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Autore: Eos BiancaLuna    28/02/2014    1 recensioni
[Shakespeare, Opere teatrali]
[Shakespeare, Opere teatrali][Shakespeare, Opere teatrali] Romeo e Giulietta decidono di sposarsi ma il giorno del matrimonio lei conosce Mercuzio e improvvisamente si rende conto di non volersi più sposare. Scritta a 4 mani da me e una mia amica che adoro, basta sul gdr che ci ha fatto conoscere.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo Secondo

 

La mattina era fresca e tranquilla anche se si era in pieno luglio. Le piogge che c’erano state quella settimana avevano reso quel mese più fresco e meno afoso del solito. Dopo tutta quell’acqua, ora il sole brillava quasi a dare la sua benedizione su quel sabato mattina veronese, che era sorto con tanto brio quasi a volersi scusare per la sua assenza forzata. 

 Il giovane dai lunghi capelli dorati se ne stava seduto e pensieroso sulle scale della chiesa;  il suo sguardo era triste e la sua bocca si muoveva in mormorii silenziosi senza accorgersi ne del tempo che passava, ne della giornata che così splendida sembrava invitare i giovani di Verona ad arrivare al corso d'acqua più vicino per fare un tuffo. Lui si trovava lì solo senza nessuno dei suoi amici, ai quali era sfuggito uscendo quella mattina presto di casa, a riflettere sull’ amore.      

Già, l'amore.

 Ma che cos'era l'amore, se non uno splendido maleficio scagliato dal dio Cupido?

Già, il Dio dell’Amore.

Colui che si divertiva ad andare in giro a colpire con le sue frecce i giovani quando meno se lo aspettavano, e lo stesso era successo al suo amico Romeo alla festa in maschera dei Capuleti: Cupido lo aveva colpito a tradimento facendo infiammare il suo cuore per una sua nemica, mettendo a rischio la pace precaria che suo zio Escalus principe di Verona, aveva raggiunto con tanto sacrificio.

Proprio non riusciva a capire il suo amico, come si poteva perdere la testa per degli occhi ed un viso? Per un corpo che non era mai stato suo? Fece riaffiorare il viso di Giulietta nei suoi pensieri e dalle poche parole che si erano detti e che gli erano rimasti nell’anima. Scosse la testa e riprese il corso dei suoi pensieri ritornando alla sera della festa; eppure il suo giovane amico gli aveva detto che andare a quella festa non sarebbe stata una buona idea perché aveva un brutto presentimento.

 Ma lui solitamente  cocciuto, non aveva voluto ascoltarlo e ora Romeo pendeva dalle labbra di una Capuleti e solo il buon Dio aveva impedito a quelle due sciocche creature di maritarsi anche perché Romeo non meritava Giulietta… Scosse la testa e riformulò il pensiero: perché Giulietta non meritava Romeo, o forse si?        

Si alzò come un lampo da terra quasi fosse stato colpito da una scarica elettrica,  senza nemmeno vedere il fido Benvolio, che gli era venuto incontro per salutarlo come si conveniva ad un amico.  

“Buon Mercuzio dove te ne vai cosi con la testa tra le nuvole? Son io messaggero di buone novelle quest'oggi quindi fermati e ascolta le mie parole!”, il ragazzo si girò verso l'amico riacquistando in un attimo tutto il suo buonumore dimenticandosi di quegli occhi castani che per un intera settimana in compagnia di Mab avevano torturato i suoi sogni. “Oh dunque, messaggero, quali sono queste novelle cosi buone da farti urlare come una donna presa dall'isteria?”.

Il giovane Benvolio rise passando una mano intorno alle spalle del suo amico, “Qui vicino si son riunite in aperta campagna quattro o cinque delle bellezze di Verona che si divertono a chiacchierare sotto gli alberi, senz’altra compagnia di una vecchia balia, che quando sono passato io ronfava che era un piacere!”.

 Mercuzio gli sorrise in modo lascivo “Quindi  buon amico mio, pensi che sia nostro dovere allietare la giornata a queste splendide donzelle? Magari parlando loro di Cupido e delle sue appuntite frecce?”. Benvolio rise trascinando con se l'amico “Sei un abile tiratore Mercuzio e hai colpito nel segno. Allora ti va di farmi compagnia?”.

Mercuzio scoppiò a ridere “Mah si dai! Che cosi almeno dimentico un po’ dei pensieri che mi opprimono il cervello” e così dicendo, si mise in marcia con il suo più caro amico elogiando le grazie che troppo spesso le fanciulle tenevano nascoste sotto pesanti coltri e mimando con gesti eloquenti, come si dovevano spogliar quelle donne di ogni virtù. Ad ogni battuta suscitava le risate di gusto Benvolio.

Ben presto in mezzo alle risa e agli schiamazzi giunsero ai margini del boschetto dove le fanciulle si facevano compagnia chiacchierando, e dove la balia se la dormiva sotto le fronde di un grosso albero. I due giovani si diedero di gomito scegliendo un posto per sedersi, cosi il giovane Mercuzio si insinuò  ironicamente in una conversazione sedendosi tra due fanciulle “…sono pienamente in accordo con voi signore, nulla di ciò che avete detto mi sembra più veritiero…” cosi la fanciulla che si trovava alla sua sinistra lo fissò sbigottita.

“Non mi sembra Mercuzio, che mercoledì scorso voi foste cosi compiacente all’idea del matrimonio”, la voce della fanciulla era stizzita e la sua espressione dura, ma si addolcì non appena gli occhi verdi del giovane si posarono nei suoi ed un leggero rossore si impadronì delle sue gote.

“Oh… ma qui abbiamo il fiore più bello della famiglia Capuleti!” disse girandosi verso Giulietta e dando le spalle alla sua interlocutrice che si chiamava Arianna ed era una lontana parente del principe, e di conseguenza sua.

Ma il giovane non aveva occhi che per i begli occhi di Giulietta e per le sue gote in fiamme, “Avete ragione madamigella… ma l’occasione di mercoledì mi sembrava poco propizia per un matrimonio cosi avventato”.  La fanciulla cambiò espressione e diede delle occhiate furtive in giro, facendo intendere che la discussione non era per le orecchie della gente.

“Ditemi Madamigella, vi andrebbe di fare una breve passeggiata in mia compagnia, e di illustrarmi quelli che per voi virginale creatura siano le gioie del matrimonio?” e si alzò con un gesto cosi fulmineo, che i biondi capelli svolazzarono formando quasi un aureola intorno al volto del ragazzo e le porse la mano.

La fanciulla un po' frastornata e sempre più rossa in viso la prese e si alzò dalla coperta dove era seduta incamminandosi con lui, senza pensar alle chiacchiere ne alle amiche, e nemmeno al fatto che se la nutrice si fosse svegliata senza trovarla sarebbero stati guai. Si incamminò con lui catturata dalla bellezza di quegli occhi verde scuro.

“Di cosa volete parlare Mercuzio? Volete forse anche voi convincermi che il mio amore è sbagliato? Che io e Romeo non siamo destinati a stare insieme perché appartenenti a due casati che si odiano?”, il discorso della fanciulla era molto appassionato e i suoi occhi erano lucidi.

Il volto del giovane perse la sua naturale maschera di buon umore “Dunque siete cosi innamorata di Romeo… da non avere occhi per nessun altro?”, nonostante aver sentito quelle parole l'avesse deluso non aveva perso la sua sfrontatezza, le sue mani scattarono veloci a stringere quella della fanciulla che appariva muta nella sua confusione .

“Siete cosi bella Giulietta e sono giorni che spero di rivedervi per parlare con voi”, si fermò davanti a lei e la guardò negli occhi perso in quel mare scuro che giungeva dalla sua anima.  Lei si fermò a pensare confusa “Sono giorni che sperava di rivedere me? Come può essere possibile? Non so se credergli…”. “Voglio esservi amico Giulietta. Voglio che tra di noi le cose si aggiustino se non altro perché abbiamo un amore in comune no? Voi amate mio fratello e io voglio amarvi come una sorella”; il discorso del giovane era appassionato al pari di quello della fanciulla poco prima, ma in qualche modo sembrava anche più  artificioso.

La fanciulla batté  le palpebre disorientata; il calore della stretta del giovane intorno alle sue mani sembrava reale ma le sue parole un po' meno,  “E sia buon Mercuzio, vivremo in pace per la felicità di Romeo” la sua voce era tremante e le sue mani nella presa salda del giovane erano diventate il suo pensiero principale. Non sapeva perché  un gesto cosi innocente per lei diventava cosi importante, quasi impuro e artificioso…

Il giovane dopo aver ricevuto il suo assenso si portò le mani della fanciulla alle labbra e prese a baciarne ogni dito con estrema lentezza “Sono cosi felice Giulietta che voi abbiate accettato di diventare mia…” fece una breve pausa prima di continuare per guardare ancora una volta gli occhi della giovane che aveva sussultato all’udire la parola mia “Amica…” sorrise  “Che potrei cantare e danzare per ore”. Lo sguardo della fanciulla era incatenato al suo e le sue gote avevano assunto il colore del sole al tramonto.

Non riusciva a capire il perché Mercuzio le facesse quell'effetto, in fondo era solo un villano, un mascalzone da forca come aveva detto la sua balia. Eppure i suoi occhi dicevano l’esatto contrario… All’improvviso lui lasciò le mani di Giulietta e con un mezzo inchino si allontanò da lei lasciandola confusa e con il cuore a mille.

Si avvicinò invece al suo compare e amico Benvolio, che chiacchierava allegramente con Arianna e in successione dopo aver scambiato qualche parola con i due, si spostò verso un’altra fanciulla invitandola a passeggiare. Giulietta osservò la scena mentre tornava a sedersi accanto alle altre ragazze con un sentimento che non conosceva e che le sembrò sgradevole quasi come prendere una medicina amara.

Provò risentimento e vergogna nei confronti di quella ragazza che era oggetto delle attenzioni e delle carezze di Mercuzio, ma non riuscì a capire perché il giovane le stesse cosi incollato e invocò la pioggia per separarli. Ma cosi non fu’ e allora, presa dallo sconforto, andò a svegliare la sua balia per farsi portare a casa e togliersi dalla testa l’immagine che provocava in lei tanta Gelosia.

La sera giunta molto lentamente non aiutò Giulietta a dimenticare tutti i suoi pensieri. Mentre se ne stava in giardino a canticchiare con gli uccellini e a raccogliere fiori la nutrice corse ad annunciarle che la cena era pronta.

Raggiunse la tavola insieme ai suoi genitori che erano impegnati a discutere su un certo nobile ma cambiarono argomento non appena la videro. La giovane non aprì quasi mai bocca per tutta la sera ma i suoi occhi parlavano per lei, i servi che facevano avanti e indietro dalle cucine le erano indifferenti come i discorsi di suo padre e di sua madre.

Aveva la mente piena di dubbi, di domande. Innanzitutto come mai ancora non aveva smesso di pensare a lui? E soprattutto perché pensava più a lui che a Romeo? Scacciò quei pensieri per lo più ridicoli, si disse, e si concentrò sulle portate. Ma il suo stomaco non era molto entusiasta di riempirsi, nemmeno quando arrivò il dolce.

 “Giulietta questo lo devi assolutamente assaggiare!” gli intimò sua madre sorridente “E’ una nuova ricetta”. La ragazza l’ascoltò ed effettivamente la donna aveva ragione. La signora Capuleti la osservò per un attimo e poi disse sottovoce al marito “Vedete, questo le piace…potremo aggiungerlo alla lista di dolci da preparare per il matrimonio…”.

Lui annuì convinto e guardò a sua volta la propria figlia “Questo ed altro per la felicità della nostra bimba” alzò il calice pieno di vino “Brindiamo!”.

Dopo mangiato la giovane e la balia si ritirarono entrambe nella stanza della ragazza. “Bambina mia, c’è qualcosa che ti turba?” le chiese la nutrice mentre le spazzolava delicatamente  i capelli. Giulietta scosse la testa senza rispondere.

“Sei sicura?” chiese ancora la donna preoccupata “Non è che ti sei pentita di non aver sposato il tuo amore?”. La ragazza la guardò dal riflesso dello specchio ridendo “Ma no balia, quello non era il momento adatto…” , non finì la frase perché qualcosa sbatté contro la finestra.

La nutrice si allarmò all’istante “Oh Gesù! I ladri! Chiamiamo subito le guardie!”, ma si calmò perché vide Giulietta felice correre al balcone. “Mio amore!” gridò Romeo da sotto, lei gli intimò di fare silenzio e gli fece cenno di salire.

 “Balia, lasciaci pure soli” disse ancora Giulietta in tono sicuro. La nutrice sospirò e inizio a fare avanti e indietro per la stanza “Piccolina ma è un pazzo il tuo Romeo! Se lo vede tuo padre…”, la ragazza le ordinò di calmarsi e la convinse ad uscire.

 Romeo scavalcata la ringhiera, entrò e si richiuse la finestra alle spalle, Giulietta lo abbracciò forte “Amore…mio amore! Meno male che sei qui!”. Lui ricambiò e le chiese se poteva passare la notte da lei visto che aveva litigato con sua madre.

 La fanciulla lo guardò con ammirazione “Ma certo che puoi restare qui” gli sorrise “Io sarò al tuo fianco”, si baciarono poi lei corse a spegnere le ultime candele accese e i due ragazzi si infilarono sotto le pesanti coperte.

   
 
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