Capitolo
Primo
I
raggi del sole filtrati attraverso le vetrate della
finestra accarezzarono l’esile ragazza, che ancora dormiva
beata fra le bianche
lenzuola di quel letto cosi grande. Dischiuse gli occhi un
po’ infastidita
dalla luce solare e girò la testa sepolta dai lunghissimi
capelli castani
dall’altra parte.
“Giulietta!”
gridò la nutrice in lontananza.
“Ti
sei svegliata pigrona?” la voce si avvicinava sempre di
più.
“Giulietta!”
dopo un lungo rumore di passi sulle scale la
porta della camera si spalancò. Un lamento, seguito da uno
sbuffo provenienti
dal letto, fece ridacchiare la donna di grande stazza e con una cuffia
rossa in
testa, che si era fermata sulla soglia a riprendere fiato.
“Piccolina
è ora di
svegliarsi, lo vedi è già mattina e il sole
è alto…” continuò la nutrice
alzando il tono di voce per farsi sentire. Giulietta aprì un
occhio e chiese
dopo un fragoroso sbadiglio “Che ore sono di
grazia?”.
La
nutrice ridacchiò e si sedette sul letto “Quasi le
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cara…ma dimmi, cosa vuoi per colazione?”, la
scoprì delicatamente. Giulietta
cercò invano di riappropriarsi del lenzuolo e richiuse gli
occhi.
Ma un attimo dopo si
ricordò in un lampo tutto ciò che le era successo
la sera prima; era stata alla
festa in maschera organizzata dai suoi genitori e li, aveva incontrato
l’amore
della sua vita…”Balia!” gridò
“come quasi le nove? Devi correre in piazza a
cercare Romeo per me!”.
La
donna la guardò perplessa “Il figlio dei
Montecchi? Ma
come?”. “Devi andare!” gridò
ancora Giulietta saltando giù dal letto e vedendo
che lei ancora replicava aggiunse “Ora!”.
Nella
grande piazza centrale veronese Romeo ed i suoi amici
sedevano sui gradini della chiesa e prendevano in giro di tanto in
tanto i
passanti. “Insomma Romeo…” disse suo
cugino Benvolio “Ieri sera ci hai lasciati
per correre al balcone della tua nuova fiamma! Adesso devi raccontarci
tutto”. Romeo
sorrise e guardò per aria.
Mercuzio
che stava fischiando ad una donzella di passaggio
rise di gusto “E chi sarebbe costei, se è lecito
domandarlo?”.
“La figlia di
Enrico
Capuleti…la creatura più bella che
esiste…Giulietta è il suo nome e suo è
il
mio cuore” rispose l’innamorato sorridendo.
Il suo migliore amico
seduto molto sgraziatamente con le gambe aperte, lo guardò
scuotendo la testa
“Poveri noi, cosa mi tocca sentire, ti sei infatuato di una
Capuleti!”, lanciò
un occhiata a Benvolio e scattò in piedi “Certo
che Mab stavolta te l’ha
combinata davvero grossa!”, alzò le braccia al
cielo come ad imitare un
esplosione.
Benvolio
ridacchiò e Romeo sembrava essere su un’altra
dimensione finché la sua attenzione fu catturata da una
voce. “Che Dio vi dia
il buongiorno messeri…”, la nutrice seguita dal
paggio li aveva raggiunti in
fretta e furia.
Mercuzio subito le si
avvicinò sorridendo “Che Dio vi dia la
buonasera… bella gentildonna!” e le
sollevò la gonna. Benvolio rise come un pazzo e Romeo si
alzò intimando
Mercuzio di smetterla. La nutrice aveva urlato al paggio di darle il
ventaglio
che ora sbatteva invano contro la testa di Mercuzio, il quale si
copriva continuando
a farle battute piene di doppi sensi.
“Ma
che razza di uomo siete?!” urlò lei mentre lui
cercava
di metterle le mani sotto la gonna. Benvolio corse a dargli manforte.
“E fatela
finita voi due!” intimò Romeo. Mercuzio si
stancò presto di fare lo spiritoso
con quella donna non più giovanissima e si sedette sul primo
scalino.
“E’
una ruffiana!” gridò e tutti gli altri ragazzi del
gruppo lo ripeterono in coro. “Disgraziati, la forca vi
meritereste!” rispose
la nutrice e mentre tutti si quietarono chiese infastidita
“Qualcuno di voi può
dirmi dove posso trovare il giovane Romeo?”.
“Posso
dirvelo io” rispose lui dolcemente, lei capì che
era
lui e gli si avvicinò
“Signore…” bisbigliò
“la mia padroncina mi manda in cerca
di voi…”. Si appartarono poco distante. Benvolio
rimase a scherzare con gli
altri e Mercuzio facendo finta di nulla, si mise ad origliare la
conversazione
che era su un presunto incontro con Frate Lorenzo per confessarsi.
Quando
la nutrice si congedò, afferrò il suo migliore
amico
per un braccio “Cos’è questa storia? Hai
intenzione di sposarla? Scoppierà una
guerra…dai retta a me, torna a pensare a Rosalina”
lo guardò negli occhi serio
poi scoppiò in una risata profonda. Romeo non lo
ascoltò e tornò da Benvolio
“Cugino perché tu e Mercuzio non mi prendete sul
serio? Io la amo e la sposerò”
annunciò trionfante.
Giulietta
nel giardino di casa ripensava alla sera
precedente, alla promessa di matrimonio che si era scambiata col suo
Romeo dal
balcone. Si chinò a cogliere una rosa rossa
“Romeo…” pensò,
accarezzò i petali
del fiore e decise di staccarlo ma si punse. “Ahi”
esclamò estraendo la spina
che era rimasta attaccata al suo dito. “Cara rosa, ti
metterò lo stesso in un
vaso…” disse sorridendo.
La
nutrice tornò e le disse dell’appuntamento in
chiesa,
Giulietta le buttò le braccia al collo “Grazie
balia! Il mio amato mi vuole
sposare! Oh, sia ringraziato il cielo”. La donna strinse la
ragazza “Figlia mia
che tu possa essere felice sempre…” si guardarono
e sorrisero poi la nutrice le
prese le mani “Giulietta ma cosa ti sei fatta?”. La
ragazza le mostrò la rosa.
“Ah! Vieni qui e fatti medicare”.
Giulietta
andò prima in camera sua a sistemare la rosa in un
vaso poi si precipitò dalla balia per farsi fasciare il
dito; la ferita era un
po’ profonda e iniziava a bruciarle. Mentre le passava un
unguento sulla mano
la nutrice ridacchiò. “Cosa
c’è che ti fa ridere?” chiese Giulietta
incuriosita.
“Sai
bimba mia, il tuo Romeo ha degli amici alquanto
monelli” rispose lei. Giulietta quando sentì il
nome del suo amato sussultò ma
si ricompose subito “Perché monelli?”.
“Per non dire altro…”rispose la nutrice
“Quel Mercuzio poi, dovresti vederlo che arrogante! Non
capisco come faccia
Romeo a frequentare certa gente, lui sembra cosi
gentile…”. La mente di Giulietta
era altrove e quando la medicazione finì si
preparò, salutò e corse dal frate
per la confessione.
Giunse
in piazza un po’ sudata, perché aveva corso e per
il
caldo di luglio. Si avviò con il cuore palpitante verso le
scale della chiesa
cosi presa dai suoi pensieri che non si accorse delle presenze che
l’avevano
preceduta.
Romeo
e Mercuzio avevano appena varcato la soglia
dell’ingresso. “Amico mio, non c’era
bisogno che mi accompagnassi” disse
l’innamorato dando una pacca sulla spalla al ragazzo.
“Non potevo certo
permetterti di rovinarti la vita, fratello”
ridacchiò lui dandogli a sua volta
una pacca sulla spalla, Romeo scosse la testa. Si sedettero su una
panca giusto
perché la chiesa era deserta e il Frate ancora non era
pronto.
Giulietta
aprì il vecchio portale scricchiolante che era
rimasto accostato e si sistemò il velo sui capelli. Quando
varcò la soglia
Romeo si girò di scatto e le corse incontro. Si
abbracciarono quasi commossi.
Mercuzio fischiettò con le mani in tasca guardando ovunque
tranne che loro.
A
Giulietta che abbracciava teneramente il suo amato, cadde
l’occhio sull’amico che a suo giudizio non mostrava
alcun rispetto per quel
luogo sacro ed ebbe un tuffo al cuore. “Oh mio
Dio…occhi miei… perdonatemi… se
non vi ho mai mostrato cos’è la
bellezza…”pensò stupefatta e lo
fissò per poi pentirsene
subito.
Romeo
la prese per mano, “Vieni” le disse,
“Voglio
presentarti il mio migliore amico”. Avanzarono verso di lui
che smise di
fischiettare e finalmente li guardò con
quell’espressione strafottente come al
solito. I suoi occhi incontrarono quelli della ragazza vestita da sposa
e per
un attimo smise di respirare.
“E’
lei la mia futura sposa” annunciò orgoglioso
Romeo,
Mercuzio subito le afferrò la mano e la baciò
teneramente senza staccarle gli
occhi di dosso. “Molto lieto…Mercuzio per
servirvi” poi si accorse del dito
fasciato, “Cosa vi è successo qui?”
chiese disorientato. “Niente” rispose lei
ritirando in fretta la mano “Una rosa…”.
“Oh”
rispose lui “L’amore fa male”
guardò Romeo sarcastico
il quale lo ignorò e si rivolse a Giulietta “Non
fare caso a lui, mia adorata…”
sorrise, “Piuttosto…siamo in anticipo”.
Lei guardò ancora Mercuzio poi Romeo “Il
frate non si fa ancora vedere…”
continuò lui e le accarezzò il viso.
“Ha
capito che state commettendo un errore” disse Mercuzio
solenne. Giulietta lo fulminò con lo sguardo “Ma
come vi permettete!” sbottò.
“Che c’è, la verità vi
ferisce come una spina di rosa rossa?” rispose lui
avvicinandosi con aria di sfida.
“Figlioli!”
esultò Frate Lorenzo.
Romeo
preoccupato si intromise fra i due, Giulietta era
diventata rossa in viso e l’amico del suo amore continuava a
ridere di lei.
“Come fa a sapere il colore della rosa”
pensò fra se e se.
“Vogliamo
cominciare?” chiese il Frate pazientemente.
Giulietta e Mercuzio si guardarono ancora con aria di sfida.
“Si padre” rispose
lei “Ascoltate prima me…” e si avviarono
al confessionale.
“Hai
visto? Hai ammirato il mio splendido sole?” chiese
Romeo sognante. Mercuzio la guardò allontanarsi col frate,
prima di entrare nel
confessionale lei si girò e gli lanciò
un’occhiataccia. Lui le fece un inchino
da lontano e rispose all’amico “Veramente ha
iniziato a piovere” affermò. Romeo
non rispose. Mercuzio gli agitò una mano davanti agli occhi.
“Si…” scattò,
“dicevamo?”, sorrise ancora. “Fratello,
tu stai proprio male, la situazione è
più grave di quello che sembra!” disse Mercuzio
facendo il finto serio.
Giulietta
uscì dal confessionale e tornò da loro.
“Mio
adorato” disse a Romeo “Tocca a te, il Frate ti
attende”. Romeo la abbracciò
“Non temere sarò subito da te per
maritarti” e si allontanò lanciandole un
bacio.
Lei
sorrise finché non incontrò lo sguardo di
Mercuzio e
diventò seria. “Che avete da fissarmi?”
gli chiese irritata. Lui non rispose ma
si spostò per guardarla da un’altra angolazione.
“Oh Dio aveva ragione la mia
nutrice! Siete proprio un arrogante!” sbottò lei.
Un
tuono la fece sobbalzare e Mercuzio prontamente la
accolse tra le sue braccia. “L’avevo detto io che
pioveva!” annunciò
allegramente. “Cosa?” domandò lei
aggrappandosi istintivamente a lui. “Nulla
mia cara” sussurrò lui “State
tremando…” aggiunse seducente. Giulietta si
staccò brusca da lui “Ma come osate
toccarmi!” disse con tono di rimprovero. Il
velo le cadde di dosso e Mercuzio lo raccolse.
“Oh non
arrabbiatevi
troppo” glielo porse “Altrimenti diventate ancora
più bella se mi è concesso
affermare…” fece un mezzo inchino. Lei stava
pensando esattamente lo stessa
cosa su di lui ma si limitò ad afferrare il velo senza
rimetterselo.
Andò invece ad
aprire
un’anta del portale per sentire il rumore della pioggia che
almeno l’avrebbe
distratta da quel giovane con i capelli lunghi,ricci e biondi che le
facevano
venire voglia di giocarci. Ma lui a seguì divertito.
Guardarono
entrambi nella stessa direzione, da qualche parte
in lontananza, la gente che correva a riparo dall’acqua che
scendeva dal cielo.
“Ascoltate…”disse sognante Giulietta,
“Se ascoltate bene riuscirete a
sentire…”, “La voce della
pioggia” finirono la frase insieme. Si guardarono di
scatto negli occhi.
“Giulietta,
mio dolce fiore, adesso possiamo sposarci!
Vieni!” esultò Romeo di ritorno. Giulietta
distolse lo sguardo da Mercuzio e
richiuse l’anta. Si voltò verso Romeo; il frate
stava già preparando l’altare,
e lei sentì lo sguardo del ragazzo alle sue spalle come
un’arma puntata contro.
“Vieni
Romeo” gli prese la mano e quasi corse verso
l’altare. Mercuzio si sedette su una panca deciso a gustarsi
la scena. “Amore
mio” le disse lui una volta di fronte al frate,
“Tutta questa fretta! Noi ci
apparteniamo già”.
Lei
lo guardò e lo accarezzò “Si mio
amore…e proprio perché
ci apparteniamo già ho deciso…
che…”, frate Lorenzo la guardò con
curiosità.
Mercuzio si alzò e si avvicinò a loro ridendo
sotto i baffi. “Cosa hai deciso
mio dolce amore?” chiese Romeo cortesemente.
Lei
lo guardò, poi guardò il frate
“Ecco…pensavo…”
cercò di
trovare le parole giuste mentre la sua mente non lasciava svanire
l’immagine
del ragazzo che aveva appena conosciuto “Che fretta
c’è di sposarci ora?” disse
tutto d’un fiato. Mercuzio sghignazzò a Romeo
“Oh Signore, sia tu lodato! Vedi
fratello, anche lei ha capito…”.
“Ho
detto…” lo
interruppe Giulietta a voce alta “Che voglio sposarmi un
altro giorno, non che
non voglio sposarlo!”. Intervenne il frate confuso
“Figliola sei sicura di
questa decisone improvvisa?”.
Un
altro tuono le provocò un brivido lungo la schiena.
Ignorò il colpo di tosse di Mercuzio. “Si padre,
lo sente? Anche il tempo
sembra dirci di aspettare…” guardò il
suo promesso sposo con un sorriso un po’
forzato. Il frate le stava per rispondere ma Romeo lo precedette
“Se è questa
la decisione della mia donna la rispetterò” le
prese la mano.
Mercuzio
provò una stranissima soddisfazione, posò una
mano
sulle spalle a entrambi felice come una pasqua “Beh
allora… future
congratulazioni! Sempre che…” incontrò
l’espressione dura di lei e non finì la
frase. Salutò il frate e uscì dalla chiesa.
Quando
anche Romeo e Giulietta lasciarono l’altare, la
pioggia si era fatta più fitta e scendeva in picchiata sulle
strade di Verona
senza pietà. In cima alle scale Romeo si tolse il mantello
per coprire
Giulietta, lei lo ringraziò con un bacio.
“Ti
accompagno a casa mio dolce amore…” le disse
premuroso e
si incamminarono verso il castello dei Capuleti. “Aspetta,
dobbiamo dividerci
prima! Altrimenti le guardie…” Giulietta si
preoccupò, “Lo so” rispose prontamente
Romeo “sta tranquilla”.
Mentre
camminavano sotto l’acqua appena oltrepassata la piazza,
Giulietta credette di aver visto qualcosa di stranamente familiare
sotto la
pioggia sempre più fitta. Ma come era possibile che un bel
pomeriggio caldo si
era tramutato in quell’acquazzone improvviso?
Forse
aveva le visioni per la stanchezza, si disse, invece
mentre Romeo la trascinava via con un braccio intorno alle spalle le
sembrò di
vedere chiaramente…Mercuzio sotto l’acqua?
I
capelli bagnati sembravano ancora più lunghi, le gocce
spuntavano dalla fronte per poi scendere sulle guancie, nei baffetti e
finire
sotto la barba del mento e lungo il collo, il suo bellissimo
collo…
Sorrideva. Le
sorrideva.
Giulietta
quasi inciampò e distolse lo sguardo. Romeo disse
qualcosa ma lei non lo sentì neppure. Ripensò a
quell’espressione beffarda e
soddisfatta al tempo stesso. “Forse sto
sognando…” si disse, “Come è
possibile
che ho appena rinunciato a sposare l’uomo che
amo?”, rallentò il passo e si
tirò un po’ indietro il cappuccio. C’era
solo un modo per scoprire se quello
che le stava accadendo era un sogno o la realtà dei fatti.
Si voltò nella
direzione di prima e lui era ancora li.