno del male. Lo impedirò io».

Mi fissava, persa nei miei occhi come io lo ero nei suoi. Quando si avvicinò ero già troppo ipnotizzato per respingerla o per fare qualsiasi altra cosa se non assecondarla.

Posai le mie labbra sulle sue prima che potesse farlo lei. Cristo, davvero avevo sperato così tanto di poterlo fare? Mi sentivo realizzato e rianimato da un’energia nuova, strana. Poi lei si allontanò.

«Nina».

«Yuskapi», disse alzandosi e spostandosi in bagno. E da lì non uscì, o almeno non finché rimasi sveglio.

Il mattino dopo riemersi dal sonno di soprassalto. Mi guardai in giro. La porta del bagno era aperta ma Nina non era lì dentro. Mi rigirai nel letto cercandola tra le lenzuola – come se potesse sparire tra le pieghe, no? Niente.

Poi di colpo mi resi conto che la porta della camera era socchiusa.

«Oh, merda», mormorai alzandomi e uscendo senza rivestirmi.

Bussai violentemente contro la porta di Harry.

«Harry! Harry apri sbrigati! Harry, Nina è..».

«Qui», disse un Harry assonnato e turbato dal brusco risveglio.

«Come?», chiesi alterato.

«È piombata qui, nel cuore della notte. Ero stanco e lei è una buona compagnia. In più meglio con me che con qualcun altro, no?», disse stropicciandosi gli occhi.

«Lei..».

«Mi ha detto tutto e, Louis? Non farlo. Non affezionarti. Sai bene quanto me che se ne andrà».

«Cosa dici?».

«Oh andiamo, non sei stupido. Nina vuole tornare a casa, non vuole vivere felice e contenta con te».

«Tu.. non sai..».

«Niente? Sì, me l’ha accennato anche lei. Senti, lei ha capito, capiscilo anche tu. Non siete compatibili. Stop».

«Harry, porca miseria fammi passare».

«Oh, come vuoi, io vado a mangiare».

Grugnii quasi e lo superai poco prima che lui sbattesse la porta. Nina era ancora serenamente addormentata nel suo letto, poco più piccolo del mio e senza tende. Strano visto tutto il casino che avevo fatto.

Mi sedetti sul letto e la guardai dormire. Era così bella. Le ciglia lunghe si muovevano impercettibilmente a scatti e le labbra erano leggermente tese in un sorriso pacifico. I capelli lisci e scuri le contornavano il viso e le coprivano le spalle. Solo ora mi accorgevo degli strani segni che andavano dall’attaccatura dei capelli alla tempia destra. Strani ghirigori che sembravano cicatrici nere mi fecero capire per davvero la diversità dei nostri due mondi. Nessuna razza, nessun popolo e nessuna tradizione. Appartenevamo a due mondi diversi. Le radici della loro mentalità erano troppo differenti dalle nostre per poterci considerare anche solo lontanamente simili.

Ero così rapito dalle mie riflessioni che notai i suoi grossi occhi neri aperti e fissi su di me solo dopo qualche minuto.

«Buongiorno».

Lei sbadigliò e si stiracchiò. Poi si tirò su a sedere. Mi guardava senza osservare niente in particolare. Faceva vagare lo sguardo dal mio viso alle mie ginocchia e poi tornava su. Stava valutando quanto potesse essere facile uccidermi? Sopraffarmi? Probabilmente stava cercando vendetta. E allora perché io riuscivo a pensare solo a quanto era stato bello baciarla? Perché avevo in mente solo la bellissima sensazione di quando l’avevo stretta a me?

Perché ero uno stolto. Mi alzai e mi toccai lo stomaco indicandola. Lei annuì. Presi la tunica che si era portata dietro e gliela porsi, tornando in camera mia. Mi vestii, senza fretta, e mi lavai con estrema lentezza. Avrei dovuto farmi la barba, cominciava a coprirmi un po’ troppa pelle, ma non trovai le forze per usare il rasoio. Scrollai i capelli e mi sedetti sul letto ad aspettare Nina.

Arrivò giusto in tempo per vedermi scuotere la testa e stringere i capelli tra le dita. Si avvicinò preoccupata. Perché mai? Un uomo bianco non poteva piangere?

«Louis».

La guardai sorpreso. Il mio nome suonava strano pronunciato nel suo strano modo di parlare.

Si portò una mano alla tempia come se avesse mal di testa, mi indicò e poi imitò le lacrime che mi scendevano giù per le guance.

Come potevo spiegarle quello che mi passava per la testa? Che mio fratello era morto e che ero distrutto, che odiavo a morte il Maggiore Reno e che mi sentivo colpevole per tutti i mali della mia famiglia. Avrei dovuto dirle troppe cose e non sapevo proprio da dove iniziare. Perciò scossi la testa e mi alzai, prendendo le corde. Mi doleva il cuore ogni volta un po’ di più quando dovevo legarle polsi e caviglie. E ogni volta le lasciavo un po’ più libertà di movimento, per quanto mi fosse possibile.

«Andiamo a mangiare», mormorai uscendo dalla porta con le corde avvolte in una mano.

Nina’s POV

Mi strattonò leggermente, incitandomi a seguirlo. Lo feci, la testa bassa e i piedi che si strascicavano sul pavimento di legno. Avevo una fame da lupi e di certo non avrei rifiutato del buon cibo che non avrei nemmeno dovuto pagare. O almeno, da ciò che avevo capito, qui tutto si barattava con i soldi.

Louis cercò di parlarmi, ma io non capii assolutamente niente, né tantomeno mi sforzai di farlo. Non volevo farlo. Anzi, non vedevo l’ora di tornarmene a casa mia, dalla mia gente, dirgli che ero ancora viva. Ma avrei dovuto stare attenta, molto attenta. Il Maggiore Reno, da quando Louis mi aveva preso sotto la sua ala con fare protettivo, mi controllava attentamente ogni volta che poteva. Il suo sguardo metteva i brividi.

Finalmente anche Harry fece la sua comparsa nella grossa sala e, una volta individuatici, si avvicinò con un mezzo sorriso stampato sulla bocca.

“Come stai?”.

“Bene, ma ho fame”.

“Cosa vuoi mangiare?”.

“Qualsiasi cosa”.

Harry sorrise e mi posò una mano sulla spalla. Dal giorno prima, quando avevamo discusso, avevo totalmente cambiato opinione su di lui. Mi aveva accolta nella sua stanza nel bel mezzo della notte senza fare domande; ero stata io a spiegargli il necessario perché capisse il mio atteggiamento. Mi aveva lasciato il suo letto, sistemandosi sulla poltrona vicino alla finestra nonostante avessi insistito e detto che non ce n’era bisogno.

Mentre osservavo in giro, sguardi assetati di una sola cosa che vagavano sul mio corpo non troppo coperto, sentii le corde tirare. Louis si era avvicinato a Harry e i due sembravano confabulare su qualcosa di molto importante. Poi lo vidi mollare le corde al ricciolo con fare sollevato. Si portò una mano nei capelli, li scrollò e si avviò verso il bancone. Harry mi fece segno di seguirlo. Ci sedemmo ad un tavolo un po’ troppo piccolo per due persone, nell’esatto centro del locale.

“Per oggi rimarrai con me. Louis crede che sia meglio così..”.

“Dove stiamo andando Harry?”.

“Siamo diretti a Helena. Lì il Maggiore Reno verrà giudicato dalla Corte in merito all’abbandono dei propri compagni in battaglia”.

“Ha abbandonato i suoi compagni?”, chiesi stralunata

“Sì, ma ci sarà un gran bel dibattito su questo argomento perché il Colonnello Custer ha fatto anche lui i suoi errori.. ha attaccato troppo presto. Chissà chi l’avrà vinta”.

Beh, una cosa era certa: io non sarei stata lì ad assistere. Avrei provato a scappare e sicuramente preferivo morire nel tentativo di salvarmi piuttosto che arrivare in una città dove poi sarei stata venduta come schiava al miglior offerente. No, dovevo architettare la mia fuga e anche alla svelta.

Non avevo idea di quanto distasse Helena, ma l’avrei scoperto. Speravo ardentemente di avere ancora il tempo di tentare la fuga.

Here you are. Soup, bread, wine and water. There is some egg and bacon too”.

Thank you”.

Louis annuì e se ne andò, sedendosi poi al tavolo del Maggiore.

“Cos’ha detto?”.

“Che possiamo mangiare: ci sono zuppa, pane, bacon e uova. E ha portato del vino per me e dell’acqua per te”.

“Cos’è bacon?”.

“Tu non.. ehm, come te lo spiego.. è carne di suino molto buona e saporita fatta a striscioline, vedi?”, mi spiegò indicando le fette di carne dall’invitante profumino e dal colore così intenso da far venire, da solo, l’acquolina in bocca.

“È buono?”.

Harry sorrise. “Forza, assaggia”.

“Oh sì, è buonissimo!”, esclamai mentre masticavo con vigore la striscia di bacon.

“Visto?”, rise lui. “E con le uova è ancora meglio”.

Mentre mangiavo con piacere, mi voltai verso il tavolo del Maggiore e mi accorsi che Louis mi fissava sconcertato, la forchetta che vagava imperterrita rovinando il cibo che aveva nel piatto. Mi si spezzò il cuore a ignorarlo come feci, ma dovevo. Non mi sarei mai dovuta affezionare tanto al mio carceriere; adesso la mia fuga sarebbe stata più dolorosa.

Quando ci mettemmo in marcia il sole era già alto nel cielo e ciò stava ad indicare che in poche ore ci saremmo fermati di nuovo.

Tentai di concentrarmi su come fuggire una volta raggiunta la prossima cittadina, ma il caldo mi impediva di ragionare lucidamente. Ad un certo punto mi sentii quasi svenire, ma poi sentii Harry muoversi e sistemare sul mio capo il suo cappello.

“Grazie”.

“Figurati, tutto bene?”, mi chiese sorridendo.

Quel dolce sorriso era la cosa più bella che avessi mai visto. “Certo. Harry, posso chiederti una cosa?”.

“Certo, dimmi pure”.

“Mi insegneresti la vostra lingua?”.

“Intendi l’inglese?”.

“Sì, quello”.

“Sarebbe un onore per me”.

Sorrisi e lo incitai a cominciare.

“Allora, iniziamo con le cose semplici. Io sono Harry si dice I am Harry. Prova”.

I am Harry”.

“Brava. Tu sei Nina, you are Nina”.

“Uhm.. You are.. Harry?”.

“Esatto!”, sorrise lui soddisfatto. “Ora continuiamo con il verbo essere..”.

Parlottammo per ore, almeno fino a che il sole non cominciò a minacciare di voler sparire oltre le montagne. Fino a quel momento avevo afferrato il significato dei verbi essere, avere, mangiare, dormire e i nomi di alcune cose come i cavalli, le mucche, gli uomini, le donne e i bambini. Certo, avevo ancora molto da imparare, ma ero fiera di me stessa.

Let’s go faster! The night is coming and I do not want it to surprise us!”, gridò il Maggiore Reno.

“Che ha detto?”.

“Che dobbiamo aumentare l’andatura o verrà buio troppo presto. Tieniti forte”, disse spronando il cavallo al trotto veloce.

Avvistammo la cittadina giusto in tempo, qualche minuto dopo, infatti, il sole esalò il suo ultimo respiro dietro ai grossi monti e svanì, lasciando il posto ad un cielo rosastro che sfumava in viola e poi in blu laddove cominciavano a vedersi i bagliori delle stelle.

“Dove siamo?”.

“Broadview. È una cittadina minuscola, ma basterà per dormire tranquilli stanotte”.

Annuii, fidandomi ciecamente. L’unica cosa che mi ricordavo era che le montagne rocciose erano sempre rimaste alla mia sinistra e che il sole spariva di fronte a me. Purtroppo quelli erano gli unici punti di rifermento che mi era dato conoscere. Per la mia importantissima fuga non erano abbastanza, ma avrei dovuto fare in modo che lo fossero o sarei marcita a lavare qualche lurido pavimento come quello che stavo calpestando in quel momento.

La baracca non era degna di essere chiamata albergo o locanda, ma perlomeno non ci sarebbe piovuto in testa.

Stavo cercando Louis con lo sguardo quando sentii le corde tirare tanto forte da farmi gridare. Riuscii a trattenermi per un soffio.

Hey, little savage, you are mine for tonight. Let’s see if you are useful for something”.

Il Maggiore Reno mi guardava così scuro in viso che mancò davvero poco ad un mio svenimento. Resistetti e alzai la testa con fare fiero e guardingo. Sapevo che ciò che aveva detto non era niente di buono, anche se non avevo compreso le sue parole. Quell’uomo aveva il sangue negli occhi e l’odio nella voce. E li stava usando entrambi contro di me in quel momento.

Dovetti ammettere di avere paura. Solo uno sciocco non l’avrebbe fatto.

Lui urlò qualcosa ai suoi compagni, poi iniziò a trascinarmi con sé. Non mi dimenai, non mi sembrava il caso di fare scenate. Tanto Louis era sparito e di certo non sarebbe corso in mio aiuto. Non se a dare ordini era il Maggiore, in ogni caso.

Mi strattonò fino alla sua stanza, poi mi gettò a terra e chiuse la porta a chiave. Quando si girò mi sentii morire.

Se pochi minuti prima avevo pensato di provare paura, dovetti ricredermi. Quello sguardo mi annichilì all’istante e io sperai ardentemente di avere la forza per sopravvivere alla notte che mi aspettava.



 


Non ero sicura di pubblicare anche questo capitolo, ma alla fine ho capito di avere ancora un po' di tempo e ho deciso che non mi costava niente. Eh niente, in questa parte c'è un momento fondamentale per Louis affinchè cominci a capire cosa rappresenta Nina per lui. Per chi avrà avuto voglia di leggere anche l'angolo dell'autrice, mi sento in dovere di avvisare che nel prossimo capitolo ci sarà una scena di violenza, perciò vi prego di non leggere se siete troppo sensibili. Ho detto tutto, perciò l'unica cosa che posso aggiungere è che ho aggiornato anche le altre due FF, nel caso voleste passare.
Buona lettura :)
-S

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Sereously