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Autore: mastodontico    25/02/2014    7 recensioni
[Dal secondo capitolo]
«Lasciami andare» gli rispose semplicemente.
«Dovrai essere più convincente e anche quando lo sarai non ti lascerò andare comunque»
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Felix, Pan, Trilli, Wendy, Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Tiptoe»
«Dove stiamo andando?» chiese Wendy  per l’ennesima volta quella sera. Ormai era da ore che camminavano e il sole stava iniziando a scomparire dietro al promontorio . Non c’era stato un istante in cui la ragazza avesse smesso di porre domande.
«La vuoi piantare?» tagliò corto la figura che le stava davanti. Era tanto alta quanto magra e con evidente mancanza di pazienza.
«La smetterò quando mi avrai detto dove mi state portando» incrociò le braccia al petto e sbuffò irritata. L’unica cosa che desiderava era essere portata a casa.
«Ti dirò due cose solamente, ti bastano?»  
‘’Sempre meglio di niente’’ pensò Wendy annuendo. Dopodiché il ragazzo fermò la carovana bruscamente «Per prima cosa stiamo andando dall’altra parte dell’isola» piantò il bastone a terra e si sedette su una roccia, facendo attenzione a non rovinare il mantello nero. Wendy trovava quegli stracci a dir poco osceni e di cattivo gusto e si chiese se un giorno l’avrebbero costretta ad indossarli.
«Seconda cosa: non ti piacerà» detto questo si tolse il cappuccio svelando un volto incavato, con dei lineamenti rigidi, una cicatrice sotto l’occhio destro  e un sorriso che non prometteva nulla di buono. Alla base della nuca portava delle piume che la ragazza trovo piuttosto ridicole, senza contare l’inutile mazza dalla quale non si separava mai.
In quell’istante le più disparate ipotesi fecero capolino tra i pensieri di Wendy: sarebbe potuta fuggire ma dopo il suo ultimo tentativo non le sembrava una buona idea. Si sarebbe potuta togliere la vita, ma sicuramente Pan e i suoi scagnozzi non gliel’avrebbero mai permesso e poi non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Maledicendosi per aver voluto seguire quella musica tanto dolce, decise di passare all’attacco. ‘’Tanto non ho nulla da perdere''
«Questo lo deciderò io, il tuo nome?» chiese con il tono altezzoso. Il ragazzo la guardò allibito limitandosi a soffiare un «Felix» tra i denti. ‘’Ma un secondo fa non era terrorizzata?’’ borbottò.
«Bene, Felix, ora sbrighiamoci o faremo tardi ma prima, dove posso trovare un po’ d’acqua?»
Il ragazzo raccolse da terra una foglia, l’arrotolò dandole la forma di un bicchiere rudimentale e gliela porse.
«Una foglia?»chiese allibita. Una foglia? Cosa se ne sarebbe fatta di un’inutile e banale foglia?
Felix alzò gli occhi al cielo «Ah già, sei solo una stupida ragazzina e per di più sei nuova» riprese la coppa e si voltò. Rigiratosi, come per magia, reggeva un bicchiere pieno d’acqua fresca e cristallina.
«Ecco a voi, altezza» con una nota di sarcasmo, si godette la faccia della biondina alla vista di un simile «Miracolo!» gridò Wendy esultante «Come hai fatto?»
«Te l’ho già detto, sei nuova» dopo averle lanciato un paio di sguardi severi, come per incitarla a lasciar correre, riprese il cammino. Desiderava solo arrivare all’accampamento il più presto possibile per liberarsi di quell’intralcio biondo. Nonostante i suoi vani tentativi però, la ragazza proseguì a porgli domande per tutto il resto del viaggio.



 

  
Arrivarono all’accampamento quando l’unica luce a rischiarare il cielo era quella della luna. La foresta, avvolta nella semioscurità,  era più inquietante che di giorno, cosa che Wendy non credeva possibile. Continuava a sentire delle urla provenire da lontano ma cercò di convincersi che fosse colpa della stanchezza.
«Ora aspetta qui» disse Felix scomparendo tra gli alberi, senza lasciare minima traccia. Era sola. Per la prima volta dal suo incontro con Pan era sola. Non era il tipo di solitudine che tanto aveva agognato, quello che le avrebbe dato l’opportunità di scappare da quell’isola infernale. Era una solitudine che preannunciava qualcosa che la fece rabbrividire. All’improvviso una folata di vento la riportò alla realtà, mostrandole quanto fosse futile la paura che aveva provato un istante prima rispetto a quella che provava in quel momento. Ciò che sembrava essere un’ombra gigante con occhi rosso fuoco le stava davanti, immobile, con uno sguardo sferzante ed emanava una forza così oscura che per poco Wendy non si sentì soffocare. Fu quando questa urlò a pieni polmoni che questa si scagliò contro di lei afferrandola per un piede. Iniziò a trascinarla addentrandosi nella foresta. Wendy pensò che forse sarebbe finalmente morta, forse avrebbe rivisto sua madre a riabbracciato suo padre. La morte non le sembrava così male, paragonata alla vita che avrebbe dovuto passare su quell'isola. Sorrise, per quanto le era possibile, non riuscendo a capacitarsi di come una cosa che aveva desiderato da quando aveva incontrato Pan, si stesse realizzando con così tanta facilità. Pensò a Micheal, alla sua famiglia, al palazzo, a James l'irritante maggiordomo che in quel momento non le faceva più così tanta paura e a tutti i momenti felici che aveva passato con loro. A distoglierla dai suoi pensieri fu una roccia ricoperta di muschio contro la quale l'ombra la fece andare a sbattere prepotentemente. Senza nemmeno il tempo di sentire il dolore, perse i sensi. 
 
«Wendy, tesoro, vuoi che ti legga una fiaba?» chiese il re sedendosi sulla sedia di velluto rosso affianco al letto della figlia. Questa annuì raggiante. 
«Oggi ti racconterò di un’isola lontana che io e i miei uomini abbiamo cercato a lungo. Si narra che sia abitata un ragazzo di nome Peter Pan con grandi poteri magici in grado esaudire qualsiasi desiderio. È  un ragazzo molto speciale, lui non cresce mai. Questo però, una volta fatto il favore, chiede in cambio un bambino da portare all’isola che non c’è, un regno in cui la fantasia è sovrana e l’immaginazione è all’ordine del giorno. Un posto dove le regole non esistono dove i bambini posso vivere felici per l’eternità»
«Ma è un posto fantastico padre!» esclamò Wendy saltando sul letto. 
«Wendy cara, sono sicuro che se ti capitasse di fare un salto all’isola che non c’è, vorresti subito tornare a casa»
 
Mentre l’ombra continuava a trascinarla, Wendy rinvenne maledicendosi per non essersi ricordata prima della storia del padre. Se lo sarebbe dovuto aspettare, Pan non l'avrebbe mai lasciata morire così presto, privandosi del divertimento. Si chiese se quello fosse un caso, una coincidenza o se fosse frutto della malsana immaginazione e l’amore morboso per il gioco sporco di Pan. Si chiese se fosse una prova o semplicemente un’occasione per umiliarla.  All’improvvisò realizzò che lei voleva risposte, voleva chiarezza e voleva dimostrare a quella manda di ragazzini di che pasta fosse fatta. Per questo motivo, fiaba o meno, decise che avrebbe tentato. Il dolore alla testa stava aumentando e quella sembrava l'unica soluzione per farlo smettere. Se l’immaginazione era tutto ciò che serviva all’isola che non c’è, l’avrebbe utilizzata. Immaginò con tutte le forze di trovarsi in un luogo sicuro, al caldo e con qualcuno al suo fianco: a casa. Improvvisamente sentì la presa dell’ombra farsi pian piano più lieve e si ritrovò catapultata in quella che sembrava essere una casa sull’albero. La terra umida e fredda era stata sostituita da un tappeto rosso scuro estremamente soffice.
«Un luogo sicuro e al caldo eh? Povera piccola, tutta sola trascinata dall’ombra di un mostro»
Era lui, ne era sicura e i suoi occhi le diedero conferma poco dopo. Pan si trovava a pochi centimetri da lei, ghignando come d’abitudine.
«E per di più con qualcuno al tuo fianco. Sono di suo gradimento, altezza?» proseguì marcando il tono sull’ultima parola.
«Credi sia così semplice, lasciare la mia isola? Credevo di essere stato abbastanza chiaro, l’unico re di questo posto sono io. Senza il mio permesso tu non vai da nessuna parte» si distese su un letto in legno chiaro che Wendy non aveva nemmeno notato. Iniziò a torturarsi freneticamente le mani, dov’era finito tutto il coraggio di poco prima?
«Comunque sia, sei stata brava. Ti ho messo alla prova e l'hai superata alla grande, hai del potenziale sai? Per essere una ragazzina rammollita hai finalmente ricordato la patetica storiella di tuo padre. Ero lì anch’io sai?» accavallò le gambe e portò i gomiti sotto la testa, rilassandosi «Era un gran narratore, nulla da dire»
«Non ti azzardare a nominare mio padre!» pigolò.
«A mia difesa posso dire che lui mi ha nominato per primo. Anche se nella sua storia mi ha dipinto come un eroe»
«E in realtà cosa sei?» chiese Wendy, immaginandosi una possibile risposte. Per lei era un mostro, senza dubbio.
«Dimmelo tu» le rispose con tono suadente.
 Ma Wendy rispose con un sussurrato «lasciami andare».
«Dovrai essere più convincente e anche quando lo sarai non ti lascerò andare comunque» 
«Perché? A cosa ti servo? Sono solo una ragazza capitata qui per sbaglio! L’hai detto anche tu! Lo avete detto tutti!» farfugliò.
«Vedi, Wendy, il fatto è che con Felix non posso fare questo» e con un rapido movimento del braccio l’agguantò, sollevandola come se fosse una piuma e facendola distendere accanto a lui.
«Ma sei impazzito?» gridò «lasciami subito andare o io»
«O tu?» la invitò a proseguire sollevando leggermente le sopracciglia e regalandole un sorriso sornione. Sembrava divertito, l’intera situazione lo divertiva. Per lui era sempre tutto un gioco. Ancora una volta i loro volti erano pericolosamente ravvicinati, creando l'imbarazzo in lei e il divertimento, come al solito, per Pan. In risposta Wendy cercò di alzarsi ma il ragazzo dimostrò nuovamente di essere troppo forte per lei e la trattenne a sé.
«Così non funzionerà tesoro, o hai forse deciso di restare? La cosa mi lusinga» lei non poté fare a meno di arrossire e pregò che lui non lo notasse.
«Qui c’è qualcuno a cui sto iniziando a piacere» ‘’Come non detto’’ pensò Wendy.
«Il giorno che inizierai a piacermi inizierò ad indossare i vostri stracci da bimbi sperduti» riprese fiato un attimo «cioè mai»
«Attenta, anche Felix diceva così ma guardalo ora. Mi adora!» scoppiò in una fragorosa risata. Era davvero in vena di battute? Wendy non poté fare a meno di notare come quella fosse la prima risata sincera di Pan e di come i suoi occhi sembrassero ancora più verdi. I denti bianchi formavano un sorriso ammaliante e i capelli arruffati lo rendevano quasi tenero. Scosse la testa e si disse un ‘’no’’ secco. No, Peter Pan era un mostro, terribilmente ammaliante ma pur sempre un mostro e su questo non avrebbe mai cambiato idea.
«Ma io ho sempre ragione» ribattè Wendy con una punta d’orgoglio.
Un’altra risata, questa volta di scherno «Vedila come vuoi, non ho tempo per una fidanzata e francamente, sei qui da poco e non mi sembri nulla di speciale» ammiccò «quasi banale oserei dire»
Wendy gonfiò le guancie arrossendo, mettendosi sulla difensiva. Un sentimento di malessere si fece spazio nel suo cuore, l’aveva irritata? Rifiutò di crederci, a lei non importava di quel che un adulto mancato pensava di lei. Eppure non poteva negare a sé stessa che quella frase l’aveva colpita e faceva male ‘’sarà il mio solito orgoglio’’ si disse per autoconvincersi.
«Era forse un’offesa?» chiese sbarazzina. Il coraggio era tornato e con lui tutta la sfrontatezza di Wendy. A volte lei stessa si meravigliava dei suoi continui e improvvisi sbalzi d’umore, regolati in base alla situazione in cui si trovava «scommettiamo che ne trovo una peggiore, per te?»
Peter le diede una risposta così solenne, così severa che le sembrò totalmente fuori luogo rispetto al modo in cui le aveva parlato poco prima. In fondo lei voleva solo dargli qualche risposta sarcastica per non dargliela vinta. Ma in quell’istante Pan le sembrò perfino più volubile di lei.
«Non ti conviene scommettere con me, biondina perché tra le tante cose che non sai ce n’è una molto importante: Peter Pan non fallisce mai»
ALOHA
Okay questo secondo capitolo è ancora tranquillo, diciamo che sto...ingranando la marcia, sì ecco.
Per il prossimo ho in mente grandi cose e probabilmente sarà anche
un po' più lungo del solito
(oh no ci rompe con ancora più parole aiuto -> esattamente)
Spero vi piaccia,
N.
 
  
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