Ehm...sì,
sono io, con
la barba lunga e smagrita come il tizio di Cast Away, insomma sono
stata sull’isola
deserta dello studio universitario, con uno Wilson tutto mio a cui
ripetere
roba come Patologia e quant’altro, e sì, il mio
pallone-amico di naufragi si è
suicidato, non è stato perso in mare come quello del film.
Ma
La zattera sulla
quale sono fuggita mi ha riportata a casa e quindi su EFP che mi
mancava come
il pane, giuro...
Mi
vergogno, e
probabilmente vi sarete dimenticati di questa lon-fic demente, hahahah
è
naturale, dopo una così lunga assenza...
Naruto
e Sasuke comunque
tornano, e tornano con un capitolo ventidue che contiene anche uno spin
off
<3, mi dispiace se il cap precedente...insomma...sì
era pieno di extra
rossi...ahaha questo invece vedrà di nuovo protagonisti i
nostri due beniamini
<3
Naruto
che torna alla
riscossa, Sasuke che passa da frigido a isterico...è
l’amore, insomma, l’amore...
Ed
io vi aspetto,
implorando il vostro perdono e promettendo pallini rossi per tutti
<3
Baci
baci.
Spero
di leggervi
numerosi, e di sapere se sì, insomma, se vi sono mancata!
Allyn
VENTIDUESIMA
REGOLA: A
volte ritornano e se ti chiami Uchiha Sasuke è probabile che
tu non sia
preparato, non demordere, rimanere chiusi in ascensore è
peggio
“Cosa
stai facendo?” Chiese Suigetsu, il tono di voce troppo
alto e gli occhi puntati su Sasuke.
“Preparo
i bagagli” Rispose laconico il ragazzo, piegando
velocemente un paio di jeans.
“Dove
vai? Vengo anche io? C’è tuo fratello?
Perché
quest’inverno mi è piaciuto un sacco venire a
sciare con voi, e poi Itachi è
così bello, gentile...”
Sasuke
sbuffò, si era pentito della decisione presa qualche
mese prima, portare Suigetsu con sé in vacanza per non
pensare a Naruto e poter
sfogare su qualcuno la rabbia dovuta alla vicinanza di Itachi,
sì, era stato
decisamente un errore causato dalla debolezza del momento, era umano
anche lui,
dopotutto.
“No,
non vieni anche tu, e no, non è una vacanza, è un
incontro di lavoro all’estero per la Soundteam”
Spiegò acido.
Suigetsu si
zittì per un minuto buono, si sedette sulla
scrivania, dondolando avanti e indietro le gambe e osservando attento i
veloci
e precisi movimenti delle mani di Sasuke.
“Naruto
è tornato, sai?” Trillò poco dopo.
L’Uchiha si fece
scivolare di mano un paio di calzini.
“Karin
mi ha detto che ha lasciato la Hyuga” Continuò.
“E
quando te l’avrebbe detto?” Chiese Sasuke,
fingendosi
indifferente, arrotolando lo stesso paio di calzini per la terza volta.
“Mentre
scopavamo, ieri”
“E voi
mentre scopate parlate di Naruto e della Hyuga?”
Alzò
un sopracciglio il moro, immaginandosi la scena e assumendo
un’espressione tra
il perplesso e il disgustato.
“Sì,
ogni tanto chiacchieriamo...Le donne sono così, vogliono
sempre parlare, fare sesso con gli uomini è diverso, meno
impegnativo da quel
punto di vista, ma da altri...” E ricominciò a
parlare delle sue serate brave
al locale che Juugo aveva aperto da poco più di due mesi.
“Non
mi interessa” Rispose, a tutto, a lui e Karin che
spettegolavano
ansimando, al biondino che aveva rimorchiato grazie a Kimimaro, a Juugo
che
voleva sposare quel pallido giovane tirocinante in ortopedia.
“Non
ti interessa, eh?” Sorrise Suigetsu, scendendo dalla
scrivania.
“Dove
andate?”
Il moro
finì di piegare un paio di boxer, poi chiuse la
valigia con uno scatto, sbuffò sonoramente e disse:
“Non fare cazzate, torno
tra tre giorni”.
“Tre
giorni di Akatsuki Hotel, cinque stelle”
Piagnucolò
Suigetsu guardando il volantino che Sasuke aveva lasciato sul letto.
“Tutto
pagato” Infierì il ragazzo aprendo la porta e
portando
la valigia in corridoio.
“Sì,
lo so io perché è tutto pagato...fortunato quel
capo!”
Sorrise malizioso l’Hozuki.
“A
cosa alludi?” Sasuke rimase fermo sulla porta, accigliato.
“Non
alludo, è un dato di fatto” E mimò un
rapporto orale con
la mano.
“’Fanculo,
idiota” Uchiha chiuse la porta davanti ad un
Suigetsu piegato in due dalle risate.
Trascinò
la valigia
per tutto il corridoio, ancora accigliato per il commento del
coinquilino.
Scese nell’atrio, si fermò di fronte alla
macchinetta del caffè e cercò gli
spiccioli in tasca, senza trovarli.
“Me li
ha fregati di nuovo, quellì’idio-“
“Idiota
a chi?” Una voce alle sue spalle terminò la sua
frase.
Sasuke non si
voltò, continuò a fissare il display della
macchinetta senza inserire alcuna moneta.
***selezionare
bibita***
Una mano gli
sfiorò la spalla e passando oltre andò a inserire
qualche spicciolo nella
fessura. Le monete tintinnarono. La stessa mano selezionò
“caffè espreso”,
portò lo zucchero al minimo, poi tornò indietro,
sfiorandogli ancora la spalla.
“Tu
odi le
cose dolci” Sussurrò la voce, sovrastando lo
scrosciare quasi sordo
dell’erogatore.
***Prelevare
bibita***
Il display lo
stava annunciando da una buona manciata di
secondi, eppure Sasuke esitava. La stessa mano lo oltrepassò
di nuovo e aprì lo
sportellino trasparente.
“Prendilo,
prima che si freddi” Suggerì. Ma Sasuke
fissò le
dita immobile.
“No,
grazie” Disse laconico, senza però risultare
freddo
quanto avrebbe voluto.
La mano
lasciò andare lo sportellino che si chiuse, sul
display rimase in verde l’avviso lampeggiante.
Fu tutto molto
veloce, si sentì afferrare per le spalle e
voltare, poi spingere contro la macchinetta, con una certa violenza che
per un
attimo gli fece girare la testa.
Naruto. Le mani,
la voce, erano sue, certo, le aveva
riconosciute fin da subito; quelle mani gli erano state dentro, quella
voce lo
aveva fatto tremare, odiare, scaldare, soffrire come mai aveva potuto
immaginare, eppure aveva preferito far finta che non fosse lui, che
fosse tutta
un’illusione della sua mente. L’aveva ignorato,
l’aveva ricostruito come uno
sconosciuto invadente, nella sua mente, per quella mattina,
perché non gli
tremasse lo stomaco, poi il cuore, perché potesse rimanere
integro e in
equilibrio.
Non lo
guardò, o meglio, abbassò subito lo sguardo per
non
indugiare troppo sui suoi occhi azzurri, rossi di sonno mancato.
“Sasuke”
Rantolò Naruto.
“Sasuke”
Ripeté ancora il suo nome, tante volte, nell’atrio
vuoto, contro il suo orecchio, mentre lo stringeva in un abbraccio a
cui
l’Uchiha non riusciva a rispondere.
“Lasciami”
Lo spinse via e si riassettò gli abiti, come se
l’altro l’avesse sporcato.
“Bevi
il caffè, ‘Suke, prima che si freddi”
Borbottò Naruto,
con gli occhi ancora più rossi.
“Non
l’ho pagato io, non è mio”
“E’
per te, sai che a me piace con tanto, troppo zucchero”
“Allora
rimarrà lì, diventerà freddo, e non
importerà a
nessuno” Ribatté il moro, allontanandosi da lui,
sempre senza guardarlo.
“A me,
a me importa...Sasuke”
“A me
no”
Afferrò
la valigia e camminò dritto verso l’uscita.
Sentì
i suoi passi, rumorosi, rimbombare nel silenzio, sul
pavimento, il suo correre veloce, lo raggiunse, ed aveva il
caffè in mano, e
Sasuke sapeva che si sarebbe scottato le dita, o che gli sarebbe
caduto, ed invece
Naruto glielo porse con un’incredibile premura, senza
versarne neppure una
goccia.
“E’
per te”
Sasuke esplose,
solo per un attimo, bastò a fargli tirare una
sberla contro il bicchiere, per poi vedere Naruto con la felpa e il
mento
macchiati di caffè.
“Ora
vattene” Sibilò.
***
[Naruto]
Gli bruciava il
mento, sentiva l’odore forte della bibita
riempirgli le narici, il calore spandersi sul petto, dove la macchia
marrone si
stava allargando.
Faceva male,
faceva tutto troppo male, ma dentro, dove sapeva
che anche Sasuke aveva sentito dolore.
L’aveva
perso, aveva sbagliato, ma ci stava provando.
Ora lo odiava,
glielo aveva anche scritto, Sasuke lo odiava e
lui non riusciva a farsene una ragione.
“Torna
qui” Non glielo avrebbe mai gridato, lo avrebbe lasciato
andar via, perché un po’ era masochista,
perché un po’ voleva spartire con lui
il dolore dell’indifferenza e dell’abbandono.
Non gli corse
dietro, andò al dormitorio, bussò alla porta
della stanza che avevano condiviso per tanto tempo, dove si erano
toccati
veramente per la prima volta, dove ora dormiva qualcun altro.
Suigetsu, quando
gli aprì, lo accolse con un sorriso insano e
appuntito.
Lo fece entrare,
scrutò la felpa zuppa di caffè e fece cenno
di no con la testa chiara.
“Uzumaki,
non ne combini una giusta” Borbottò tirandogli un
asciugamano.
Allora Naruto
rise, poi pianse, poi rise ancora.
“Ma...siete
affetti dalla stessa pazzia voi due” Borbottò
l’Hozuki
sedendosi vicino al biondo, sul letto di Sasuke.
“Hyuga,
l’hai piantata?” Gli chiese qualche minuto dopo,
mentre l’altro fumava una sigaretta, steso sul materasso con
gli occhi chiusi.
Neanche lui e
Suigetsu fossero mai stati amici.
“Piantata
è brutto” Borbottò.
“L’hai
piantata, come hai piantato Sasuke”
Naruto
tossì fumo e riprese a respirare piano.
“Non
l’ho piantato”
“Sei
sparito per mesi” Ribatté il ragazzo. “E
io ho dovuto rimettere
insieme i cocci. Ora sta bene, ora si scopa il capo della
Soundteam” E sorrise
malizioso. “Perciò non rompergli le
palle”.
Un calcio gli
avrebbe fatto meno male, ecco, anche un pugno
sul naso avrebbe sortito su di lui un effetto meno doloroso. Spense la
sigaretta e affondò la testa nel cuscino.
“Quanti
problemi” Sbuffò Suigetsu esasperato, fabbricando
un aeroplanino
di carta che atterrò tra i capelli biondi di Naruto.
“Tu
giochi, e ridi, e ti diverti alle nostre spalle”
Brontolò
Naruto.
“Un
po’” Ridacchiò Hozuki.
“Però
sei qui. Lui è testardo, è psicopatico,
è isterico,
è...è un Uchiha, credo si possa riassumere tutto
così, anche se Itachi...beh,
lui è spettacolare, gentile, andare in vacanza con loro mi
ha fatto apprezzare
quei tratti eleganti, i movimenti sinuos-“
“Smettila”
Lo ammonì Naruto, afferrando l’aereo di carta.
“Hotel
Akatsuki?” Chiese, alzando lo sguardo azzurro sul
nuovo coinquilino di Sasuke.
“Chi
ha una valigia solitamente parte, sai testa vuota? Non
ci saranno altre occasioni, è un viaggio con i membri
più importanti della
Soundteam” E si fiondò in bagno.
“Quando
scappi per rincorrerlo chiudi la porta, eh? Se ci
riesci scopalo anche per me, c’ha un culo perfetto quello
stronzo” Rise e aprì
l’acqua della doccia.
Naruto chiuse la
porta con un botto, il volantino della città
con la pubblicità dell’albergo stretto in mano.
***
[Sasuke]
Kabuto lo aveva
fissato per tutta la riunione, con una sorta
di odio nello sguardo cerchiato dagli occhiali. A Sasuke non era preso
nessun
brivido di terrore, come invece gli era capitato quando erano stati gli
occhi
di Orochimaru a posarsi su di lui.
Era bravo in
quel lavoro, nonostante la giovane età sapeva cavarsela,
presentare bene il prodotto, e mentre parlava a nome della Soundteam,
si sentì
forte di un potere nuovo che l’avrebbe reso superiore a suo
fratello Itachi,
che l’avrebbe portato in cima a vette così alte
che suo padre avrebbe dovuto
fabbricare un’infinita scala di scuse e di complimenti, per
raggiungerlo.
Poi
c’era Naruto, che con il ricordo ancora vivido del suo
mento macchiato di caffè e di quegli occhi azzurri lo
riportava giù, a terra,
dove le nuvole non gli sfioravano i capelli ma rimanevano lontane,
stagliate in
cielo, inarrivabili, giù, dove i suoi piedi erano a terra,
dove tutto poteva
uccidere e ferire, dove lui tornava ad essere Sasuke, un umano Sasuke.
Non gli avrebbe
permesso di riportarlo così in basso, di
farlo sentire di nuovo tanto patetico e miserabile, in preda ad
emozioni
puerili, inutili, pesanti come insormontabili ostacoli.
Una volta in
ascensore si allentò la cravatta, sganciò i
polsini della camicia e riprese a respirare.
La vetta,
avrebbe raggiunto la vetta.
“Salgo
anche io” Orochimaru inserì una mano tra le porte
d’acciaio
e si infilò a forza nello spazio rettangolare.
“Che
piano?” Chiese Sasuke, leggermente a disagio per la
troppa vicinanza con quell’uomo a cui, sì, a cui
l’aveva succhiato e che...sì,
gli aveva infilato le mani dove...Non volle ripensarci, anche se sapeva
che
prima o poi la questione sarebbe di nuovo saltata fuori.
Una scopata,
sarebbe stata solo una scopata, poi la vetta, e
non sarebbe stato vendersi, né scendere a compromessi,
perché lavorava bene, perché
sapeva di poter diventare il migliore, quello era solo un modo per
diventare
adulti, per confrontarsi con altre persone, per...
“Ottavo”
Sussurrò Orochimaru, poggiandosi con la schiena
contro la parete a specchio.
“Bene,
io undicesimo” Mormorò Sasuke, premendo prima
l’otto e
poi l’undici sulla lunghissima tastiera numerata.
Primo piano,
secondo piano...e Orochimaru faceva tamburellare
quelle sue dita ossute sempre più velocemente.
Quinto piano,
oltrepassò Sasuke e premette lo stop rosso, poi
sorrise malizioso.
“Sei
stato bravissimo” Gli disse l’uomo, avvicinandosi
con le
labbra al suo collo. Il ragazzo rimase composto, fissò il
rosso lampeggiante
del tasto con una S sopra e continuò a respirare.
Le mani
dell’altro andarono ad afferrargli i polsi, per poi
sbatterlo contro le porte dell’ascensore e morderlo piano.
“Avrei
voluto scoparti lì, sul tavolo, davanti a tutti quei
clienti e dire: è mio, questo genio è
mio” E scoppiò in una sonora risata.
Sasuke non si
liberò dalla presa, si lasciò baciare dove
più
piaceva a quell’uomo e ripensò al suo effettivo
successo, ripensò allo sguardo
luminoso dei clienti dell’azienda, mentre il suo capo gli
sganciava i pantaloni
e glielo prendeva in bocca.
Chiusi,
volutamente bloccati in un ascensore, Sasuke pensò a
Naruto e a quanta bellezza aveva colto nel suo viso in quello sguardo
fugace.
“Ti
piace?” Chiese Orochimaru, staccandosi dal membro del
moro che per un istante parve disorientato.
“Se ti
piace smetto e ti scopo” Ma riprese a succhiarlo.
Sasuke si chiese
se sarebbero finiti a farlo in ascensore, in
quello spazio tanto stretto, con quasi tutti i vestiti addosso. Non
poteva di
certo rifiutarsi trovando scuse come “mi è venuto
il ciclo”, oppure “ho il mal
di testa”, non era una donna, non poteva.
Avrebbe dovuto
farlo, non c’erano dubbi, Naruto non l’avrebbe
“salvato” anche in quel momento, altrimenti non
avrebbe più potuto parlare di
Naruto come Naruto, ma solo di Naruto eroe-salvatore, una specie di
principe
azzurro tonto, insomma.
Gli venne da
ridere, ma si limito a sghignazzare, sortendo
però un effetto non proprio buono sul suo capo, che intanto
aveva preso a
masturbarlo anche con la mano.
“Ti fa
ridere? Chi ti credi di esser diventato?” Si
adirò,
senza però alzare la voce, senza però apparire
davvero cattivo, con quel ghigno
quasi malizioso eppure minaccioso.
Sasuke non
scosse la testa, non negò.
“Sei
bravo, ma io lo sono più di te, ragazzino”
Sibilò come
una serpe, per poi voltarlo di spalle, e cercare la cinta dei suoi
pantaloni.
“Diventerò
il migliore” Scoppiò poi a ridere Sasuke, mentre
l’altro
trafficava con le dita alla ricerca di un’entrata.
“Oh,
non ne dubito” Rispose Orochimaru.
Poi accadde,
forse per magia, forse perché qualcuno, per una
volta aveva esaudito le sue mute preghiere, quelle inconsce, quelle del
ragazzo
che non voleva farsi fottere da un uomo come Orochimaru in un ascensore.
Un gran rumore,
poi il sesto piano, e le loro cinture che
venivano velocemente riallacciate, lo sguardo furioso del suo capo,
settimo
piano, il suo sorriso, ottavo piano. Era solo, in quello spazio
stretto, ora
perfetto, senza le mani viscide dell’altro a toccarlo.
Si
portò le dita agli occhi e respirò profondamente,
mentre l’ascensore
si fermava al piano numero undici.
Camminò
fino alla sua stanza, lentamente, cercando di distendersi
le membra con dei massaggi brevi e circolari sulle tempie. Gli pulsava
la testa
e si sentiva intorpidito dove la serpe lo aveva anche solo sfiorato.
Fu una macchia
di colori, e trovò impossibile che Orochimaru
l’avesse raggiunto correndo per le scale, o infilandosi
dentro un altro
ascensore, però chi altro poteva essere, alle sue spalle, a
circondargli il
collo con il braccio. Si trovò quelle labbra contro le sue,
si trovò la schiena
premuta forte contro il muro del corridoio dell’albergo, la
lingua torrida e
invadente in bocca, contro la propria.
Morì
e rinacque, odiò e amo, rispose e si ritrasse. Sasuke
afferrò i capelli biondi di Naruto con una foga tale da
poterglieli strappare,
si lasciò spingere contro la parete, mentre il corpo
dell’altro gli sbatteva
contro, forse con la voglia di oltrepassargli i vestiti, di sentirlo
pelle
contro pelle.
Una maledizione
che di cognome faceva Uzumaki, la sua
personale maledizione.
Gli
baciò il mento, gli morse le labbra, e Naruto
sussurrò il
suo nome piano, mentre ricercava ancora la sua bocca per poi
appropriarsene con
foga.
Nel corridoio
dell’albergo, al piano numero undici, dopo un
bacio, Sasuke sferrò un pugno dritto allo stomaco del suo
ex-migliore amico.
Il ragazzo si
piegò in due e gli sorrise amabile. Gli arrivò
un altro pugno, e poi un altro ancora.
Non era il
più decoroso modo di salutarsi, nel corridoio di
un albergo di lusso poi, ma l’Uchiha sentì il
bisogno di colpirlo ancora e
ancora, perché era colpa di Naruto se il suo capo glielo
aveva succhiato in
ascensore pochi minuti prima, perché era colpa di Naruto i
suoi pensieri
dovevano tingersi del biondo dei suoi capelli e dell’ambra
della sua pelle per
sopravvivere a quel supplizio, perché era colpa di Naruto se
tutta la sua
esistenza era andata a puttane.
Lo
colpì un’altra volta, poi lo tirò su
per la felpa
sdrucita, afferrandolo per le spalle, portandoselo contro nonostante il
biondo
si tenesse lo stomaco per il dolore. Lo baciò di nuovo e gli
tirò i capelli
chiari.
“Ti
odio” Sillabò.
Poi lo
trascinò in camera.
EXTRA
– Di vasche da
bagno e proposte di matrimonio – JuugoxKimimaro
Avviso:
NC17
Gli
baciò le caviglie sottili e chiarissime, le toccò
con la
punta dei polpastrelli enormi, poi risalì fino al ginocchio,
alle cosce, per
baciarlo tra le gambe, sulla piega precisa dell’inguine,
sotto l’ombelico e
sopra, poi sul profilo di ogni costola.
“Ti
amo Kimimaro” E aveva lo sguardo eterno ed eternamente
innamorato, devoto e perso, con le mani grandissime sul corpo snello e
proporzionato del ragazzo.
Juugo lo voleva,
con una foga contraddittoria, che lo
costringeva a toccarlo con reverenza e delicatezza e a divorarlo dopo,
sulle
lenzuola sempre sfatte, stupendosi di quando Kimimaro gli chiedeva di
tirargli
forte i capelli chiari, di spingere più forte, di mordergli
le spalle.
“Mi
piacciono i segni dei tuoi denti sulla pelle” Gli aveva
confidato con quel sorriso antico una notte, poi aveva riso, aveva
tirato
fuori un libro sulla patologia dell’osso e aveva preso a
studiare vari casi
clinici.
Juugo aveva
sempre pensato di non meritarlo, di non essere
all’altezza di quella perfezione, di
quell’intelligenza. Kimimaro era un medico
specializzando in ortopedia, era bello, delicato, etereo, sveglio e
pacato; lui
cos’era? Un barman, un ragazzo da pub, un colosso che aveva
finito a stento le
superiori per pigrizia, che amava gli animali e dispensare buoni
consigli e
sorrisi rassicuranti.
“Tu
sei gentile e bello come la pace che credevo inesistente”
Gli aveva detto il giovane, prendendo le sue mani enormi e portandosele
al
petto.
“Ti
amo Juugo” Gli aveva sussurrato, dolcissimo.
Era successo una
notte, nella vasca da bagno. Entrambi erano
rincasati tardi, Kimimaro reduce da un turno di notte al pronto
soccorso e
Juugo da una serata gay-lesbiche al pub vicino il centro universitario.
Si erano
insaponati a vicenda, e il rosso aveva catturato tra
le sue gambe il corpo magro di Kimimaro, gli aveva lavato la schiena,
scostandogli i capelli chiari dal collo, per poi baciarlo dolcemente,
aveva
sciacquato via l’odore di lattice dei guanti e di
disinfettante degli ospedali.
“Adoro
fare il bagno insieme” Aveva mormorato il più
piccolo.
Juugo aveva
sorriso e lo aveva stretto a sé, con l’erezione
tesa e ingombrante contro la sua schiena, inevitabile per quella troppa
vicinanza, per quella nudità fragile, esposta, per gli
spigoli perfetti del
corpo di Kimimaro, i fianchi aguzzi e sottili, le spalle larghe, le
costole
accennate sotto la pelle chiarissima.
“Mi
dispiace, ignoralo” Aveva riso nel suo orecchio Juugo,
pensando di rovinare un momento di relax, avendo il timore di
pressarlo, di
istigarlo a fare sesso dopo un turno stancante di lavoro.
Ma Kimimaro non
rispose alla sua risata, girò la testa e lo
baciò sulle labbra, pianissimo, leccandone i contorni, poi
gli afferrò il
membro con la mano e lo toccò lieve, per scivolare
più giù tra le proprie
natiche e sospirare. Juugo ascoltò i suoi gemiti strozzati,
il rumore umido
dell’acqua contro i bordi della vasca, poi lo
sentì muoversi, lo sentì cercarlo,
sedersi lentamente sopra di lui, farsi riempire, aiutato
dall’acqua tiepida,
così, di spalle, reclinando la testa all’indietro.
Senza che se ne potesse
accorgere Juugo gli era dentro, e Kimimaro si stava muovendo
impercettibilmente,
galleggiandogli sopra e riavvolgendolo con un calore morbido e
familiare.
“Cosa?”
Tentennò impreparato.
“Ti
volevo anche io” Gli rispose Kikimimaro baciandolo
ancora, e afferrando il bordo della vasca, aiutandosi nei movimenti.
“Ma
sei stanco” Lo ammonì Juugo, afferrandolo
sott’acqua per
i fianchi ossuti, cercando di fermarlo.
“Non
affaticarti”
“A me
piace, non sono stanco, voglio sentirti dentro”
Ansimò,
impaziente che il rosso lasciasse la presa o lo guidasse nei movimenti.
Così
fu, libero di riprendere a scendere e risalire, a
naufragare nell’oblio di un piacere che sapeva di
bagnoschiuma e respiro.
“Non
l’avevamo mai fatto nella vasca” Mormorò
Juugo
leccandogli un orecchio e muovendosi in modo complementare al compagno.
“Mi
piace”
“Anche
a me”
“Sposami
Kimimaro” Sussurrò il rosso, spingendo
più forte e piantandosi dentro di lui
fino alle viscere.
L’altro
sospirò forte e gettò il capo
all’indietro.
“Sì”
Rantolò,
piegandosi in avanti sulla vasca, portandosi dietro Juugo, poggiando
entrambe
le mani alle piastrelle umide.
Il rosso
prese a muoversi dietro di lui, afferrandogli le natiche chiare.
“Non
ti ho
sentito” Sorrise, mentre Kimimaro lo accoglieva respirando
forte.
“Sì...sì”
Ripetè.
“Ancora”
E
gli baciò la schiena, gli tirò un poco i capelli.
“Ti
voglio
sposare” Terminò Kimimaro, esausto, ridendo.
“Faremo
il
bagno insieme tutte le volte che vorrai” Rise anche Juugo,
felice di una
felicità che credeva impossibile.
Note
di Allyn:
insomma,
eccoci qua,
capitolo particolare, con Naruto che fa di tutto per riprendersi
‘Suke, e ‘Suke
che da bravo lo bacia e lo mena a intermittenza <3 Se non
è amore questo.
Juugo e Kimimaro sono lovelove <3 Prossimo spin off potrebbe
essere una
crack su Itachi e Naruto, volpina che sogna un bel 3some con i due
Uchiha
ahaha, oppure Mikoto e Fugaku <3
Un
bacio, alla prossima
che...avviso, sarà rossa, molto più
dell’extra qua sopra, ehi, i pg saranno
Naru e Sasu <3 hahaha Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi
ringrazio
per averlo letto, spero di leggere le vostre impressioni, e che
beh...non
abbiate dimenticato questa storia durante la mia assenza <3
Allyn