chi può decidere un mostro cos’èèèè! Mentre suonaaa Notreeee Daaaameeee
“uaa è finito anche quetto!” una piccola figura dai capelli
raccolti scivolava svelta giù dal divano porpora, alzando leggermente la
gonnellina con su variopinti fiori.
“Cikamalu ora cosa guaddiamo?”
si voltarono le iridi ardenti posandosi su colui che
era stravaccato sul suo divano
“Cikamalu?!” alzò la voce la piccola chiamandolo e scuotendolo.
Aveva notato la faccia assonnata e gli occhi parecchio
inclini al chiudersi al sonno.
“eh?! Cosa?!” sobbalzò quello
tirandosi in piedi
-cosa…?-
“cosa guaddiamo adesso?” la manina avvolte la giacca
da chiunnin e
la tirò di più a se.
“ah, quello che vuoi…scegli tu, io intanto vado ad aiutare
la mamma in cucina, okay?”
La piccina strizzò gli occhi in un
espressione gioiosa
“babene, ma noppalile eh?” fece nono col ditino
“sparire? È perché?! Ora scegli
con calma il cartone che tra poco torno”
“shi” Yuzumi diede le spalle al ragazzo fiondandosi
tra le tante cassette che lei doveva ormai sapere a memoria.
-cosa facciamo…con Kurenai-sensei?-
Il giovane si diresse verso la cucina, attraversò la porta
e ciò che vide fu una donna voltata sul lavandino a lavare piatti, bicchieri e pentole
Le si avvicinò cauto, senza farsi sentire, come un felino pronto a correre
dietro ad una preda, che per quanto possa provare a scappare…sa che diverrà
sua…
Si mise dietro il suo corpo venendo
investito prima dal forte odore di agrumi sprigionato dal gel per il lavaggio
dei piatti, e subito dopo…sotto quell’acre odore..il suo odore…
Quello di shampoo alla pesca, quello di erba
fresca del parco, quello di latte e biscotti…
-le parlo io-
Con la destra le sfiorò un braccio, intento nello
strofinare una pentola
Si sentirono i brividi della donna investire anche i vetri
dei quadri e delle finestre.
Stupita si voltò incontrando quello sguardo…vicino al
suo…forse troppo vicino.
“ehi” sussurrò lui caldamente e sorridendo
Il respirò si bloccò all’altezza
di quella bella collana che portava spesso al collo.
Le si bloccò per uno o più istanti, nell’osservare quel ragazzo su di
se.
“ehi…mi hai…”
“spaventata…si scusa” la donna riprese le distanze di qualche centimetro, per non
vedere quel viso così vicino e soprattutto quelle labbra invitanti e vietate
così tanto tanto vicine
“non importa figurati” il viso le si
arrossò…
-…Asuma…-
Tornò ad essere un’adolescente impacciata. ricominciò ad emozionarsi come una scema per uno sguardo di
sfuggita, per un sussurro ad un orecchio o semplicemente per un complimento
sincero.
“che..che
cosa fate ora di la?” chiede voltandosi nuovamente per evitare il nocciola,
concentrandosi su quelle maledette incrostature che non le permettevano di
stare con Yuzumi.
“beh….abbiamo visto per adesso: la carica dei 101, la bella addormentata nel bosco, biancaneve,
il re leone e all’ultimo posto, ma non per importanza, troviamo il gobbo di Notre Dame!” il Nara mostrò un viso invaso
dalla disperazione
“ah e avrete finito spero!”
“se, magari! Il
‘Disney tour’ non è
ancora finito: Yuzy è di la a sceglierne un altro” sbuffò
il giovane devastato dalla noia
“ah, spero tanto per te che non scelga il solito, io lo so
a memoria, è una tortura”
“quale sarebbe il solito? Barbie
Raperonzolo?” domandò ironico Shikamaru
“ALADDIN!!! Cikamalu vieni guaddiamo Aladdin!!!”
un grido prese in pieno la cucina
“come non detto…” cominciò a sghignazzare lo donna prendendo sotto mano un piatto con su righe
d’orate.
“si va bene arrivo!” urlò verso il soggiorno “che tipa Yuzumi, si vede proprio che è tua figlia”
Un bel sorriso si stanziò sul volto di lui
che fece qualche passo verso la soglia della stanza
“ahah,
buon salto nell’arabia!!” rispose con una risata Kurenai
“Cikamalu vieni vieni!
C’è gia i’meccante che
canta!!”
“grazzzie cara” aprì la porta e la scavalcò
“arrivo Yuzy un
secondo” sparì nel buio…nell’ombra
Guardò il corridoio che il Nara
aveva appena attraversato.
Il parquet di legno lucido…
Gia, le ricordava
qualcosa…
C’erano delle macchie sopra…
Macchie che non era riuscita a lavare via…
Quelle delle sue lacrime….
-…Asuma Sarutobi…è
morto…-
Perché ora…perché quel maledetto momento…doveva essere ora li, a
vivere attraverso i suoi occhi…
Forse quei piatti, quel tavolo,
quelle tende…quella casa le ricordavano ancora lui…
Ogni giorno così: una sevizia di ricordi…
In ogni angolo della casa era rimasto un suo passo, un
capello nero, un po’ di cenere di sigaretta.
Ed
ogni volta che stava da sola…
In quei quattro anni…
Fantasmi del suo passato si animavano nella sua testa…
Le sue parole,
la sua voce calma e rassicurante, le loro chiacchierate…
Erano tutte li nella sua mente e
lei tornava a piangere, come quel giorno, quell’odiato
giorno in cui un giovane…
Un giovane che tutti avrebbero chiamato Shikamaru…ma che
aveva un volto diverso,vuoto, pallido…
Il giorno in cui quel ragazzo era arrivato in quella casa, quella stessa casa in cui sua figlia guardava i
cartoni Disney…
Il giorno in cui la sua vita era cambiata…
E
quelle poche parole, le più dure di tutta una vita…
-…Asuma Sarutobi…è
morto…-
E
quella voce a pronunciarle, intrinseca di lacrime come la sua…
Aveva guardato quel viso sciupato e distrutto cercando un
segno di quel ragazzo che aveva conosciuto, quel
quindicenne dall’aria particolare…
L’aveva cercato per quei secondi di silenzio quell’allegro ragazzino…
Ma
nulla…niente…
Nessun ragazzo a sorriderle spensierato…
Solo un uomo fermo, immobile e freddo a guardarla
mentre la schiena le cedeva, le gambe tremavano
E
lei cadeva al suolo, tra le sue braccia…
Tra le braccia dell’uomo che non conosceva
mentre si disperava per l’uomo che
aveva appena perso.
Si era lasciata andare, presa dalle sue emozioni, dalle
grida, dalle lacrime e lui era stato li a guardarla…
Senza fare niente…
Non le aveva detto alcuna parola
di conforto, nemmeno un solo bacio sulla fronte…
C’erano solo le sue braccia quel giorno di quattro anni fa…
Nessun sentimento, nessun aiuto…
Eppure lui ci era riuscito…
Senza fare niente l’aveva aiutata in quell’istante, quando lei, alzando il fuoco spento dal
pianto, l’aveva guardato negli occhi…
E
lui aveva sussurrato…piano…
Quasi inudibile…
Perché in verità non l’aveva detto…
L’aveva sentito…lei…
Nel suo cuore, in quel abbraccio,
che batteva forte..
E
gli aveva sussurrato
Io sono qui…
E
lui c’era stato sul serio…
La porta alle sue spalle si spalancò all’improvviso,
facendola sobbalzare
Un bicchiere aveva rischiato di cadere
“ah, Shikamaru! Mi hai fatto prendere un colpo!”
“ e sono gia due…”
egli si avvicinò alla donna “ho portato la bambina a letto” le passò uno
strofinaccio celeste dove asciugarsi le mani
“finisco io più tardi” continuò riferendosi ai piatti ed
osservando il viso della Yuhi.
C’era dell’acqua sul quel volto…
Ma
non era del rubinetto.
Lo capiva…per lo sguardo di lei,
così bagnato e annacquato di sofferenza.
Forse egli l’aveva fiutata…quella sofferenza
“che cosa c’è?” aveva domandato guardandola perplesso
“nulla…che cosa dovrebbe esserci?” rispose acidamente lei,
poggiando lo strofinaccio vicino al lavandino
“siediti” aveva detto lui, senza muovere ciglio.
Non era una richiesta, una cortesia da fare…ma un obbligo un comando…
Lei lo guardò dritto negli occhi e quel ragazzo per un
attimo sentì l’anima abbandonargli il corpo…con quello sguardo composto da fiamme a fissarlo ed a bruciarlo dentro…