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Autore: lamogliediPaddy    01/03/2014    1 recensioni
Sua moglie Rebecca invece ha un legame molto bello con i figli, e in particolare con Paolina. Se li porta dietro quasi tutte le volte che esce e se lui le propone di fare un viaggio senza di loro lei rifiuta. Gli capita di invidiarla, per questo. Ci sono momenti in cui anche lui vorrebbe avere un figlio prediletto, qualcuno che fosse come lui e che a lui guardasse per diventare qualcosa di meglio. Un essere umano verso il cui futuro nutrirebbe un interesse speciale, che andasse oltre l'apprensione che deriva dall'essere semplicemente padre, un futuro che un giorno diventerebbe il centro del suo
Genere: Generale, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Novecento/Dittature
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- Questa storia fa parte della serie 'Non si stava così male.'
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29 ottobre 1922, Milano*

 

 

Nella sede del fascio in via san Marco l'atmosfera è un misto di euforia e ansia febbrile: il re ha convocato Mussolini e la buona riuscita del colloquio è quasi sicura, tuttavia Milano è ancora in fermento. Le ultime notizie dicono che le squadre del capitano Forni hanno preso l'Avanti. Vittorio è il comandante di una delle squadre e avrebbe voluto partecipare ma il comando ha preferito averlo lì insieme ad altri ufficiali, nel caso in cui ci fosse la stata la necessità di coordinarsi o di trattare con le altre autorità. Necessità che in ogni caso non sembra profilarsi: le telefonate da Roma (e non solo) sono cautamente ottimiste. È molto probabile che tra un paio di giorni avranno un nuovo governo.

Lui ha seguito Vittorio in questi due giorni di trambusto in duplice veste: deputato e medico, sempre in caso di bisogno. Per la prima ha volta lo ha visto incespicare sotto il peso dei suoi ventidue anni appena e della sua scarsa salute: in mezzo agli altri ufficiali si sente evidentemente fuori posto per la sua inesperienza, sa cosa sta succedendo senza saperlo del tutto, ed è in fondo la prima volte che i suoi uomini  (in realtà anche loro poco più che ragazzi) compiono una vera e propria azione fuori dalle loro campagne. Dopo due giorni di ansia, freddo e quasi nessun riposo è ridotto ha una fascio di nervi tremanti.

Per questo decide che è ora di tornare a casa: la loro presenza lì non è più strettamente necessaria. Il passare delle ore non fa che confermare il successo del partito. Ed è mentre sono quasi all'uscita, con i cappotti già addosso, che due degli squadristi di Vittorio entrano di corsa scompigliati e sudati ma con l'aria molto seria: gli annunciano che due camerati e compaesani sono appena morti all'ospedale. Lui si comporta come dovrebbe fare un capo: li abbraccia e ascolta i loro resconti, dopodiché provvede a telefonare al comando dei carabinieri del paese, perché avvertano le famiglie.

Poi gli chiede un bicchiere d'acqua, ne beve un sorso e crolla a terra.

 

 


 

 

È per uno scherzo del destino che la famiglia di un ragazzo ucciso vive nella loro via: le urla della madre risvegliano Rebecca nel mezzo della notte, facedole venire il batticuore e tremare le ginocchia.

Mezz'ora dopo altre urlano finiscono per svegliare l'intero vicinato: una macchina frena davanti al suo cancello talmente forte da far urlare le gomme, ne escono due tizi in camicia nera e suo marito, con una specie di involto tra le braccia. Il trambusto si perde in giardino e sul retro della casa, dove c'è una rimessa che veniva usata come ambulatorio. Nessuno entra o viene ad avvisarla e dalla sua posizione alla finestra non capisce cosa stia succedendo, decide perciò di scendere a controllare. Nel suo stato di agitazione si rende conto solo all'ingresso della presenza della figlia al suo fianco.

L'involto che suo marito reggeva in realtà è Vittorio: è avvolto in una coperta di lana e sembra morto. In un primo momento aveva creduto che gli avessero sparato ma ora nota che le chiazze scure sulla camicia e i pantaloni sono rispettivamente vomito e piscio. Suo marito, cieco e sordo al mondo che lo circonda, gli tiene il polso e controlla il battito del cuore mentre i tizi in camicia nera hanno espressioni ridicolmente compunte e uno dei due continua a fare domande ansiose: è vivo? che ha? cosa gli inietta?

Caffeina, risponde lei. Ha riconosciuto il flacone. Suo marito conferma e dice che è per il cuore, che non batte abbastanza velocemente e ha provocato il collasso. Vittorio sbatte un paio di volte le palpebre e si rianima quel tanto da mettersi a sedere e vomitare di nuovo, tra il panico dei camerati e lo sgomento di suo marito.

Rebecca prende la mano della figlia e torna in casa, non c'è più niente da vedere. Le chiede se lo spettacolo l'ha impressionata, se la nottata l'ha agitata.Paolina le risponde che sperava che quel pezzo di merda morisse. Lei non ha la forza di rimproverarla e la guarda in silenzio mentre torna in camera sua: persa nello stupore si chiede da dove abbia tirato fuori un'opinione così decisa su Vittorio.

Quanto all'espressione non si preoccupa molto, sa per esperienza di prima mano che le scuole per signorine sono una fonte inesauribile di improperi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Marcia su Roma: etc, etc, etc.

   
 
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