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Autore: n0tenough    27/02/2014    0 recensioni
' Fu questione di pochi secondi e mi ritrovai con il sedere schiacciato contro il pavimento ad osservare il soffitto completamente bianco, alzai lo sguardo in cerca del colpevole e mi scontrai con due occhi bellissimi. Li guardai, avevano una scintilla unica, che mai avevo visto in altre persone. Erano occhi speciali, che subito mi fecero pensare ad un’ anima pura e cristallina «Scusami, non ti ho vista» mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi, la afferrai e feci leva per poter di nuovo sentire il pavimento sotto i piedi «No, non scusarti, avevo lo sguardo basso, sono io che dovevo stare attenta» cercai di sorridere, ma poi mi ricordai di come la mia faccia fosse ancora più brutta quando sorridevo e subito mi bloccai. Lo guardai di nuovo, mi sentivo piccola in confronto a lui, non solo perché ero bassa, ma anche perché era così bello ed io no, sembrava così tenero ma io non lo ero, era gentile, mentre io sembravo uno zombie con i miei modi di fare ed il mio caratteraccio. Eravamo come ghiaccio e fuoco e , se ci guardavi vicini, sembrava quasi che stonassimo: la mia bruttezza in contrasto con la sua bellezza'
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                                                                           Un Incontro Speciale e La Mia Figuraccia
Lo specchio rifletteva un’ immagine: viso smunto, spalle quasi sporgenti, sorriso triste. Sì, questa ero proprio io, quello che ero diventata. “Hai una vita perfetta tu!”  “Ma di cosa ti preoccupi? Tu sei sempre la più brava”  ma cosa ne sapevano loro? Perché dicevano delle cose su di me senza conoscermi? La mia vita da fuori sembrava tutta rose e fiori: buona famiglia, pagella eccellente, sorriso stampato sulla faccia. Insomma , sembrava tutto un bel sogno, ma poi? Cosa c’era dietro a tutta quella perfezione? Ve lo dico io: c’era un’ anima così triste da fare pena, una ragazza che si odiava.
*******
Guardai un’ ultima volta quello schifo di faccia che mi ritrovavo e scesi le scale per poi uscire di casa. Camminai per un po’ con le cuffie nelle orecchie, finché non vidi la mia scuola in lontananza e le rimossi avvolgendole intorno all’ ipod. Entrai dal grande cancello rosso e mi sedetti sugli scalini che c’erano all’ entrata dell’ edificio. Era presto, molto presto e quindi non c’era ancora nessuno; venivo sempre di buon’ora per potermi fare un pianto in santa pace, oppure semplicemente per riflettere. Tirai fuori dalla cartella il libro di trigonometria ed il quaderno per poter capire qualcosa dell’ assegno che avevamo ; il tempo passò in fretta e, quando alzai il capo dal libro, vidi il cortile gremito di gente, così decisi di entrare. Camminai fino al mio armadietto, immisi la combinazione per aprirlo e ne estrassi i libri che mi servivano, lo richiusi e mi voltai per andare in classe.
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La voce del professore di arte mi arrivava ovattata, coperta dai troppi pensieri che affollavano la mia mente. Probabilmente se qualcuno si fosse concentrato avrebbe percepito il suono degli schiamazzi che arrivavano dal mio cervello: pensieri che si combattevano, si strattonavano, si sovrapponevano, uno sull’ altro senza darmi tregua. La mia mano scattò automaticamente verso l’ alto, il professore mi diede la parola sperando che volessi intervenire. Delusi le sue aspettative chiedendo il permesso per andare in bagno, l’uomo annuì debolmente ed uscii a testa china. Mentre camminavo per arrivare alle porte verdi dei bagni, osservavo rapita il pavimento, come se le piastrelle beige avessero qualcosa di speciale. Fu questione di pochi secondi e mi ritrovai con il sedere schiacciato contro il pavimento ad osservare il soffitto completamente bianco, cercai con lo sguardo il colpevole e mi scontrai con due occhi bellissimi. Li guardai, avevano una scintilla unica, che mai avevo visto in altre persone. Erano occhi speciali, che subito mi fecero pensare ad un’ anima pura e cristallina «Scusami, non ti ho vista» mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi, la afferrai e feci leva per poter di nuovo sentire il pavimento sotto i piedi «No, non scusarti, avevo lo sguardo basso, sono io che dovevo stare attenta» cercai di sorridere, ma poi mi ricordai di come la mia faccia fosse ancora più brutta quando sorridevo e subito mi bloccai. Lo guardai di nuovo, mi sentivo piccola in confronto a lui, non solo perché ero bassa, ma anche perché era così bello ed io no, sembrava così tenero ma io non lo ero, era gentile, mentre io sembravo uno zombie con i miei modi di fare ed il mio caratteraccio. Eravamo come ghiaccio e fuoco e , se ci guardavi vicini, sembrava quasi che stonassimo: la mia bruttezza in contrasto con la sua bellezza, un mix che non avrebbe mai funzionato «L’ importante è che tu sia ancora intera, comunque scusami, davvero.» mi sorrise, oh il suo sorriso, non riesco a trovare parole per descriverlo: i denti bianchissimi, risplendevano, due tenere  fossette che lo incorniciavano gli davano un’ espressione ancora più allegra e gli occhi, sembravano ancora più vivi «Nulla di cui scusarti, sul serio. Comunque, se ti interessa sono Kayleigh » allungai la mano e lui la strinse delicatamente «Harry, piacere. Hai un gran bel nome sai?» sentii le guance riscaldarsi e pregai anche in aramaico che non se ne fosse accorto «Beh.. g-grazie.. io.. ehm.. io credo di dover tornare in classe è..è stato un piacere Harry» girai i tacchi e cominciai ad aumentare sempre di più la velocità della mia andatura per poter arrivare in classe. Appena varcai la soglia, la campanella mi avvertì che doveva cominciare la terza ora, almeno adesso sapevo a cosa pensare.
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Fissai per una manciata di minuti la superficie rosso laccato del tavolo a cui mi ero seduta, rapita come al solito da qualcosa di inesistente. Poi, d’un tratto mi risvegliai e decisi di prendere del cibo. Camminai fino al bancone della sbobba, presi una mela e tornai al mio posto. Le diedi un morso e subito sentii un senso di nausea invadermi, cosi decisi di buttarla nel cestino e rinunciarci. Chiusi per un momento gli occhi: mi riapparve l’ immagine del ragazzo di stamattina che sorrideva, proprio non riuscivo a capire perché mi avesse colpito così tanto, non mi era mai capitata una cosa del genere ma era bello avere un pensiero fisso, senza dover per forza affogare in quel mare quotidiano. Quando li riaprii, lo vidi un’ altra volta, era seduto al tavolo dei popolari con le cheerleaders. Sapevo che stavo sperando troppo e che il mio momento per trovare un amico non sarebbe mai arrivato. Mi alzai sconfitta dalla sedia, forse con troppa foga, perché tutta la mensa si girò a guardarmi compreso il tavolo delle cheerleaders. Tutta quell’ attenzione mi disturbava, se solo Zayn fosse stato lì. Zayn già.. mi mancava tantissimo. Quando mi resi conto di essere impalata vicino al mio tavolo, corsi via singhiozzando. Sentivo la solitudine percuotermi, unendosi ai singhiozzi sempre più forti. A volte mi chiedevo quando sarebbe arrivato il mio momento, quando sarei stata in pace con me stessa, ma non trovavo una risposta. 
 

LOOK HEREE!!!!
Hey ciao, questo è il primo capitolo della mia storia sugli One Direction. Comprendo che non è scritta egregiamente come altre e che la trama è molto banale, maaaaaaa io lo faccio per puro divertimento e passione. Per cui se c'è qualcuno che ha consigli o critiche (non insulti) da dare sono ben accetti. Il capitolo è corto, poichè è una piccola introduzione, i prossimi saranno più lunghi. Bhe, che dirvi, spero che la storia vi piaccia e più andrete avanti, meglio conoscerete la protagonista, che per ora viene presentata come una ragazza un po' asociale. Spero la leggiate in tanti! :)
xxHarryakamylife
 
  
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