Capitolo
11 – Non riesco a immaginare un mondo senza di te
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1
Parte
Apro
gli occhi e davanti a me vedo tutto bianco. Ci
metto un po’ a capire che si tratta di un soffitto e
precisamente quello di una
stanza d’ospedale. Provo a muovermi e sento dolore.
E’ come se avessi tutte le
ossa rotte. Sposto lo sguardo da
una
parte all’altra della stanza. Vedo tutto sfocato. Non riesco
a capire se si
tratta di un sogno oppure se è la realtà.
E’ un attimo e tutto prende forma
nella mia testa. L’incidente. Chiudo gli occhi e scuoto la
testa mentre rivivo
quel tragico momento. Una macchina ci è venuta addosso.
L’ultima cosa che
ricordo è una luce. Una luce immensa farsi sempre
più grande. Stringo forte il
lenzuolo fra le mie mani e torno a guardarmi intorno. Non lo vedo.
Dov’è? Perché
non è qui con me? Le
lacrime iniziano a
punzecchiarmi sugli occhi. Non può avermi lasciata. Cerco di
alzarmi dal
maledetto letto stringendo i denti per combattere il dolore.
D’improvviso vedo
mia madre spuntare dalla porta. Subito corre verso di me e mi abbraccia
forte.
La sento piangere di gioia mentre io non riesco a non pensare a
Orlando. Devo
sapere come sta, devo vederlo. Perché io so che lui
è vivo. Non se n’è andato
via, lo so. Ha promesso che si sarebbe preso cura di me e
continuerà a farlo.
Io mi fido di lui e so che non mi lascerebbe mai.
“
mamma, mamma! “ le dico ripetutamente “
dov’è
Orlando?! Dove l’hanno messo?! Come sta?!”.
“
Oh Angel, non posso crederci!”, mi prende il viso
tra le mani “ sei viva, figlia mia! Sei viva!”.
“
Voglio sapere dov’è lui, mamma! Ti
prego!”, le
urlo esasperata e sul punto di scoppiare in lacrime.
Mia
madre mi fissa per un lungo momento. Questo
silenzio mi sta facendo impazzire. Devo assolutamente sapere. Non mi
importa di
aver le ossa rotte, di stare male, io ho bisogno di lui, devo vederlo.
“
Angel, adesso riposa”, continua a dirmi “ non sei
ancora nel pieno delle tue forze.”
“
Mamma!!!”, le urlo contro portandomi le mani alla
testa “ Dimmi dov’è Orlando,
cazzo!!”.
Le
mie urla arrivano alle orecchie di infermieri e
dottori che stavano lì vicino. Subito questi si precipitano
nella mia stanza e
cercano di calmarmi. Cerco di alzarmi dal letto, di liberarmi di loro
per
correre da lui, ma non me lo permettono. Scoppio a piangere e li
imploro di
dirmi dove si trova Orlando. L’infermiera mette una mano
sulla spalla di mia
madre e le sussurra di dirmi la verità. Le guardo pensando
al peggio. No, non
può essere.
“
E’ in coma “, mi dice alla fine, “ ha
picchiato
forte la testa e non ha ancora ripreso conoscenza. “
“
Lo voglio vedere!”, faccio per scendere dal letto,
ma qualcuno mi ferma.
“
No, devi riposare”, mia madre afferra il mio
braccio, “ non ti sei ancora ripresa”.
“
Lasciami andare, mamma “ , la supplico “ Devo
vederlo, ne ho l’assoluto bisogno”.
L’infermiera
toglie la mano di mia madre dal mio
braccio. Mi sorride appena e mi aiuta a scendere dal letto. Dovrei
ringraziarla, ma non riesco a dire niente. Voglio solo andare da lui.
A
piccoli passi ci avviamo verso la sua stanza.
Sento del dolore, ma non gli do peso. Fortunatamente il tragitto da
percorrere
non è molto. Appena entriamo nella stanza lo vedo giacere su
di un letto,
attaccato ad un macchinario. Sembra che stia dormendo beato. Man mano
che mi
avvicino vedo dei graffi sul suo viso e una spacca sulla fronte. Sto
per
mettermi a piangere di nuovo e l’infermiera cerca di darmi
forza. Mi fa sedere
davanti al letto e lì posso osservarlo meglio. Allungo la
mano per toccare la
sua. Fa troppo male vederlo ridotto in quel modo.
“ Si
rimetterà,vero?”, chiedo all’infermiera.
“
Non posso dirtelo con certezza”, risponde la
donna, “ la sua situazione è critica e anche se i
dottori sono riusciti a
salvarlo, non sappiamo se mai si risveglierà”.
“
Ma com’è possibile che quello ridotto in questo
stato sia lui?!”, le chiedo ancora disperata, “ la
macchina veniva verso di me,
è me che ha colpito!”.
“
Calmati, piccola”, mi abbraccia per tranquillizzarmi
“ il Dottor Bloom ha praticamente…usato il suo
corpo come scudo per..
proteggerti”.
Mi
porto la mano alla testa disperata. E’ stato uno
stupido, un imbecille, un idiota. Come ha potuto fare una cosa del
genere? Mettersi
davanti a me e farsi colpire per poi finire in questo stato? Dopo
quella notte
bellissima che abbiamo passato non è giusto che tutto
finisca così. Non posso
pensare che per dei deficienti ubriachi io debba perdere
l’amore della mia
vita. Non accetterò mai una cosa del genere. Mai.
“
Mi lasci da sola, per favore”, prendo a dirle poco
dopo, “ voglio stare da sola con lui.”
L’infermiera
annuisce e in pochi secondi esce dalla
stanza. Respiro
profondamente e resto
per molto tempo in silenzio ad osservarlo. Qualcuno una volta mi ha
detto che
se si parla alle persone in coma, queste possono sentire anche se
sembra che
stiano dormendo. Sembra assurdo perché lo guardo e non credo
che possa
realmente ascoltarmi, ma decido di parargli lo stesso.
“
Ehi.. “ prendo a dirgli, “ Lo sai che sei davvero
un coglione?”, porto la mia mano sulla bocca per trattenere
il mio dolore, “
metterti davanti a me, ma che ti salta in mente?”.
Afferro
la sua mano e la stringo forte nella mia.
Appoggio la testa sul letto e piano ancora.
“
Devi svegliarti, hai capito? Non puoi andartene
così un attimo dopo aver
fatto l’amore
con me”, rido mentre le lacrime scendono ancora
incessantemente, “ Se ti svegli
lo facciamo ancora. Tutte le volte che vorrai. Non mi sono mai sentita
come
ieri notte in vita mia. E non sono nemmeno riuscita a dirti che Ti amo.
E te lo
dico adesso. Forse nemmeno mi stai ascoltando, ma te lo dico lo stesso.
Ti amo,
hai capito, stupido? Renditi conto che sei la prima persona a cui lo
dico e di
sicuro anche l’unica al mondo.
Ti giuro
che se ti svegli, la prima cosa che faccio è mandare a
fanculo tutti e tutto e
scappare insieme a te!”
Mi
avvicino al suo viso e gli bacio la bocca. Resto
un po’ in quella posizione. Ho bisogno di sentire le sue
labbra sulle mie.
Magari potesse aprire la bocca e baciarmi come lui sa fare. Ma
purtroppo non
succederà. Tocco con le mie dita il suo viso. E’
così bello, non può
morire. Ricordo
come se fosse ieri la
prima volta che l’ho incontrato. Quando i suoi occhi e i miei
si sono
incrociati non ho capito più niente. Ho sentito un colpo al
cuore e poco dopo
sono svenuta. Non capisco ancora come ci sia riuscito, ma col solo
tocco della
sua mano sul mio petto e con le sue dolci parole,è riuscito
a salvarmi più di
una volta. Ho bisogno di lui per vivere, di questo ormai ne sono
sicura.
E’
il mio cuore. Si può vivere senza cuore?
Nella
stanza entra qualcuno. Sento dei passi dietro
di me, ma non mi giro a vedere di chi si tratta. D’improvviso
questo qualcuno
mette la sua mano sulla mia spalla. E a quel punto alzo lo sguardo per
guardarlo in viso. E’ il direttore dell’ospedale.
Ha un’espressione triste
anche se cerca di sorridermi. So bene che si può fingere, ma
fino a un certo
punto. Il dolore prima o poi prende il sopravvento su tutti e non puoi
tentare
di nasconderlo dietro un sorriso falso. Perché quel sorriso
cadrà, non avrai
più voglia di sorridere. E’ inevitabile.
“
Mi dispiace, Angel”, mi sussurra appena “ Siamo
stati tutti degli stupidi, io soprattutto. “
“
Non… non capisco. Cosa intende dire?”.
“
Vi abbiamo giudicato male e adesso che Orlando si
trova in questo stato mi sento un verme. Chi sono io per giudicare il
vostro
amore? Eh? Non sono nessuno.”
“
Non si preoccupi”, lo rassicuro “ a noi della
gente importa ben poco. Anche se credo che a lui facevano molto male i
vostri
sguardi freddi e distaccati.”
“
Lo conosco da una vita”, mi rivela “ Dovevo
sostenerlo, capirlo e non giudicarlo. Infondo siete un uomo e una donna
che si
sono innamorati l’un l’altro, cosa
c’è di tanto sbagliato? Siamo stati ciechi e
sciocchi.”
Il
direttore mi stringe forte la mano nella sua.
Capisco che è veramente pentito e dispiaciuto. Le sue parole
arrivano dritte al
mio cuore e spero anche al cuore di Orlando. Nonostante tutto credo
fortemente
che lui stia ascoltando tutto quanto. Deve ascoltare per forza.
“
Credo che quello che mi ha fatto arrabbiare di più
sia stato il fatto che un medico si sia innamorato di una sua
paziente”,
prosegue l’uomo “ questo non dovrebbe mai accadere.
Ma si vede che era
destino. Vi amate
così tanto, è
impossibile non capirlo. Il modo in cui lui guarda te e tu guardi lui.
La
dichiarazione che ti ha fatto davanti a tutti quanti, quel giorno,
è stata
inaspettata e toccante al tempo stesso. Anche se siamo rimasti tutti
alquanto
stupiti in quello che ha detto, non posso negare che le sue parole non
siano state
belle e toccanti. Ha dimostrato tutto l’amore che prova per
te davanti a tanta
gente, senza doversene vergognare e questo gli fa onore. E io che ho
fatto? Invece
di congratularmi con lui per aver incontrato una persona come te, gli
ho detto
delle parole tremende. Quasi lo licenziavo.”
“
Non si disperi, signore”, lo fermo d’un tratto
“ tutti
possono sbagliare. Forse la nostra storia d’amore ha stupito
un po’ molti.
Certo lui è più grande di me e io sono solo una
ragazzina, ma come ha detto lei
poco fa, siamo un uomo e una donna che si sono innamorati perdutamente.
Cosa c’è
di più semplice al mondo? Io lo amo e non posso farci
niente. Mi sono
innamorata di lui appena ho incontrato quei suoi occhi bellissimi. E
piano
piano, giorno dopo giorno, quel sentimento è cresciuto
sempre di più e si è
trasformato in amore. E inspiegabilmente anche lui provava lo stesso
per me. Ho
cercato di rifiutare questo sentimento, di pensare ad altro, ma non ci
sono
riuscita. E fino al giorno della dichiarazione non c’eravamo
nemmeno baciati.
Solo piccoli gesti, sfioravamo i nostri corpi e solo questo bastava per
far
accelerare i battiti del mio cuore. Non
so perché le sto raccontando tutto questo, ma è
quello che sento e devo dirlo a
qualcuno altrimenti mi scoppierà il cuore!”.
Il
direttore mi abbraccia forte e mi abbandono
subito a quel piccolo gesto. Ho bisogno di conforto, di essere capita,
di
piangere il mio dolore con qualcuno. Il mio dottore è grave,
non ci sono molte
speranze. Io però non posso smettere di sperare,
perché se lo faccio sarà la
mia fine.
Resto
giorno e notte in quella stanza in attesa del
suo risveglio. Forse non accadrà mai, ma non voglio
pensarci. Speranza viene a
trovarmi tutti i giorni. Anche lei sta molto male per Orlando. In
più si
aggiunge anche l’aggravarsi della malattia di sua madre. Le
cose non vanno per
il meglio per nessuno in quel dannato ospedale. Orlando non da alcun
segno di
miglioramento e i giorni passano. Se non succederà qualcosa
passerà il resto
della sua “vita” attaccato a quella maledetta
macchina. Muoio dentro solo a
pensarci. Comunque andranno le cose io non lo lascerò mai,
starò sempre in
quella stanza a stringere forte la sua mano nella mia e a parlargli.
Gli
parlerò finché non gli verrà la
nausea, finché non si stancherà così
tanto da
svegliarsi e implorarmi di smetterla.
Sono
venuti a trovarci anche le mie compagne di
scuola e persino Robert. Tutti ci stavano vicino e allora mi sono
chiesta per
quale diavolo di motivo hanno dovuto capire il nostro amore solo
adesso? Perché
non c’hanno accettati quando eravamo entrambi felici e
innamorati?
L’unica
che ancora non capisce è mia madre. Non la
sopporto più e la mia pazienza sta raggiungendo il limite.
Tutti hanno capito
quanto è forte il nostro amore e lei si ostina ancora a non
accettarlo.
Passano
cinque giorni e io continuo a non voler
staccarmi dalla sua stanza. Mia madre è esasperata, vuole
che io riposi nel mio
letto per un po’. Non ce la faccio più a sentire
le sue sciocchezze.
“
Ma lo vuoi capire una volta per tutte che io lo
amo?!”, le urlo con tutte le mie forze.
“
Angel, non urlare, per favore”.
“
No, io urlo quanto voglio! Tutti qui dentro mi
stanno accanto, mi capiscono, invece tu no!
Perché?!”.
“
Ma ti rendi conto quello che ti è accaduto? Potevi
morire! E tutto per quest’uomo!”
“
Io ho iniziato a vivere grazie a lui! Ho imparato
cosa significa amare, per la prima volta il mio cuore ha iniziato a
battere all’impazzata
per qualcuno, sorridevo quando pensavo a lui!
Mia
madre mi da le spalle ed esce dalla stanza. Non
può finire così. La seguo e l’afferro
per il braccio. Deve ascoltarmi.
“
Mi ha salvato la vita, vuoi capirlo? E non solo
una volta, ma un’infinità di volte. Mi salvava
ogni volta che mi guardava, che
mi sorrideva, che mi accarezzava e ogni volta che mi toccava”.
“
smettila, Angel, ci sono persone.”
“
No, mamma, finché tu non capirai io non la
smetterò. Io ho fatto l’amore con lui quella
maledetta notte! Ed è stata la
cosa più bella di tutta la mia vita! Ho provato la
felicità, l’ho provata sulla
mia pelle e un attimo dopo me la sono vista scivolare dalle mani! E non
sono
stata in grado nemmeno di dirgli che l’amavo, nonostante lui
me l’avesse detto
e ridetto. Ti amo, due semplici parole ma che ti fanno tremare il cuore
se
dette da qualcuno che ami con tutta te stessa. Ed è
così che mi sono sentita
appena me le ha dette. Tremavo, mamma. Tremavo come non mai. Non mi
importa più
di niente, adesso. Se tu vorrai capire o meno. Lui non si
risveglierà e
io non potrò più essere felice. Non
potrò
dirgli quelle due parole e questo rimpianto me lo porterò
dietro per tutta la
vita.”
Nemmeno
me ne sono accorta. Sto piangendo, le
lacrime scivolano sul mio viso. Attorno a noi ci sono tante persone.
Non ci posso
credere di aver urlato quelle parole davanti a tutti. Ma infondo che
importanza
ha? Mia madre avanza lentamente verso di me e inaspettatamente mi
abbraccia e
mi stringe forte a se. Ricambio subito e mi lascio andare a un pianto
disperato. Sento anche lei piangere insieme a me.
“Scusami
piccola mia. Lo so che lo ami, lo so”, mi
dice singhiozzando “ l’ho sempre saputo. Solo che
avevo paura che potessi
soffrire perché lui è più grande di te
e tu sei così piccola ancora. Perdonami,
perdonami”.
Ci
stringiamo forte ed entrambe ci abbandoniamo al
nostro dolore.
Dopo
poco mi accompagna nella mia stanza per farmi
risposare un po’. Le dico non lasciarmi dormire per molto
perché non voglio
lasciarlo per troppo tempo da solo. Mia madre annuisce e capisco dal
modo in
cui mi guarda che esaudirà questo mio volere.
Mi addormento pochi secondi dopo essendo stanca e provata
dal pianto e
dalla sofferenza.
Sento
un allarme nel sonno. Infermieri e dottori che
corrono nel corridoio trascinando una barella. “codice rosso,
codice rosso”,
urlano. Apro gli occhi e capisco di non stare affatto sognando. Subito
balzo
dal letto ed esco dalla stanza. Vedo infermieri uscire ed entrare dalla
sala
operatoria. Mi metto le mani ai capelli. Cerco di chiedere a
un’infermiera di passaggio
cosa sia successo. Quest’ultima mi dice che si è
sentito male qualcuno delle
stanze accanto. Non dice nient’altro e scappa via. Oh Dio,
è Orlando, è
Orlando! Corro verso la sala operatoria e dalla piccola finestra sulla
porta
vedo un dottore ricoprire con il lenzuolo colui che si trovava su quel
letto.
Le infermiere scuotono la testa mortificate e una di loro scoppia a
piangere.
Sento di star per morire. Cado
a terra
mentre urlo disperata.
Non
dovevi lasciarmi. Non dovevi farlo. Voglio
vederti ancora, voglio vedere quel tuo sorriso meraviglioso, voglio
sentire i
tuoi baci, il tuo sapore. E adesso tutto questo non sarà
più possibile.
Continuo
a piangere e ad urlare disperata mentre
sento qualcuno abbracciarmi da dietro le spalle.
Saaaaaaaalve
Chiedo
perdono mille volte per l’enorme ritardo! Ma ho avuto da fare
xD
Spero
che questo capitolo vi abbia fatto deprimere tanto tanto xD
scherzo ovviamente !
E…
vi annuncio che il prossimo sarà l’ultimo :)
A
presto
Scarl.