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Autore: _Arya    02/03/2014    0 recensioni
Si dice che i momenti più attesi e ricercati, alla fine, siano quelli più intensi e vivi, dove il cuore è più incline a comprendere ogni suo battito, scatenato, magari, da un sentimento come la tenerezza.
Anche se dubbi o semplici pensieri possono giungere a oscurare quei momenti o quell'emozione, anche se ci si sente esposti a conseguenze, anche questi si possono scoprire ad essere affascinati e riscaldati dai colori e dai bagliori dell'amore.
Attenzione:
Gli eventi di Breath of Life non seguono la svolta che si è avuta da qualche episodio in Reign per quanto riguarda la posizione che adesso ricopre Bash.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francis, Mary Stuart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Breath of Life



Nightfall

Capitolo 2





 
Quell'accenno timido di idea che instillava Mary a tornare sui suoi passi, rifugiandosi così nell'ambiente famigliare della sua stanza, lampeggiò ancora chiara dentro di lei nel momento in cui giunse in prossimità dell'uscita del castello. Al suo fianco c'era Francis.
I lunghi corridoi, freddi e silenziosi, erano animati dalla costante luce tremolante dei candelabri, sottili lampi di luce che si ergevano a sfidare l'oscurità. Nella lunghezza pressoché infinita dei passaggi della reggia di Francia persisteva il diffondersi del frusciare degli abiti e dei loro passi regolari. Al loro passaggio furtivo dinnanzi a porte chiuse e a cunicoli che si perdevano in ombre scure sulle pareti dell'ambiente regale, Mary sorprendeva sempre qualche fiammella rischiare di spegnersi per l'aria da loro spostata di colpo. La piccola scintilla tremolava e tornava alla ricerca di quel suo equilibrio solitario. Quell'instabilità solo momentanea poteva essere un riflesso di quell'incertezza che si agitava in Mary con costanza, lasciandola con pensieri di continua incertezza su ciò che stava facendo.
Infrangere l'etichetta e quello che si conveniva ad una regina, seppur segretamente, l'aveva sempre attirata sotto forma di echeggi di se e di ma, di sorrisi accennati e di scuotimenti di testa in senso di ferma negazione. Adesso, per la prima volta dopo tempo immemore, stava facendo qualcosa che, lo sapeva bene, perfino le sue adorate dame di compagnia e amiche di vita avrebbero dissentito. Abbandonare le proprie stanze con Francis a tarda sera. Nella sua mente poteva immaginare la composta Lola guardarla con aria di forte rimprovero e Kenna, nonostante la sua condotta che poteva essere definita quasi sprovveduta, annuire con l'ombra di un sorriso a dipingere i lati delle sue labbra.
Se qualcuno li avesse visti? Se qualcuno avesse avanzato qualche pettegolezzo?
La lingua malevola della servitù serpeggiava sfuggente in ogni corte europea e Mary sapeva che quella di Francia non era esclusa da mal dicerie e chiacchiere.
Ciascuna delle domande volteggianti nella sua mente, su cosa fosse giusto fare o meno, avrebbero dovuto spronarla a riconnettersi con la Mary, regina di Scozia, coscienziosa e responsabile, ma, per qualche ragione che le era ignota, desiderava che quella parte di lei rimanesse lontana ancora per molto.
Voltando un angolo di uno dei corridoio, alzando lo sguardo, ebbe il brevissimo attimo di un secondo per catturare due sagome scure allungarsi sulle mura, quando sentì la mano di Francis spingerla di lato, dietro una colonna da una generosa circonferenza.
Ascoltando il cuore incominciare a battere con frenesia dissenta, la schiena di Mary entrò in contatto con una parete, mentre il freddo che questa emanava riusciva a filtrare attraverso il soprabito e colpirle la pelle. Il suo sguardo preoccupato si posò subito su quello di Francis. Leggendovi nei suoi occhi un misto di apprensione e gelido controllo, Mary vide la mano di lui adagiarsi in un tocco sulla sua bocca, evitandole in tal modo di proferire parola o respiro. Contando il tempo con ancora veloci del suo cuore, tenendo gli occhi spalancati e tendendo l'orecchio, Mary riconobbe due voci maschili avvicinarsi per poi, appena qualche secondo dopo, allontanarsi da loro. Con ogni probabilità, pensò Mary, erano due guardie di ronda in quell'ala del castello.
Nel momento in cui il silenzio divenne ancora il solo protagonista e padrone dei corridoi, adesso tornati ad essere inabitati, Mary sentì il corpo di Francis allontanarsi dal suo con lentezza, lasciando che i suoi polmoni riprendessero aria. Portandosi una mano al petto, avvertiva il suo cuore battere con una frenesia tale da farle chiudere gli occhi e compiere un respiro profondo. Al pensiero che il pericolo fosse passato, i muscoli di entrambi iniziarono a rilassarsi, intanto che le gambe smisero di tremare per l'agitazione e un pizzico di paura.
<< Francis. >>
<< Shhh >>, bisbigliò lui di rimando, portandosi un dito alle labbra, << potrebbero essere ancora qui vicino o tornare. >>
Assicurandosi di essere gli unici ad animare quelle vie deserte, l'attenzione di Mary venne richiamata dalle dita di Francis che si iniziarono ad intrecciare spontanee alle sue. Bastarono quei solletichi per far elevare ancora la parte ribelle di lei, convincendola di nuovo che voleva che quell'attimo durasse più del significato stesso della parola.
Mary sentì dissolversi pian piano quel freddo iniziale e la tranquillità tornò, mentre ricominciarono a camminare l'uno al fianco dell'altro.
Un senso di calma portò l'agitarsi dei continui battiti del cuore ad acquietarsi.
Cercando di orientarsi, curando che nessun particolare scappasse alla vista degli occhi, Mary riportò alla mente le diverse parti del castello con il solo fine di tentare di capire dove fossero diretti, cercando di rimando di immaginare quale fosse la loro meta.
Quando associò il percorso che stavano percorrendo veloci con una delle vie per uscire dal castello, un brivido di inquietudine le percorse la schiena.
<< Francis non staremo davvero uscendo, vero? >>, domandò, bloccandosi di colpo e arrestando la camminata cauta del compagno.
Deglutendo non appena arrivò la risposta in un unico sorriso agli angoli della bocca di Francis, l'inquietudine che la dominava poco prima mutò in paura. Questa incominciò ad ondeggiare insistente all'altezza del suo stomaco, come se d'improvviso le fosse stato gettato addosso un peso consistente, troppo pesante da riuscire a spostare e liberarsene.
Studiando lo sguardo di Francis, che si era legato al suo di colpo senza più lasciarlo, poteva intuire quanto lui si aspettasse un'imminente protesta da parete sua. Non doveva lasciare che gli occhi limpidi di Francis, accompagnati da quel suo sorriso sincero potessero tornare a soggiogarle la mente. Eclissando quella parte avventata di lei, che era caduta vittima dei suoi tumulti interiori e lasciando che questi influenzassero pensieri e azioni per infine guidarla a loro piacimento, lasciò che in lei confluisse quella parte razionale e responsabile.
<< Io me ne torno a letto >>, disse Mary, dando voce ai suoi pensieri e compiendo al contempo un passo indietro, voltandosi.
A quella sua presa di posizione, trovò la presa intorno al suo polso farsi più forte.
<< Abbiamo bisogno di questi momenti, Mary >>, la incoraggiò Francis, annuendo e convincendosi all'unisono che non vi era niente di sbagliato a desiderare quei piccoli ritagli per loro all'interno delle loro vite e dei loro doveri. << Solo te e me. >>
Mary avvertì la sua vita essere circondata da un braccio e la schiena entrare in contatto con il petto di Francis. La mano che stringeva il polso risalì lenta lungo lo stesso braccio, provocandole dolci pizzichi, che richiedevano la massima attenzione alla reazione che erano in grado di attivare trai suoi pensieri. Le dita giunsero alla spalla, scostarono impudenti i capelli, lasciati liberi di ricadere in una cascata corvina, e due labbra si posarono all'incavo del collo. Se prima la pelle era stata punteggiata da tocchi leggeri, ora sembravano essere mutati in scariche elettriche, facendo rinascere in lei quel senso di bisogno e di desiderio che l'aveva accompagnata a percorrere i corridoi stretta alla mano di Francis.
In un attimo, il suo campo visivo fu riempito dalla figura bionda e da quella voce gentile e carezzevole.
Negli occhi di Francis persisteva una ferma determinazione. In quelli di Mary, invece, ondeggiava l'indecisione, nonostante fosse consapevole della ragione racchiusa nelle parole di Francis.
Di nuovo quella voce dentro di lei cercò di spingerla verso quel suo sentimento e quelle azioni ed emozioni che era capace di plasmare.
<< Andiamo, Mary >>.
Guardandosi intorno circospetta, non un'ombra sospetta catturò i suoi occhi.
Erano soli, ma la consapevolezza che non lo erano davvero, fece compiere alla Mary impulsiva un passo verso la parte irrazionale di lei.
Quelle stesse mura, le mura del castello, rappresentavano per lei dei limiti invalicabili, dove ogni persona che si aggirava nei corridoi, di giorno e di sera, osservava ogni sua mossa, ogni suo comportamento, pronta a cogliere stralci dei loro discorsi e delle loro confessioni.
Quelle mura rappresentavano la trappola che Mary sentiva ergersi intorno a sé. Francis, lui le stava offrendo di ricamare un momento tutto per loro, dove non vi erano né occhi né orecchie.
Respirando e allontanando quei timori inutili, si ritrovò a fare la sua scelta e ad annuire. Intrecciando la sue dita con quelle di Francis, ricominciò a percorrere il passaggio deserto.








Ancora prima che potesse stupirsi o realizzare cosa gli occhi stessero osservando, si ritrovò ammaliata da quel manto candido e freddo che la neve aveva adagiato e disteso ovunque questa aveva potuto posarsi.
Vagando con lo sguardo, Mary osservava come i fiocchi, di un bianco puro e scintillante, avessero cambiato veste al paesaggio, che solo quel mattino era verdeggiante.
Sebbene l'ambiente fosse avvolto da un'unica e sola tinta, ciascuno dei suoi singoli componenti, dagli alti alberi alle costruzioni erette dalla mano dell'uomo, assumeva una sua particolare sfumatura.
Sebbene il tempo sembrasse scorrere, dove la sera stava lasciando spazio alla notte, tutto appariva fermo, immobile, congelato.
Sebbene apparisse non esserci alcuna vita, dove il freddo e il gelo potevano essere accostati alla pallida morte, i colori caldi del vespro della sera si riflettevano in quella lastra luminosa di neve e, mentre l'occhio permetteva a quel paesaggio di affascinarlo e ammaliarlo, l'anima cedeva al dolce cullare del silenzio.
Un timido sbuffo di vento accarezzò la pelle di Mary, scostandole i capelli dal viso. A questa carezza, quel peso d'ansia e di paura che si era stabilito in lei con prepotenza, quelle incertezze che cercavano di minare i suoi piacevoli pensieri, sembravano essersi dissolti e scambiati dalla percezione della libertà e una condizione di leggerezza.
Fu solo dopo che un brivido di freddo per qualcosa di indefinito si irradiò in lei, che la vaga percezione che il suo corpo avesse iniziato a tremare, sostituì quella sensazione di torpore donatale dal soprabito.
Come se il suo corpo rispondesse a qualche richiamo sconosciuto e rimasto fino a quel momento sopito, Mary si ritrovò a compiere un passo avanti. Sotto i suoi piedi, quasi timorosi di disturbare quella calma così innaturale da credere che dietro si annidasse qualcosa di losco, avvertì la compattezza brinata, anche se soffice e gelida al tatto. Al suo udito e sotto il suo peso giunse lo scricchiolio della neve.
C'era qualcosa in quella cornice che stuzzicava la sua mente ed era un timido pensiero, accompagnato da percezioni sensoriali e visive, ad affacciarsi a questa con cautela.
Ritagliando pezzetti di memorie passate. Essi comparirono d'improvviso mentre uno dopo l'altro scorrevano in una rapida successione di immagini. La sua mente stava unendo quell'insieme di elementi che i suoi occhi coglievano avidi, dando spazio ai ricordi e all'immaginazione, portandola a concepire una sola parola: Scozia.
Lasciando scivolare lo sguardo senza indugiare su un punto fisso per più di una manciata di secondi, allo scenario presente si vennero a sostituire paesaggi e panorami selvaggi, dove il senso di libertà che si respirava, leniva quel freddo pungente, che, sempre presente, s'innalzava per accarezzarti fresco il viso. Chiudendo gli occhi, Mary si visualizzò a camminare, a correre, a sorridere in quei paesaggi selvaggi che l'accoglievano e la stringevano a sé, laddove, nel silenzio sconfinato, una voce misteriosa, che accresceva con sempre più forza, rendeva fertile quella terra di miti e leggende di un'epoca remota. Ad occhi chiusi, Mary poté vedere il mare infrangersi violento sulle scogliere del suo Paese, dopo aver raggiunto di corsa il limite fermo della terra. Là, meravigliata dalle onde, dai colori dell'oceano oscuro e grosso, il suo respiro affannato si mischiava all'aria salmastra che le sferzava capelli e abiti.
Prima ancora che potesse riconoscere ed identificare quel vuoto che sentiva aumentare con il nome di nostalgia, prima che questo gettasse sul suo volto un velo di malinconia, avvertì due mani avvicinarla ad un corpo e stringerla forte a questo.
<< Era questo che volevi farmi vedere? >>, chiese debole, disponendo solide mura contro quel sottile sconforto.
Nel momento in cui la punta del naso freddo di Francis sul suo collo iniziò a lambire la sua pelle, Mary cercò di allontanare ancora di più quel velo di avvilimento che fluttuava leggero ad un'altezza pari alla sua e che minacciava di oscurare la riservata magia di quel momento.
<< Quando nevica tutto cambia, tutto si può vedere con occhio diverso. >>
La voce vellutata di Francis era dolce e bassa, quasi un mormorio suadente al suo orecchio.
Mary sospettava che sul volto di lui aleggiasse un sorriso sereno, di vittoria, intanto che gli occhi brillavano di una luce soltanto loro.
Nell'abbraccio che sentiva proteggerla come se fossero mura invalicabili di qualche fortezza, Mary desiderava che il tempo si fermasse, che smettesse di procedere nella sua instancabile corsa e si regalasse quella manciata di minuti per riprendere fiato. Nel frattempo lei si sarebbe adoperata per assaporare ogni più impercettibile intonazione del rumore delle sue emozioni, esplorandole a comprenderle fino in fondo.
<< Vieni >>, disse, compiendo un fievole respiro.
Quando si voltò verso di lui, regalandogli quel suo sguardo di letizia, lasciò che la sua mano scivolasse in quella di Francis e, senza alcuna parola, Mary lo condusse in quel mare candido e freddo da sembrare distante, ma allo stesso tempo piacevole e lenitivo.
Il rumore lento del vento tra gli alberi, annunciandosi e facendosi presente tra le foglie di questi, portò con sé l'odore dell'acqua placida del lago che si apriva dinnanzi ai loro occhi. Oscuro e immobile, dalla sua superficie, in lontananza, si alzava una leggera nebbiolina che precludeva all'occhio di guardare cosa vi fosse oltre. Cogliendo quell'elemento misterioso, la mente di Mary non poté evitare di chiedersi cosa vi si celasse in quel punto.
Se il bianco immacolato della neve era il colore che su tutto risaltava, il silenzio era quella consistenza innaturale e profonda. Quella stessa pace, a volte, era lesa dal rumore di qualche gocciolina di neve che scendeva dall'ammasso di coltre bianca sui rami degli alberi per tuffarsi nel lago. Anche se Mary non riusciva ad assistere a quelle pieghe e a quelle increspature create sulla superficie dell'acqua, provocate da ciascuna di quelle gocce, poteva e riusciva ad immaginarle, arricchendo così quel quadro perfetto di un paesaggio tipico invernale.
Il cuore di Mary perse un battito quando due occhi azzurri si rivelarono a lei, incominciandola ad osservare. Sentendosi esposta a quello sguardo, sentì necessario il bisogno di guardare altrove, ma quando i suoi occhi strapparono quel legame, due dita veloci, prendendole il mento, la costrinsero a voltarsi. L'intreccio leggero intono alle sue dita la costrinse a sollevare la mano, dove Francis, elegante, vi posò un bacio casto seguito da un tocco sulla mandibola, un bacio a fior di labbra, una carezza sulla guancia.
Come se fosse una reazione istintiva, chiuse gli occhi e nell'oscurità data dalla vista celata, tutta la sua attenzione si riversò a cogliere quei baci, a contare quanti secondi le due labbra si fermassero a contatto con la sua pelle e quanto tempo impiegavano ad allontanarsi e ripiombare su questa, chiudendosi in un nuovo bacio.
<< Hai freddo? >>, bisbigliò a un tratto Francis per poi regalarle un altro bacio, come a volerle donare calore.
Mary ebbe l'impressione di scuotere la testa in risposta alla domanda, realizzando al col tempo che il calore che la stretta gentile di Francis riusciva ad infonderle, aveva origine da dentro di lei. Ogni battito del suo cuore, ogni respiro trattenuto ed emesso era una muta parola d'amore.
<< Però, forse, sarebbe meglio rientrare >>, disse, scontrandosi con gli occhi di lui.
Qualcosa nello sguardo di Francis la paralizzò, lasciando che in quel semplice scambio di sguardi, in Mary si scatenasse quella stessa tenerezza che l'aveva invasa in precedenza. Per quanto potesse essere scostante, trovava quella sensazione piacevole. Da essa trascendeva un senso di ignoto di completezza, dove il cuore, che perdeva battiti o li accelerava ogniqualvolta un gesto amorevole da parte di Francis le veniva rivolto, lo avvertiva pieno ed intenso, colmo di felicità.
Poteva un semplice tocco di uno sguardo suggerirti silenzioso una conferma?
Gli occhi, immersi l'uno nell'altro, erano la connessione di quel legame forte che in quel momento Mary riusciva quasi a sfiorare. Fissi ed immobili, gli specchi dell'anima erano come se comunicassero di un loro segreto linguaggio, dove altri non potevano sentire o comprendere. Solo a loro, nel profondo, era concesso conoscere la giusta traduzione di quel linguaggio mediante sussulti e battiti accelerati.
Mary aveva l'intuizione che quel sentimento non sarebbe riuscito a sradicarlo neppure la forza di una folata di vento proveniente dal gelido mare del nord. Sentiva come se quel sentimento stesse piantando le sue radici dentro di lei, diventando il veicolo della sua vita, delle sue azioni.
Quel tumulto crescente ed interiore aumentò, portandola ad avvicinarsi al corpo caldo di lui, forse come richiamato da quel calore che emanava, attirandola.
Le dita di Francis, fredde da farle sembrare ancora più leggere e gentili, l'accarezzavano, come se stabilire un contatto diretto fosse quella prova necessaria a non scambiare la semplice realtà con un sogno. I dolci tatti sfiorati risalirono lungo la mandibola fino a portare una ciocca di capelli corvini dietro un orecchio, così in contrasto con la neve bianca da sembrare fuori luogo.
Come quelle domande avevano coperto i suoi pensieri, adesso un desiderio azzerava ogni cosa, lasciando che in lei fluisse quel bisogno di avvertire le sue labbra. Avvicinando il suo volto a quello di Francis, avvertendo giungerle il suo respiro, rabbrividì quando lui, guardandola con celata passione, immerse le dita nei suoi capelli per un secondo dopo attirarla a sé. In un gesto simultaneo, Mary chiuse gli occhi, accogliendo l'oscurità per lasciare subito dopo che le labbra di Francis le ridonassero luce con il loro tocco.
Mary, in quel bacio, si sentì leggera, libera, felice, completa.
Le labbra si ricercavano reciproche, stuzzicando e scappando, trovandosi ed immergendosi l'una nell'altra.
Il silenzio divenne immobile. Non vi erano gocce di neve che cadevano nell'acqua del lago, non c'era il vento che tra gli alberi faceva frusciare i rami sottili. Tutto si arrestò.
Quando avvertì Francis distaccarsi, aprendo gli occhi, quelli di Mary furono catturati dalla discesa lenta di decine di fiocchi di neve. Con grazia muta, si posavano sulla terra già bianca, portando neve su altra neve.
Vedendo quei petali bianchi posarsi sul suo volto, nonostante fossero piccoli, riuscivano a farle portare una piacevole frescura alla sua pelle infuocata.
<< Forse è meglio rientrare>>, sentenziò in sussurro Mary, mentre prendeva coscienza dello strano senso di rossore che avvertiva aleggiare sulle guance.
A quella sua idea, vide Francis annuire, senza che pronunciasse parola o distaccasse il suo sguardo da lei.
<< Andiamo? >>, domandò Mary con un sorriso di definitiva conferma, inclinando la testa di lato.
Quando lui le si avvicinò, Mary lasciò che i suoi occhi studiassero quel volto, permise al suo profumo di invaderla, concesse alle sue dita di sfiorarla e una scossa elettrica, simile ad un tenue pizzico, fu la conseguenza di quei lasciti consapevoli.
Un mutamento improvviso giunse ad alterare quella realtà.
Prima ancora che Mary potesse fare un primo passo o realizzare cosa stesse accadendo, sentì le braccia di Francis avvolgerle la vita e spingerla giù con lui, verso la terra. Un piccolo grido di sorpresa le sfuggì dalla bocca, intanto che le sue mani, in riflesso a quella perturbazione della quiete, si strinsero intorno alle braccia di Francis, cercando un sostegno.
Mary si ritrovò a contatto con la neve soffice e fresca, gli occhi spalancati e i suoi pensieri intenti a capire cosa fosse successo.
<< Francis! >>
Proprio come le fiammelle dei candelabri che illuminavano i corridoi del castello si agitavano al minimo alito di venticello, piegandosi a questo e ritrovando solo in un secondo momento la loro stabilità, anche Mary si era vista spinta da una forza improvvisa, perdendo quel suo equilibrio.
Con un po' di difficoltà, riuscì a mettersi a sedere, sentendo intanto la neve fredda intaccare le vesti. Riducendo gli occhi a due fessure sottili, increspando le labbra, si voltò in modo repentino verso Francis, fulminandolo con quel suo sguardo corrucciato che avevano dipinto i regali lineamenti. Ancora che potesse investire i pensieri della parola, iniziando a lamentarsi, Francis scoppiò a ridere, portando a riempire tutto lo spazio a loro circostante di quel suono allegro. Ad esso, Mary si bloccò, ritrovandosi a gustare quell'attimo dove i soli partecipanti di quel momento gioioso erano loro.
I soli in quel luogo erano loro. Non vi erano né occhi né orecchie. Solo loro.
Il balsamo che quel suono esercitò sulla sua indignazione sollecitò quella consapevolezza di star vivendo un momento dove nessun altro sarebbe stato custode di quelle memorie, di sguardi, di carezze o di parole.
Mordendosi il labbro inferiore, trattenendo il più a lungo possibile quelle sue candide emozioni, gli occhi nocciola videro che la neve piombata sulle vesti di Francis a causa della caduta, adesso, a poco a poco, stava mutando in tante piccole goccioline di acqua fredda. I granelli di neve bianca che mutavano in piccolissime pozze di acqua, venivano sostituite da altri, come se volessero imporre la loro vigile presenza.
Facendo scivolare i suoi occhi anche sulle sue di vesti, Mary vide l'orlo del suo vestito immerso e a tratti coperto da quella loro compagnia biancherina. In alcuni punti, i fiocchi disciolti avevano alterato il colore chiaro dell'abito, facendolo sembrare più scuro.
<< Sei caduta come un peso morto >>, proruppe Francis, richiamando l'attenzione su di sé.
La voce di scherno che tratteneva una risata, fece passare in secondo piano l'idea o la preoccupazione di Mary di tornare subito nelle sue stanze e mettersi qualcosa di asciutto e di caldo. Ci impiegò qualche secondo per comprendere la frase rivoltale con ilarità.
Puntando i suoi occhi sulla figura di Francis, assottigliandoli e increspando la bocca, vide sul suo volto il susseguirsi dei buoni intenti di rimanere serio. Ciò che lo tradiva, erano quei due occhi limpidi, dove l'azzurro, questa volta, tendeva incredibilmente al colore del ghiaccio.
<< E così sarei caduta come un peso morto, eh? >>
Fu in quel momento che Mary abbandonò le vesti della regina composta e controllata di Scozia. Quella sua parte riflessiva e responsabile fu eclissata per dar spazio alla parte più bambina di lei e che, in qualche modo, era stata tenuta da anni sotto un fermo e autoritario controllo.
Entrando in contatto con la neve, immergendo in essa le sue dita, costatò quanto questa fosse soffice e delicata. A Mary ricordò il petalo di un meraviglioso fiore invernale, dove il suo colore bianco poteva essere il tramite della sua composizione vellutata.
Senza staccare i suoi occhi da quelli di ghiaccio, inumidendosi le labbra e realizzando quanto fossero fredde, raccogliendo nel suo piccolo pugno un po' di quella neve bianca, senza pensarci troppo, Mary gettò addosso a Francis quella sua arma improvvisata, che si pericoloso aveva solo il freddo che poteva trasmettere. Il sorriso di soddisfazione e di piacevole vendetta che venne a dipingere il giovane volto di Mary, si contrappose allo sguardo basito e stupefatto di Francis, colto di sorpresa.
<< E io che pensavo che ti avessero insegnato che in battaglia non bisogna mai sottovalutare il proprio nemico, soprattutto dopo averlo provocato >>, disse Mary, sottolineando con un battito di ciglia l'ultima parte della frase. << Pensa se fossimo stati in battaglia. >>
Mary, sfregandosi le mani per essere diventate fredde e rosse, vide Francis sorridere e al col tempo annuire, mentre si scrollava la neve di dosso.
<< Vuoi la guerra? >>, disse, lanciandole un'occhiata, senza che quel suo sorriso lo abbandonasse. << Bene, l'avrai. >>
Prima che la mano allungata subito da Francis al suo indirizzo si chiudesse intorno a un suo polso, le gambe di Mary balzarono in piedi, sospinte da quell'ordine non ancora pronunciato dalla sua mente. Cercando di mantenere un equilibrio pressoché stabile, si indirizzò verso il castello, ascoltando le giocose minacce di Francis giungerle al suo orecchio.
Quella sua fuga intrapresa con coraggio, fu di breve durata, perché i suoi movimenti vennero intrappolati dalle braccia di Francis in un abbraccio forte intorno alla sua vita.
<< Andavate per caso da qualche parte, vostra Grazia? >>, domandò Francis ad un soffio dall'orecchio di Mary.
<< Lasciami! >>
Per qualche attimo Mary cercò di ribellarsi a quella prigionia, ma dentro di sé sapeva che non voleva che Francis la lasciasse andare. Era quello il suo posto, tra le sue braccia, dove poteva illudersi di avere la facoltà di accarezzare con le mani quel suo sentimento che, lo sapeva, sarebbe sopravvissuto a quella neve, a quella sera.
Rimasero così, abbracciati e in silenzio, infreddoliti, ascoltando i loro respiri affannati. Ma era in quei brividi di freddo dovuti ai loro vestiti umidi che li era possibile assaporare con maggior gusto quell'unico calore che avvertivano: quello che i loro corpi si trasmettevano a vicenda, in un continuo scambio di attenzioni che li legava l'uno all'altro.
<< Ascolta >>, le sussurrò ad un tratto Francis.
Mary sorrise, iniziando ad accarezzare le mani che la stringevano, posate sul suo ventre. Osservando la neve che aveva ripreso a cadere lenta, gli occhi di Mary catturarono una prima luce nel cielo che, seppur piccola, brillava con una tale energia da dare un chiaro segno che la notte e le sue compagne erano pronte ad entrare in scena. Eppure, tendendo l'orecchio, non rumore però disturbava quel momento.
<< Cosa dovrei ascoltare? >>, domandò scettica, scostandosi quel poco per osservare con la coda dell'occhio i lineamenti giovani del ragazzo. << Io non sento... >>
<< Niente >>, l'anticipò Francis, interrompendola. << Siamo solo tu e io, Mary, proprio quello che cercavamo >>.
E come i suoi occhi poco prima avevano incominciato a studiare le linee scure degli elementi dell'ambiente, le sembrò quasi che a quella frase bisbigliata il suo udito avesse realmente iniziato ad ascoltare.
Dinnanzi a lei non si alzavano mura o non parlavano regole che le imponevano come comportarsi.
Contemplando quella verità, sfiorandola appena per la paura inconscia che alla più piccola pressione si sgretolasse, Mary si sentì libera come mai prima di allora. Chiudendo gli occhi, cullata da quella calma così irreale, godette a pieno di quella sensazione di liberazione, dove quegli affari di stato e di cuore, che le posavano con insistenza un pensante e costante macigno dentro di lei.
Quello era il suo respiro di vita e se bastava solo quel poco che Francis le stava regalando e del quale lui era l'artefice, desiderava che la svegliasse ogni notte, ad ogni ora. Avrebbe aspettato con ansia il calare dell'oscurità per il coronarsi di quella tranquillità esaltata da una dolcezza infinita.
<< Francis? >>
<< Si? >>
Volgendosi appena per riuscire a guardarlo, Mary sfiorò con la punta del naso la guancia di Francis e, in gesto dettato dal suo istinto, vi posò un semplice bacio.
<< Grazie per questo momento. >>
Lo sguardo di Francis si aprì in un largo sorriso e la sola cosa che rimaneva da fare, era portare le loro labbra a scontrarsi, ritrovandosi ancora.







Note Autrice

Buonasera!
Ed ecco la seconda parte di quella che doveva essere una os, ma che si è trasformata in una mini, piccola storia.
Non credo ci sia molto da dire, solo che volevo scrivere un momento dove ci fossero solo Mary e Francis e ciò che li lega. E poi, diciamocelo, dopo tutto quello che sta accadendo, Mary si merita un po' di serena tranquillità.
Ho voluto inserire anche un piccolo richiamo alle origini di Mary e alla lontananza dalla Scozia, poiché nello show niente fa trapelare i pensieri della regina al riguardo.


Spero che  "Breath of Life" vi sia piaciuta nella sua semplicità.
Grazie a tutte quelle persone che l'hanno letto e recensita.




Alla prossima,

Lilydh



P.S. Non so voi, ma io ancora mi sto riprendendo dalla puntata di questa settimana...
  
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