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Autore: Allyn    01/03/2014    22 recensioni
Allyn torna con una storia a capitoletti un po' particolare!
Una serata al pub per festeggiare fu l'inizio di tutto.
Un Sasuke ancora vergine e confuso che nega l'evidenza.
Regole a cui il nostro eroe viene immancabilmente meno, con conseguenze disastrose per la sua reputazione e sanità mentale.
Tra risate, ricatti, gelosie, scatti di demenza, riusciranno i nostri eroi a mettersi insieme?
NaruSasuNaru un po' folle e comica, a tratti romantica, a tratti calda, per giocare con i nostri due eroi preferiti, per prendere un po' in giro quella papera di Sasuke, per dire ancora una volta, anche in una AU, che quei due SI AMANO
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Ehm...sì, sono io, con la barba lunga e smagrita come il tizio di Cast Away, insomma sono stata sull’isola deserta dello studio universitario, con uno Wilson tutto mio a cui ripetere roba come Patologia e quant’altro, e sì, il mio pallone-amico di naufragi si è suicidato, non è stato perso in mare come quello del film.

Ma La zattera sulla quale sono fuggita mi ha riportata a casa e quindi su EFP che mi mancava come il pane, giuro...

Mi vergogno, e probabilmente vi sarete dimenticati di questa lon-fic demente, hahahah è naturale, dopo una così lunga assenza...

Naruto e Sasuke comunque tornano, e tornano con un capitolo ventidue che contiene anche uno spin off <3, mi dispiace se il cap precedente...insomma...sì era pieno di extra rossi...ahaha questo invece vedrà di nuovo protagonisti i nostri due beniamini <3

Naruto che torna alla riscossa, Sasuke che passa da frigido a isterico...è l’amore, insomma, l’amore...

Ed io vi aspetto, implorando il vostro perdono e promettendo pallini rossi per tutti <3

Baci baci.

Spero di leggervi numerosi, e di sapere se sì, insomma, se vi sono mancata!

Allyn

VENTIDUESIMA REGOLA: A volte ritornano e se ti chiami Uchiha Sasuke è probabile che tu non sia preparato, non demordere, rimanere chiusi in ascensore è peggio

“Cosa stai facendo?” Chiese Suigetsu, il tono di voce troppo alto e gli occhi puntati su Sasuke.

“Preparo i bagagli” Rispose laconico il ragazzo, piegando velocemente un paio di jeans.

“Dove vai? Vengo anche io? C’è tuo fratello? Perché quest’inverno mi è piaciuto un sacco venire a sciare con voi, e poi Itachi è così bello, gentile...”

Sasuke sbuffò, si era pentito della decisione presa qualche mese prima, portare Suigetsu con sé in vacanza per non pensare a Naruto e poter sfogare su qualcuno la rabbia dovuta alla vicinanza di Itachi, sì, era stato decisamente un errore causato dalla debolezza del momento, era umano anche lui, dopotutto.

“No, non vieni anche tu, e no, non è una vacanza, è un incontro di lavoro all’estero per la Soundteam” Spiegò acido.

Suigetsu si zittì per un minuto buono, si sedette sulla scrivania, dondolando avanti e indietro le gambe e osservando attento i veloci e precisi movimenti delle mani di Sasuke.

“Naruto è tornato, sai?” Trillò poco dopo. L’Uchiha si fece scivolare di mano un paio di calzini.

“Karin mi ha detto che ha lasciato la Hyuga” Continuò.

“E quando te l’avrebbe detto?” Chiese Sasuke, fingendosi indifferente, arrotolando lo stesso paio di calzini per la terza volta.

“Mentre scopavamo, ieri”

“E voi mentre scopate parlate di Naruto e della Hyuga?” Alzò un sopracciglio il moro, immaginandosi la scena e assumendo un’espressione tra il perplesso e il disgustato.

“Sì, ogni tanto chiacchieriamo...Le donne sono così, vogliono sempre parlare, fare sesso con gli uomini è diverso, meno impegnativo da quel punto di vista, ma da altri...” E ricominciò a parlare delle sue serate brave al locale che Juugo aveva aperto da poco più di due mesi.

“Non mi interessa” Rispose, a tutto, a lui e Karin che spettegolavano ansimando, al biondino che aveva rimorchiato grazie a Kimimaro, a Juugo che voleva sposare quel pallido giovane tirocinante in ortopedia.

“Non ti interessa, eh?” Sorrise Suigetsu, scendendo dalla scrivania.

“Dove andate?”

Il moro finì di piegare un paio di boxer, poi chiuse la valigia con uno scatto, sbuffò sonoramente e disse: “Non fare cazzate, torno tra tre giorni”.

“Tre giorni di Akatsuki Hotel, cinque stelle” Piagnucolò Suigetsu guardando il volantino che Sasuke aveva lasciato sul letto.

“Tutto pagato” Infierì il ragazzo aprendo la porta e portando la valigia in corridoio.

“Sì, lo so io perché è tutto pagato...fortunato quel capo!” Sorrise malizioso l’Hozuki.

“A cosa alludi?” Sasuke rimase fermo sulla porta, accigliato.

“Non alludo, è un dato di fatto” E mimò un rapporto orale con la mano.

“’Fanculo, idiota” Uchiha chiuse la porta davanti ad un Suigetsu piegato in due dalle risate.

 Trascinò la valigia per tutto il corridoio, ancora accigliato per il commento del coinquilino. Scese nell’atrio, si fermò di fronte alla macchinetta del caffè e cercò gli spiccioli in tasca, senza trovarli.

“Me li ha fregati di nuovo, quellì’idio-“

“Idiota a chi?” Una voce alle sue spalle terminò la sua frase.

Sasuke non si voltò, continuò a fissare il display della macchinetta senza inserire alcuna moneta.

***selezionare bibita***

Una mano gli sfiorò la spalla e passando oltre andò a inserire qualche spicciolo nella fessura. Le monete tintinnarono. La stessa mano selezionò “caffè espreso”, portò lo zucchero al minimo, poi tornò indietro, sfiorandogli ancora la spalla.

“Tu odi le cose dolci” Sussurrò la voce, sovrastando lo scrosciare quasi sordo dell’erogatore.

***Prelevare bibita***

Il display lo stava annunciando da una buona manciata di secondi, eppure Sasuke esitava. La stessa mano lo oltrepassò di nuovo e aprì lo sportellino trasparente.

“Prendilo, prima che si freddi” Suggerì. Ma Sasuke fissò le dita immobile.

“No, grazie” Disse laconico, senza però risultare freddo quanto avrebbe voluto.

La mano lasciò andare lo sportellino che si chiuse, sul display rimase in verde l’avviso lampeggiante.

Fu tutto molto veloce, si sentì afferrare per le spalle e voltare, poi spingere contro la macchinetta, con una certa violenza che per un attimo gli fece girare la testa.

Naruto. Le mani, la voce, erano sue, certo, le aveva riconosciute fin da subito; quelle mani gli erano state dentro, quella voce lo aveva fatto tremare, odiare, scaldare, soffrire come mai aveva potuto immaginare, eppure aveva preferito far finta che non fosse lui, che fosse tutta un’illusione della sua mente. L’aveva ignorato, l’aveva ricostruito come uno sconosciuto invadente, nella sua mente, per quella mattina, perché non gli tremasse lo stomaco, poi il cuore, perché potesse rimanere integro e in equilibrio.

Non lo guardò, o meglio, abbassò subito lo sguardo per non indugiare troppo sui suoi occhi azzurri, rossi di sonno mancato.

“Sasuke” Rantolò Naruto.

“Sasuke” Ripeté ancora il suo nome, tante volte, nell’atrio vuoto, contro il suo orecchio, mentre lo stringeva in un abbraccio a cui l’Uchiha non riusciva a rispondere.

“Lasciami” Lo spinse via e si riassettò gli abiti, come se l’altro l’avesse sporcato.

“Bevi il caffè, ‘Suke, prima che si freddi” Borbottò Naruto, con gli occhi ancora più rossi.

“Non l’ho pagato io, non è mio”

“E’ per te, sai che a me piace con tanto, troppo zucchero”

“Allora rimarrà lì, diventerà freddo, e non importerà a nessuno” Ribatté il moro, allontanandosi da lui, sempre senza guardarlo.

“A me, a me importa...Sasuke”

“A me no”

Afferrò la valigia e camminò dritto verso l’uscita.

Sentì i suoi passi, rumorosi, rimbombare nel silenzio, sul pavimento, il suo correre veloce, lo raggiunse, ed aveva il caffè in mano, e Sasuke sapeva che si sarebbe scottato le dita, o che gli sarebbe caduto, ed invece Naruto glielo porse con un’incredibile premura, senza versarne neppure una goccia.

“E’ per te”

Sasuke esplose, solo per un attimo, bastò a fargli tirare una sberla contro il bicchiere, per poi vedere Naruto con la felpa e il mento macchiati di caffè.

“Ora vattene” Sibilò.

***

[Naruto]

Gli bruciava il mento, sentiva l’odore forte della bibita riempirgli le narici, il calore spandersi sul petto, dove la macchia marrone si stava allargando.

Faceva male, faceva tutto troppo male, ma dentro, dove sapeva che anche Sasuke aveva sentito dolore.

L’aveva perso, aveva sbagliato, ma ci stava provando.

Ora lo odiava, glielo aveva anche scritto, Sasuke lo odiava e lui non riusciva a farsene una ragione.

“Torna qui” Non glielo avrebbe mai gridato, lo avrebbe lasciato andar via, perché un po’ era masochista, perché un po’ voleva spartire con lui il dolore dell’indifferenza e dell’abbandono.

Non gli corse dietro, andò al dormitorio, bussò alla porta della stanza che avevano condiviso per tanto tempo, dove si erano toccati veramente per la prima volta, dove ora dormiva qualcun altro.

Suigetsu, quando gli aprì, lo accolse con un sorriso insano e appuntito.

Lo fece entrare, scrutò la felpa zuppa di caffè e fece cenno di no con la testa chiara.

“Uzumaki, non ne combini una giusta” Borbottò tirandogli un asciugamano.

Allora Naruto rise, poi pianse, poi rise ancora.

“Ma...siete affetti dalla stessa pazzia voi due” Borbottò l’Hozuki sedendosi vicino al biondo, sul letto di Sasuke.

“Hyuga, l’hai piantata?” Gli chiese qualche minuto dopo, mentre l’altro fumava una sigaretta, steso sul materasso con gli occhi chiusi.

Neanche lui e Suigetsu fossero mai stati amici.

“Piantata è brutto” Borbottò.

“L’hai piantata, come hai piantato Sasuke”

Naruto tossì fumo e riprese a respirare piano.

“Non l’ho piantato”

“Sei sparito per mesi” Ribatté il ragazzo. “E io ho dovuto rimettere insieme i cocci. Ora sta bene, ora si scopa il capo della Soundteam” E sorrise malizioso. “Perciò non rompergli le palle”.

Un calcio gli avrebbe fatto meno male, ecco, anche un pugno sul naso avrebbe sortito su di lui un effetto meno doloroso. Spense la sigaretta e affondò la testa nel cuscino.

“Quanti problemi” Sbuffò Suigetsu esasperato, fabbricando un aeroplanino di carta che atterrò tra i capelli biondi di Naruto.

“Tu giochi, e ridi, e ti diverti alle nostre spalle” Brontolò Naruto.

“Un po’” Ridacchiò Hozuki.

“Però sei qui. Lui è testardo, è psicopatico, è isterico, è...è un Uchiha, credo si possa riassumere tutto così, anche se Itachi...beh, lui è spettacolare, gentile, andare in vacanza con loro mi ha fatto apprezzare quei tratti eleganti, i movimenti sinuos-“

“Smettila” Lo ammonì Naruto, afferrando l’aereo di carta.

“Hotel Akatsuki?” Chiese, alzando lo sguardo azzurro sul nuovo coinquilino di Sasuke.

“Chi ha una valigia solitamente parte, sai testa vuota? Non ci saranno altre occasioni, è un viaggio con i membri più importanti della Soundteam” E si fiondò in bagno.

“Quando scappi per rincorrerlo chiudi la porta, eh? Se ci riesci scopalo anche per me, c’ha un culo perfetto quello stronzo” Rise e aprì l’acqua della doccia.

Naruto chiuse la porta con un botto, il volantino della città con la pubblicità dell’albergo stretto in mano.

***

[Sasuke]

Kabuto lo aveva fissato per tutta la riunione, con una sorta di odio nello sguardo cerchiato dagli occhiali. A Sasuke non era preso nessun brivido di terrore, come invece gli era capitato quando erano stati gli occhi di Orochimaru a posarsi su di lui.

Era bravo in quel lavoro, nonostante la giovane età sapeva cavarsela, presentare bene il prodotto, e mentre parlava a nome della Soundteam, si sentì forte di un potere nuovo che l’avrebbe reso superiore a suo fratello Itachi, che l’avrebbe portato in cima a vette così alte che suo padre avrebbe dovuto fabbricare un’infinita scala di scuse e di complimenti, per raggiungerlo.

Poi c’era Naruto, che con il ricordo ancora vivido del suo mento macchiato di caffè e di quegli occhi azzurri lo riportava giù, a terra, dove le nuvole non gli sfioravano i capelli ma rimanevano lontane, stagliate in cielo, inarrivabili, giù, dove i suoi piedi erano a terra, dove tutto poteva uccidere e ferire, dove lui tornava ad essere Sasuke, un umano Sasuke.

Non gli avrebbe permesso di riportarlo così in basso, di farlo sentire di nuovo tanto patetico e miserabile, in preda ad emozioni puerili, inutili, pesanti come insormontabili ostacoli.

Una volta in ascensore si allentò la cravatta, sganciò i polsini della camicia e riprese a respirare.

La vetta, avrebbe raggiunto la vetta.

“Salgo anche io” Orochimaru inserì una mano tra le porte d’acciaio e si infilò a forza nello spazio rettangolare.

“Che piano?” Chiese Sasuke, leggermente a disagio per la troppa vicinanza con quell’uomo a cui, sì, a cui l’aveva succhiato e che...sì, gli aveva infilato le mani dove...Non volle ripensarci, anche se sapeva che prima o poi la questione sarebbe di nuovo saltata fuori.

Una scopata, sarebbe stata solo una scopata, poi la vetta, e non sarebbe stato vendersi, né scendere a compromessi, perché lavorava bene, perché sapeva di poter diventare il migliore, quello era solo un modo per diventare adulti, per confrontarsi con altre persone, per...

“Ottavo” Sussurrò Orochimaru, poggiandosi con la schiena contro la parete a specchio.

“Bene, io undicesimo” Mormorò Sasuke, premendo prima l’otto e poi l’undici sulla lunghissima tastiera numerata.

Primo piano, secondo piano...e Orochimaru faceva tamburellare quelle sue dita ossute sempre più velocemente.

Quinto piano, oltrepassò Sasuke e premette lo stop rosso, poi sorrise malizioso.

“Sei stato bravissimo” Gli disse l’uomo, avvicinandosi con le labbra al suo collo. Il ragazzo rimase composto, fissò il rosso lampeggiante del tasto con una S sopra e continuò a respirare.

Le mani dell’altro andarono ad afferrargli i polsi, per poi sbatterlo contro le porte dell’ascensore e morderlo piano.

“Avrei voluto scoparti lì, sul tavolo, davanti a tutti quei clienti e dire: è mio, questo genio è mio” E scoppiò in una sonora risata.

Sasuke non si liberò dalla presa, si lasciò baciare dove più piaceva a quell’uomo e ripensò al suo effettivo successo, ripensò allo sguardo luminoso dei clienti dell’azienda, mentre il suo capo gli sganciava i pantaloni e glielo prendeva in bocca.

Chiusi, volutamente bloccati in un ascensore, Sasuke pensò a Naruto e a quanta bellezza aveva colto nel suo viso in quello sguardo fugace.

“Ti piace?” Chiese Orochimaru, staccandosi dal membro del moro che per un istante parve disorientato.

“Se ti piace smetto e ti scopo” Ma riprese a succhiarlo.

Sasuke si chiese se sarebbero finiti a farlo in ascensore, in quello spazio tanto stretto, con quasi tutti i vestiti addosso. Non poteva di certo rifiutarsi trovando scuse come “mi è venuto il ciclo”, oppure “ho il mal di testa”, non era una donna, non poteva.

Avrebbe dovuto farlo, non c’erano dubbi, Naruto non l’avrebbe “salvato” anche in quel momento, altrimenti non avrebbe più potuto parlare di Naruto come Naruto, ma solo di Naruto eroe-salvatore, una specie di principe azzurro tonto, insomma.

Gli venne da ridere, ma si limito a sghignazzare, sortendo però un effetto non proprio buono sul suo capo, che intanto aveva preso a masturbarlo anche con la mano.

“Ti fa ridere? Chi ti credi di esser diventato?” Si adirò, senza però alzare la voce, senza però apparire davvero cattivo, con quel ghigno quasi malizioso eppure minaccioso.

Sasuke non scosse la testa, non negò.

“Sei bravo, ma io lo sono più di te, ragazzino” Sibilò come una serpe, per poi voltarlo di spalle, e cercare la cinta dei suoi pantaloni.

“Diventerò il migliore” Scoppiò poi a ridere Sasuke, mentre l’altro trafficava con le dita alla ricerca di un’entrata.

“Oh, non ne dubito” Rispose Orochimaru.

Poi accadde, forse per magia, forse perché qualcuno, per una volta aveva esaudito le sue mute preghiere, quelle inconsce, quelle del ragazzo che non voleva farsi fottere da un uomo come Orochimaru in un ascensore.

Un gran rumore, poi il sesto piano, e le loro cinture che venivano velocemente riallacciate, lo sguardo furioso del suo capo, settimo piano, il suo sorriso, ottavo piano. Era solo, in quello spazio stretto, ora perfetto, senza le mani viscide dell’altro a toccarlo.

Si portò le dita agli occhi e respirò profondamente, mentre l’ascensore si fermava al piano numero undici.

Camminò fino alla sua stanza, lentamente, cercando di distendersi le membra con dei massaggi brevi e circolari sulle tempie. Gli pulsava la testa e si sentiva intorpidito dove la serpe lo aveva anche solo sfiorato.

Fu una macchia di colori, e trovò impossibile che Orochimaru l’avesse raggiunto correndo per le scale, o infilandosi dentro un altro ascensore, però chi altro poteva essere, alle sue spalle, a circondargli il collo con il braccio. Si trovò quelle labbra contro le sue, si trovò la schiena premuta forte contro il muro del corridoio dell’albergo, la lingua torrida e invadente in bocca, contro la propria.

Morì e rinacque, odiò e amo, rispose e si ritrasse. Sasuke afferrò i capelli biondi di Naruto con una foga tale da poterglieli strappare, si lasciò spingere contro la parete, mentre il corpo dell’altro gli sbatteva contro, forse con la voglia di oltrepassargli i vestiti, di sentirlo pelle contro pelle.

Una maledizione che di cognome faceva Uzumaki, la sua personale maledizione.

Gli baciò il mento, gli morse le labbra, e Naruto sussurrò il suo nome piano, mentre ricercava ancora la sua bocca per poi appropriarsene con foga.

Nel corridoio dell’albergo, al piano numero undici, dopo un bacio, Sasuke sferrò un pugno dritto allo stomaco del suo ex-migliore amico.

Il ragazzo si piegò in due e gli sorrise amabile. Gli arrivò un altro pugno, e poi un altro ancora.

Non era il più decoroso modo di salutarsi, nel corridoio di un albergo di lusso poi, ma l’Uchiha sentì il bisogno di colpirlo ancora e ancora, perché era colpa di Naruto se il suo capo glielo aveva succhiato in ascensore pochi minuti prima, perché era colpa di Naruto i suoi pensieri dovevano tingersi del biondo dei suoi capelli e dell’ambra della sua pelle per sopravvivere a quel supplizio, perché era colpa di Naruto se tutta la sua esistenza era andata a puttane.

Lo colpì un’altra volta, poi lo tirò su per la felpa sdrucita, afferrandolo per le spalle, portandoselo contro nonostante il biondo si tenesse lo stomaco per il dolore. Lo baciò di nuovo e gli tirò i capelli chiari.

“Ti odio” Sillabò.

Poi lo trascinò in camera.

 

EXTRA – Di vasche da bagno e proposte di matrimonio – JuugoxKimimaro

Avviso: NC17

Gli baciò le caviglie sottili e chiarissime, le toccò con la punta dei polpastrelli enormi, poi risalì fino al ginocchio, alle cosce, per baciarlo tra le gambe, sulla piega precisa dell’inguine, sotto l’ombelico e sopra, poi sul profilo di ogni costola.

“Ti amo Kimimaro” E aveva lo sguardo eterno ed eternamente innamorato, devoto e perso, con le mani grandissime sul corpo snello e proporzionato del ragazzo.

Juugo lo voleva, con una foga contraddittoria, che lo costringeva a toccarlo con reverenza e delicatezza e a divorarlo dopo, sulle lenzuola sempre sfatte, stupendosi di quando Kimimaro gli chiedeva di tirargli forte i capelli chiari, di spingere più forte, di mordergli le spalle.

“Mi piacciono i segni dei tuoi denti sulla pelle” Gli aveva confidato con quel sorriso antico una notte, poi aveva riso, aveva tirato fuori un libro sulla patologia dell’osso e aveva preso a studiare vari casi clinici.

Juugo aveva sempre pensato di non meritarlo, di non essere all’altezza di quella perfezione, di quell’intelligenza. Kimimaro era un medico specializzando in ortopedia, era bello, delicato, etereo, sveglio e pacato; lui cos’era? Un barman, un ragazzo da pub, un colosso che aveva finito a stento le superiori per pigrizia, che amava gli animali e dispensare buoni consigli e sorrisi rassicuranti.

“Tu sei gentile e bello come la pace che credevo inesistente” Gli aveva detto il giovane, prendendo le sue mani enormi e portandosele al petto.

“Ti amo Juugo” Gli aveva sussurrato, dolcissimo.

Era successo una notte, nella vasca da bagno. Entrambi erano rincasati tardi, Kimimaro reduce da un turno di notte al pronto soccorso e Juugo da una serata gay-lesbiche al pub vicino il centro universitario.

Si erano insaponati a vicenda, e il rosso aveva catturato tra le sue gambe il corpo magro di Kimimaro, gli aveva lavato la schiena, scostandogli i capelli chiari dal collo, per poi baciarlo dolcemente, aveva sciacquato via l’odore di lattice dei guanti e di disinfettante degli ospedali.

“Adoro fare il bagno insieme” Aveva mormorato il più piccolo.

Juugo aveva sorriso e lo aveva stretto a sé, con l’erezione tesa e ingombrante contro la sua schiena, inevitabile per quella troppa vicinanza, per quella nudità fragile, esposta, per gli spigoli perfetti del corpo di Kimimaro, i fianchi aguzzi e sottili, le spalle larghe, le costole accennate sotto la pelle chiarissima.

“Mi dispiace, ignoralo” Aveva riso nel suo orecchio Juugo, pensando di rovinare un momento di relax, avendo il timore di pressarlo, di istigarlo a fare sesso dopo un turno stancante di lavoro.

Ma Kimimaro non rispose alla sua risata, girò la testa e lo baciò sulle labbra, pianissimo, leccandone i contorni, poi gli afferrò il membro con la mano e lo toccò lieve, per scivolare più giù tra le proprie natiche e sospirare. Juugo ascoltò i suoi gemiti strozzati, il rumore umido dell’acqua contro i bordi della vasca, poi lo sentì muoversi, lo sentì cercarlo, sedersi lentamente sopra di lui, farsi riempire, aiutato dall’acqua tiepida, così, di spalle, reclinando la testa all’indietro. Senza che se ne potesse accorgere Juugo gli era dentro, e Kimimaro si stava muovendo impercettibilmente, galleggiandogli sopra e riavvolgendolo con un calore morbido e familiare.

“Cosa?” Tentennò impreparato.

“Ti volevo anche io” Gli rispose Kikimimaro baciandolo ancora, e afferrando il bordo della vasca, aiutandosi nei movimenti.

“Ma sei stanco” Lo ammonì Juugo, afferrandolo sott’acqua per i fianchi ossuti, cercando di fermarlo.

“Non affaticarti”

“A me piace, non sono stanco, voglio sentirti dentro” Ansimò, impaziente che il rosso lasciasse la presa o lo guidasse nei movimenti.

Così fu, libero di riprendere a scendere e risalire, a naufragare nell’oblio di un piacere che sapeva di bagnoschiuma e respiro.

“Non l’avevamo mai fatto nella vasca” Mormorò Juugo leccandogli un orecchio e muovendosi in modo complementare al compagno.

“Mi piace”

“Anche a me”

“Sposami Kimimaro” Sussurrò il rosso, spingendo più forte e piantandosi dentro di lui fino alle viscere.

L’altro sospirò forte e gettò il capo all’indietro.

“Sì” Rantolò, piegandosi in avanti sulla vasca, portandosi dietro Juugo, poggiando entrambe le mani alle piastrelle umide.

Il rosso prese a muoversi dietro di lui, afferrandogli le natiche chiare.

“Non ti ho sentito” Sorrise, mentre Kimimaro lo accoglieva respirando forte.

“Sì...sì” Ripetè.

“Ancora” E gli baciò la schiena, gli tirò un poco i capelli.

“Ti voglio sposare” Terminò Kimimaro, esausto, ridendo.

“Faremo il bagno insieme tutte le volte che vorrai” Rise anche Juugo, felice di una felicità che credeva impossibile.

 

Note di Allyn:

insomma, eccoci qua, capitolo particolare, con Naruto che fa di tutto per riprendersi ‘Suke, e ‘Suke che da bravo lo bacia e lo mena a intermittenza <3 Se non è amore questo. Juugo e Kimimaro sono lovelove <3 Prossimo spin off potrebbe essere una crack su Itachi e Naruto, volpina che sogna un bel 3some con i due Uchiha ahaha, oppure Mikoto e Fugaku <3

Un bacio, alla prossima che...avviso, sarà rossa, molto più dell’extra qua sopra, ehi, i pg saranno Naru e Sasu <3 hahaha Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio per averlo letto, spero di leggere le vostre impressioni, e che beh...non abbiate dimenticato questa storia durante la mia assenza <3

Allyn

 

   
 
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