“Non farlo, Barty” dicevi ogni volta che torturavo lucertole, svisceravo ranocchie vive o ordinavo all’elfo di mettere le mani nella stufa, per sfogare i mostri che crescevano nella mia coscienza di bambino.
“Non l’hai fatto…” pigolasti sentendo quanti Sanguesporco avessi massacrato per la gioia di dare corpo ai truci fantasmi della mia mente.
Davvero non sapevi che sarebbe successo?
Hai provato a fingere che il mostro dentro di me non esistesse – fingi ancora, tenendomi sotto Imperius. Non hai imparato, padre?
Il mostro vive e quando mollerai la presa e vincerà, sarà il tuo sangue il primo di cui avrà sete…
NdA: Questa drabble, le tre precedenti e la seguente fanno parte di una mini-raccolta a parte. Cinquecento parole per esplorare il percorso sisifeo di chi lotti disperatamente per arrivare a qualcosa e per tenerlo stretto, solo per poi mollare e rassegnarsi. Personaggi diversi, epoche diverse, situazioni diverse costruiscono, attraverso citazioni selezionate con cura, cinque tappe di un percorso universale di scoperta e perdita.
Tutte e 5 sono state scritte per il contest "Di prompt e di raccolte" di Rosmary, sul forum efp, e sono arrivate quarte.
In questa drabble ho voluto allontanarmi un po’ dai personaggi maggiori e ho preso Barty Junior, durante il quarto libro quando è ancora sotto l’Imperius del padre. Mi piaceva l’idea di usare la citazione sui mostri per rappresentare un uomo con “qualcosa” dentro che semplicemente non può cessare di esistere e, esistendo, di fare del male. Me lo immagino da piccolo che tortura qualsiasi cosa, animali, elfi, col padre che cerca di far finta che questa cattiveria non esista. Immagino quindi che, alla fine, sia finito tutto come è finito perché esisteva eccome.