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Autore: Mania    28/02/2014    3 recensioni
{ Loki/Sigyn ● Ambientata antecedentemente al primo film ● Raccolta di one-shot ● Rating arancione in riferimento al capitolo conclusivo }
_____ Dal primo incontro della Fedeltà e dell’Inganno, lungo tutti gli inevitabili snodi salienti della loro conoscenza – perché l’amore è accettazione, non cambiamento.
| O3 • E poi c’è chi da importanza a cose diverse |
«Sigyn era persona razionale, nonostante il fascino che il principe sortiva su di lei, mai le avrebbe offuscato la vista e quando aveva pronunciato quella richiesta aveva perfettamente messo in conto i rischi che correva, dunque, non si sentì in alcun modo umiliata, perché, anche se in modo diverso da quello da lei espresso, aveva ricevuto qualcosa da lui e ciò era più che sufficiente. Dunque semplicemente sorrise, radiosa più di quanto potesse mai immaginarsi Loki, relegato a un mutismo per quella reazione inspiegabile.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La fedeltà sbocciata da un cuore di sale '
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PROLOGO



C A P I T O L O 8
Giochi di illusioni per celare, o forse per svelare




Una delle poche cose che Loki trovava fastidiose di Lady Sigyn era la sua capacità di non farsi troppe illusioni – e chi non se ne creava non poteva essere facilmente ingannato. Chiunque avesse un cuore ricolmo di emozioni era incline a lasciarsi andare a fantasticherie, chiunque provasse pulsioni di qualsiasi natura lasciava vagare la propria mente in scenari irrealizzabili in cui tutto era possibile; Lady Sigyn invece aveva sempre e solo vagato con l’immaginazione su quanti nemici avrebbe abbattuto per poter raggiungere gli scopi di Loki, divenuti poi anche i suoi, e mai se sarebbe caduta tra le braccia di chi amava, perché non ne aveva la benché minima intenzione. Cadere era per i bambini, lei era una guerriera – lei risorgeva dalle macerie della sua casata abbattuta dalla dissolvenza, cupidigia e bramosia di uomini inetti, e non avrebbe mai permesso al proprio cuore di piegarsi a sentimentalismi della medesima natura.
A Loki fu chiaro quella sua capacità di discernimento quando ormai si era scoperto – e lei con lui –, e nonostante la rassicurazione convincente della guerriera, era certo che era stato lui ad essere stato beffato. Una chiarezza lampante a trafiggerlo quando il fendente del nemico si stava per abbattere alle sue spalle – su di una delle innumerevoli delle proiezioni che riempivano l’area del vecchio maniero diroccato – e la spada di Sigyn si frappose per allontanare il nemico; perché lei sapeva che quella era la reale figura di Loki. Lo avrebbe negato e il dio degli inganni già lo sapeva ancora prima di domandarglielo, per il capriccio malizioso di lasciare nell’incertezza perpetua gli avvenimenti del giorno prima.
Nelle pianure di ghiaccio di quel remoto pianeta non vi era nulla, ma era la sola possibile strada per giungere al campo nemico prendendolo alle spalle. Essendo un’azione, quella programmata celermente per mancanza di tempo, che richiedeva un certo grado di astuzia e capacità di rimanere in incognito, non era stato assolutamente un problema assegnare tale incarico al principe Loki e alla sua fedele guerriera, Lady Sigyn. Nessuno meglio di loro poteva adempiere tale compito di sgattaiolare nelle retrovie, tagliare via parte dei rifornimenti nemici e intrufolarsi nel cuore dell’accampamento per recuperare le reliquie che il Padre degli Dei rivoleva – non che ne avesse realmente diritto, ma era stato il pegno che aveva stabilito con il sovrano di quelle terre, oltre altri innumerevoli doni e concessioni, quindi non vi era davvero da stupirsi se gli appartenenti alla Resistenza avevano aperto nuovamente le ostilità per l’affronto di Odino nel sottrarre ciò che di più sacro vi era per loro.
«Ci siamo persi» asserì con uno sbuffo Sigyn, bloccando il passo alzando lo sguardo verso l’altro.
«Non ci siamo persi» sicuro, con timbro fermo, replicò Loki senza alcuna incertezza e una flebile nota di risentimento per aver insinuato una simile assurdità.
Attorno a loro vi era una massa bianca a bloccare la visuale a più di una trentina di centimetri dal volto. La nebbia era calata all’improvviso, li aveva raggiunti circondandoli, una cortina implacabilmente fitta oltre il quale non potevano scrutare, come se fosse stato un sipario a tenerli esclusi dal resto del mondo.
Scosse appena il capo, Sigyn, con un mezzo sorriso a definirsi sulle labbra cremisi, crepate di una venatura quasi compassionevole per quella che appariva una presa di posizione a difesa del proprio orgoglio. Prendere alla sprovvista il dio degli inganni non era cosa sicuramente comune, quindi dubitava fortemente avrebbe mai ammesso di essersi seriamente smarrito. Ma d’altronde le veniva difficile credere il contrario con la totale assenza di punti di riferimento ai quali fare appello – non era possibile scorgere oltre la punta del naso, sarebbe stato impossibile per chiunque riuscire a seguire un qualche percorso.
«Con tutto il rispetto, mio principe, ma temo proprio di sì» ribatté imperterrita, per niente intimorita dallo sguardo bieco che ricevette a quelle parole. Ma Lady Sigyn non provava il minimo timore di fronte all’irritazione di Loki, del tutto immune dal manto di gelida reverenza che provocava negli altri grazie al portamento saturo di un fascino dalle sfaccettature melliflue, subdole e inclini a suscitare timore naturale. «Questa nebbia è incredibilmente fitta. Oltre ad essere strana, non trovate?»
«Probabilmente dipende dal fatto che non è nebbia, ma sono effluvi di vapore che risalgono da sotto il terreno. Qui sotto vi è lava che si dirama per tutta la pianura, e quello è il vulcano in quiescenza» indicò una zona totalmente appannata, un grigiastro chiaro che non lasciava intravedere nessuna sagoma oltre all’indice dell’uomo che con tanta sicurezza aveva puntato tale direzione.
Il sopracciglio destro di Lady Sigyn si inclinò pericolosamente, formando un arco maggiormente accentuato rispetto al gemello, sottolineando con la mimica facciale come l’intero discorso del dio degli inganni le suscitasse palese perplessità e una certa dose di preoccupazione alla rivelazione. Spostò le iridi di liquida notte dal volto di Loki ai propri piedi con una vena di nervosismo a insinuarsi sul volto, socchiudendo appena le labbra con la voglia di ribattere e le parole ancora non formulate a bloccarla a operazione iniziata.
«State dicendo che ci troviamo sopra una fucina con liquido incandescente sui seicento gradi?» riuscì infine a domandare, immobilizzata sul posto e un’inspiegabile sensazione di calore autosuggestionato a invaderle il corpo. Non apprezzava particolarmente le temperature alte, anzi, se proprio doveva essere sincera preferiva le stagioni rigide con l’aria talmente fredda da regalare la sensazione di spilli a conficcarsi nella pelle. L’inverno la faceva sentire viva, le regalava la voglia di muoversi per trovare conforto alle estremità intirizzite, mentre l’estate le gettava addosso unicamente una stanchezza appiccicosa.
«Credo che superi i mille in questa zona» la corresse superandola, con l’aria supponente e un ghigno sbieco serafico – forse nascondeva divertimento per la reazione o forse era il pensiero di quanto le donasse la testardaggine di impuntarsi su dettagli. «Qualcosa ti preoccupa?»
«Preferisco morire congelata, tenetelo a mente la prossima volta» rispose raggiungendolo, per niente soddisfatta di star camminando su un ponte a separarla da un mare di fuoco liquido.
«Non dire sciocchezze, non morirai.»
«Si chiama umorismo, mio principe» replicò levando appena il capo per poterlo guardare per qualche secondo con espressione truce, con la quale palesare teatralmente tutto il suo disappunto. Non solo si erano persi – e questo punto era oggettivo, non ammetteva la minima replica Sigyn, se non davanti a un’evidenza del tutto improbabile -, ma ora scopriva che praticamente stavano attraversando una zona nata da lava indurita nei secoli della cui solidità e stabilità non conosceva assolutamente nulla. Non che provasse paura per la situazione, ma le sarebbe piaciuto esserne messa a parte della faccenda in precedenza, invece di sentirsela scivolare addosso casualmente in mezzo alla discussione – anche se non credeva che Loki avrebbe mai potuto fare altro che quello: lasciare andare indizi di ciò che era la sua realtà, per metterla a parte dandole unicamente frammenti e mezze istruzioni su come completare un puzzle architettato da lui.
La cosa che maggiormente la indisponeva, tuttavia, rimaneva il non sapere dove fossero. Loki aveva indicato un vulcano celato dalle nebbie con tale sicurezza da crepare la certezza di Sigyn di essere solamente lei quella priva di punti con cui orientarsi. I passi del dio degli inganni erano incredibilmente certi, si inabissavano nel bianco sporco del vapore in continuo movimento con l’arroganza della conoscenza, e a lei non rimaneva che seguirlo – ovvero l’unica costante della sua vita.
Navigava in un oceano di incognite e non aveva mai provato a fare diversamente. Aveva sempre creduto che non si potessero costruire salvagenti di fermezza da tenere come ancore di salvataggio, perché la vita era tutto fuorché lineare e riservava ciò che desiderava senza chiedere il permesso. Aveva avuto solo l’eccezione che quell’uomo rappresentava per lei, quindi, per quanto le costasse un colpo feroce al proprio orgoglio, si rimise alla sua guida con la frustrazione di essere unicamente lei quella smarrita.
Furono rumori distanti, attutiti, a far arrestare entrambi dopo lasso di tempo indeterminabile. Rimasero in ascolto con attenzione, accovacciandosi al suolo contemporaneamente, consci che se davvero erano vicini al campo dei ribelli era conveniente fare la massima attenzione. Era lampante che avessero scelto quella zona per essere al sicuro da attacchi, protetti com’erano dagli effluvi del vulcano scorrere sotto i loro piedi, ma d’altro canto c’era anche il contrappasso di non poter avvistare nemmeno loro nemici in avvicinamento – tuttavia, sicuramente, essendo cresciuti e vissuti in quei territori a loro sarebbero risultato semplice qualsiasi azione.
«Credo che siamo vicini, inaspettatamente» borbottò Sigyn quando avvertì l’insistenza delle smerdaldine iridi, macchiate di scintillante soddisfazione, su di sé.
«Te l’avevo detto che non ci eravamo persi» commentò con una lieve risatina a disperdersi attorno a loro, provocando a Sigyn brividi di nervoso nella contrazione i muscoli del braccio, tesi nel pugno per poter sfogare l’irritazione nata dall’offesa di aver torto, e costringendola a mascherare divertimento per la presunzione affascinante di cui Loki si ammantava. Alzò gli occhi al cielo, con fare teatrale, prima di posarli su di lui e bloccarsi a ricambiare lo sguardo con un’inspiegabile nodo in gola, giunto a mozzarle il respiro chissà poi come tanto celermente.
La stava mangiando con gli occhi, come aveva già fatto poco tempo addietro per poi relegare quelle note di famelica brama, sciolte ed evidenziate nel verde arroventato delle iridi, in un dimenticatoio lasciato aperto – solo spiragli, flebili lampi. Fu improvviso il cambiamento con il quale la scrutava, tale che Lady Sigyn rimase con le sillabe attaccate al palato, succube di null’altro che un pensiero lascivo che riusciva a percepire ma del quale non poteva conoscere alcun dettaglio. E si maledisse, in quell’istante, perché entrare in possesso di un simile sapere non la spaventava, la elettrizzava al contrario, e l’avrebbe voluto veder tramutarsi in concretezza – troppo, ma non abbastanza da farla desistere dal negarsi di seguire l’istinto che la voleva condurre ad abbassare lo sguardo sulla bocca di lui.
Indugiare era attività pericolosa con il dio degli inganni e Sigyn aveva un senso di quali limiti non valicare quasi assente – era troppo intrigante la possibilità di tentare azioni poco consigliabili e lei possedeva poco discernimento. L’unica cosa della quale non aveva carenza era l’orgoglio, il senso di non piegarsi a nessuno – soprattutto a lui nonostante la propria fedeltà, non in quel campo.
«Oh, chiuda la bocca o ci sentiranno» riuscì infine a pronunciare, provando ad apparire scocciata per essersi rivelata lei quella in torto su chi avesse davvero perduto l’orientamento – e ferita lo era, Sigyn, nell’orgoglio per non possedere la magia e altre abilità su cui far affidamento per non smarrirsi, ma anche per essere rimasta tanto a lungo incantata davanti allo sguardo magnetico del dio, incapace di reagire con prontezza, a tessere frasi morte in boccheggi muti.
Gli angoli della bocca si tesero in un sogghigno più ampio, divertito per la reazione della sua devota guerriera. Era adorabile nel suo voler rimanere nella ragione anche quando non lo era – e sapeva di esserlo –, l’amor proprio le impediva di cedere del tutto, non potendo concedergli una vittoria tanto abissale. E a Loki piaceva come lei perdurasse nelle sue posizioni, la sua testardaggine non era cieca od ottura, semplicemente era lo sfizio di non dover dare voce ai dati di fatto, prendendone unicamente atto, limitandosi ad accovacciarsi su se stessa per leccarsi le ferite all’orgoglio.
La baciò unicamente perché voleva farlo in quel preciso momento.
Non c’erano altre ragioni e d’altronde qualsiasi altra sarebbe stata sbagliata, la sola per inchinarsi su di lei ad unire le loro labbra mentre la tirava verso il proprio corpo. Ed essendo in ginocchio, in quel strattonarla e sentirsi tirare a sua volta, l’equilibrio a qualcuno vacillò – e se avesse avuto il tempo e la voglia, si sarebbero incolpati a vicenda – tirandosi scambievolmente a terra. La tenne schiacciata tra l’erba umida e il suo corpo, senza concederle troppa aria da ingerire facilmente, perché era da tempo che immaginava quale sapore potesse mai avere e ora che aveva deciso che era giunta l’ora per smetterla di andare a tentoni, non aveva intenzione di prendersi poco.
Non c’erano nemmeno molti motivi che l’avessero indotto a comprendere che quello era l’attimo corretto, semplicemente, non aveva più voglia di non compierlo. E altrettanto sicuramente non aveva timore di un rifiuto, perché che Sigyn lo amasse era una delle poche cose vere, scevra di menzogne, che avesse nella propria vita e avrebbe preteso che rimanesse così in eterno.
Avrebbe voluto far passare lui le proprie mani tra le cascate di luce opaca dei suoi capelli, ma come sempre erano intessuti nella lunga treccia e si dovette accontentare di sentire le falangi della donna passare tra le proprie di ciocche nere. Le morse le labbra, fino a tingergliele di scarlatto per l’irritazione del gesto e non per via del rossetto, impedendole di compiere troppi movimenti – la voleva quasi incatenata, in suo potere, perché così doveva essere e anche perché vederla provare a ribellarsi almeno un po’ era uno degli spettacoli più soddisfacenti.
Quando puntò le ginocchia nel suolo ai lati dei suoi fianchi, per poi passare una mano sotto il collo di lei e tirandola verso l’alto, la guidò nel ritornare seduti con ancora il respiro corto nel trattenere le labbra a cucirsi baci – vocarci, erano come graffi e dove la dolcezza era solo l’ultima più vitrea sfumatura tra la smania e la passione.
«La prossima volta dovresti specificare il come» asserì con l’arroganza a fuoriuscire copiosamente dalle proprie parole, mentre si sfiorava appena le labbra con i propri polpastrelli a sottolineare la vittoria devastante ottenuta a sue spese. Lo sguardo magnetico con cui la inchiodava sul posto non era il motivo per cui Sigyn rimaneva in silenzio, ma solo l’ultimo fattore tra altri decisamente più considerevoli – e il fiato corto con il quale si ritrovava ne era una prova. E Loki non necessitava di ulteriori premi, così si alzò lievemente, tirandola su per un braccio per incitarla a muoversi. «Ma per ora direi di non fermarci per un’inezia del genere visto lo scarso tempo a nostra disposizione. Vieni, non ci sentiranno né vedranno.»
Intrufolarsi nel campo nemico era solo la continuazione della precedente passeggiata quando si aveva a propria disposizione la magia a far da scudo solito e impenetrabile. Si spostarono tra le tende e si mossero tra i ribelli senza essere scorti, facendo unicamente attenzione a non provocare rumori sospetti o scontrarsi con qualcuno. E mentre sgattaiolavano furtivamente da un rifugio all’altro alla ricerca dei tesori di Odino, si presero il disturbo di sabotare le armi – il dio degli inganni trasformò in ruggine le lame delle spade e Lady Sigyn manomise archi, carri e catapulte. Fu un lavoro semplice, nonostante l’impiego di diverse ore e la nebbia a rimanere fitta cortina attorno a loro, ma non vi furono imprevisti a rendere pericoloso il loro incarico.
Fu un sollievo, in realtà, per Lady Sigyn che ebbe modo di distrarsi e recuperare le fila della propria maschera, riportando la propria mente a uno stato se non di quiete, di fasulla tranquillità. I maremoti di un bacio come quello non erano facili da sottomettere – erano impossibili da imbrigliare alla ragione e nemmeno ci si doveva provare -, sollevavano troppo dagli abissi portando detriti di desideri mai ammessi nelle rive distrutte dal loro passaggi. E così si ritrovava a dover fare i conti in maniera più sfacciata con i propri sentimenti, con l’amore che provava per il dio degli inganni, e non poteva più ignorare il fruscio di fondo dei pensieri sollevati dai battiti del proprio cuore. Sapeva che era inutile domandarsi cosa sarebbe stato, perché con Loki non era quello l’interrogativo corretto – non ce n’era uno, in verità -, ma solo che quel bacio vi fosse stato.
Eppure la logica era debole di fronte a un tale urto e deboli immaginazioni non potevano essere frenate se non dall’occupazione del momento. Fu grata che il campo nemico fosse abbastanza grande, in modo da dover coprire un certo numero di punti in cui setacciare per ritrovare i gioielli sacri e per continuare a sabotare l’armamento nemico, mentre un po’ meno felice fu quando una lieve emicrania cominciò a insinuarsi, lambendole le tempie in un abbraccio stritolante. Aumentò d’intensità solo quando abbandonarono le tende dei ribelli, lasciandosele alle spalle per tornare nella zona in cui stazionava l’esercito di Asgard, fuori da quel terreno tanto insidioso.
«Sigyn?», l’afferrò per una spalla impedendole di cadere a terra dopo aver inciampato in una sporgenza rocciosa. Ormai erano fuoriusciti da qualche metro dal fitto vapore condensato sopra la pianura, l’aria era dolcemente fredda nel suo essere pulita e le regalava un po’ di benessere alla sofferenza del perseverare di lancinanti chiodi invisibili conficcati in testa. Erano tanto acute le scosse dolorose da impedirle di concentrarsi a dovere, a tratti le offuscavano la vista e si domandò a cosa potessero mai essere dovute – visto quanto spinose erano divenute, non erano pensieri rimestarti a sentimenti gli artefici di un simile disturbo.
«Non è niente, mal di testa» minimizzò portandosi il palmo alla tempia destra, rotando appena il polso fisso sul punto sofferente per cercare di trovare un po’ di pace.
«È per via di quelle esalazioni nebbiose. È satura di elementi che possono provocare lievi malesseri e allucinazioni» spiegò Loki afferrandole il mento con un paio di dita, costringendola ad alzare lo sguardo verso di lui per poterla studiare con precisione. Si soffermò con attenzione a scrutare le iridi arrossate della donna e la pelle pallida resa lucida dal sudore, tirata per via della fastidiosa emicrania.
«Allucinazioni?» ripeté con una lieve nota acuta che tradì il suo voler apparire il meno possibile sconcertata da una simile rivelazione. «Significa che prima...»
«Che prima cosa?»
Ancora una volta le labbra di Sigyn si dischiusero antecedentemente alla formulazione concreta di frasi, e lì si congelò mentre un’idea cominciò a prendere piega tra gli altri pensieri – ma la nascose. Un lieve tremito di un angolo della bocca indecifrabile fu tutto ciò che si palesò all’esterno, anticipando lo scorrere ora regolare delle parole non nate in precedenza.
«Che prima parte di quello che ho visto o sentito potrebbe essere stato frutto della nebbia?»
«Direi che è una possibilità da non escludere» asserì annuendo lievemente, con espressione incuriosita per quell’interrogativo posto con tono smarrito appena accennato. Avrebbe volentieri sondato più a fondo le ragioni di un simile afflizione di cui erano dipinti i lineamenti di Sigyn, ma non vi era tempo per indulgere ulteriormente in mezzo ai campi, in posizioni tanto scoperte. «Ora, dovremmo davvero andare, Sigyn.»
Con il senno di poi, Loki comprese che quel lieve fremito dell’angolo delle labbra di lei era l’avvertimento che era stato scoperto, le sue bugie lavate via per lasciare unicamente ai fatti nella loro limpidezza. Era stato talmente minuscolo da non avergli attribuito il giusto valore fino a quando non si concretizzò davanti a lui l’indiscutibile realtà che non era riuscito a giocarla come aveva pianificato, che tutto il suo lavoro per piazzarla in una zona di indefinitezza si era sgretolato davanti all’indiscussa abilità di Lady Sigyn di trovare la verità in mezzo al pantano delle sue menzogne, macchinazioni e inganni.
«Come lo sapevi?», glielo chiese veementemente una volta rimasti da soli, quando l’attacco dei ribelli era stato completamente sedato e i sopravvissuti messi in catene. L’aveva spinta contro una delle pareti delle sue stanze, appoggiando una mano sopra la sua spalla e piegandosi sopra di lei nel vano tentativo di incuterle una qualche sorta di paura, spinto dall’irritazione per l’essere stato smascherato e dal bisogno di sentirselo dire.
«Cosa, mio principe?» evitò il quesito sospinto da voce eccessivamente ingenua, ma Lady Sigyn non si privò del piacere di recitare egregiamente ora lei la parte principale. Aveva voluto ingannarla e ora toccava a lei muovere i fili per torcergli contro il suo stesso piano, rendendogli il piacere di non avere risposte definite ma solo percezioni – e per quanto fosse in collera, per quanto vedesse la frustrazione liquefare il verde dei suoi occhi tramutandolo in tizzoni ardenti, sapeva che in fondo anche lui preferiva così.
«Hai parato quel fendente come se fosse certo che non fosse una mia proiezione ma davvero io.»
«Non lo sapevo, era solo che non ho margini d’errore» osservò con ovvietà ostentata la guerriera, alzando le sopracciglia in un’espressione in cui mischiò la naturalezza delle proprie parole, lo stupore per la reazione del dio e una punta di astio per il trattamento a rendere più verosimile la sua interpretazione. E con l’eleganza delle grandi attici, fece scivolare il dorso delle dita lungo la guancia dell’uomo piegando appena il capo, cruciando lo sguardo alla ricerca del motivo di tanto disturbo. «Qualcosa vi turba, per caso?»
Chiuse gli occhi, Loki, lasciando evaporare via l’irritazione e soppiantandola con la soddisfazione per quanto sorprendente si rivelasse ogni volta la sua devota Sigyn. Fece scorrere la mano appoggiata al muro più in alto, in modo da appoggiare l’intero avambraccio e portando anche l’altro in posizione parallela, chiudendo la donna tra la poca distanza del proprio corpo e la superficie di mattone freddo dietro di lei.
«Alcunché di particolarmente gravoso» rispose infine, tornando a osservarla con un ghigno i cui risvolti non promettevano alcunché di buono e quello stesso sguardo concupiscente con il quale si era messo ad arroventarle l’anima, strappandole più dichiarazioni mute di quante ne avrebbe mai pronunciate.
«Me ne rallegro, non vi dona affatto l’aria cruciata.»
«E quale aria mi dona, mia devota Sigyn?»
«L’aria imperscrutabile, eternamente cosparsa dal vostro miglior sogghigno e un pizzico di alterigia regale» rispose lei, passando entrambe le braccia attorno al collo di Loki, rievocando la sensazione di far scorrere le proprie dita tra i fili d’inchiostro dei suoi capelli.
Forse l'orientamento nella nebbia non le riusciva egregiamente, ma nelle sue bugie e confessioni mai pronunciate, condite da piani artificiosi anche ai suoi datti, Sigyn si era sempre destreggiata con una bravura inconcepibile. Un tale senso le proveniva dal semplice fatto che lo conosceva e accettava per ciò che Loki era - fino in fondo, fino alla piega più buia e impregnata di oscurità -, e non aveva mai provato a sfuggirgli, cambiarlo o credere che fosse migliore di quanto si mostrasse per recitare il ruolo che gli conveniva.
«I tuoi gusti, Sigyn-»
«I vostri, principe.»
Se c’era una cosa che a Loki risultava irritante di Lady Sigyn era l’impossibilità di ingannarla completamente, perché lei lo lasciava vincere per vincere a sua volta e si ritrovava sempre a dover ammettere – almeno a se stesso – di essere molto più che impressionato da lei. E la cosa ridicola, profondamente insensata e drammaticamente folle, era che proprio essa fosse la ragione per la quale ai suoi occhi Lady Sigyn risaltava cosparsa di un fascino unico per la sua ricchezza. Ma non glielo avrebbe mai confessato, se ne sarebbe beato dietro un ghigno serafico, e non gli importava se si sarebbe pentito di lasciare ancora quella fasulla distanza tra loro, ma il loro gioco era più stimolante di qualsiasi altro tipo di relazione e l’avrebbe mantenuta imperturbata per il maggior lasso di tempo – fino a quando non sarebbe capitolato dinnanzi a lei senza accorgersene, e si sarebbe forse arreso all’evidenza.
Per il momento, invece, avrebbe continuato a rubarle baci dietro illusioni fallaci – ma non solo, altrimenti non sarebbe stato divertente -, pretendere la sua compagnia e sorridere beffardo di quella finta lontananza che Sigyn teneva e lui assecondava – o forse era il contrario. O forse ancora, era intimità secondo i loro modi d’essere.






M A N I A’ s W O R D S
Ed ecco qui l'aggiornamento, scritto con somma fatica, lo ammetto, per via degli esami che ho avuto nel frattempo. Ma anche se vi ho fatto attendere un po', avete avuto la scena del bacio - rubatissimo - e spero che vi sia piaciuta, perché sinceramente non me la sono mai immaginata diverso da questa, fin da quando avevo progettato la raccolta. Come sempre però, come notate, non è che ci sia un vero vincitore tra i due - ed è una cosa che mi piace molto mantenere, perché lo trovo un punto della loro relazione fondamentale, che da ai due piccioncini protagonisti un equilibrio unicamente loro.
Ovviamente tutto il contesto è inventato di sana pianta, come la cosa della nebbia/vapore allucinogeno - e non l'ho spiegato apposta perché volevo rimanesse indeterminato se fosse davvero allucinogeno o se Loki si fosse inventato quel particolare per ingannare Sigyn, quando invece poteva solo dare sintomi di spossatezza.
Inoltre il fatto che Sigyn dica che preferisce il freddo al caldo è un indiretto e incosapevole collegamento al fatto che Loki sia un Gigante del Ghiaccio.
Ah, come notate la narrazione è lievemente diversa dal solito - in realtà non so se si nota, ma lo specifico comunque. Dato che io amo moltissimo G. G. Marquez e il suo stile di scrittura, a volte cerco di cimentarmi in qualcosa di simile, ovvero una narrazione "ad immagini" attraverso cornici temporali - ok, Marquez ci mette molti più piani temporali, io solo due perché m esercito - e non prettamente in ordine cronologico, per questa ragione tutto è narrato con lo stesso tempo. Non pretendo certo di essere al suo livello immenso, però amando molto come stile, a volte mi piace provarci a scrivere qualcosa in questo modo - o almeno provarci.
Bene, ne approfitto per farmi un pochettino di pubblicità.

• Per chi non l'avesse vista, ho pubblicato una shot slegata dalla raccolta ma sempre con Loki e Sigyn. È da considerarsi un What if? a questa, diciamo. Eccola: «Fino alla fine, per tutta l'eternità».
• Poi ho anche scritto una shot Crossover, con Loki e Elsa (di Forzen). Eccola: «Anche se dovesse essere un inganno».
• Infine, ecco, questa è una cosa piuttosto particolare perché mai prima di questa ho mai scritto qualcosa su una persona realmente esistente, ma mi è giunta l'ispirazione e perché mai scacciarla? Non si scaccia, infatti, e questo è il risultato. È con Tom, credo potesse essere intuibile dato che la propongo qui, quindi niente, ecco pure questa. Eccola: «Nessuno sconto { Sapore di antico }»
Come sempre ringrazio immesamente tutte le persone che seguono la storia, chi l'ha inserita tra le preferite/seguite/ricordate, che siete sempre di più e io non so cosa inventarmi per dire in modo originale quanto io vi sia grata. E ancora di più lo sono a chi commenta e ripaga così tutto il mio impegno per affinare al meglio i miei scritti per poterli pubblicare - ovvero, Helen L, Lakky, Cassandra14 e Zarael.
Ricordate: «Una recensione per il mio regno!», o al massimo vi do un biscotto, ecco.
Alla prossima per il penultimo capitolo - mi dovete sopportare ancora per poco! -, non so quando, non so dove, non so tante cose, ma so che ci sarà un ballo (è tipo da settimane che voglio scrivere questa scena!) #Spoilertime
Buona apocalisse a tutti, come sempre,

Mania

  
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