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Autore: MartaPanseri95    01/03/2014    6 recensioni
In quel momento capii più di ogni altra cosa che ciò che desideravo era averlo accanto, non mi importava che un giorno o l'altro lui se ne sarebbe andato, non mi importava sapere che era folle desiderarlo. Io lo volevo in quel momento. Lo volevo lì con me. Io desideravo lo spadaccino più abile al mondo, Zoro.
Genere: Azione, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Consiglio a tutti di leggere la scena in cui Zoro si trova da solo sul ponte della nave avendo come sottonfondo questa canzone 'Talking to the moon-Bruno Mars'. Buona lettura ;)



Aprii debolmente gli occhi, fu immediata la sensazione di vertigine che in un attimo mi avvolse facendomi richiudere gli occhi. Le flebili voci che sentivo parevano così distaccate, tanto da farmi credere di essere distante anni luce dal momento che stavo vivendo. L'improvviso calore e i battiti accellerati del mio cuore mi fecero sobbalzare alla mente una possibile idea che se si fosse realizzata non sarebbe stata per nulla piacevole. 
Il respiro affannoso e la gola completamente secca erano due dei tanti altri sintomi che stavo percependo in quel momento. Zoro si fermò, le sue braccia sostenevano le mie cosce mentre il mio corpo era completamente appoggiato alla sua schiena. Quelle voci che prima percepivo solo come un debole brusio ora erano più insistenti, più vicine. 
Le riconobbi, erano quelle dei miei compagni. Sentii il mio capitano, sempre così solare e determino spegnersi in un momento, la sua voce era preoccupata e ansiosa più quanto non lo fossero gli altri. 
Le braccia di Zoro strinsero di più la presa sulle mie cosce. Probabilmente era fra tutti, quello più preoccupato. La mano di Robin mi sfiorò delicatamente il viso adagiato sulla spalla. Qualche istante dopo ebbi la conferma al mio pensiero: avevo la febbre. 
Chopper corse verso l'infermieria. Ecco che ci muovevamo ancora, Zoro seguì la piccola renna senza fiatare o fare domande. Riuscivo a percepire il suo cuore attraverso la schiena. Quanto avrei voluto rassicurarlo dicendogli che non aveva motivo di preoccuparsi!
"Nami! Che le è successo?" Una voce, la più alta fra le tante. La riconobbi subito, era quella di Sanji. "Ti ho chiesto di dirmi cosa le è successo!" Urlò il biondo. La sua voce preoccupata non faceva altro che aumentare la preoccupazione generale di tutti. Quando Zoro mi adagiò sulla brada dell'infermeria, lo fece con molta delicatezza, come un padre che poggia dolcemente la propria piccola fra le coperte timoroso che questa si possa svegliare. 
Passarono pochi secondi e calò immediatamente il silenzio nella stanza, ero rimasta sola? - Vi prego, dovete rimanere con me! - Pensai, di colpo mi accorsi di come il mio pensiero non riusciva a trasformarsi in parola. Ero bloccata, mi sforzai di parlare ma un dolore lancinante al collo mi bloccò costringendomi a smettere. 
"Nami ferma! Non devi assolutamente sforzarti, non ti conviene in questo momento." Esclamò la piccola renna, Volevo delle spiegazioni e oltre a lui nessuno poteva darmene. 
Sentii la sua piccola zampa tastare all'altezza del collo, mentre con i suoi occhi cercava di scrutare se vi fossero altri problemi generale. Più secondi passava tenendo premuta la ferita e più mi sembrava di indebolirmi. Ancora quella sensazione di vertigine, ecco che sento ancora tremare tutto quanto intorno a me. Ero così spaventata e debole che i miei movimenti erano completamente deboli.
- Nami...Stai...- Ancora lei, oramai era diventata un clichè. Chissà se però aveva ragione questa volta. Non ci pensai nemmeno, non poteva finire così. Io non potevo finire così!
La piccola renna chiamò il mio nome ancora per qualche volta, poi il vuoto. Il silenzio di tomba. Nulla più.
                                                                                            'Vorrei...Vorrei solo poter rivedere il suo viso. Per un'ultima volta.'



Il rossore del tramonto era ormai sparito e l'oceano blu si dipingeva di nero con piccole striature argentate sulla sua superficie. Lo spadaccino percorse lentamente la distanza che aveva tra sè e la polena della Sunny. Chopper lo aveva detto prima, in sala da pranzo, ed era stato molto chiaro.

"Ha perso completamente i sensi quando la stavo controllando per capire se ci fossero altri problemi e..." Esclamò Chopper stringendo fra le mani una piccola garza con del sangue al di sopra.
"Che cosa ha Chopper? E' inutile che ci giriamo intorno, abbiamo visto tutti cosa ha sul collo!" Sanji interruppe il discorso di Chopper picchiando un pugno secco e duro sul tavolo al centro della stanza, la rabbia che gli circolava nelle vene sarebbe scaturita in pochi secondi se la piccola renna non gli avesse detto cosa non andasse. 
Qualche minuti di silenzio placò inesorabile fra i componenti della ciurma.
"Nonostante la ferita non sia così grande e profonda ciò che è grave è un'altra cosa. Nami è stata colpita al collo e in quel punto del corpo è facile che il veleno circoli in maniera più veloce rispetto ad altri punti." La piccola renna si sedette su una delle sedie del tavolo, aveva tutti davanti a sé, ognuno dei pirati lo guardava preoccupato e inerme di fronte a quella situazione. "Non fraintendetemi, il veleno è stato completamente rimosso ma..." Inspirò un lungo respiro chiudendo gli occhi per un secondo. 
"Chopper..." Usopp lo esortò nel continuare il suo discorso.
"Non si sveglia. Dovrebbe già essersi svegliata dopo tutte quelle medicine e quelle cure. Dopotutto, quando nel tuo corpo agisce un veleno e questo viene eliminato, le tue funzioni vitali riprendono come prima, debolmente certo ma, riprendono in ogni caso." Esclamò frettolosamente. "Se non si sveglierà entro il giorno...C'è la possibilità che non resista." Il silenzio che calò tra i pirati fu come un fulmine a ciel sereno. "E io non posso fare nulla." Nessuno si sarebbe aspettato quell'esito.
Robin si passò le mani tra i capelli adagiando la testa sul tavolo. Un piccolo singhiozzo interruppe quell'infinito momento di sconvolgimento che si era dipinto sul viso di tutti. Rufy uscì senza dire una parola, la porta sbattè così forte da far tremare ogni cosa affissa alla parete. Franky si avvicinò a Robin poggiandole una mano sulla spalla, il suo sguardo era cupo e nessuna battuta lo avrebbe potuto far ridere o distrarre. 
L'espressione assente e completamente assorta di Sanji era il preludio di qualcosa che si sarebbe trasformato in rabbia incontrollabile. Usopp cadde a terra, la testa fra le ginocchia, le lacrime sul viso e i singhiozzi stroncati in gola erano tutto ciò che riusciva ad esternare in quel momento.
Tra tutti quanti, Zoro era quello che non disse nulla. Rimase impassibile.
"Come riesci a rimanere così calmo in un momento come questo?" La frecciata veloce di Sanji colpì in pieno lo spadaccino che per tutto il tempo era rimasto seduto al tavolo senza nemmeno dire una parola.
"Cosa dovrei fare? Stare qui a piangere non la riporterà fra noi." Fu inevitabile e violento il modo in cui Sanji prese Zoro per la maglia sbattendolo contro il muro.
"Ti ascolti quando parli? Hai una minima idea di cosa hai detto? Nami è stesa su un letto e non siamo sicuri che ce la possa fare... E tu non mostri neanche questa volta un briciolo di umanità!" Gli occhi del biondo erano infuocati, le striature rosse ai lati delle iridi erano evidenti e molto probabilmente di lì a poco sarebbe scoppiato in un pianto irrefrenabile. La stretta era così forte da impedire il movimento dello spadaccino. Le mani di Sanji tremavano, la rabbia che conteneva era al massimo.
"Levati!" Una sola ed unica parola, il tono della sua voce era cambiata improvvisamente. Era rude e sembrava piena di altrettanta rabbia
Sanji lasciò la presa, si sistemò la cravatta marroncina e si allontanò leggermente. "Non meriti nemmeno il tempo che sto sprecando per te ora." 
La figura longilinea del cuoco si avvicinò alla porta della sala, quando la richiuse sparì completamente.


Zoro si spogliò delle spade, le lasciò cadere a terra come se fossero l'ultima cosa di cui avesse bisogno in quel momento. La luna piena e argentata era fissa nel cielo, così grande e luminosa da poter abbagliare la notte rendendola un po' meno triste e paurosa. 
Rimase in piedi con le braccia lungo i fianchi. Deglutì un groppo che forse avrebbe tanto voluto liberare. 
"Non ho mai creduto che potesse esistere nessuno sopra gli uomini, né Dei né forze superiori né mistiche leggende o tanto meno anime buone, non ci credo nemmeno adesso..." La voce rotta in gola rendeva difficile esporre il proprio pensiero. Lo sguardo fisso verso la luna e il desiderio incontrollabile di sfogarsi "Ma se davvero esiste qualcuno lassù nell'universo, chiunque esso sia, deve ascoltarmi ora!" Abbassò lo sguardo serrando gli occhi per qualche istante, un piccolo singhiozzo scappò dalla morsa che con la bocca teneva serrata. Alzò di nuovo lo sguardo alla luna. "Non portarmela via. Voglio che i suoi occhi riprendano a guardarmi come faceva prima, voglio che i suoi capelli possano ancora ballare trasportati dal vento, voglio el sue mani delicate sopra il mio viso. Non puoi portarmela via! Non ne hai il diritto, nessuno dovrebbe avere il diritto di portare via la nostra parte migliore!" Le ginocchia a terra e due strisce calde lungo il viso, gli occhi completamente arrossati pulsavano di dolore e tristezza. "Non puoi portarmi via la mia parte migliore. Non ora che l'ho trovata!" 
I singhiozzi straziati dello spadaccino presero il sopravvento, lasciandolo inerme davanti a quella situazione che non poteva e non sapeva gestire. Solo in quel momento capì il senso di ogni cosa. L'uomo era ritenuto tale al mondo perchè capace di provare il sentimento del bisogno. Fu proprio lì, in quell'attimo di disperazione che comprese quanto avesse bisogno di lei. 
Appoggiò la fronte a terra mentre con i pugni picchiava violenti e ripetuti pugni contro le assi di legno, la bocca spalancata lasciava trapelare solamente singhiozzi mozzati in gola e sospiri affannosi, era allo stremo. Le fitte alle tempie non accennavano a placarsi, la testa pulsava di un dolore incontrollabile. Il pianto irrefrenabile lo aveva ridotto ad uno straccio. 
Colpo dopo colpo le assi prendevano sempre di più la forma del suo pugno. Una piccola infossatura, ecco cosa avrebbe causato se fosse andato avanti in questo modo. 
Si bloccò un istante. La brezza lieve gli solleticava le ciocche di capelli verdi mandandone parte a coprire gli occhi. Un respiro affannoso espirato fino all'ultimo. 
"Resta con me." Sussurrò mentre le lacrime cadevano lente lungo il viso per poi infrangersi sul legno. 
La luna brillava, Zoro alzò il volto e in men che non si dica il suo viso venne illuminato da quella luce pallida ma viva che rischiarava l'intero oceano. Chiuse gli occhi come se volesse ascoltare, come se qualcuno o qualcosa vicino a lui gli stesse parlando. Quando li riaprì fissò la luna per qualche secondo. 
Fece leva su una gamba, poi sull'altra. Era in piedi, lo sguardo cupo e le lacrime agli occhi. Si incamminò verso l'interno della nave, ogni passo che faceva racchiudeva una paura, un dolore che non riusciva a controllare. 
L'andatura prima lenta e poi improvvisamente veloce lo aveva già portato ad essere tra i corridoi della nave, correva, sentiva il fiato morirgli in gola ma qualcosa di più importante lo spingeva ad andare avanti. Incontrò ametà del corridoio principale il suo capitano, Rufy. I loro sguardi si inchiodarono per qualche secondo. Non furono necessarie parole o gesti, Rufy capì. Fece spazio allo spadaccino che come nulla passò oltre.
Girò l'angolo, sentiva i battiti del cuore accelerare sempre di più, gli sembrava impossibile ciò che stava vivendo. Non aveva mai avuto così a cuore la vita di nessuno prima d'ora.
Diminuì l'andatura nel momento in cui si ritrovò vicino all'entrata della stanza designata. Quando vi fu davanti era già completamente immobile. Avvicinò la mano alla maniglia. Tremava, ed era evidente quanto fosse impaziente di poter entrare e desideroso di vederla.
Aprì lentamente la porta lasciandola poi richiusa alle sue spalle.
Una sola candela illuminava tutta la stanza, le lunzuola erano macchiate a tratti di sangue e lei era lì distesa, ed era bellissima. L'odore sterile degli attrezzi medici impregnava l'aria e quella sensazione fece stare ancora di più male lo spadaccino. La finestra sulla pareta dava la miglior visuale che si potesse desiderare, l'oceano si era placato, non vi era l'ombra nemmeno di un'onda... 
Si avvicinò alla branda, si chinò appoggiando le ginocchi a terra. Era ai piedi del letto e la guardava, fissava ogni sua parte del corpo. La mano dello spadaccino corse inevitabilmente verso quella della ragazza. Strinse forte la sua mano portandola lungo il suo viso, lasciando una tenera scia di baci sul dorso della mano. Le lacrime cominciarono a scendere nuovamente. 
"Ho bisogno di te." Esclamò poggiando la testa sul lenzuolo, la sua voce era improvvisamente diventata lieve, mozzata. Il lenzuolo si bagnò delle sue lacrime.
I singhiozzi lamentosi diminuirono sempre più, gli occhi si chiusero noscondendo le sue iridi colorate. Sprofondò nel sonno più tormentato e profondo di tutta la sua vita.


Vidi tutto d'un tratto una luce in fondo alle tenebre che fino a poco tempo fa mi avevano assalita. Era sempre più forte, sempre più calda. Qualcosa o qualcuno mi chiamava chiedendomi di tornare.
Quel piccolo spiraglio di luce divenne sempre più grande, le figure attorno a me divennero sempre più nitide e la percezione che avevo di quel momento crebbe, facendomi capire dove fossi e cosa fosse accaduto. Le pareti violacee della stanza, l'odore di medicinali e tutti gli attrezzi medici mi rischirirono la memoria. Ero nell'infermeria, l'ultimo ricordo è quello della piccola renna Chopper intenta ad aiutarmi. Poi il buio. 
Guardai da una parte all'altra della stanza tentando di non sforzare la vista, non ebbi bisogno di guardare molto in giro. La cosa più strana l'avevo a pochi centimetri da me. 
I capelli verdi cadevano lungo il lenzuolo, i suoi occhi serrati lasciavano trapelare qualche piccola goccia rimasta intrappolata fra le ciglia. Zoro era accanto a me, la sua testa era adagiata sul mio bacino, e la sua mano stringeva la mia. Era incredibilmente grande e forte che ogni paura e timore sparivano. Avvertii una piacevole sensazione di sicurezza. Cercai di muovere leggermente le dita intrappolate all'interno della sua mano, sentii la sua mano stringere ancora più forte la mia mano. Non lasciava la presa. 
Sfruttai quel momento, mossi un braccio in direzione della sua testa. I dolori erano lancinanti, mi invadevano completamente. Appoggiai la mano sui suoi capelli e immediatamente riscoprii quella sensazione di morbidezza che tempo fa avevo scoperto nello sfiorargli i capelli. Erano soffici ed estremamente lisci. Giocherellai dolcemente con le ciocche dei suoi capelli, li arricciavo e stringevo per poi rilasciarli. Gli massaggiai la cute con dei piccoli movimenti circolari, susseguiti da delle vere e proprie carezze. Si mosse leggermente sospirando. Rimasi a fissare quella bellissima scena che mi si proponeva davanti, il grande e potente Zoro era diventato un cucciolo, dormiva sonni beati. Sembrava che la preoccupazione sul suo viso fosse svanita, tutta la sua forza e tutte le sue barriere venivano sconfitte di fronte al grande Morfeo.
- Avrà passato qui tutta la notte? - Domandò quella persistente vocina interiore. Non avevo una risposta, non ricordavo nulla oltre a Chopper, non avrei saputo quindi dare una risposta.
Avvertii un piccolo movimento, puntai lo sguardo sui suoi occhi che magicamente si aprirono lasciando trapelare il colore di quelle magnifiche iridi. La stanchezza e la sonnolenza non ancora smaltite lo confusero per qualche secondo, quando il suo sguardo incrociò il mio, cambiò completamente. Si rizzò sull'attenti, gli occhi spalancati ed estremamente arrossati inchiodarono i miei.
"Buongiorno!" Esclamai tendando di improvvisare un sorriso. Perchè mi guardava in quel modo? 
"T-ti sei svegliata..." Balbettò sfregandosi gli occhi. 
Sorrisi nuovamente, il suo sguardo cambiò. Intravidi un po' di rabbia e paura nei suoi occhi. Bloccai l'automatico impulso di sorridere, qualcosa non andava. 
Si avvicinò lentamente, mi faceva paura. Chiusi gli occhi ritraendomi. 
Fu inaspettato ma estremamente dolce il modo in cui le sue labbra, delicatamente, si appoggiarono alle mie. Il suo profumo, la sua essenza era un tutt'uno con la mia. In quel tenero e languido bacio sentii tutte le sue paura svanire, il suo dolore si faceva sempre più piccolo davanti a quel bacio. Le sue mani corsero lungo la mia schiena fino a stringere in un pungo i miei capelli, feci lo stesso. Mi alzai leggermente, le fitte lancinanti percorrevano tutto il mio corpo ma in quel momento avevano meno importanza. 
Lo sentii stringere al suo corpo il mio, intrecciai le mie mani tra i suoi capelli. Eravamo diventati un tutt'uno, le nostre lingue danzavano in un vortice di emozioni incredibili. 
Sentivo male in ogni parte del mio corpo ma, in quel momento ciò che mi faceva stare meglio era proprio lì, con me. E non c'era dolore migliore di quello che sentivo in quel momento.

 
  
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