Verrą la
morte e avrą i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
(Cesare Pavese, 1951)
Socrate non temeva la morte. Non ne vedeva la ragione: la morte era soltanto un'altra vita oltre questa, dove magari avrebbe potuto parlare con eroi come Aiace o come Ulisse. Era uno dei motivi per cui aveva rifiutato di fuggire.
Meglio subire ingiustizia piuttosto che farla. Aveva accettato serenamente la sua condanna, accettato serenamente la morte. Tuttavia, c'era una cosa che trovava ironica. Quasi un dispetto degli dči.
Si diceva Thanatos avesse gli occhi scuri e pieni di rabbia. Come Alcibiade. Non gli dispiaceva rivedere quegli occhi, amati, odiati, temuti.
'' Ho amato solo due cose nella mia vita: la filosofia e Alcibiade.''