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Autore: Drunk on Love    28/02/2014    2 recensioni
Il cane corse via, in direzione dell'ospedale. Solo allora, si accorse che la piccola piangeva. Kakashi andò di fronte al tavolo, osservando con il suo occhio attento la bambina. Aveva la carnagione molto scura, i capelli ricci e degli occhi verdi che contrastavano con la sua pelle. Notò un piccolo graffio sulla guancia. Si decise a prenderla in braccio.
Questa ff parla di Kakashi, che da un giorno all'altro si ritrova padre di una bambina di cui sa solo il nome. Spero che vi piaccia ;)
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Team 7, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quella mattinata era stata piuttosto pesante, così decise di stendersi sul divano provando a riposarsi un po’, ma non ci riuscì. Era troppo arrabbiata con Ino. Come aveva potuto fare quella scenata davanti a tutti? Davanti a lui?
Torturò la coperta che aveva fra le mani, fino a strapparla completamente.
Sbuffò rabbiosamente e uscì di nuovo di casa, sperando che camminare le avrebbe fatto schiarire le idee.
Si stava chiudendo la porta alle spalle, quando si ritrovò l’albino a pochi passi di distanza, con lo sguardo basso.
«Ti ricordi quella missione quando cercaste di rubarmi i libri?» non alzò lo sguardo, ma si rese conto che la rosa aveva annuito. «Mi sono appena reso conto di non averti ancora offerto quel pranzo» concluse, alzando lo sguardo in cerca di quello di Sakura.
«Non dovrebbe essere con sua figlia? »
«E’ con Jiraiya.»
«Tanto non mi lascerà stare finché non accetto, giusto?» sbottò lei.
«Mi conosci bene, Sakura» rispose l’albino accennando un sorriso.
Sakura sospirò e scrollò le spalle, in segno di resa.
«Ti và un po’ di Ramen?» le chiese gentilmente. La ragazza annuì.
Si incamminarono, restando in silenzio, entrambi a guardare a terra.
«Mi scusi per prima, non avrei dovuto dirlo a Ino…» cominciò la ragazza per rompere il ghiaccio.
«Non sei tu che devi scusarti. E certo non sapevi che Ino avrebbe fatto venire un terremoto. E poi non è affar mio con chi ti confidi» rispose Kakashi.
Sakura si sentì offesa da quelle parole. Non seppe bene in che modo, ma era come se il suo maestro avesse offeso lei e i suoi amici.
«Certo che non è affar suo! Scelgo io i miei amici, ma non sono certo responsabile delle loro azioni!» esclamò, facendo meravigliare il suo maestro.
«Non intendevo certo darti colpe, tranquilla.»
Sakura si sentì improvvisamente stupida.
Camminarono ancora un po’, finché arrivarono da Ichiraku.
«Ramen per la signorina, offro io» ordinò Kakashi.
«Lei non mangia?» chiese la rosa.
«No, non ho molta fame» rispose con un sorriso di cortesia.
Quando arrivò la scodella di Ramen, la rosa piantò il suo sguardo nella brodaglia e cominciò a mangiare rumorosamente.
«Vuoi parlare?» chiese Kakashi dopo un po’.
«Parlare di cosa?» Sakura si concesse di fare la finta tonta ancora per un po’.
«Sai bene di cosa» il tono con cui l’albino pronunciò quella frase sembrava un ammonimento.
«Non è successo niente. Non abbiamo niente di cui parlare. L’ha detto anche lei, no? Non è successo niente» borbottò, mentre finiva di mangiare.
«Grazie per il pranzo.»
Si alzò e fece per andarsene, quando la mano calda del suo maestro la afferrò per il polso. D’improvviso, a quel tocco, qualcosa in lei si scaldò. La sera prima non seppe cosa fosse stato, ma ora era sicura che fosse il suo cuore.
La ragazza si voltò a guardarlo, lottando per trattenere le lacrime.
«Perdonami» disse Kakashi, stavolta era sincero.
Lasciò lentamente la presa. Non seppe con quale mente contorta era riuscito a pensarlo, ma le sembrò che quando l’aveva lasciata andare, era come se avesse liberato una colomba nel cielo.
Sto diventando matto. Si disse.
 
 
Naruto non era ancora riuscito a capire cosa era successo esattamente quella mattina, ma l’appetito era riuscito a fargli dimenticare tutto. Passò davanti al locale di Ichiraku e il profumino di Ramen lo attirò dentro.
«Meatro Kakashi! Che ci fa qui?» esclamò appena notò l’albino seduto al bancone.
«Oh, ciao Naruto. Niente, stavo leggendo» rispose, indicando il libro porno che aveva sotto gli occhi.
«Come al solito…» borbottò divertito, poi ordinò tre porzioni di Ramen.
«Naruto, oggi pomeriggio devi allenarti con il capitano Yamato. Non ti sembra di esagerare col cibo?» lo ammonì Kakashi.
«Non si preoccupi, e poi una la porto a Sakura, così mangiamo insieme. A proposito, sa dov’è?» chiese il biondo.
A Kakashi fece tenerezza: sembrava proprio un bambino. Aveva diciassette anni, eppure aveva l’innocenza stampata sul volto.
«Veramente Sakura ha già mangiato» rispose, riportando lo sguardo tra le righe del libro vietato ai minori.
«E lei che ne sa?» chiese Naruto, un po’ dispiaciuto.
«Le dovevo un pranzo» detto questo, si alzò e uscì dal locale.
«Dove va, maestro?» chiamò il biondo.
«Ci vediamo, Naruto» fu la risposta del suo maestro.
In quel momento arrivarono tutte e tre le scodelle di Ramen, che Naruto fece fuori in quindici secondi.
Infilò la mano nella tasca, alla ricerca del suo portamonete a forma di rana. Lo aprì, ma si accorse che, non è che era vuoto, diciamo che piangeva miseria.
 
Sai sapeva che l’unico posto in cui poteva essere Naruto all’ora di pranzo era da Ichiraku, così scostò la tendina ed entrò.
«Naruto, hai trovato un nuovo lavoro? Da quando fai il lavapiatti?» la domanda poteva anche essere ironica, ma Sai la pronunciò con inconsapevole serietà.
«Sì, fai pure lo spiritoso, tu» brontolò il biondo, con le maniche alzate e le braccia nell’acqua intento a lavare le pentole e a sorbirsi la sgridata del proprietario del locale.
 
 
Quel pomeriggio, Sakura era decisa a dire quattro parole alla sua migliore amica, che quel giorno era diventata la sua più acerrima nemica. Andò a casa sua e cominciò a bussare ripetutamente alla sua porta, ma nessuno aprì.
«Senti Ino, se non apri giuro che sfondo la porta!»
«E’ inutile che ti agiti tanto, Ino non c’è.»
Sakura si voltò. Dietro di lei c’era l’unica persona che in quella giornata le andava di vedere: Shikamaru. Gli era grata per aver tappato la bocca di quella pettegola della Yamanaka, e poi i suoi modi gentili la rilassavano.
«E dov’è?» chiese.
«Il maestro Asuma l’ha chiamata poco fa. Credo che le stia facendo una bella lavata di capo» rispose il moro.
«Spero per lei che non le venga il mal di testa, perché dovrà sentire due paroline anche da me» sbottò la rosa.
«Ti va di fare due passi?» chiese Shikamaru di punto in bianco, provando a far sciogliere la tensione. Sakura sospirò, poi annuì.
Per strada, incontrarono Iruka.
«Salve, maestro Iruka!» lo salutò la rosa, felice di vederlo.
«Ciao Sakura! Oh, c’è anche Shikmaru» rispose questo sorridendo.
«Dove sta andando? Non dovrebbe essere in Accademia?» gli chiese la rosa.
«Sì, ma ho un’ora di riposo, sto andando da Kakashi» rispose, ignaro degli ultimi avvenimenti. Sakura abbassò lo sguardo.
«Ah…» mormorò.
«Qualcosa non va?» chiese Iruka, cominciando a preoccuparsi.
«E’ solo stanca. Sa, i turni in ospedale sono duri» rispose Shikamaru per lei. Sakura lo benedì e lo ringraziò in mente.
Iruka scrollò le spalle.
«Allora riposati. Bé, io vado. Vi saluto ragazzi!» esclamò, prima di riprendere la sua strada.
I due ripresero a camminare.
«Grazie per prima. E anche per stamattina» disse Sakura sottovoce ad un certo punto. Shikamaru la guardò.
«Avresti fatto lo stesso. E poi cosa credi? L’ho fatto per Ino» disse, facendosi spuntare un sorrisetto sulle labbra. Sakura lo guardò accigliata.
«Che vuoi dire?»
«Bé, l’avresti presa a pugni e, detto fra noi, con un braccio rotto e sette costole incrinate non avrebbe potuto fare molto. Non so neanche se avrebbe potuto vendere i fiori» concluse, alzando lo sguardo al cielo. Sakura sorrise.
«L’hai sentito anche tu?» chiese la rosa ad un tratto, dopo aver avvertito un rumore. Shikamaru non ebbe il tempo di rispondere, che degli schiamazzi cominciarono a risuonare per tutto il villaggio.
«Oh, Naruto…» sibilò la ragazza, cominciando a sbuffare di rabbia. Ma possibile che doveva arrivare sempre lui a rovinare la quiete?
«Non ti avvicinare a me!» lo sentì urlare al povero Sai.
«Naruto, aspetta!» provava quest’ultimo.
Shikamaru indietreggiò di qualche passo. Se c’era qualcuno che temeva di più di Ino arrabbiata, quella era Sakura arrabbiata.
«Si può sapere che diavolo sta succedendo?!» urlò la rosa ai due ragazzi che si erano avvicinati. Naruto sbuffò e incrociò le braccia al petto.
«E’ stato lui! Deve sempre rovinare tutto!» cominciò a lagnarsi il biondo.
«Io volevo solo aiutarti..» si giustificò Sai.
«Aiutarmi? Dire ad una ragazza che il mio unico bacio l’ho dato ad un maschio è aiutarmi?» gridò Naruto.
«Ma lei ti aveva chiesto…» cominciò il moro.
«Basta!» tuonò Sakura, interrompendoli.
Shikamaru cominciava a sentirsi fuori luogo, anche se quella scena un po’ lo divertiva.
«Naruto, tu vai dal maestro Kakashi» ordinò la rosa.
«Ma perché…»
«Ho detto vai!» gli spezzò la frase. Il biondo borbottò qualcosa di incomprensibile, mentre si incamminava verso la casa del suo maestro.
«Sai, tu vai a casa» concluse Sakura.
«Ci sarei andato comunque. Mi accompagnate?»
Lo sguardo di Sakura divenne di fuoco.
«Ehm..Sai… credo sia meglio se a casa ci vai da solo…» lo avvertì Shikamaru. Finalmente Sai sembrò capire, poiché si voltò e si incamminò a grandi falcate verso casa sua.
Quando Sai si fu allontanato, Sakura si abbandonò al suolo. Shikamaru la guardò spaventato.
«Che hai?» le chiese, porgendole una mano per rialzarsi. La rosa la allontanò bruscamente sbuffando.
«Sono stufa! Non è successo niente e ne fanno tutti una tragedia, a cominciare da Ino» sbottò, incrociando le braccia.  Il ragazzo sorrise.
«Ma si può sapere cosa è successo?» le chiese. Sakura scosse la testa.
«Non è successo niente» borbottò la rosa, ancora seduta a terra.
«E va bene, ma vuoi rimanere lì tutto il giorno?» sospirò Shikamaru. Sakura sbuffò per l’ennesima volta, quindi si alzò e riprese a camminare.
Arrivati al negozio di fiori di Ino, Shikamaru tornò a casa sua.
«Parla con lei» le aveva detto, prima di incamminarsi.
Certo. Parlarle…o prenderla a sprangate…
«Ino, ci sei?» esordì, entrando nel negozio.
«Sono qui» rispose la voce nervosa della Yamanaka.
«Peggio per te» mormorò la rosa digrignando i denti.
«Senti Sakura, mi dispiace per oggi…» cominciò la bionda.
«Ti dispiace un corno! Mi hai fatto fare la figura dell’idiota e della debole, hai urlato a tutta Konoha una cosa che non è successa e te la sei presa con la persona sbagliata!» la interruppe Sakura, gridando. Ino aggrottò le sopracciglia.
«Che significa ‘la persona sbagliata’?» chiese titubante.
Ora anche Sakura era interdetta. Abbassò lo sguardo.
«Significa che eravamo entrambi ubriachi, e lui non ha fatto assolutamente niente» spiegò la rosa.
Subito tornò a guardare l’amica con astio.
«E se tu mi avessi fatto finire di parlare, prima di correre all’Accademia, adesso sapresti tutto e mi sarei risparmiata un pranzo imbarazzante con il maestro Kakashi!» ringhiò.
«U-un pranzo? Ti ha invitata a pranzo?» riecco Ino in versione pettegola.
«Mi doveva un pranzo, è diverso» puntualizzò Sakura.
«E che vi siete detti?»
«Non cambiare argomento! Sono ancora furiosa con te! Mi hai fatto fare una pessima figura davanti a tutti, non credere che la passerai liscia» disse la rosa con tono freddo. Ino abbassò gli occhi e cominciò a fissarsi le scarpe. Non era solita abbassare la cresta, ma si rese conto di aver ferito la sua migliore amica.
«Scusa, hai ragione tu. Avrei dovuto farti finire di parlare. Se posso farmi perdonare in qualche modo, ci proverò» disse a basa voce, accennando un lieve sorriso.
«Per ora non farti venire in mente altre scenate simili» sibilò Sakura, poi uscì dal negozio.
  
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