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Autore: Northern Isa    02/03/2014    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 9


Il terzo anno di studi ad Hogwarts per Roderick e compagni era giunto in punta di piedi su una brezza ancora dichiaratamente estiva e aveva bussato al portone del castello con fastidiosa insistenza.
Quell’estate era stata la più tormentata che Roderick ricordasse, dal momento che Lord Slytherin aveva pensato bene di dare al suo allievo qualche ripetizione di Storia della Magia. Proprio per questo il ragazzo aveva come l’impressione che il nuovo anno scolastico sarebbe ricominciato senza che lui avesse avuto la possibilità di godersi appieno le vacanze. Roderick era convinto che Lord Slytherin si fosse intestardito con lui: i suoi voti erano nella media, molti altri studenti avrebbero avuto più bisogno di lui di studiare durante l’estate. Il suo Capocasa sembrava però aver preso particolarmente a cuore l’istruzione del suo pupillo: non gli bastava che i voti di Roderick fossero nella media, voleva spingerlo oltre. Nonostante il ragazzo non avesse gradito particolarmente studiare durante l’estate, sapeva che era stato meglio impegnarsi sotto la guida di Lord Slytherin che sotto quella di sua zia. Con Rowena, il nipote aveva sempre avuto l’impressione di non fare abbastanza e che nessuna sua risposta sarebbe stata all’altezza della Fondatrice. Con il suo maestro invece si sentiva pienamente a suo agio. Ammirava entrambi profondamente, ma in Lord Slytherin c’era qualcosa che faceva desiderare al ragazzo di diventare come lui un giorno. Solo quel pensiero aveva reso lo studio estivo un po’ più sopportabile, anche se Roderick avrebbe comunque gradito almeno una settimana di pausa completa prima del ricominciare delle lezioni.
L’unica cosa positiva portata dal primo settembre era stato il ritorno dei suoi amici. Quella sera, dopo il sontuoso banchetto di accoglienza per vecchi e nuovi studenti, Roderick era ritornato nella Sala Comune nei sotterranei insieme a Lamia, Baldric, Brayden e ai gemelli. Avevano giocato a Gobbiglie e, insieme agli altri compagni di Casa, si erano scambiati varie notizie e resoconti dell’estate. A mezzanotte passata, gli ultimi irriducibili, i gemelli Uchelgais, erano andati a letto e Roderick e Baldric erano rimasti da soli davanti al camino spento. Entrambi sapevano che c’erano grosse novità che ancora non erano state raccontate, e fu il barone a parlare per primo.
«Ho saputo che è nata la figlia di Lord e Lady Bachelor… io e mia madre abbiamo mandato al castello un dono per lei.»
«Sì» confermò Roderick, congiungendo le mani di fronte a sé. «L’hanno chiamata Helena e porta il doppio cognome. Una cosa a dir poco rivoluzionaria, pare che i Bachelor non fossero esattamente contenti.»
«Immagino l’espressione del vecchio!» rise Baldric, per poi imitare il padre dell’arciduca Beauregard, che conosceva personalmente, modellando i suoi lineamenti in modo da apparire terribilmente scandalizzato.
Roderick rise di gusto.
«Sì, una cosa del genere. Ma mia zia non ha voluto sentire storie e non ha ceduto. Alla fine hanno raggiunto un compromesso: mia cugina userà il cognome del padre nelle occasioni babbane, ufficiali e non, invece sarà una Ravenclaw nel mondo magico.»
«Mi sembra ragionevole» convenne Baldric, annuendo con convinzione eccessiva.
Probabilmente come Roderick doveva pensare che tutta quella disputa su un paio di cognomi fosse un’idiozia completa, ma per fortuna avevano smesso di fare questioni e il giovane Ravenclaw avrebbe accolto con entusiasmo qualsiasi soluzione che mettesse a tacere le parti in causa.
«C’è dell’altro…» Probabilmente non avrebbe detto a Baldric nulla che non sapesse già, ma Roderick preferiva autoconvincersi di essere il primo a rivelare una notizia tanto importante al suo migliore amico. «Io e Lamia siamo stati promessi. Finita la scuola ci sposeremo.»
Il barone congiunse le lunghe dita sotto il mento e sembrò che la fredda apertura del camino risucchiasse il suo sguardo in un cono buio.
«È una grande notizia» rispose dopo un po’.
Roderick strinse le braccia intorno al suo torso sottile. Sperava che Baldric lo capisse, ed era andata proprio in quel modo. Non aveva palesato di saperlo già, ma nello stesso tempo non si era esibito in quella falsa sorpresa che lo avrebbe rivelato ugualmente.
«Come l’hai presa?»
«Piuttosto bene, direi» rispose Roderick, facendo spallucce. «Sapevo che prima o poi sarebbe capitata una cosa del genere. Meglio Lamia che un’altra, almeno la conosco e le voglio bene.»
Notato il silenzio dell’amico, Roderick si voltò a guardarlo e notò la sua espressione contratta e lo sguardo fosco.
«Quando arriverà il mio momento, spero di essere fortunato come te» disse il barone, rispondendo alla sua occhiata interrogativa.
 
Il mattino dopo, quando gli studenti del terzo anno scesero in Sala Grande, furono sorpresi di vedere i quattro Fondatori ad accoglierli. Era piuttosto raro che facessero loro compagnia per colazione, in effetti.
Subito dalle schiere di ragazzi in movimento si levò un vocio e incuriosito e i gemelli Uchelgais attirarono l’attenzione di Roderick sui due maghi e sulle due streghe con delle lievi gomitate.
«Sì, sapevo che ci sarebbero stati» ricordò Roderick. «Lord Slytherin mi ha detto che dobbiamo scegliere le materie facoltative da seguire.»
Lamia e Brayden gli fecero eco: anche loro sapevano che quella scelta andava fatta al terzo anno.
«No!» esclamò invece Ruben, che aveva tanta voglia di studiare quanto Roderick. «Dobbiamo scegliere altre materie?»
«Forse, dato che sono facoltative, potremmo farne a meno!» osservò speranzoso Alef.
«Non credo proprio» rispose una voce asciutta alle sue spalle. Il ragazzo trasalì e sbatté le palpebre un paio di volte prima di voltarsi e accorgersi che Lord Slytherin lo stava osservando con espressione severa. «Anzi, mi aspetto che i miei studenti si distinguano.»
Ciò detto, il mago superò il gruppetto di ragazzi con passo marziale per andare a raggiungere i suoi colleghi.
«Sì che ci distingueremo» sibilò a denti stretti Lamia. «Come la Casa con più zucconi» concluse lanciando un’occhiata critica agli amici.
Gli allievi di Lord Slytherin si avvicinarono al centro della Sala, dove i quattro Fondatori avevano posizionato altrettanti scrittoi rivolti verso i quattro punti cardinali. Ognuno dei ripiani di legno era ricoperto da pergamene, una recante la scrittura grande e aspra di Lord Gryffindor, una riempita con le lettere piccole di Lady Ravenclaw, quella con le tracce di grandi occhielli apparteneva a Lady Hufflepuff mentre quella con la scrittura obliqua doveva essere stata riempita dalla mano di Lord Slytherin che esercitava sempre grande pressione.
«Avvicinatevi, cari!» stava dicendo Lady Hufflepuff. «Venite a dare un’occhiata a queste pergamene. Solo conoscendone il contenuto potrete scegliere quali materie seguire.»
«Ognuno di noi, oltre alle due materie obbligatorie, ne insegna una facoltativa. Potrete scegliere se e quali seguire nei prossimi anni a Hogwarts» spiegò Lord Gryffindor.
«Avete visto che possiamo decidere anche di non scegliere nessuna?» sussurrò Alef ai suoi amici.
«Sì, poi glielo dici tu a Lord Slytherin che non abbiamo preso nessuna materia facoltativa» rispose Roderick ridendo.
Anche loro si avvicinarono agli scrittoi, cercando di adocchiare meglio il contenuto delle pergamene. Bastò una rapida occhiata per capire che Lord Gryffindor insegnava Aritmanzia, Lady Hufflepuff Antiche Rune, Lord Slytherin Divinazione e infine Lady Ravenclaw Volo.
I gemelli si scambiarono un’occhiata d’intesa.
«Noi prendiamo Volo!» esclamarono all’unisono.
Lamia appoggiò la fronte al palmo della mano e produsse un sonoro sospiro.
«Perché fai così?» le chiese Ruben. «È perfetto! Se proprio dobbiamo scegliere qualcosa, preferiamo l’unica materia che ci tenga lontano da uno scrittoio.»
Lamia ribatté in Serpentese, probabilmente qualcosa di poco gentile se aveva deciso di esprimersi in quella lingua, ma i gemelli non le prestarono molta attenzione.
«In effetti l’idea non è brutta» osservò candidamente Baldric, ricevendo a sua volta un’occhiata sdegnata dalla ragazza.
«Dai, Lamia» la rimbeccò Roderick, sorridendo. «Ti comporti come un’allieva di mia zia.»
Proprio in quel momento, come richiamata dalle parole del giovane, Abigail Preshy passò a pochi centimetri da lui per andare a consultare le pergamene di Lady Hufflepuff.
«Prevedibile… La secchiona è andata a scegliere tra tutte la materia più complessa: Antiche Rune!»
Roderick aveva parlato a voce volutamente alta e le sue parole avevano raggiunto le orecchie di Abigail. La ragazza gli scoccò un’occhiata furente, per poi chinarsi sullo scrittoio di Lady Hufflepuff in modo da far sì che i capelli piatti e sottili le piovessero sul viso.
Ridendo per la buona riuscita della sua provocazione, Roderick tornò a concentrarsi sulla sua promessa, che lo osservava con aria poco meno seccata di quella di Abigail.
«No, non sono come lei» ribatté la Slytherin, accennando con la testa in direzione dell’allieva di Lady Ravenclaw.
Roderick era così abituato a scherzare con gli amici che la reazione di Lamia lo sorprese. Il ragazzo conosceva a memoria tutte le sue espressioni, il suo labbro superiore sollevato e le sue sopracciglia bionde aggrottate non davano adito a dubbi: Lamia era gelosa.
Possibile?, si domandò Roderick. Il fatto che lei fosse la sua migliore amica a volte gli faceva dimenticare che era anche la sua promessa sposa.
Le sorrise conciliante, posandole una mano sulle braccia conserte.
«Cosa farai, sceglierai tutte e quattro le materie facoltative?»
«Smettila, Rod!» fece lei, ritraendosi a quel contatto, ma intanto il mago aveva ottenuto il risultato sperato: Lamia sorrideva e l’atmosfera era tornata quella di sempre. «Voglio solo che la nostra Casa sia la migliore di tutte, e per questo devo farle guadagnare punti.»
«Finalmente ti riconosciamo!» rispose il ragazzo, scatenando l’ilarità degli amici e il consenso in particolare di Brayden.
«Io ho già optato per Aritmanzia e Antiche Rune» affermò il biondo.
«Ottima scelta, Bray» rispose Baldric con una sonora manata sulle spalle grassocce del ragazzo.
«Anche perché non ti ci vediamo ad appoggiare le tue nobili chiappe su uno scomodo manico di scopa!»
La battuta dei gemelli fece piegare tutti dal ridere.
«Io scelgo tre materie» decise Lamia aggrottando le sopracciglia, questa volta, notò Roderick, per via delle elucubrazioni che stavano avendo luogo nella sua testa. «Penso Aritmanzia, Volo e Divinazione, che tutto sommato sembra meno impegnativa di Rune.»
«Ti seguo» le fece eco Baldric. «Ma solo con Volo e Divinazione.»
Rimase Roderick. Non avrebbe scelto più di una materia come avevano fatto Brayden, Baldric e Lamia, non voleva passare i suoi pomeriggi a sgobbare sui libri. D’altra parte non sarebbe stato neanche tanto sprovveduto come i gemelli Uchelgais, scegliere solo Volo, ma andiamo! La soluzione migliore era una sola, e Lord Slytherin, che tanto si stava prodigando affinché il suo futuro genero si impegnasse di più, non avrebbe avuto niente da ridire.
«Io opto per Divinazione… E con questo abbiamo finito!»
 
Roderick non rimpianse la scelta fatta. Lord Slytherin sembrava non si aspettasse altro, all’inizio sembrò un po’ critico per il fatto che il suo pupillo aveva scelto una sola materia, ma, contrariamente alle aspettative del mago, c’erano stati allievi che non ne avevano scelta nessuna, neanche quella insegnata da lui.
L’aula di Divinazione era nei sotterranei, ambiente che il Lord prediligeva per via dell’oscura frescura che li caratterizzava. Quel pomeriggio, il mago attese i suoi studenti in piedi sulla soglia.
«Su, entrate» li invitò con un gesto secco.
A differenza delle aule a cui erano abituati, quella di Divinazione aveva dei tavoli circolari con tre scranni dall’aspetto piuttosto scomodo ciascuno. Su due pareti opposte si trovavano le bocche aperte di due camini, più piccole rispetto a quelle degli altri. Tre gradini sbeccati portavano al grande scranno che avrebbe ospitato Lord Slytherin e che, insolitamente, non era preceduto da alcuno scrittoio.
Gli studenti del terzo anno presero posto, Roderick, Lamia e Baldric scelsero lo stesso tavolo circolare.
«La Divinazione consiste nella capacità di ottenere informazioni inaccessibili attraverso fonti sovrannaturali.» La voce di Lord Slytherin risuonò particolarmente cavernosa in quell’aula dei sotterranei. Alcuni studenti iniziarono a prendere appunti sulle loro pergamene. «Non consiste nell’osservare il fondo di un boccale di qualche bevanda alcolica aromatizzata alla ricerca di chissà quali informazioni. Se doveste notare qualche immagine particolare in questo modo, quella non è Divinazione. Si chiama sbronza.»
Quasi tutti i ragazzi risero alle parole del maestro e Lord Slytherin sollevò appena un angolo delle labbra.
«Oggi iniziamo lo studio di una particolare branca della Divinazione che si chiama Aruspicia, una pratica di origine etrusca a cui ricorrevano anche i Romani. Gli aruspici avevano il compito di esaminare le viscere di animali sacrificati per trarne segni divini.»
Alcune ragazze storsero il naso, e la cosa non sfuggì a Lord Slytherin.
«Suvvia, non fate quelle facce. I pranzetti che preparerete ai vostri futuri mariti non saranno molto diversi.»
Questa volta furono i ragazzi a ridere e Roderick lanciò un’occhiata divertita a Lamia, figurandosela nella preparazione dello stufato di coniglio.
«Gli antichi credevano che nelle viscere degli animali si potesse ritrovare la stessa struttura della volta celeste» riprese l’insegnante, tornando serio. «Essa è attraversata da due rette perpendicolari: cardo e decumano.»
Lord Slytherin sollevò la bacchetta e tracciò due linee luminescenti in aria. Subito dopo, richiamato non si sa come, un Elfo Domestico fece il suo ingresso con un sacco sulla spalla. Il Fondatore gli diede l’ordine di aprirlo e di distribuire il suo contenuto tra i tavoli, dopodiché agitò la bacchetta una seconda volta e su ogni ripiano di legno comparve un piatto d’argento.
Dal momento che Roderick era seduto piuttosto vicino a Lord Slytherin, il suo tavolo fu uno dei primi a venire rifornito. L’Elfo Domestico vi depositò un oggetto viscido e scuro, che alla penombra dell’aula sembrava di un intenso color marrone o rosso cupo. Roderick non ci mise molto a riconoscerlo e, quando alcune studentesse giunsero alla sua stessa conclusione, esordirono con qualche esclamazione lamentosa o disgustata.
«Studiamo Aruspicia, non ricamo!» le rimproverò freddamente Lord Slytherin. «Ora smettetela di frignare e iniziate ad aprire i fegati di pecora come illustrato dal vostro libro.»
A differenza delle altre ragazze, Lamia non sembrava aver alcun problema con l’organo depositato sul piatto davanti a lei. Lo afferrò senza esitazione e impugnò il coltello d’argento che Baldric le porgeva. Dopo che lo ebbe tagliato a metà, lo ridepose sul piatto e lo allargò ben bene, poi ridusse gli occhi a due fessure, imitata dagli amici, nell’intendo di scrutarne il contenuto per cogliervi i segreti dell’universo. Ogni tanto Roderick staccava gli occhi dal piatto per leggere la descrizione del modello di fegato riportato sul libro, ma interpretare quelle viscere era più difficile di quel che aveva immaginato.
«Allora? Che cosa dice?» domando Baldric, il primo a perdere la pazienza.
«Non è chiaro…» mugugnò Lamia, arricciando le labbra, pensierosa.
Roderick si intromise senza staccare gli occhi dal libro.
«Qui dice che dobbiamo partire dal decumano, a sinistra dovremmo trovare i presagi positivi e a destra quelli negativi.»
I tre ragazzi tornarono a fissare il fegato, ma le espressioni istupidite che assunsero poco dopo palesarono che l’informazione letta dal giovane Ravenclaw non sembrava essere stata di alcun aiuto. Mezz’ora più tardi, Roderick si accorse che nessun altro nell’aula era riuscito a leggere un bel niente in quelle viscere, e poco più tardi ne fu consapevole anche Lord Slytherin. Il mago non fece nulla per tentare di dissimulare quanto fosse seccato, scese gli scalini che lo separavano dagli studenti e raggiunse il tavolo della figlia e dei suoi amici.
«Cosa siete stati in grado di fare?» domandò, asciutto.
Lamia aveva sempre disapprovato il modo in cui Roderick improvvisava durante i compiti e le interrogazioni, ma, a giudicare dall’occhiata che gli stava rivolgendo, il ragazzo capì che se c’era un momento in cui lei avrebbe gradito che inventasse qualcosa, era proprio quello. Così Roderick ripeté al Fondatore ciò che aveva letto sul libro, parola per parola, per poi azzardare che, secondo loro, la parte del fegato a destra del decumano conteneva qualcosa di importante.
«Molto bene, Roderick» disse Lord Slytherin quando il ragazzo tacque. Il mago si chinò sul tavolo per osservare meglio l’organo aperto e al giovane Ravenclaw sembrò che le sue pupille si fossero dilatate. L’insegnante afferrò il coltello con urgenza e con la punta tormentò quello che ai ragazzi non era sembrato niente di più speciale di un grumo di sangue. Lord Slytherin strinse le labbra sottili fino a sbiancarle mentre premeva questa volta il piatto della lama contro la superficie viscida del fegato.
«Qualcosa non va, signore?» domandò cautamente Roderick.
«Hai ragione… La tua previsione è corretta.»
Lamia e Baldric sussultarono per la sorpresa, e lo stesso Ravenclaw non si sarebbe aspettato di convincere in quel modo l’insegnante.
«È una buona notizia, non è vero?» domandò allora il ragazzo, cercando gli sguardi degli amici e sfoderando dapprima stentatamente, poi sempre con maggiore convinzione, il suo consueto sorriso.
«Non per tutti» rispose freddamente Lord Slytherin, senza staccare gli occhi dal fegato. «Sta per scatenarsi una guerra.»






NdA: Il fatto che Helena sia conosciuta con il cognome materno mi conferma la non assurdità della mia idea di far sposare Rowena a un Babbano.
Le calligrafie dei quattro Fondatori rispecchiano la personalità di ognuno. Quella di Godric non si perde in ghirigori o segni tondeggianti, segno che appartiene a un uomo concreto, mentre la grande dimensione delle lettere rappresenta la sua personalità dominante. Salazar pressa molto sul foglio, il che indica la sua capacità di introspezione, inoltre la sua scrittura pende verso sinistra, segno del fatto che è una persona chiusa e introversa. La scrittura di Rowena è molto piccola, il che denota intelligenza e sagacia, mentre quella di Helga è caratterizzata da occhielli ampi, che stanno a indicare la sua grande sensibilità.
Le informazioni sull’aruspicia sono supportate da fonti storiche. Non trovo inverosimile che una persona come Salazar inizi un corso con viscere di animali, trovo che sia un mago con un senso dell’umorismo un po’ macabro :P
   
 
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