Un bacione affettuoso.
Sammy Cullen
22. Che sarà di noi
Mio
fratello e la sua ragazza erano impegnati in un fitta "conversazione"
stesi sul divano in salotto. Mia madre era uscita, conscia del fatto
che li era -e si sentiva- di troppo.
Io, per quanto mi riguarda, avrei desiderato con tutte le mie forze, in quel momento più che in altri di poter morire. Subito però, quasi come se fosse un tick nervoso, sentii risuonare nella mia testa le parole di Davide e mi lasciai sfuggire un'imprecazione, diretta più al nulla che a qualcuno in particolare.
Non riuscivo a studiare -l'unico motivo per il quale ero costretta alla restrinzione in casa- e non potevo andare dal mio fidanzato. Papà aveva dato dei giorni di visita e di uscita, spiegando a Davide che la mia priorità era lo studio. La cosa peggiore? Lui si era trovato d'accordo con mio padre!
Voglio morire.
E me lo ripetevo in continuazione, ogni qual volta in cui sentivo le idiozie che Gabry diceva alla sua ragazza.
Cose del tipo "Sei la mia cucciola" oppure "Dimmi che non mi ami se hai coraggio" e lei a ridere come un'ochetta.
Non l'avevo mai sopportata. Giorgia.
Già solo come si chiamava la diceva lunga...tutte le ragazze con quel nome che avessi conosciuto nella mia vita si erano rivelate per quello che erano -e non mi soffermerò di più su questo punto-.
Sbuffai e decisi di ribellarmi ai comandi di mio padre.
Oltretutto, pensai, se i due piccioncini avessero avuto casa libera mi sarebbero stati riconoscenti.
In un secondo avevo preso il telefono e mi ero diretta con lo zaino in spalla verso la porta d'ingresso.
Ci fu un solo squillo.
-Beck-
Io sorrisi in un riflesso automatico. La sua voce. Non riuscivo a resistergli.
-Ciao...-
-Che succede?- il suo tono era già quello di chi si preoccupa.
-Niente, tranquillo...vengo da te-
-Non è il giorno delle visite, dovresti restare a casa a studiare per il compito di greco-
Mi lasciai sfuggire un lamento e rilanciai prontamente una risposta -C'è mio fratello con la ragazza...e disturbano alquanto la mia solida concentrazione-
lo sentii ridere -Se è così solida i due non dovrebbero essere un problema-
Digrignai i denti e dissi solamente -Sarò da te il prima possibile-. Con sole tre fermate di autobus arrivai vicino al suo quartiere. Decisi di farmela a piedi. Camminare mi rilassava, avevo del tempo per riflettere.
Ad ogni passo arrivava un pensiero. Ognuno di questi era però assurdo.
Non facevo altro che riascoltare le parole di Davide e creare una specie di classifica mentale sui pregi e i difetti che la mia trasformazione in vampira avrebbe potuto comportare.
Mi accorsi tristemente che c'erano molti più difetti, o effetti collaterali.
Lungo il tragitto incrociai l'ingresso di una piccola libreria polverosa. Mi accostai al vetro e vidi tre libri messi in fila, l'uno di fianco all'altro come una catena.
Lessi i titoli e ne feci una traduzione. Crepuscolo, Luna nuova, Eclissi.
Mi parvero interessanti, così entrai nel piccolo negozio e li comprai.
Quasi mi venne da ridere. Ecco il libro che mi aveva fatto pensare alla natura strana e pericolosa di Davide.
Lessi la trama di Twilight e cominciai a ragionare, passai poi alle altre due e constatai che in fondo non mi trovavo molto meglio della protagonista.
Amavo un vampiro e quel vampiro aveva deciso di tirarla per le lunghe.
...Non voleva trasformarmi...
amore. Così aveva deciso di definirlo. Ma se invece fosse paura? Paura di non riuscire a lasciarmi in vita?
Infilai i tre volumi nello zaino e cominciai a correre, veloce.
Solo una domanda nella mia testa, solo un idea confusa che cercava una risposta, una certezza.
Arrivai davanti a casa di Davide sfinita, ma ancora in piedi.
Corsi persino per le scale.
Suonai il campanello e appena la porta si aprì incrociai il suo sguardo color rubino acceso.
Ma non mi volli soffermare su quegli occhi, parlai e basta.
-Davide, dimmi che sarà di noi-.>-Rebecca....-
la sua voce era un sussurro. L'espressione combattuta di chi non trova le parole per spiegare.
-Ti prego Davide...io ho bisogno di una certezza. Ho bisogno di te, lo so questo, ma...a cosa porterà la nostra storia? Ci sarà un futuro per noi, se facciamo come vuoi tu?-
Capì cosa intendevo. Abbassò lo sguardo e parlò tristemente.
-Mia. Questa è tutta colpa mia...ti ho distrutto la vita, Becky...la realtà nella quale ti sentivi protetta. La normalità della tua vita umana-
Poggiai le mie mani sul suo viso, senza cercare di farlo alzare, sapendo in modo certo che non ci sarei riuscita.
-Devi decidere tu...io sono pronta a tutto. Aperta a tutte le offerte-
Lasciò andare un sospiro, poi mi guardò in volto e cercò di sorridere.
-Sei tu la mia vita-
-E...?-
-E possiamo trovare un accordo-.
Io, per quanto mi riguarda, avrei desiderato con tutte le mie forze, in quel momento più che in altri di poter morire. Subito però, quasi come se fosse un tick nervoso, sentii risuonare nella mia testa le parole di Davide e mi lasciai sfuggire un'imprecazione, diretta più al nulla che a qualcuno in particolare.
Non riuscivo a studiare -l'unico motivo per il quale ero costretta alla restrinzione in casa- e non potevo andare dal mio fidanzato. Papà aveva dato dei giorni di visita e di uscita, spiegando a Davide che la mia priorità era lo studio. La cosa peggiore? Lui si era trovato d'accordo con mio padre!
Voglio morire.
E me lo ripetevo in continuazione, ogni qual volta in cui sentivo le idiozie che Gabry diceva alla sua ragazza.
Cose del tipo "Sei la mia cucciola" oppure "Dimmi che non mi ami se hai coraggio" e lei a ridere come un'ochetta.
Non l'avevo mai sopportata. Giorgia.
Già solo come si chiamava la diceva lunga...tutte le ragazze con quel nome che avessi conosciuto nella mia vita si erano rivelate per quello che erano -e non mi soffermerò di più su questo punto-.
Sbuffai e decisi di ribellarmi ai comandi di mio padre.
Oltretutto, pensai, se i due piccioncini avessero avuto casa libera mi sarebbero stati riconoscenti.
In un secondo avevo preso il telefono e mi ero diretta con lo zaino in spalla verso la porta d'ingresso.
Ci fu un solo squillo.
-Beck-
Io sorrisi in un riflesso automatico. La sua voce. Non riuscivo a resistergli.
-Ciao...-
-Che succede?- il suo tono era già quello di chi si preoccupa.
-Niente, tranquillo...vengo da te-
-Non è il giorno delle visite, dovresti restare a casa a studiare per il compito di greco-
Mi lasciai sfuggire un lamento e rilanciai prontamente una risposta -C'è mio fratello con la ragazza...e disturbano alquanto la mia solida concentrazione-
lo sentii ridere -Se è così solida i due non dovrebbero essere un problema-
Digrignai i denti e dissi solamente -Sarò da te il prima possibile-. Con sole tre fermate di autobus arrivai vicino al suo quartiere. Decisi di farmela a piedi. Camminare mi rilassava, avevo del tempo per riflettere.
Ad ogni passo arrivava un pensiero. Ognuno di questi era però assurdo.
Non facevo altro che riascoltare le parole di Davide e creare una specie di classifica mentale sui pregi e i difetti che la mia trasformazione in vampira avrebbe potuto comportare.
Mi accorsi tristemente che c'erano molti più difetti, o effetti collaterali.
Lungo il tragitto incrociai l'ingresso di una piccola libreria polverosa. Mi accostai al vetro e vidi tre libri messi in fila, l'uno di fianco all'altro come una catena.
Lessi i titoli e ne feci una traduzione. Crepuscolo, Luna nuova, Eclissi.
Mi parvero interessanti, così entrai nel piccolo negozio e li comprai.
Quasi mi venne da ridere. Ecco il libro che mi aveva fatto pensare alla natura strana e pericolosa di Davide.
Lessi la trama di Twilight e cominciai a ragionare, passai poi alle altre due e constatai che in fondo non mi trovavo molto meglio della protagonista.
Amavo un vampiro e quel vampiro aveva deciso di tirarla per le lunghe.
...Non voleva trasformarmi...
amore. Così aveva deciso di definirlo. Ma se invece fosse paura? Paura di non riuscire a lasciarmi in vita?
Infilai i tre volumi nello zaino e cominciai a correre, veloce.
Solo una domanda nella mia testa, solo un idea confusa che cercava una risposta, una certezza.
Arrivai davanti a casa di Davide sfinita, ma ancora in piedi.
Corsi persino per le scale.
Suonai il campanello e appena la porta si aprì incrociai il suo sguardo color rubino acceso.
Ma non mi volli soffermare su quegli occhi, parlai e basta.
-Davide, dimmi che sarà di noi-.>-Rebecca....-
la sua voce era un sussurro. L'espressione combattuta di chi non trova le parole per spiegare.
-Ti prego Davide...io ho bisogno di una certezza. Ho bisogno di te, lo so questo, ma...a cosa porterà la nostra storia? Ci sarà un futuro per noi, se facciamo come vuoi tu?-
Capì cosa intendevo. Abbassò lo sguardo e parlò tristemente.
-Mia. Questa è tutta colpa mia...ti ho distrutto la vita, Becky...la realtà nella quale ti sentivi protetta. La normalità della tua vita umana-
Poggiai le mie mani sul suo viso, senza cercare di farlo alzare, sapendo in modo certo che non ci sarei riuscita.
-Devi decidere tu...io sono pronta a tutto. Aperta a tutte le offerte-
Lasciò andare un sospiro, poi mi guardò in volto e cercò di sorridere.
-Sei tu la mia vita-
-E...?-
-E possiamo trovare un accordo-.