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Autore: MidnightChaos    25/02/2014    1 recensioni
"Cyborg: ll termine cyborg o organismo cibernetico (anche organismo bionico) indica l'unione omeostatica costituita da elementi artificiali e un organismo biologico. Nasce dalla contrazione dell'inglese cybernetic organism, per l'appunto organismo cibernetico.
Il confine tra essere umano e cyborg è sempre più sfumato, basti pensare ai progressi delle tecnologie applicate alle protesi e agli organi artificiali: una persona dotata di un pace-maker potrebbe infatti già corrispondere alla definizione di cyborg.”
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Una storia originale, il cui protagonista maschile è Harry...che però non è un essere umano,è qualcosa di diverso. E' qualcosa composto da carne e circuiti. Entrate a leggere se vi ho incuriosito almeno un po' :)
Genere: Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cuore di Cyborg.


1



 






-Buongiorno principessa.
 
 
Spalancai gli occhi di colpo, improvvisamente sveglia. Il sonno era volato via da me, veloce come era arrivato. Mi tirai su di colpo e mi voltai di scatto verso l’origine della voce.
Il cyborg mi guardava.
I suoi occhi, che vedevo per la prima volta, erano belli da mozzare il fiato. Quel verde, misto ad azzurro, risaltava come un pozzo in mezzo a candida neve, ed erano allegri e vivi, sicuramente non riconducibili all’idea che mi ero fatta degli occhi di un robot, spenti e privi di vita.
La cosa mi spiazzò non poco visto che mi aspettavo di trovarmi davanti una scassata macchina arrugginita e invece sembrava una creatura che non aveva niente in comune con i circuiti.
Aprii la bocca ma la richiusi non trovando niente da dire, ero più confusa che mai.
-Ciao – mi salutò lui.
La sua voce era calda, a tratti rauca ma carezzevole come un velo di seta.
- C-ciao – balbettai.
Lo stupore chiaramente visibile nella mia espressione.
-Ti chiami Principessa?- mi chiese innocentemente.
-No…- sussurrai.
-Ah…- sembrava deluso.
Mi accorsi che stava fissando qualcosa alle mie spalle e seguii la traiettoria del suo sguardo che si fermò sopra un vecchio attaccapanni di legno attaccato dietro la porta. Era rosa e c’era la scritta “Principessa” in viola. Me lo regalarono i miei genitori quando ero piccola, quando erano ancora vivi.
-Mi chiamo Gwen- lo informai.
 
-Io sono Harry!- si presentò fiero.
Harry non era un nome da robot, era un nome da essere umano. Mi aspettavo qualcosa di più fantascientifico come Robot 2.0 o Prototipo 234M, i soliti nomi dei robot che si sentono nei film insomma.
-Tu sei un cyborg – constatai esitante.
-Esatto – mi confermò.
-E ti ha creato il Dr Howl? – gli chiesi.
- Il dottor Howl è mio padre- puntualizzò.
La sua affermazione mi lasciò un po’ perplessa e mi tornò in mente Pinocchio: mi ricordavo chiaramente che nel cartone animato Pinocchio chiamava Geppetto “papà” e non parlava di lui come il suo creatore.
-Come mai ti ho trovato abbandonato in un vicolo?- gli domandai.
Mi guardò a lungo ma non mi rispose. Provai ad insistere ma non ottenni nessuna risposta. Avrei provato a richiederglielo più avanti.
Eravamo circondati dal silenzio, scandito solo dal mio ritmico respirare. Lui non respirava, ma d’altronde a cosa gli serviva? Era un robot, non aveva organi, aveva circuiti e ingranaggi.
Tirai uno scossone quando qualcuno bussò delicatamente alla porta.
-Tesoro, alzati o farai tardi a scuola.
Era la nonna.
Prima che potesse aprire la porta, e trovare il cyborg sdraiato nel mio letto, scattai verso di essa e mi affacciai per dirle che sarei scesa subito. Chiusi la porta e mi ci appoggiai sospirando. E ora cosa dovevo farci con il robot?
Lasciarlo in casa era fuori discussione, mia nonna sarebbe potuta entrare in camera e lo avrebbe scoperto. Ma anche portarmelo dietro, a scuola, era fuori discussione.
Guardai l’orologio, ero già in ritardo. Mi guardai in giro per farmi venire un’idea e così fu.
-Harry vieni qui- gli ordinai.
Mi avvicinai all’armadio, aprii le ante e spostai tutte le grucce da una parte.
Mi voltai e mi ritrovai il petto del cyborg a pochi centimetri dal naso. Non me ne ero accorta prima, era veramente alto, almeno 1 metro e 80, quindi molto più alto di me.
-Io devo andare a scuola e non posso portarti con me. Devi rimanere dentro l’armadio finchè non torno.
Guardò prima me e poi l’armadio, annuì e ci si infilò dentro.
-Mi dispiace…ti prometto che sarà una soluzione provvisoria – mi scusai e gli sorrisi.
Afferrai i primi vestiti che trovai e mi infilai in bagno per lavarmi e vestirmi. Quando rientrai in camera trovai il cyborg dove lo avevo lasciato.
-Allora io vado…non ti muovere da qui per nessuna ragione
 
 
 
 
 
 
Le ore non mi erano mai passate così lentamente come quel giorno. Non riuscivo a concentrarmi su niente se non sul robot. E se mia nonna l’avesse scoperto comunque? Cosa avrebbe pensato? Cosa avrebbe detto? E come mai lo avevano abbandonato?
-A cosa stai pensando? – mi chiese la mia compagna di banco.
-A niente …- le risposi senza guardarla negli occhi.
Non volevo ancora dirle che avevo trovato un robot per strada e che ora viveva a casa mia. Prima volevo scoprire qualcosa di più al riguardo.
- Ti vedo strana… - insistette.
- Tranquilla Gloria, sono solo molto stanca. Ho dormito poco stanotte.
-E come mai? Ti sei finalmente trovata il ragazzo? Non mi avevi detto niente!- scherzò tirandomi una lieve spallata.
Sorrisi scuotendo la testa e il discorso morì così.
Mentre le materie si susseguivano cercavo di inventarmi qualcosa da raccontare a mia nonna. Avrei potuto dirgli che era il mio ragazzo che dormiva da noi o un mio amico…ma per quanto tempo saremmo potuti andare avanti prima che scoprisse che Harry era un robot? O forse avrei potuto dirle subito la verità e ripensandoci ora a mente lucida sarebbe stata la cosa migliore. Tanto cosa avrebbe mai potuto dirmi? Harry era innocuo.
 
I miei ragionamenti furono interrotti dal suono della campanella che annunciava la fine delle lezioni. Chiusi il libro che avevo davanti e iniziai lentamente a fare la cartella.
-Cosa hanno da starnazzare quelle oche ? – chiese Gloria già pronta per fuggire dalla sua prigione.
-Di che stai parlando?- le chiesi.
-Guarda laggiù – mi rispose indicandomi con un cenno della testa fuori dalla finestra.
Mi affacciai e osservai una folla di ragazze davanti al cancello della scuola. Ce n’erano alcune che fissavano una direzione e altre che davano segni di isteria sghignazzando e lanciando gridolini acuti e striduli come il gesso sulla lavagna.
-Penso stiano guardando quel ragazzo laggiù – mi spiegò.
-Qua-….Oh….
Rimasi pietrificata quando capii che il ragazzo di cui parlava la mia amica era Harry. Se ne stava tranquillamente appoggiato al muretto con le gambe incrociate e le mani in tasca. Cosa cavolo ci faceva qui? E come aveva fatto a trovarmi?
Abbandonai Gloria senza darle una spiegazione e corsi verso l’uscita. Mi feci largo tra la folla di ragazze a spintoni e finalmente mi ritrovai davanti al cyborg.
-Ciao. – mi salutò Harry.
-Cosa cavolo ci fai qui? – lo rimproverai ignorando il suo saluto.
Anche lui ignorò la mia domanda, mi prese la cartella che mi pesava come un macigno e se la mise su una spalla.
-Andiamo a lavoro!
E lui come faceva a sapere che ora dovevo andare a lavoro? Oh no….aveva parlato con mia nonna! Ciò significa che l’aveva trovato o che lui non aveva fatto come gli avevo detto.
Intanto sentivo le occhiate omicide che mi lanciavano tutte le ragazze intorno a noi, era meglio allontanarsi di qui e anche velocemente.
-Si, andiamo – lo afferrai per un braccio e lo trascinai via.
 
 
-Come hai fatto a trovarmi?
-Me l’ha detto tua nonna.
-Oddio! Quindi ti ha trovato! – mi allarmai subito.
-Si ed è stata molto gentile. Non capiva come mai tu non mi avessi fatto fare colazione e ha tentato di prepararmela a tutti i costi nonostante io rifiutassi. Non l’avrei mangiata.
-Perché?
-Perché non ho la necessita di mangiare – mi spiegò.
Sembrava così umano che a volte mi scordavo che in realtà era un robot.
Tornai a guardare il computer e ad inserire i codici dei libri riportati.
-E ti ha chiesto spiegazioni? – aggiunsi un po’ ansiosa.
-In realtà no. Se le è date da sola, io non le ho detto niente. Pensa che io sia un tuo amico e non ho né negato né confermato visto che non mi avevi detto niente al riguardo.
Annuii tirando un sospiro di sollievo.
Harry mi passò l’ennesimo libro da inserire nel database. Era molto silenzio ma estremamente servizievole e attento e in più mi seguiva come un’ombra. Il suo volto era quasi del tutto inespressivo, se non per gli occhi che erano vivi come il mare in tempesta. Ovviamente non trapelavano emozioni dal suo viso, visto che tecnicamente non poteva provarne, ma i suoi occhi talvolta si illuminavano.
 
Mi alzai e mi diressi verso la parte interna della biblioteca, girando sicura tra gli scaffali, seguita come un cagnolino dal cyborg.
-Non vuoi proprio dirmi perché ti ho trovato in quel vicolo?
Mi fermai davanti ad uno scaffale, porsi i libri in mano ad Harry e iniziai a disporli in ordine, uno alla volta.
-Non è che non voglio dirtelo.  Il fatto è che io sono il primo a non saperlo. – confessò.
Finii di sistemare i libri e lo guardai. Il suo viso apatico e perfetto come una statua di marmo.
-E ti manca tuo….padre?
Rimase un secondo in silenzio prima di rispondere.
-Non so cosa significhi.
- Che cosa? – gli domandai.
-La “mancanza” non so cos’è.
Provavo pena per lui. Vivere senza uno scopo, senza provare emozioni. Non sapere perché si è in vita. Non poter provare la gioia e il calore di un abbraccio, niente. Non poteva permettersi nemmeno di provare tristezza o rabbia verso chi lo aveva creato e abbandonato, o affetto. Niente. Perché era una macchina, un concentrato di circuiti ed ingranaggi, non di carne e sangue.
-Puoi stare con me…quanto vuoi….se vuoi – gli proposi.
Non volevo obbligarlo a stare con me ma non pensavo avesse comunque molta scelta. O me o la strada.
Annuì.
Ero affascinata da lui. Era una delle tecnologie più avanzate che i miei giovani occhi avessero mai visto, riusciva a generare pensieri, ragionamenti ma non era capace di fare altro. In pratica era un computer con le gambe.
 
 
 
-Ho finito, vado a fare il giro di controllo e poi possiamo tornare a casa.- annunciai al cyborg.
-Vengo con te.
Fece per alzarsi, ma lo fermai.
-Non ce n’è bisogno, resta pure qua.
-Vengo con te.
Mi rassegnai e lo lasciai fare. Avanzai verso i primi tavoli e continuai a camminare tra gli imponenti scaffali di libri, rimettendo al loro posto le sedie che trovavo in giro. Stavo oltrepassando l’ennesimo tavolo quando all’improvviso andò via la luce e un buio profondo calò sulla biblioteca e mi fermai.
Provai ad aprire e chiudere le palpebre più volte nel vano tentativo di abituarmi al buio.
-Non vedo un accidente!- esclamai esasperata.
Sentii Harry avvicinarsi a me e afferrarmi una mano.
-Ti guido io.
Lo ringraziai e mi lasciai guidare. Mano a mano che superavamo tavoli e scaffali mi diceva cosa vedeva. Quando c’era una sedia messa male mi abbandonava per qualche secondo, la rimetteva al suo posto e poi tornava da me.
-E tu come fai a vederci?- gli chiesi curiosa.
- Visione notturna. – spiegò.
-Fico!- esclamai entusiasta.
-Non saprei. – Mi rispose atono.
-Fidati! Te lo dico io! – gli dissi ridendo.
 
-Nonna! Sono a casa! – annunciai.
-Tesoro ben tornata- mi salutò affacciandosi alla porta della cucina. – Oh…ciao Harry!
-Buonasera signora Flora, è un piacere rivederla – ricambiò educatamente il ragazzo – Come sta?
Mi stupii di questa improvvisa loquacità e…umanità.
-Che caro ragazzo! Meglio di ieri ma peggio di domani! – gli rispose mia nonna ridacchiando.
Rispondeva sempre così quando gli veniva chiesto come stava. Era positiva, non c’era niente da fare, era la persona più solare e allegra che conoscessi senza ombra di dubbio e non potevi non farti travolgere da quell’uragano di entusiasmo.
E nemmeno il cyborg poteva. Sul suo volto marmoreo si allargò un sorriso, che durò qualche secondo prima di scomparire.
-Harry la mia nipote disgraziata non mi ha avvertito che ti saresti unito a noi a cena! Cosa posso prepararti da mangiare?- si scusò mia nonna.
-Non si preoccupi, ho già mangiato. La ringrazio.- declinò gentilmente l’offerta il cyborg.
Sembrava la fiera delle buone maniere.
Ci liberammo dai cappotti e ci sedemmo a tavola. Cenammo come sempre, guardando la tv, commentando i programmi che passavano e raccontandoci delle rispettive giornate. Alla fine dissi a mia nonna che Harry avrebbe dormito da noi per qualche tempo e lei acconsentì volentieri dopo che le spiegai che non poteva tornare a casa a causa di problemi familiari. Suvvia, non potevo certo spigare ad una vecchia signora di 80 anni che Harry era un cyborg quando era a malapena a conoscenza dell’esistenza dei tablet!
 
 
Dopo cena Harry ed io salimmo in camera. Presi due piumoni enormi e li depositai per terra uno sopra l’altro, accanto al mio letto. Non avendo un altro letto a disposizione avevo deciso di improvvisare un futon. [Letto tradizionale giapponese]
Presi un terzo piumone da usare come coperta ed un cuscino di quelli che tenevo in più sul mio letto.
-Non starai comodissimo, ma meglio di niente- gli dissi osservando orgogliosa la mia opera.
-Non preoccuparti.
Storsi il naso al pensiero di lui che dormiva sul pavimento scomodo e gelato.
-Io devo fare i compiti, fai come se fossi a casa tua.
Presi la cartella, la svuotai sul tavolo, mi posizionai davanti i libri di matematica e mi armai di calcolatrice ma soprattutto tanta tanta pazienza. Aprii il quaderno e la mia mano iniziò a tracciare strani simboli sulle pagine, altresì chiamati radicali, integrali, logaritmi e molto altro….
Persi ben presto l’entusiasmo iniziale per lasciare il posto al più profondo sconforto. Ero una frana in matematica ed ero così concentrata sui calcoli e sui procedimenti che non mi accorsi subito della presenza di Harry proprio dietro di me. Si era sporto per vedere su cosa mi stavo disperando.
-I risultati non tornano! – mi disperai lanciando per aria la calcolatrice e la penna che prese sorprendentemente al volo.
-E’ ovvio che non tornino se i calcoli e i procedimenti sono sbagliati – decretò dopo aver dato una rapida occhiata ai confusi calcoli sul mio quaderno.
-Tu sai farli? – gli domandai speranzosa.
-Certo.
Non gli lasciai nemmeno il tempo di rispondere che presi un’altra sedia e la posizionai alla scrivania accanto alla mia.
-Siediti e aiutami!
Che stupida! Era ovvio che lui sapesse risolvere gli esercizi, la sua mente era come un computer, no?
Prese la penna e iniziò a risolvere equazioni e problemi uno dopo l’altro, senza fermarsi un attimo. Per completare un compito che mi avrebbe richiesto ore, lui impiegò soltanto un quarto d’ora.
Quando ebbe finito guardai il quaderno su cui gli esercizi erano stati svolti con un ordine quasi maniacale.
-Mi spieghi come hai fatto? Sennò se la professoressa mi chiede di svolgerli alla lavagna e spiegarglieli non so come rispondergli.
Non ci tenevo a prendere un bel 2. Lui mi guardò per qualche istante, con la sua solita espressione imperscrutabile prima di rispondermi.
-Non posso. Non saprei come fare. Io svolgo gli esercizi e basta. – mi spiegò.
Evidentemente era un computer in tutto e per tutto. Se dai un’equazione al computer te la risolve ma ovviamente non ti sta a spiegare come mai lì ha cambiato il segno o come mai ha messo lì quel numero e così doveva funzionare il cervello del cyborg.
-Allora è stato tutto inutile… - sospirai un po’ delusa.
Mi rimisi il quaderno davanti e gli ripresi la penna dalle mani per provare a risolvere gli esercizi da sola.
-Aspetta, passami il libro di teoria.- mi fermò.
Feci come mi aveva ordinato e glielo porsi. Si mise a leggere le pagine velocemente e in pochissimo tempo aveva finito di sfogliare tutto il libro. Incedibile.
Iniziò subito a spiegarmi tutti i procedimenti che aveva eseguito e riuscì addirittura a farmi capire tutto, cosa che la mia professoressa non era mai riuscita a fare.
Se poteva fare questo con un libro di matematica…poteva farlo anche con tutte le altre materie e avrebbe potuto aiutarmi coi compiti. Poteva essere considerato sfruttamento effettivamente ma dopotutto era un modo per ringraziarmi del disturbo arrecatomi, no? Ma certo!
Potevo fargli leggere tutti i libri della biblioteca, non solo quelli culturali, così forse avrebbe appreso meglio le dinamiche umane, avrebbe capito cosa significava provare qualcosa attraverso la lettura. Non ero sicura che funzionasse come per la matematica ma tanto valeva provare.
 
 
-Visto che ormai mia nonna sa della tua esistenza avremo molti meno problemi ma non posso comunque lasciarti in casa tutto il giorno, potrebbe farsi delle domande e insospettirsi…quindi cosa possiamo fare?
Harry mi guardava senza proferire parola, imperscrutabile.
-Pensi di continuare a farmi parlare da sola o mi aiuti a pensare qualcosa?
Stava aprendo la bocca per rispondermi quando lo bloccai.
-Era una domanda retorica.
-Non sono programmato per interpretare ironia e sarcasmo- mi spiegò serioso.
Sbuffai e tornai a guardare la tv. Sentivo il dolce abbraccio di Morfeo iniaziare a stringermi dolcemente.
Tirai fuori il pigiama da sotto il cuscino e inizia a spogliami. Mi ero quasi dimenticata della presenza del cyborg che mi guardava. Mi bloccai indecisa sul da farsi, dopotutto era un robot, non mi sentivo in imbarazzo a spogliarmi davanti a lui. Mi tolsi la felpa e i jeans e rimasi in intimo.
-La tua percentuale di massa grassa è leggermente più elevata del tuo peso forma. Dovresti perdere 2 o 3 kg.- decretò.
Ma come si permetteva? Mi stava dicendo che dovevo dimagrire! Gli lanciai un cuscino in faccia infastidita dal suo commento, tanto fastidioso quanto veritiero.
-Ho detto qualcosa di sbagliato? –ebbe il coraggio di chiedermi innocentemente.
-Non si dice ad una ragazza che deve dimagrire, non è educato, non è carino.- gli spiegai rivestendomi velocemente.
-Perdonami non volevo essere scortese. La mia era una costatazione vista da una prospettiva scientifica, non possiedo una prospettiva personale.
Come potevo arrabbiarmi con lui? Non potevo e infatti sospirai e lasciai perdere.
-Vengo a scuola con te- disse cambiando discorso.
Non sarebbe stata una cattiva idea se fosse stato un essere umano, ma non lo era. Non aveva documenti, lui per il mondo non esisteva, come avrebbe fatto a iscriversi e a frequentare normalmente le lezioni?
-Ci penso io ad iscrivermi.
-Leggi anche nel pensiero ora?
Mi ignorò, prese il mio portatile e si sedette sul letto accanto a me.
-Non dimenticarti che so usare il computer meglio di chiunque altro. Mi creerò un’identità e mi iscriverò alla tua scuola.
Fu solo per un secondo, ma mi sembrò di vedere un lieve sorriso smuovere le sue labbra.

















 
Holaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Vi prego, non trucidatemi! T.T
Lo so che sono sparita ma ho delle buonissime ragioni xD
L'università aveva assorbito tutte le mie forze T.T
E visto che per ora sono in ferie, invece, mi sono rimessa a scrivere qualcosina ;)
Cosa ne pensate di questo capitolo?
Lo voglio anch'io un cyborg che fa i compiti al posto mio.....  T.T
A presto! (si spera xD)
  
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